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La strage. Bologna 2 agosto 1980 – 2 agosto 2025
Questo discorso pronunciato sabato 2 agosto 2025 è il ricordo commosso che le amiche e gli amici della nonviolenza, riuniti contro l’atomica, tutte le guerre e tutti i terrorismi per la 179° settimana a Torino, in piazza Carignano, rivolgono alle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980: la strage forse più orribile. Una strage indiscriminata che a distanza di 45 anni ci appare tanto più terrificante quanto più appare ingiustificata, gratuita, e come tale imprevedibile e irreparabile. Quella mattina, ore 10 e 25, stazione di Bologna, un’esplosione assordante, una strage: 89 morti, 200 feriti. La leggerezza dell’estate inghiottita in un boato, perduta per sempre. Da allora ho imparato ad associare il mese di agosto non più alla spensieratezza, semmai si potesse stare senza pensieri, bensì alla luce che racchiude la speranza. Come scrive il maestro Edgar Morin, oggi, nel secolo nuovo, “l’atteggiamento di chi spera si fonda sulle possibilità inespresse del genere umano, è una scommessa sull’improbabile. Non è più la speranza escatologica dello scontro finale, ma è la speranza coraggiosa della lotta che inizia” (E. Morin, Semi di saggezza, Raffaello Cortina Editore, Milano 2025, p. 88). Vi ricordate dove eravate la mattina del 2 agosto 1980? Io lo ricordo perfettamente. Il 2 agosto 1980, 24 anni, ero a Oliveri, in provincia di Messina, la prima e unica vacanza in campeggio libero, la tenda vicina al mare, accanto alla nostra, quella di due altri giovani che non ho più rivisto, forse anche loro venivano da Torino. Nel primo pomeriggio li ho visti arrivare dal vicino paese, il capo chino, scossi, turbati, angosciati, il pianto trattenuto. Da loro ho avuto la notizia che a Bologna era scoppiata una bomba. Seduti accanto alle due tende a lungo, guardando l’orizzonte del mare per non guardarci negli occhi, abbiamo parlato di come eravamo prima di Bologna 2 agosto 1980. Quella mattina un treno entrò nella stazione di Bologna, i passeggeri al finestrino aperto, era estate, si respirava aria di vacanza, tante e tanti giovani coi loro zaini e sacchi a pelo, a un certo punto lo schermo di fece buio, l’Italia si spezzò, in pochi attimi non eravamo più come prima. A distanza di 45 anni possiamo dire che i mandanti e gli esecutori della strage un solo errore l’hanno fatto, aver scelto come obiettivo Bologna, che non si è piegata, non si è arresa, non vuole dimenticare. Stringe il cuore che alcuni studenti interpellati possano confondere la strage di Bologna (2 agosto 1980) con la strage di Marzabotto (29 settembre 1944). Tornando a quel tragico 2 agosto, la mattina del giorno dopo la strage, domenica 3 agosto 1980, leggemmo su “il manifesto” una prima pagina interamente dedicata alla strage: “Mai tanti morti. Bomba nera fa saltare in aria mezza stazione a Bologna. Questa sembra la verità, paurosa, dopo una giornata di ansiosi interrogativi. La città scende in sciopero generale”. In un lungo articolo si raccontava l’accaduto sulla base delle prime notizie si legge: “Più passa il tempo e più l’ipotesi della strage acquista credito. E tutti sono attoniti. Perché? Contro chi? Può giustificare una strage di queste dimensioni il fatto che stia per scoccare l’anniversario dell’Italicus?”. Nell’articolo di fondo intitolato Se è un attentato, il grande giornalista Luigi Pintor sembrava non volerci credere, sembrava quasi volersi illudere che “il macello alla stazione di Bologna” fosse stato causato dall’esplosione di una conduttura e non di una bomba. Per poi domandarsi: “Ma se è un attentato?”. La risposta non ha perso nulla della sua inquietante drammatica crudeltà: “Come si può progettare e attuare a freddo una simile carneficina? Come, chi, perché? […] In questa nuova e più grande strage, c’è qualcosa di apparentemente così insensato e immotivato che non è facile considerarla come l’ennesimo filo di una vecchia trama, inscriverlo in quel disegno di «destabilizzazione» che abbiamo già conosciuto”. A distanza di 45 anni giova rileggere la parte iniziale di La strage. L’atto di accusa dei giudici di Bologna (a cura di Giuseppe De Lutiis, prefazione di Norberto Bobbio, Editori Riuniti, Roma 1986): “l’accertamento della verità, opera di per sé sempre difficoltosa, è stato in questo processo ostacolato in ogni modo, poiché le menzogne, gli inquinamenti e le congiure di ogni genere hanno raggiunto un livello talmente elevato da costituire una costante”. Una costante che accomuna le stragi che hanno segnato la storia di questo Paese. Pietro Polito