Ponte sullo Stretto di Messina: Salvini accelera, gli scienziati frenano, DIA e ANAC ammoniscono,… gli imprenditori fremonoIl 30 maggio Matteo Salvini ha radunato a Messina amministratori pubblici e
imprenditori insieme ai rappresentanti di associazioni di categoria e sindacati
e ad alcuni del mondo scientifico annunciando l’inizio dei lavori. Il 9 giugno
il presidente dell’ANAC ha avvertito i parlamentari dei rischi, non ipotetici,
che la criminalità organizzata si infiltri nella costruzione della
mega-struttura e che i costi della sua realizzazione non vengano approvati
All’assemblea intitolata PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA. INCONTRO CON
ASSOCIAZIONI PRODUTTIVE E SINDACATI svolta alla Prefettura di Messina e da lui
indetta e presieduta nel duplice ruolo di vice-premier e di ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini ha presentato il progetto per la
costruzione del ponte sullo stretto di Messina ed enfaticamente dichiarato che
la ‘grande opera’ potrà cominciare a venire realizzata nell’autunno prossimo,
prima della fine di settembre 2025.
L’annuncio ha suscitato molto entusiasmo tra gli imprenditori e qualche
perplessità tra i professionisti esperti di geodinamica, geotecnica, geofisica e
ingegneria strutturale e ambientale.
Dopo aver esposto aspetti legati ai movimenti della crosta terrestre, sia quelli
lenti, ovvero bradisismi, che quelli improvvisi, cioè sismi, o terremoti, Carlo
Doglioni, presidente dell’INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
dal 2016 fino al febbraio scorso) ha evidenziato che molte di tutte le criticità
del progetto originario sono state corrette con delle modifiche, ma se tali
cambiamenti siano efficaci e sufficienti a garantire la sicurezza della
struttura e, quindi, permetterne la costruzione, non è ancora certo.
In effetti il progetto presentato da Matteo Salvini nell’occasione ha già
superato un esame, quello della VIA – Valutazione di Impatto Ambientale del
Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, e ora è al vaglio del
CIPESS – Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo
Sviluppo Sostenibile diretto dalla premier Giorgia Meloni.
Sull’esito di tale valutazione – atteso per fine giugno o ai primi di luglio, e
abbastanza scontato – incombe l’effetto della lettera inviata dalla CGIL alla
Commissaria Europea per l’Ambiente, Jessika Roswall per informarla delle “gravi
criticità tecniche, ambientali, normative e sociali connesse all’iter di
approvazione del progetto relativo al Collegamento stabile tra la Sicilia e la
Calabria, recentemente trasmesso alla Commissione mediante la relazione IROPI
(Indicatori di Rilevanza di Obiettivi di Prevalente Interesse Pubblico)
approvata dal Consiglio dei Ministri”.
All’incontro con Salvini, il 30 maggio l’Ordine Regionale Geologi Sicilia ha
ricordato che gli scienziati si erano espressi nel 2023, ai due convegni svolti
uno a Reggio Calabria e uno a Messina, esaminando nei dettagli ogni questione
riguardante alla realizzazione del ponte e valutando che la sua costruzione
implica affrontare, pur non riuscendo a risolvere, le molteplici e complicate
problematiche evidenziate dalla sismica, dall’idrogeologia e dalla geotecnica.
In un’intervista a IL GIORNALE DELL’AMBIENTE il presidente dell’ordine
professionale dei geologi siciliani, Paolo Mozzicato, ha dichiarato: “ci siamo
tirati fuori dalla polemica ponte sì, ponte no. Gli obiettivi li fissa la
politica. Su questo noi siamo stati chiari sin dall’inizio proprio per evitare
strumentalizzazioni; per una questione di deontologia e di rispetto dei ruoli”.
Ricordando che nel 1908 un terremoto di magnitudo 7,1-7,2 della scala Richter
distrusse quasi totalmente Reggio Calabria e Messina, causando 80 mila morti, il
direttore della rivista specializzata in questioni ambientali ha chiesto a Paolo
Mozzicato se il ripetersi di eventi simili sia probabile e, sebbene non
prevedibile riguardo al quando, valutato una possibilità molto concreta e di cui
tener conto nella costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Paolo Mozzicato ha risposto citando un’osservazione del geologo e geofisico suo
predecessore alla presidenza dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia,
«Mauro Corrao disse “mi preoccuperei più della sicurezza delle città che del
ponte tra loro”», e testimoniando: «Sono originario di Ispica, un paese del
ragusano, dove ricordiamo il terremoto del 1693 come se fosse accaduto ieri. È
stato un disastro. La sua magnitudo era di 7,4-7,5 gradi della scala Richter,
come il prossimo che si aspetta».
