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In piena Mostra del cinema di Venezia il successo della manifestazione pro Palestina
La manifestazione ‘Stop al genocidio – Corteo per la Palestina’ che si è svolta nel tardo pomeriggio del 30 agosto al Lido di Venezia, in piena Mostra cinematografica proprio per attirare il più possibile l’attenzione sulla tragedia, è stata un successo: c’è chi parla di cinquemila, chi di diecimila partecipanti. Erano indubbiamente tantissimi, un fiume di persone che per ore hanno invaso il Lido di Venezia al grido di “Palestina Libera”,  sono arrivati a lambire  pacificamente i dintorni del Palazzo del Cinema per poi tornare sui loro passi. La manifestazione è stata organizzata da un comitato che riunisce oltre 200 associazioni insieme ai centri sociali del Nord Est. Oltre ai centri, alle associazioni come quella degli Artisti No Bavaglio, ai sindacati, l’evento è stato lanciato in particolare dal gruppo Venice4Palestine, fatto di tecnici e lavoratori dello spettacolo. Più di 1.500 artisti e cineasti lo scorso 22 agosto hanno firmato un appello contro il genocidio a Gaza e i crimini contro l’umanità commessi da Israele. Da Rosi, a Toni Servillo, alle sorelle Rohrwacher, a Emanuela Fanelli, conduttrice della serata inaugurale della Mostra del cinema di Venezia, agli attori Michele Riondino ed Elio Germano, al fumettista Zerocalcare, alle attrici Valentina Bellè e Laura Morante, alla regista Carolina Cavalli, sono queste alcune delle personalità dello spettacolo che hanno dato l’adesione. Vincenzo Vita, giornalista, saggista e politico, presente alla manifestazione, ha così espresso il significato della partecipazione sua e delle associazioni da  lui rappresentate:  “Articolo21 e l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico sono a questa bellissima iniziativa perché oggi è in corso un genocidio, perché la caratteristica di questa nuova stagione autoritaria è di non volere che si sappia quello che succede,  ragion per cui si oscura l’informazione e si cancella la memoria. Quella memoria che rende possibile fare confronti e capire che ciò che accade oggi non è del tutto inedito, che potrebbe cioè tornare quel buio del ‘900 che abbiamo rimosso …” Foto di Bruna Alasia e Marino Bisso, Rete no bavaglio Bruna Alasia
Stop Rearm Europe, artisti del Roma Summer Fest dicano no al Defence Summit
Appello contro l’uso dell’Auditorium per l’evento dell’industria militare. Pronta una chiamata alle arti per l’11 settembre. “Ci appelliamo agli artisti del Roma Summer Fest 2025, la rassegna musicale che riprenderà dal prossimo 29 agosto presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e che vedrà esibirsi, tra gli altri, musicisti da sempre noti per il loro impegno civile, da Patti Smith a Daniele Silvestri, affinché facciano sentire la propria voce contro l’uso dell’Auditorium per il Defence Summit, evento dedicato all’industria militare previsto il prossimo 11 settembre”. Lo dichiara il Gruppo promotore “Stop ReArm Europe – Roma”, composto da oltre 70 realtà di tipo associativo, movimenti, partiti, che lo scorso 21 giugno è sceso in piazza a Roma con oltre 100mila persone con la manifestazione nazionale “Stop Rearm Europe – No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”. “E’ assurdo che in questo momento storico si svolga un evento come il Defence Summit, espressione della politica bellicista, tra l’altro in una sede prestigiosa come l’Auditorium, negata in passato ad un’iniziativa dedicata alla pace e ora invece resa palcoscenico della ‘fiera delle armi’, in netto contrasto con le finalità statutarie della Fondazione Musica per Roma, che gestisce appunto la struttura. Si tratta della stessa tecnologia militare che l’Italia fornisce anche a Israele per il genocidio in corso del popolo palestinese a Gaza e in Medio Oriente. Ci auguriamo che da quel palco si levi la voce del mondo della musica e della cultura, da sempre veicoli di dialogo e unione tra i popoli. Una voce cui si aggiungerà il nostro ‘Social summit’ indetto l’11 settembre davanti all’Auditorium contro il Defence summit e per il quale abbiamo lanciato una ‘chiamata alle arti’ per tutti gli artisti che quel giorno vorranno unirsi a noi con forme di protesta creativa”, concludono. STOP ReArm Europe
