Creare un Parco Nazionale dello Stretto di Messina

Pressenza - Wednesday, July 2, 2025

Si è tenuta ieri presso Casa Cariddi a Capo Peloro l’Assemblea della Rete di comunità di patrimonio del Territorio dello (per lo) stretto sostenibile. Il luogo in sé è già significativo perché nasce come presidio No Ponte. La rete si occupa di patrimonio e non può prescindere dall’affrontare la lotta contro il ponte perché il ponte non è sostenibile.

Il Ponte diviene l’emblema di una narrazione coloniale poiché viene presentato come un’opera epocale, destinata a “modernizzare” e “collegare” il Sud al resto d’Italia e all’Europa. Secondo questa retorica il territorio considerato “arretrato” viene “salvato” o “integrato” grazie all’intervento di una forza esterna – in questo caso lo Stato centrale. Il Ponte è un Feticcio mediatico, una vetrina politica e un interesse economico scollegato dalle persone che dovrebbero beneficiarne.

La Rete Sostenibile delle comunità di patrimonio del Territorio dello stretto è fatta proprio dalle stesse persone che vengono escluse da queste scelte e si presenta come un’alternativa a questa logica top-down: con la varietà delle realtà che vi appartengono ci mostra un sud perfettamente in grado di autodeterminarsi.

Si discute così di “vertenza Sicilia-Calabria” che è la rivendicazione condivisa di un altro modello di sviluppo, contro le politiche estrattive e colonizzatrici del centro e si figura come una lotta collettiva per i diritti e le risorse del territorio.

Si discute la possibilità di creare un Parco Nazionale dello Stretto che significherebbe riconoscere e proteggere uno dei territori più straordinari d’Italia, tra Sicilia e Calabria, dove si incontrano: ecosistemi terrestri e marini unici, paesaggi culturali millenari, corridori migratori per uccelli, biodiversità marina straordinaria (correnti, fondali, cetacei, coralli) che garantirebbe nuovi posti di lavoro secondo un modello turistico sostenibile.

Si discute anche della candidatura del territorio dello stretto come Patrimonio Unesco: “Lo Stretto non è un corridoio da attraversare, ma un ecosistema da rispettare ed un paesaggio culturale avendo ispirato miti greci e letteratura. Può diventare Patrimonio dell’Umanità, perché è già patrimonio delle nostre comunità, della nostra memoria, delle nostre specie viventi.” Si è parlato poi dell’esperienza di due delle comunità di patrimonio che si sono costituite a Messina durante questo processo.

La prima è la Comunità di Patrimonio “Paesaggio oltre Forte” che nasce nell’ambito di un progetto di Italia Nostra, Faro Minore, e si colloca al Forte San Jachiddu coinvolgendo anche altre realtà oltre ad Italia Nostra come l’Associazione Parco Ecologico San Jachiddu, Legambiente Messina, Il cantiere dell’Incanto, Lunaria e la Libreria Colapesce. Questa comunità nasce “per guardare lo Stretto non da lontano, come da un ponte sospeso, ma da dentro: dal margine, dal sentiero, dalla costa, dalla comunità. È uno sguardo laterale e profondo, che ricuce ciò che l’ingegneria vuole spezzare: il rapporto tra chi abita e ciò che è abitato”

La seconda è la Comunità di Patrimonio “Al di qua del faro” che parla di un luogo liminare, marginale e al tempo stesso centrale nella memoria collettiva e nella geografia emotiva dello Stretto.
Se ci aggiungiamo il tema della comunità che riscopre gli approdi storici, allora ci troviamo di fronte a una pratica di riappropriazione del territorio e della storia, capace di contrastare le retoriche dominanti della disconnessione, del ponte e della verticalità del potere.

Ci si sposta poi a raccontare l’esperienza delle realtà attive in zona Sud: territorio che sta già per subire gli effetti delle presunte compensazioni del ponte come l’esproprio di Villa Pugliatti e l’agrumeto storico di tre ettari che la circonda.

Si racconta l’esperienza del Comitato ex Sanderson che nasce per riattivare la memoria e lo spazio dell’ex stabilimento Sanderson di Messina – un luogo carico di storia sociale, economica e culturale, oggi in stato di abbandono.

Altra esperienza ormai storica è quella di Corti di sera che fa rivivere ogni anno il bellissimo Borgo di Itala con un festival di cortometraggi a cui dall’anno scorso si è aggiunta anche l’esperienza di Accussì, Festival per gli occhi, che si tiene nella piazza san Nicola di Giampilieri. Una rete di comunità permeabile che si confronta e continuerà a dialogare per annodare tutti i nodi e rafforzare la maglia tessendo con cura una realtà che non solo resiste ma crea, non solo si oppone ma propone, non fa muro ma apre varchi.

 

 

Redazione Sicilia