Dal direttore de IL GIORNALE DELL’AMBIENTE sollecitato a esprimersi in merito
all’opinione, favorevole, espressa da Mario Tozzi, un ricercatore del CNR e noto
divulgatore, Paolo Mozzicato ha commentato che è una posizione “più politica che
scientifica” e valutato tale intervento un parere personale “sull’opportunità
politica di realizzarlo o non realizzarlo, e non sulla fattibilità dell’opera”.
Che le coste dello stretto di Messina siano molto insidiose è risaputo fin
dall’antichità. L’Odissea descrive le due sponde raffigurandole come Scilla “che
lacera” e Cariddi “che inghiotte”, le mostruose creature “appostate a entrambi i
lati dello stretto, di cui sono implacabili guardiane, Scilla in terra calabra,
in corrispondenza del promontorio Scilleo, Cariddi a distanza di un dardo, in
terra sicula” [STORICA – NATIONAL GEOGRAPHIC].
Le criticità ambientali che incombono sulla costruzione di un ponte tra Scilla e
Cariddi, una grande opera colossale come gli edifici eretti dagli antichi
romani, esperti proprio anche nella costruzione di ponti, invece sono note da
tempo perché ampliamente descritte nella letteratura scientifica, spiega il
geologo Alfredo Frixa, interpellato da PRESSENZA per capire quali siano i
problemi affrontati dai progettisti:
> Secondo i massimi esperti favorevoli al progetto le numerose e complesse
> problematiche possono essere superate, probabilmente, solo da sofisticate e
> accorte tecniche ingegneristiche, legate alla costruzione del ponte e
> all’ancoraggio delle sue due torri ai lati dello stretto.
>
> Lo stretto di Messina è una valle tettonica sottomarina, in geologia detta
> graben, bordata da faglie distensive importanti, create dall’allontanamento
> della Sicilia dalla Calabria, tuttora in atto e in 10 anni aumentato di circa
> 10 cm.
>
> Inoltre la zona siciliana si muove verso Nord mentre quella calabrese verso
> Nord-Est e nel frattempo entrambe si sollevavo, ma in 10 anni a Scilla si è
> alzata di 1,5 cm e invece a Ganzirri di 0,5 cm, quindi la costa siciliana meno
> di un terzo di quella calabrese.
>
> E ci sono anche scorrimenti lungo faglia di 0,4-1,1 mm/anno.
>
> Tutti questi movimenti tettonici accumulano le tensioni e gli attriti lungo le
> zone di faglia che provocano terremoti, devastanti, come in passato a Messina
> e Reggio Calabria e nella valle di Noto.
>
> L’intensità dei venti, che spesso soffiano ‘furiosamente’ in questa zona, è un
> parametro impattante su un ponte con una campata unica di 3˙300 mt, una
> lunghezza molto maggiore rispetto a quella di 1˙991 mt del ponte giapponese
> Akashi Kaikyo, la più lunga del mondo.
>
> Nello stretto di Messina confluiscono due mari, il Tirreno e lo Ionio, che
> hanno salinità e quote diverse, per cui quando uno è in alta marea l’altro è
> in bassa marea.
>
> A questi fenomeni consegue che le acque dello stretto siano particolarmente
> ‘agitate’ da forti correnti e vortici.
>
> Dal punto di vista ambientale si ritiene che il differente livello di salinità
> dei due mari e il continuo ricambio d’acqua tra loro siano le condizioni che
> nell’area favoriscono la coesistenza di diversificate flore e faune marine.
Il Coordinamento NO PONTE SICILIA E CALABRIA ritiene che, oltre a togliere
risorse finanziarie con cui intervenire a risolvere molte problematiche, tra cui
il dissesto delle reti stradale, autostradale e ferroviaria, la costruzione del
ponte sullo stretto di Messina sia un “azzardo tecnico” la cui realizzazione
provocherebbe un impatto devastante, e non compensabile, su “zone di interesse
comunitario e su habitat e specie naturali prioritari non è compensabile” e
“rappresenta più una minaccia che una opportunità per lo sviluppo sostenibile
della Sicilia, della Calabria e del Meridione” [PRESSENZA – 17 marzo 2025].