La ballerina cilena contro la repressione e l’insurrezione del Royal Ballet and Opera britannico contro il genocidio a Gaza
L’immagine è commovente e sublime: una ballerina in pieno grand jeté, sospesa in aria con una bandiera cilena che sventola sopra la sua testa, mentre dietro di lei si ergono un blindato con idrante e un altro con munizioni, simboli della criminale repressione statale nella Santiago del Cile del 2019. Il rosso del suo vestito sventola come una ferita aperta. Il suo corpo, in perfetta tensione, non fugge: affronta il nemico con nient’altro che un tutù come armatura, perché l’altra la porta nello spirito. Lei tutta, il suo corpo, la sua anima e la sua danza, si sono elevate di fronte all’infamia in mezzo alla strada, posizionandosi come una barricata umana. Quella foto scattata durante le rivolte sociali cilene dell’ottobre 2019 ha condensato in un unico gesto la volontà di un popolo che ha deciso di non collaborare con l’ingiustizia e di affrontare il terrorismo di Stato, in gran parte con le armi della creatività e della convinzione fragorosa della dignità. Ogni rivoluzione inizia con le barricate e il caos, come in Cile quell’ottobre, e in mezzo al fumo e alla confusione, all’improvviso, capisci che tutto è stato compreso e sappiamo che siamo tutti dalla stessa parte quando sono gli artisti più classici e colti a portare in strada le loro danze, le loro opere e i loro strumenti. E oggi, quando vedo che dal cuore di una delle più illustri istituzioni britanniche è sbocciato di nuovo lo stesso gesto, non posso che placare il mio cuore grazie alla certezza che deriva dal sapere, dall’essere sicura che ormai tutti sanno che, dopo aver tanto parlato di Gaza e aver riempito le strade di marce interminabili, ormai siamo tutti, tutti noi, dalla stessa parte. Questo è un passo enorme. Da questo nessuno torna indietro uguale. Anche se poi la notizia non apparirà molto sulla stampa e nessun altro presterà attenzione alla questione, la verità vissuta dimostra che non si torna indietro uguali, ma consapevoli di essere germi di vita e di pace. La decisione del Royal Ballet and Opera, la più grande e famosa delle quattro principali compagnie di balletto del Regno Unito, di cancellare la rappresentazione della Tosca a Tel Aviv non è una questione amministrativa, né una semplice riprogrammazione per motivi di sicurezza. È una frattura etica. Un atto di insurrezione morale nel cuore dell’apparato culturale europeo, guidato non dai direttori ma dai corpi di ballerini, tecnici, artisti di scena e lavoratori amministrativi che hanno firmato una lettera interna, forte e senza retorica. Hanno rifiutato di recarsi in Israele. Hanno rifiutato di collaborare. Hanno rifiutato di diventare complici. La cancellazione, confermata il 4 agosto 2025, è radicata nella protesta di 182 membri del Royal Ballet and Opera, che hanno denunciato non solo i crimini di guerra a Gaza, ma anche il doppio linguaggio dell’istituzione, che mesi prima aveva offerto spettacoli gratuiti ai soldati israeliani dopo la produzione congiunta di Turandot. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’incidente del 19 luglio, durante una rappresentazione del Trovatore, in cui l’artista Daniel Perry ha sventolato una bandiera palestinese sul palco. Il direttore artistico Oliver Mears ha cercato di strappargliela nel bel mezzo dello spettacolo, un gesto autoritario che ha scatenato un’ondata di indignazione interna. A differenza di altri atti simbolici, questa volta ci sono state conseguenze strutturali: il Royal Ballet and Opera non si esibirà in Israele, non finché Gaza sarà un territorio assediato, bombardato, assassinato. Non finché gli ospedali saranno fatti saltare in aria, come è successo alla clinica dell’ONU ridotta in macerie la notte del 5 agosto. E non finché il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, insieme al suo Ministro della Difesa Yoav Gallant, continuerà ad annunciare la preparazione di un’“invasione definitiva” per occupare la Striscia di Gaza. “La guerra continuerà fino a quando tutta Gaza sarà sotto il controllo israeliano”, ha