
Il testamento civile di Laura
Comune-info - Tuesday, July 22, 2025
“Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze”. Le parole di Laura Santi smascherano l’ipocrisia di chi si oppone alla libertà di scegliere. “La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a cent’anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro”. Così scrive Laura, giornalista, cinquant’anni, con una forma gravissima di sclerosi multipla, morta per suicidio medicalmente assistito dopo una lunga battaglia. Quasi completamente paralizzata, con dolori sempre più insopportabili, ha dovuto lottare anche per morire. In Italia, per scegliere come finire la propria vita, servono coraggio, ostinazione, anni di attesa. E un sistema sanitario che spesso ti abbandona ben prima della fine.
“Cercate di immaginare quale strazio di dolore mi ha portato a questo gesto, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto… Fate lo sforzo di capire che dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere giusto un’ora… c’era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e in peggioramento continuo”. Ha scelto con lucidità, dignità, verità. E il suo ultimo appello non è solo un saluto: è un atto politico, una denuncia accorata contro l’ipocrisia di chi – in parlamento o nei pulpiti – pretende di decidere per chi soffre.
“Quando leggerete queste righe io non ci sarò più… Vi chiedo di comprendere il perché di questo silenzio”. Mentre si discute una legge che, secondo Laura stessa, “annullerebbe tutti i diritti conquistati”, la sanità pubblica viene smantellata giorno dopo giorno. Chi vuole vivere non trova cure adeguate. Chi vuole morire, non trova ascolto.
E allora diciamolo chiaramente: non è compassione quella che nega la libertà. È arroganza. È violenza. È indifferenza. Le parole di Laura sono più vere di qualsiasi dibattito ideologico. Sono un testamento civile. E non possiamo far finta di non averle ascoltate. “Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi.”
E alla fine un appello che ci riguarda: “Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari. Ricordatemi come una donna che ha amato la vita”.
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