Sulla messa in opera del progetto due esperti di corruzione e criminalità
organizzata sono intervenuti in questi giorni: il direttore della DIA /
Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro, Beniamino Fazio ha ammonito che
questa grande opera “Attira gli appetiti di tutti i livelli della ‘ndrangheta” e
il presidente dell’ANAC / Autorità Nazionale Anti-Corruzione, Giuseppe Busia
all’audizione alla Camera sul Decreto Legge “Infrastrutture” (n.73 -21/5/2025),
il cui articolo 1 è dedicato al ponte sullo stretto di Messina, ha avvertito che
la mancanza della pianificazione esecutiva dei lavori impedisce una visione
chiara della loro concreta realizzazione e dei loro costi, su cui la normativa
UE non consente variazioni superiori al 50% rispetto al valore iniziale di gara,
e ha ribadito la necessità di aumentare il monitoraggio dei cantieri e i
controlli delle imprese in subappalto, dove più spesso si annidano le
infiltrazioni mafiose [Ponte sullo Stretto, i dubbi dell’ANAC – Annalisa
Cangemi, FANPAGE / 9 GIUGNO 2025].
La realizzazione del progetto invece è sostenuta con esuberanza soprattutto
dagli imprenditori aggregati nella Rete civica per le infrastrutture nel
Mezzogiorno, il cui presidente, Fernando Rizzo, ha definito “abnorme” il monito
del presidente dell’ANAC, proclamato che il ponte porterà “benefici di gran
lunga superiori ai disagi” e affermato che chi lo nega sbaglia, perché ragiona
“come il soldato di Popper, il quale si accorse con meraviglia che tutto il
resto del plotone marciava fuori tempo, tranne lui…”… appunto!
La ‘truppa’ che, anziché al ritmo rigorosamente scandito dalle tempistiche
scientifiche, procede al passo convulso delle frenesie politiche, si sta
cimentando in un’impresa molto ambiziosa.
Il direttore de IL GIORNALE DELL’AMBIENTE, Gianni Avvantaggiato, ne accentua la
caratteristica di “sfida ingegneristica senza precedenti in Europa” evidenziando
che “il sogno del collegamento stabile tra Sicilia e continente si scontra con i
limiti imposti dalla natura e dalla scienza” perché è “un’opera colossale in
un’area ad altissimo rischio geologico”.
Proverbialmente, le catastrofiste predizioni degli ambientalisti, i prudenti
avvertimenti degli scienziati e i timorosi sospetti degli investigatori si
infrangono, e frantumano, sugli scogli dello stretto di Messina, mentre
l’esaltante prospettiva di costruire un ponte da record affascina chi nella sua
costruzione vede realizzarsi un’opportunità conveniente e chi vi ha intravvisto
l’occasione di una rivincita.
Infatti, l’attraente promessa dei suoi vantaggi sposta la loro attenzione e,
sognando il favoloso ponte proteso tra il passato e il futuro, un’intera
generazione di italiani dimentica l’incubo che nel presente tormenta la classe
dirigente: il prezzo che i cittadini stanno pagando per il concreto, e davvero
gigantesco, colossale e madornale fallimento della TAV Torino-Lione *.
PONTE SULLO STRETTO
* VALUTAZIONI GEOLOGICHE E SFIDE SISMICHE – Gianni Avvantaggiato, IL GIORNALE
DELL’AMBIENTE / 6 GIUGNO 2025
* NIENTE APPROVAZIONE IN DEROGA – Coordinamento No Ponte Sicilia e Calabria,
PRESSENZA / 17 MARZO 2025
* TAV TORINO-LIONE
* AVANTI TUTTA, ANZI NO. Il punto sui lavori e sui costi. Se ne parla da oltre
trent’anni e a oggi si è scavato qualche decina di chilometri – Cecilia
Caciotto, VALORI / 20 MAGGIO 2025
* TRA RITARDI E PROCLAMI, A CHE PUNTO SIAMO DAVVERO. I lavori veri e propri non
sono mai iniziati. E basterebbe ammodernare la linea esistente. Intervista
all’ingegnere Alberto Poggio. – Maurizio Bongioanni, LIFEGATE / 16 MAGGIO
2024
Maddalena Brunasti