dichiarato Gallant da Tel Aviv. La reazione internazionale non si è fatta attendere. L’ONU, attraverso diversi relatori speciali, ha denunciato la decisione come un appello all’annessione forzata e una violazione del diritto internazionale umanitario. Artists for Palestine UK ha salutato la decisione del Royal Ballet and Opera come “una vittoria morale e politica senza precedenti nel panorama culturale britannico”. Voci inaspettate sono arrivate dall’interno di Israele: una rete di medici, rabbini ed ex soldati ha pubblicato un comunicato in cui si afferma che “bombardare gli ospedali a Gaza è un crimine, non una necessità”. Si tratta degli stessi settori che, mesi fa, avevano protestato quando l’attacco all’ospedale Al-Shifa era stato giustificato come un “obiettivo militare”. La rottura simbolica all’interno del Royal Ballet and Opera è anche stilistica. Coreografi e direttori musicali si sono dimessi in silenzio. Ballerini veterani hanno consegnato lettere private di dimissioni o di ripudio. Le reti interne hanno fatto trapelare testimonianze di “logoramento morale” e “frattura irreversibile” tra la direzione esecutiva e i team artistici. Alex Beard, amministratore delegato del RBO, ha addotto pubblicamente ragioni di “sicurezza”, ma internamente è ritenuto responsabile di non aver protetto l’integrità etica del suo cast. Nel mezzo del collasso della civiltà, questo gesto del RBO si inserisce in una nuova genealogia della resistenza, non quella delle barricate violente, ma quella delle barricate estetiche, sensibili e disobbedienti. Come la ballerina cilena davanti al blindato, questi corpi artistici si alzano, sospesi nell’aria della storia, per ricordarci che anche la bellezza può e deve sapere quando dire no. Basta. Mai più. Fonti: https://artistsforpalestine.org.uk/2025/08/04/victory-for-staff-as-royal-ballet-and-opera-pulls-tel-aviv-production/ https://www.aa.com.tr/en/culture/royal-ballet-and-opera-members-reject-future-performances-in-israel-back-palestinian-flag-protest/3650301 https://www.euronews.com/culture/2025/08/05/uks-royal-ballet-and-opera-cancels-2026-israel-show-after-staff-protest-on-gaza-stance https://www.nytimes.com/2025/08/05/arts/music/british-opera-royal-tosca-israel-letter.html https://www.thenationalnews.com/arts-culture/music-stage/2025/08/06/royal-ballet-and-opera-cancels-tel-aviv-show-after-staff-protest-gaza-war/ https://www.timesofisrael.com/uk-royal-opera-cancels-2026-production-of-tosca-in-israel-after-staff-protest/ Traduzione dall’inglese di Anna Polo     Claudia Aranda
Staffetta per Gaza: musica e poesia contro il genocidio
Staffetta per Gaza è un’iniziativa libera e spontanea di tre amiche e amici: Massimiliano Carrino, cantautore, Rita Rashid poetessa italo palestinese, e Lucia Santangelo attivista sociale. L’antefatto è stata una performance di letture musicate delle poesie di poeti palestinesi raccolte nel libro Il loro grido è la nostra voce a cura di Antonio Bocchinfuso, Mario Soldaini, Leonardo Tosti, e pubblicato qualche mese fa per Emergency (Fazi Editore, 2025). Nel leggere il libro abbiamo pensato che fosse giusto dare voce a queste persone, alcune delle quali non ci sono più. La serata “Poesie e Musiche per Gaza“, lo scorso 21 giugno a Torino, ha riunito 13 voci per le poesie e 20 musicisti, raccogliendo più di 2.000 euro per materiale sanitario e cibo, ma soprattutto ha dimostrato qualcosa di importante: la voglia delle persone di esserci, di partecipare, di costruire insieme momenti di memoria, resistenza e solidarietà. In quell’occasione abbiamo riscontrato una risposta straordinaria da parte di tutte le persone che sono state coinvolte, per questo motivo abbiamo deciso di non fermarci. Abbiamo aperto una nuova raccolta fondi per Emergency e creato un sito web con una homepage in cui spieghiamo le motivazioni della nostra iniziativa, una pagina con gli eventi che è il cuore di staffettapergaza.it e una pagina con il QR code e il link diretto per le donazioni. Quello che chiediamo a tutte e tutti gli artisti di ogni forma d’arte e a tutte e tutti coloro che organizzano eventi è di contattarci, possono trovare il nostro indirizzo mail sul sito web oppure possono contattarci