Il testamento civile di Laura
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Tratta dalla pag. fb di Laura Santi
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“Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze”. Le
parole di Laura Santi smascherano l’ipocrisia di chi si oppone alla libertà di
scegliere. “La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a
cent’anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo
questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro”. Così scrive Laura,
giornalista, cinquant’anni, con una forma gravissima di sclerosi multipla, morta
per suicidio medicalmente assistito dopo una lunga battaglia. Quasi
completamente paralizzata, con dolori sempre più insopportabili, ha dovuto
lottare anche per morire. In Italia, per scegliere come finire la propria vita,
servono coraggio, ostinazione, anni di attesa. E un sistema sanitario che spesso
ti abbandona ben prima della fine.
“Cercate di immaginare quale strazio di dolore mi ha portato a questo gesto,
giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto… Fate lo sforzo di capire che
dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere
giusto un’ora… c’era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e
in peggioramento continuo”. Ha scelto con lucidità, dignità, verità. E il suo
ultimo appello non è solo un saluto: è un atto politico, una denuncia accorata
contro l’ipocrisia di chi – in parlamento o nei pulpiti – pretende di decidere
per chi soffre.
“Quando leggerete queste righe io non ci sarò più… Vi chiedo di comprendere il
perché di questo silenzio”. Mentre si discute una legge che, secondo Laura
stessa, “annullerebbe tutti i diritti conquistati”, la sanità pubblica viene
smantellata giorno dopo giorno. Chi vuole vivere non trova cure adeguate. Chi
vuole morire, non trova ascolto.
E allora diciamolo chiaramente: non è compassione quella che nega la libertà. È
arroganza. È violenza. È indifferenza. Le parole di Laura sono più vere di
qualsiasi dibattito ideologico. Sono un testamento civile. E non possiamo far
finta di non averle ascoltate. “Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così.
Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego:
ricordatemi.”
E alla fine un appello che ci riguarda: “Esercitate il vostro spirito critico,
fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché
potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari. Ricordatemi come una
donna che ha amato la vita”.
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