
Il metodo storico (e quello di Valditara)
Jacobin Italia - Tuesday, July 1, 2025
Già l’esibizione cinica di qualche mese fa, cinica in senso etimologico, non morale né filosofico, aveva mostrato la caratura intellettuale dell’Onorevole Augusta Montaruli. E a voler accedere alla polemica strapaesana (cit. Alessandro Laterza), chi conosce l’Onorevole da prima che lo fosse, cioè da quando frequentava giurisprudenza a Torino e faceva la rappresentante degli studenti, ovviamente all’estrema destra (mi si perdoni il link), potrebbe aggiungere ai latrati televisivi altri aneddoti d’analoga caratura. Ma lasciamo lo strapaese a Longanesi e ai nostalgici dell’epoca sua. E accontentiamoci di dire che la sortita recente dell’Onorevole contro un manuale di storia per le superiori, purtroppo, consolida la sua reputazione. Anche se a contare, qui, non sono le parole della povera Montaruli, che s’arrangia come può: non si bastona il cane che affoga. Conta invece l’orchestra politica di cui Montaruli ha voluto attribuirsi la prima parte solista.
Evidentemente impegnata nello stretto scrutinio e nell’esegesi rigorosa (qualche studioso esterofilo direbbe close reading) d’ogni pagina d’ogni manuale adottato in ogni istituto scolastico della Nazione, l’Onorevole Montaruli inizia la lettura dell’opera di Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi e Carlo Greppi, Trame del tempo (3 volumi, Laterza, 2022-2025). Con lo scrupolo che è di dovere nell’esegesi, ella decide di confrontare le due edizioni dell’opera: quella con la copertina blu, apparsa nel 2022, e quella con la copertina rossa, apparsa nel 2025. Quasi al termine di questo sforzo filologico, e non certo per imbeccata altrui, s’imbatte in una pagina del terzo volume dell’edizione recenziore, quella rossa: la nota cromatica non abbisogna di commenti. Come se non bastasse, nel pdf del volume, la pagina dello scandalo è la n. 666: in un libro comunista poteva mancare lo zampino di Belzebù?
La rabbia dell’Onorevole è alle cronache. Il Giornale non disdegna di farsene megafono (di nuovo mi si perdoni il link, inserito a solo scopo probatorio). Dimostrando un coraggio non comune nello sfidare la dittatura del marxismo culturale che opprime l’Italia, il quotidiano montanellian-berlusconiano trascrive la censuranda pagina, perché tutti ne possano leggere e indignarsi; senza tema d’opporsi al Soviet di Palazzo Chigi, dà il dovuto risalto alle parole, vibranti di giusta collera, della parlamentare di maggioranza Montaruli; e soprattutto annuncia l’irreprensibile reazione governativa a venire. Reazione tanto più inevitabile, se l’autore dell’orrenda pagina apostata dalla religione meloniana, il reprobo Carlo Greppi, ha avuto l’ardire di rivendicare a mezzo di rete sociale il giudizio espresso nel libro.
Sulla sortita dell’Onorevole Montaruli ci siamo ripromessi di non infierire. Ma sull’iniziativa ministeriale che n’è seguita sia lecito farlo. Anzitutto ci si permetta un consiglio di comunicazione. Onde non alimentare facili ironie, sarebbe opportuno se ad annunciare l’intendimento del ministero dell’Istruzione e del Merito di provvedere contro un manuale che rileva la vicinanza di Fratelli d’Italia all’eredità del fascismo fosse persona diversa dal Sottosegretario Paola Frassinetti: la quale si sdilinquisce per il brasillachiano fascismo immenso e rosso, e ha più di qualche legame con l’ambiente neonazista di Rainaldo Graziani.
In secondo luogo, non ce ne voglia il Signor Ministro, Chiarissimo Professor Giuseppe Valditara, ma duole doverlo richiamare alla sua etica di studioso eminente, e metterlo in guardia affinché su di essa non prevalga la mendace faziosità del politico. Il Signor Ministro, nella sua altra veste d’accademico integerrimo, prima d’annunciar censura avrà certamente letto per intero il testo censurando. E vi avrà trovato duri giudizi come questo, sulle torsioni autoritarie da destra e da sinistra in America latina:
Anche nell’America meridionale e centrale, due macroregioni che dopo la fine delle dittature militari avevano iniziato un faticoso percorso di democratizzazione, negli ultimi due decenni si è assistito […] a un’erosione significativa delle democrazie, con l’avvento al potere anche di militari – seppur dichiaratamente di sinistra come il populista venezuelano Hugo Chávez (presidente dal 1999 alla sua morte, nel 2013) – o di leader autoritari come Jair Bolsonaro in Brasile.
