
Forlì. Il mestiere dell’equilibrista.
Pressenza - Monday, June 23, 2025Riceviamo da Fulvia Fabbri, attivista per la pace, e Milad Basir, giornalista italo palestinese.
Il mestiere dell’equilibrista. Ovvero come il Consiglio Comunale di Forlì si barcamena su una nuova mozione sulla crisi mediorientale.
A distanza di circa otto mesi dall’approvazione di una prima mozione sul conflitto mediorientale, il PD forlivese, con l’appoggio di tutte le forze della minoranza – AVS, Movimento Cinque Stelle e Rinnoviamo Forlì- ha proposto una nuova mozione riferita al massacro in corso nella Striscia di Gaza, che viene messa alla discussione del Consiglio Comunale di Forlì in data 10 Giugno 2025.
Dopo cinque ore di dibattito vengono approvate non una ma due mozioni, quella suddetta della minoranza, con cui si era aperto il dibattito, e una della maggioranza, scritta per l’occasione e letta nel corso del dibattito.
Passano entrambe, con l’astensione reciproca di maggioranza e minoranza , mentre AVS, Movimento 5 Stelle e la Consigliera indipendente nelle file del PD abbandonano la seduta, in occasione del voto, come segno di protesta.
Davanti ai numeri delle vittime in costante aumento (da Ottobre 2023, secondo un report OCHA , quasi 60.000, oltre 115.000 feriti e più di 2 milioni di sfollati), davanti agli oltre 15.000 bambini morti sotto i bombardamenti e per la fame, la sete e le malattie causate dal blocco totale degli aiuti alla popolazione civile, voluto da Israele, il Consiglio Comunale di Forlì sente l’urgenza di esprimersi, ma non riesce a concordare un testo condiviso che sappia descrivere quello che sta accadendo a Gaza.
Le parole pesano di più delle vittime.
La mozione della minoranza presenta il termine “genocidio”, “secondo quanto riportato da inchieste e report indipendenti, per il sistematico ricorso ad azioni classificabili come crimini di guerra nei confronti della popolazione di Gaza, a partire dalla negazione dell’accesso al cibo e ai servizi medici fondamentali” .
La maggioranza contesta questo termine e, al fine di andare al voto, ne chiede la sostituzione, tanto che il testo finale riporterà “sterminio”, sostituzione che provoca la protesta dei/delle consiglier*di minoranza Scirri, Poggi e Brunelli. La discussione non è priva di senso: la definizione di genocidio , adottata dall’ONU, indica “gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso” .
La volontà di distruggere è il punto cardine della definizione: quando questa volontà viene provata il paese incriminato per genocidio e tutti gli stati corresponsabili potranno essere perseguiti a livello internazionale attraverso Tribunali internazionali, e potranno essere prese misure/sanzioni atte a fermare il crimine in corso.
Il termine pertanto si connette con il diritto internazionale e richiama tutti i 149 Stati attualmente firmatari – tra cui l’Italia- a prevenire il crimine di genocidio e a mettere in atto vari meccanismi di garanzia a tutela dei diritti umani.
La mozione della maggioranza riporta il termine “crisi umanitaria”. , che , a ben guardare il vocabolario, consiste in “un evento o una serie di eventi che minacciano la salute, la sicurezza o il benessere di una comunità o di intere popolazioni in una data area territoriale”.
Disastri naturali, conflitti armati, crisi energetiche, carestie ed epidemie, questi i fattori scatenanti, ma nulla di riconducibile alla volontà distruttiva di qualcuno.
Dalla diversa descrizione della situazione discendono anche i differenti impegni che le due mozioni chiedono al Sindaco di Forlì e alla sua Giunta: la mozione della minoranza chiede di “sostenere ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, la protezione della popolazione civile di Gaza, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia, il riconoscimento dello Stato della Palestina” .
Chiede inoltre di sospendere a livello italiano ed europeo la vendita di armi ad Israele e chiede l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano.
La mozione della maggioranza chiede un intervento internazionale per fermare le sofferenze della popolazione (ndr a Gaza), impegna la Giunta “a sostenere, con iniziative simboliche e concrete, azioni di sensibilizzazione e di solidarietà verso le popolazioni colpite dai conflitti e a sostenere momenti pubblici di riflessione, anche in collaborazione con le comunità religiose e le associazioni locali, ispirati alla convivenza e al dialogo tra i popoli”.
Per quanto riguarda il riconoscimento dello Stato di Palestina, si legge che il Governo italiano ha “dichiarato che bisogna aumentare gli sforzi affinché la guerra termini, lavorando sul piano di pace promosso dai paesi Arabi, che prevede il riconoscimento dello stato di Palestina quando la Striscia di Gaza non sarà più governata dal gruppo terroristico Hamas” .
Queste due mozioni , che si collocano su uno sfondo interpretativo diverso l’una dall’altra, vengono approvate entrambe grazie all’astensione praticata reciprocamente dai due schieramenti politici, vincolando la Giunta ad una serie di attività umanitarie e politiche , anche queste, in tanti punti, contrastanti tra loro.
Ed ora? Prevarrà il solo spirito umanitario, come vorrebbe la maggioranza, oppure verranno adempiute anche le richieste della minoranza volte ad agire su un piano politico, per difendere il diritto internazionale e realizzare la raccomandazione dell’Onu per i due stati per i due popoli, per bloccare la vendita di armi, che inequivocabilmente sono usate a Gaza, uccidendo, rendendo orfani, mutilando quegli stessi bambini verso i quali si esprime tanta pietà?
Ancora una volta toccherà alla società civile promuovere le scelte indispensabili e, per metafora, spingere l’equilibrista giù dalla fune.
L’equilibrista cerca di salvare se stesso, percorrendo i metri di corda che lo separano dal piedistallo successivo, usando il bilanciere, in modo da non flettere da un lato o dall’altro.
Non ci sono scelte, bisogna solo tirare innanzi su un percorso tracciato. Invece le scelte sono da fare, perché l’equilibrismo in politica solo lava le nostre coscienze, non ferma la mano di quanti, singoli governi o stati nazionali, perseguono indisturbati azioni contrarie alla legalità internazionale e al rispetto dei diritti umani e dei popoli .