sui social, per essere inseriti all’interno del calendario della staffetta. Qualunque iniziativa è benvenuta: concerti, spettacoli di teatro, spettacoli per bambine e bambini, reading di poesie, spettacoli circensi, qualunque iniziativa artistico culturale che si voglia proporre, perché riteniamo che si debba parlare di Gaza nella quotidianità, perché ciò che sta accadendo a Gaza è il nostro quotidiano e noi vogliamo essere i testimoni della liberazione di Gaza al più presto. Di Domenico Grassi PRESENTAZIONE DEL PROGETTO Da parte nostra forniamo a tutte e tutti coloro che entrano in calendario un documento con il QR code per le donazioni e uno con le motivazioni della nostra iniziativa, che saranno probabilmente simili a quelle che muovono le persone a partecipare.  In cambio chiediamo di parlare di ciò che sta accadendo a Gaza in questo momento, di promuovere la raccolta fondi a favore di Emergency, e di destinare esse stesse ed essi stessi, per quanto possono, parte dei proventi o parte del cachet. Staffetta per Gaza nasce da un’esperienza condivisa: una serata di letture collettive di poesie palestinesi, organizzata per non restare in silenzio di fronte al genocidio in atto e dar voce a chi viene annientato nella sua umanità e fisicamente. Da lì è nato il desiderio di continuare. Vogliamo che questa risposta dal basso per Gaza non si fermi! > Staffetta per Gaza è un percorso collettivo che prova a mettere al centro la > cultura come strumento di lotta, di solidarietà concreta e di presa di > posizione. Perché stare dalla parte della Palestina oggi non è un atto neutro, > ma una scelta politica necessaria. È dire chiaramente che non accettiamo la > complicità dell’Occidente nel genocidio in corso. Che la libertà di un popolo > occupato da 75 anni riguarda tutti e tutte noi. Staffetta per Gaza è fatta di eventi diffusi e aperti, ognuno diverso, ma tutti con un obiettivo comune: raccogliere fondi che, tramite Emergency, arrivino a Gaza, dove continuano a mancare cure, medicine, ospedali, acqua e si continua a morire. Dentro la Staffetta c’è un calendario vivo che si arricchisce: concerti, letture, poesia… In ogni tappa le risorse raccolte vanno alla popolazione palestinese e tutte le energie di partecipazione servono a sostenere i prossimi eventi, a far crescere la rete, a tenere accesa l’attenzione. Non si tratta solo di “aiutare”. Si tratta di scegliere da che parte stare. Di farlo con la cultura, con la voce, con il corpo. Per una Palestina libera, per un mondo dove nessuno sia più obbligato a sopravvivere sotto occupazione, apartheid o pulizia etnica. Staffetta per Gaza è aperta. Cammina con chiunque voglia costruire spazi di resistenza e solidarietà. Unisciti. Organizza. Condividi. Creiamo un calendario della Staffetta per Gaza dal basso: * con date e luoghi degli spettacoli, eventi culturali, jam musicali, di artist* che devolveranno, anche solo una piccola quota del ricavato della loro serata, alla raccolta collettiva per Gaza; * con gruppi, associazioni, circoli culturali e singol*, che useranno i loro spazi social per pubblicizzare il calendario degli eventi in Staffetta; * con calendario e QR code da esporre, durante la serata, per la raccolta fondi a favore di Emergency per il materiale sanitario. Chi è interessat* a inserire le proprie date nella Staffetta per Gaza può inviare info su serate/eventi (locandine o link alle pagine, spazi social) e numero telefonico per essere ricontattat* a: staffettagaza@gmail.com L’immagine di copertina è di Domenico Grassi (Ig: @grsdnc) SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Staffetta per Gaza: musica e poesia contro il genocidio proviene da DINAMOpress.
Censure per artisti, ma non per tutti, ovvero: il genocidio non conta
Abbiamo tutti assistito increduli all’annullamento dell’esibizione presso la Reggia di Caserta di uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi, Valerij Gergiev. Motivazione? E’ russo, e non ha preso le distanze dal governo del suo paese. Che sta facendo la Russia?  Sta conducendo una guerra di risposta al mancato rispetto dell’Ucraina […] L'articolo Censure per artisti, ma non per tutti, ovvero: il genocidio non conta su Contropiano.