Forlì. Il mestiere dell’equilibrista.Riceviamo da Fulvia Fabbri, attivista per la pace, e Milad Basir, giornalista
italo palestinese.
Il mestiere dell’equilibrista. Ovvero come il Consiglio Comunale di Forlì si
barcamena su una nuova mozione sulla crisi mediorientale.
A distanza di circa otto mesi dall’approvazione di una prima mozione sul
conflitto mediorientale, il PD forlivese, con l’appoggio di tutte le forze della
minoranza – AVS, Movimento Cinque Stelle e Rinnoviamo Forlì- ha proposto una
nuova mozione riferita al massacro in corso nella Striscia di Gaza, che viene
messa alla discussione del Consiglio Comunale di Forlì in data 10 Giugno 2025.
Dopo cinque ore di dibattito vengono approvate non una ma due mozioni, quella
suddetta della minoranza, con cui si era aperto il dibattito, e una della
maggioranza, scritta per l’occasione e letta nel corso del dibattito.
Passano entrambe, con l’astensione reciproca di maggioranza e minoranza , mentre
AVS, Movimento 5 Stelle e la Consigliera indipendente nelle file del PD
abbandonano la seduta, in occasione del voto, come segno di protesta.
Davanti ai numeri delle vittime in costante aumento (da Ottobre 2023, secondo un
report OCHA , quasi 60.000, oltre 115.000 feriti e più di 2 milioni di
sfollati), davanti agli oltre 15.000 bambini morti sotto i bombardamenti e per
la fame, la sete e le malattie causate dal blocco totale degli aiuti alla
popolazione civile, voluto da Israele, il Consiglio Comunale di Forlì sente
l’urgenza di esprimersi, ma non riesce a concordare un testo condiviso che
sappia descrivere quello che sta accadendo a Gaza.
Le parole pesano di più delle vittime.
La mozione della minoranza presenta il termine “genocidio”, “secondo quanto
riportato da inchieste e report indipendenti, per il sistematico ricorso ad
azioni classificabili come crimini di guerra nei confronti della popolazione di
Gaza, a partire dalla negazione dell’accesso al cibo e ai servizi medici
fondamentali” .
La maggioranza contesta questo termine e, al fine di andare al voto, ne chiede
la sostituzione, tanto che il testo finale riporterà “sterminio”, sostituzione
che provoca la protesta dei/delle consiglier*di minoranza Scirri, Poggi e
Brunelli. La discussione non è priva di senso: la definizione di genocidio ,
adottata dall’ONU, indica “gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in
tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso” .
La volontà di distruggere è il punto cardine della definizione: quando questa
volontà viene provata il paese incriminato per genocidio e tutti gli stati
corresponsabili potranno essere perseguiti a livello internazionale attraverso
Tribunali internazionali, e potranno essere prese misure/sanzioni atte a fermare
il crimine in corso.
Il termine pertanto si connette con il diritto internazionale e richiama tutti i
149 Stati attualmente firmatari – tra cui l’Italia- a prevenire il crimine di
genocidio e a mettere in atto vari meccanismi di garanzia a tutela dei diritti
umani.
La mozione della maggioranza riporta il termine “crisi umanitaria”. , che , a
ben guardare il vocabolario, consiste in “un evento o una serie di eventi che
minacciano la salute, la sicurezza o il benessere di una comunità o di intere
popolazioni in una data area territoriale”.
Disastri naturali, conflitti armati, crisi energetiche, carestie ed epidemie,
questi i fattori scatenanti, ma nulla di riconducibile alla volontà distruttiva
di qualcuno.
Dalla diversa descrizione della situazione discendono anche i differenti impegni
che le due mozioni chiedono al Sindaco di Forlì e alla sua Giunta: la mozione
della minoranza chiede di “sostenere ogni iniziativa volta a esigere il rispetto
immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi
israeliani e dei prigionieri palestinesi, la protezione della popolazione civile
di Gaza, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza
restrizioni all’interno della Striscia, il riconoscimento dello Stato della
Palestina” .
Chiede inoltre di sospendere a livello italiano ed europeo la vendita di armi ad
Israele e chiede l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano.
La mozione della maggioranza chiede un intervento internazionale per fermare le
sofferenze della popolazione (ndr a Gaza), impegna la Giunta “a sostenere, con
iniziative simboliche e concrete, azioni di sensibilizzazione e di solidarietà
verso le popolazioni colpite dai conflitti e a sostenere momenti pubblici di
riflessione, anche in collaborazione con le comunità religiose e le associazioni
locali, ispirati alla convivenza e al dialogo tra i popoli”.
Per quanto riguarda il riconoscimento dello Stato di Palestina, si legge che il
Governo italiano ha “dichiarato che bisogna aumentare gli sforzi affinché la
guerra termini, lavorando sul piano di pace promosso dai paesi Arabi, che
prevede il riconoscimento dello stato di Palestina quando la Striscia di Gaza
non sarà più governata dal gruppo terroristico Hamas” .
Queste due mozioni , che si collocano su uno sfondo interpretativo diverso l’una
dall’altra, vengono approvate entrambe grazie all’astensione praticata
reciprocamente dai due schieramenti politici, vincolando la Giunta ad una serie
di attività umanitarie e politiche , anche queste, in tanti punti, contrastanti
tra loro.
Ed ora? Prevarrà il solo spirito umanitario, come vorrebbe la maggioranza,
oppure verranno adempiute anche le richieste della minoranza volte ad agire su
un piano politico, per difendere il diritto internazionale e realizzare la
raccomandazione dell’Onu per i due stati per i due popoli, per bloccare la
vendita di armi, che inequivocabilmente sono usate a Gaza, uccidendo, rendendo
orfani, mutilando quegli stessi bambini verso i quali si esprime tanta pietà?
Ancora una volta toccherà alla società civile promuovere le scelte
indispensabili e, per metafora, spingere l’equilibrista giù dalla fune.
L’equilibrista cerca di salvare se stesso, percorrendo i metri di corda che lo
separano dal piedistallo successivo, usando il bilanciere, in modo da non
flettere da un lato o dall’altro.
Non ci sono scelte, bisogna solo tirare innanzi su un percorso tracciato. Invece
le scelte sono da fare, perché l’equilibrismo in politica solo lava le nostre
coscienze, non ferma la mano di quanti, singoli governi o stati nazionali,
perseguono indisturbati azioni contrarie alla legalità internazionale e al
rispetto dei diritti umani e dei popoli .
Redazione Romagna