Il metodo storico (e quello di Valditara)
Articolo di Luca Casarotti
Già l’esibizione cinica di qualche mese fa, cinica in senso etimologico, non
morale né filosofico, aveva mostrato la caratura intellettuale dell’Onorevole
Augusta Montaruli. E a voler accedere alla polemica strapaesana (cit. Alessandro
Laterza), chi conosce l’Onorevole da prima che lo fosse, cioè da quando
frequentava giurisprudenza a Torino e faceva la rappresentante degli studenti,
ovviamente all’estrema destra (mi si perdoni il link), potrebbe aggiungere ai
latrati televisivi altri aneddoti d’analoga caratura. Ma lasciamo lo strapaese a
Longanesi e ai nostalgici dell’epoca sua. E accontentiamoci di dire che la
sortita recente dell’Onorevole contro un manuale di storia per le superiori,
purtroppo, consolida la sua reputazione. Anche se a contare, qui, non sono le
parole della povera Montaruli, che s’arrangia come può: non si bastona il cane
che affoga. Conta invece l’orchestra politica di cui Montaruli ha voluto
attribuirsi la prima parte solista.
Evidentemente impegnata nello stretto scrutinio e nell’esegesi rigorosa (qualche
studioso esterofilo direbbe close reading) d’ogni pagina d’ogni manuale adottato
in ogni istituto scolastico della Nazione, l’Onorevole Montaruli inizia la
lettura dell’opera di Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi e Carlo Greppi,
Trame del tempo (3 volumi, Laterza, 2022-2025). Con lo scrupolo che è di dovere
nell’esegesi, ella decide di confrontare le due edizioni dell’opera: quella con
la copertina blu, apparsa nel 2022, e quella con la copertina rossa, apparsa nel
2025. Quasi al termine di questo sforzo filologico, e non certo per imbeccata
altrui, s’imbatte in una pagina del terzo volume dell’edizione recenziore,
quella rossa: la nota cromatica non abbisogna di commenti. Come se non bastasse,
nel pdf del volume, la pagina dello scandalo è la n. 666: in un libro comunista
poteva mancare lo zampino di Belzebù?
La rabbia dell’Onorevole è alle cronache. Il Giornale non disdegna di farsene
megafono (di nuovo mi si perdoni il link, inserito a solo scopo probatorio).
Dimostrando un coraggio non comune nello sfidare la dittatura del marxismo
culturale che opprime l’Italia, il quotidiano montanellian-berlusconiano
trascrive la censuranda pagina, perché tutti ne possano leggere e indignarsi;
senza tema d’opporsi al Soviet di Palazzo Chigi, dà il dovuto risalto alle
parole, vibranti di giusta collera, della parlamentare di maggioranza Montaruli;
e soprattutto annuncia l’irreprensibile reazione governativa a venire. Reazione
tanto più inevitabile, se l’autore dell’orrenda pagina apostata dalla religione
meloniana, il reprobo Carlo Greppi, ha avuto l’ardire di rivendicare a mezzo di
rete sociale il giudizio espresso nel libro.
Sulla sortita dell’Onorevole Montaruli ci siamo ripromessi di non infierire. Ma
sull’iniziativa ministeriale che n’è seguita sia lecito farlo. Anzitutto ci si
permetta un consiglio di comunicazione. Onde non alimentare facili ironie,
sarebbe opportuno se ad annunciare l’intendimento del ministero dell’Istruzione
e del Merito di provvedere contro un manuale che rileva la vicinanza di Fratelli
d’Italia all’eredità del fascismo fosse persona diversa dal Sottosegretario
Paola Frassinetti: la quale si sdilinquisce per il brasillachiano fascismo
immenso e rosso, e ha più di qualche legame con l’ambiente neonazista di
Rainaldo Graziani.
In secondo luogo, non ce ne voglia il Signor Ministro, Chiarissimo Professor
Giuseppe Valditara, ma duole doverlo richiamare alla sua etica di studioso
eminente, e metterlo in guardia affinché su di essa non prevalga la mendace
faziosità del politico. Il Signor Ministro, nella sua altra veste d’accademico
integerrimo, prima d’annunciar censura avrà certamente letto per intero il testo
censurando. E vi avrà trovato duri giudizi come questo, sulle torsioni
autoritarie da destra e da sinistra in America latina:
> Anche nell’America meridionale e centrale, due macroregioni che dopo la fine
> delle dittature militari avevano iniziato un faticoso percorso di
> democratizzazione, negli ultimi due decenni si è assistito […] a un’erosione
> significativa delle democrazie, con l’avvento al potere anche di militari –
> seppur dichiaratamente di sinistra come il populista venezuelano Hugo Chávez
> (presidente dal 1999 alla sua morte, nel 2013) – o di leader autoritari come
> Jair Bolsonaro in Brasile.