O passaggi inequivoci come quest’altro, sulle purghe staliniane:
Sotto il dominio incontrastato di Stalin, il sogno della rivoluzione si trasforma in un incubo che si alimenta con il terrore di uno Stato di polizia. Le vittime della collettivizzazione forzata delle campagne si contano a milioni, mentre l’industrializzazione generalizzata del paese passa attraverso campagne propagandistiche che impongono doppi turni di lavoro e sfruttamento diffuso. Cresce anche l’arcipelago Gulag, i campi di detenzione, rieducazione e lavoro dove finiscono tutti gli indesiderati. Sul «sole dell’avvenire» – il simbolo evocativo del pensiero socialista – cala la notte del totalitarismo: i rivoluzionari di un tempo (Kamenev, Zinov’ev, Radek, Bucharin) sono processati e condannati a morte; Trockij, in esilio in Messico, è ucciso da un sicario. Il trionfo di Stalin gronda sangue, ma l’opinione pubblica internazionale non pare accorgersene.
Il fatto però è che questo giochino, di mettere sulla bilancia le critiche alle opposte fazioni, piacerà magari ai politici, ma di certo svilisce il mestiere di storico. Lo storico non è obbligato a compiacere il governo: ci sono storici che l’hanno fatto e lo fanno, ma ciò è affar loro. La qualità della loro storiografia sarà giudicata inter pares, come quella di tutti gli altri. Invece, lo storico ha come tutti gli altri il diritto d’esprimere giudizi: e ha l’onere d’argomentarli persuasivamente, perché la sua tesi possa attrarre il consenso di colleghi e discenti. Dice: «Ma Greppi critica solo l’estrema destra Meloniana»! E cosa dovrebbe fare: dire che i raduni del Pd sono selve di braccia tese, per par condicio? «Ma magari sono invece stese di falci e martelli»! A parte che l’evenienza pare piuttosto improbabile, no, questa non è un’obiezione. Se nell’arco parlamentare ci sono forze politiche i cui militanti non solo di base esprimono nostalgie fasciste, se ci sono fonti che lo documentano, e se queste fonti sono trattate come il metodo storico esige che siano trattate, lo storico ha non il diritto ma il dovere di dire che le cose stanno così. Se ci sono altre forze che fanno cose incostituzionali o illegali, dirà anche questo: ma non è che le eventuali cattive condotte altrui elidono le proprie, e palla al centro. Dice: «va bene, lo storico può fare le critiche che vuole, se argomenta: ma può farlo in un libro di scuola»? Sì, può e deve. Per spiegare come mai può e deve, e come mai questo è il punto fondamentale, non strapaesano, di tutta la vicenda, concediamo per un momento credito al Ministro Valditara e a tutta la compagine ministeriale. Non è così, ma ipotizziamo che Valditara abbia letto fin troppo bene il manuale di Ciccopiedi, Colombi e Greppi: ipotizziamo che lo conosca a menadito, e che proprio a questo in realtà si debba l’improvvisa levata di scudi. Ma se fosse così, se davvero conoscesse bene quel manuale, il Ministro Valditara lo troverebbe censurabile per intero. Altro che una frase su Fratelli d’Italia: sarebbe l’impianto stesso dell’opera a riuscire indigesto al Signor Ministro e alla sua dichiarata ideologia della storia. Perché tutto il manuale, dalla prima pagina del primo volume all’ultima del terzo, si sforza di presentare la storia per quello che è veramente: vale a dire una disciplina non ordinata a indottrinare ma a porre problemi, che per fine non ha la propaganda della nazione ma l’interpretazione dei fatti come le fonti li documentano.
Ligio a questa consegna di probità scientifica, Trame del tempo, al pari di ogni buon manuale di storia, prova a condurre gli studenti nel laboratorio della storiografia: confidando nella mediazione consapevole del docente, presentando fonti e interpretazioni di fonti; educando cioè al dibattito metodologicamente controllato attorno ai dati di realtà e alla loro rappresentazione; contribuendo quindi, per quanto di sua ragione, alla formazione della cittadina e del cittadino d’uno Stato democratico. Piaccia o meno al bureau dell’istruzione sovranista, la storia è quella che insegnano i manuali come Trame del tempo, non quella che vorrebbero imporre le Indicazioni ministeriali. E quale che sia la filosofia della storia professata dal Ministro Valditara e dalle sue commissioni d’esperti, prospettare la censura d’un libro non allineato all’ortodossia governativa aiuta poco a stornare dalle forze di governo il sospetto che quanto detto nel censurando manuale sia vero.
*Luca Casarotti è un giurista. Fa parte del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki, è autore di L’antifascismo e il suo contrario (Alegre, 2023).
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