O passaggi inequivoci come quest’altro, sulle purghe staliniane:
> Sotto il dominio incontrastato di Stalin, il sogno della rivoluzione si
> trasforma in un incubo che si alimenta con il terrore di uno Stato di polizia.
> Le vittime della collettivizzazione forzata delle campagne si contano a
> milioni, mentre l’industrializzazione generalizzata del paese passa attraverso
> campagne propagandistiche che impongono doppi turni di lavoro e sfruttamento
> diffuso. Cresce anche l’arcipelago Gulag, i campi di detenzione, rieducazione
> e lavoro dove finiscono tutti gli indesiderati. Sul «sole dell’avvenire» – il
> simbolo evocativo del pensiero socialista – cala la notte del totalitarismo: i
> rivoluzionari di un tempo (Kamenev, Zinov’ev, Radek, Bucharin) sono processati
> e condannati a morte; Trockij, in esilio in Messico, è ucciso da un sicario.
> Il trionfo di Stalin gronda sangue, ma l’opinione pubblica internazionale non
> pare accorgersene.
Il fatto però è che questo giochino, di mettere sulla bilancia le critiche alle
opposte fazioni, piacerà magari ai politici, ma di certo svilisce il mestiere di
storico. Lo storico non è obbligato a compiacere il governo: ci sono storici che
l’hanno fatto e lo fanno, ma ciò è affar loro. La qualità della loro
storiografia sarà giudicata inter pares, come quella di tutti gli altri. Invece,
lo storico ha come tutti gli altri il diritto d’esprimere giudizi: e ha l’onere
d’argomentarli persuasivamente, perché la sua tesi possa attrarre il consenso di
colleghi e discenti. Dice: «Ma Greppi critica solo l’estrema destra Meloniana»!
E cosa dovrebbe fare: dire che i raduni del Pd sono selve di braccia tese, per
par condicio? «Ma magari sono invece stese di falci e martelli»! A parte che
l’evenienza pare piuttosto improbabile, no, questa non è un’obiezione. Se
nell’arco parlamentare ci sono forze politiche i cui militanti non solo di base
esprimono nostalgie fasciste, se ci sono fonti che lo documentano, e se queste
fonti sono trattate come il metodo storico esige che siano trattate, lo storico
ha non il diritto ma il dovere di dire che le cose stanno così. Se ci sono altre
forze che fanno cose incostituzionali o illegali, dirà anche questo: ma non è
che le eventuali cattive condotte altrui elidono le proprie, e palla al centro.
Dice: «va bene, lo storico può fare le critiche che vuole, se argomenta: ma può
farlo in un libro di scuola»? Sì, può e deve. Per spiegare come mai può e deve,
e come mai questo è il punto fondamentale, non strapaesano, di tutta la vicenda,
concediamo per un momento credito al Ministro Valditara e a tutta la compagine
ministeriale. Non è così, ma ipotizziamo che Valditara abbia letto fin troppo
bene il manuale di Ciccopiedi, Colombi e Greppi: ipotizziamo che lo conosca a
menadito, e che proprio a questo in realtà si debba l’improvvisa levata di
scudi. Ma se fosse così, se davvero conoscesse bene quel manuale, il Ministro
Valditara lo troverebbe censurabile per intero. Altro che una frase su Fratelli
d’Italia: sarebbe l’impianto stesso dell’opera a riuscire indigesto al Signor
Ministro e alla sua dichiarata ideologia della storia. Perché tutto il manuale,
dalla prima pagina del primo volume all’ultima del terzo, si sforza di
presentare la storia per quello che è veramente: vale a dire una disciplina non
ordinata a indottrinare ma a porre problemi, che per fine non ha la propaganda
della nazione ma l’interpretazione dei fatti come le fonti li documentano.
Ligio a questa consegna di probità scientifica, Trame del tempo, al pari di ogni
buon manuale di storia, prova a condurre gli studenti nel laboratorio della
storiografia: confidando nella mediazione consapevole del docente, presentando
fonti e interpretazioni di fonti; educando cioè al dibattito metodologicamente
controllato attorno ai dati di realtà e alla loro rappresentazione; contribuendo
quindi, per quanto di sua ragione, alla formazione della cittadina e del
cittadino d’uno Stato democratico. Piaccia o meno al bureau dell’istruzione
sovranista, la storia è quella che insegnano i manuali come Trame del tempo, non
quella che vorrebbero imporre le Indicazioni ministeriali. E quale che sia la
filosofia della storia professata dal Ministro Valditara e dalle sue commissioni
d’esperti, prospettare la censura d’un libro non allineato all’ortodossia
governativa aiuta poco a stornare dalle forze di governo il sospetto che quanto
detto nel censurando manuale sia vero.
*Luca Casarotti è un giurista. Fa parte del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki,
è autore di L’antifascismo e il suo contrario (Alegre, 2023).
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