L’obiettivo del socialismo è tutto

Jacobin Italia - Wednesday, November 26, 2025
Articolo di Bhaskar Sunkara

Sabato 22 novembre, Bhaskar Sunkara, fondatore e direttore editoriale di Jacobin, ha tenuto il discorso principale alla conferenza biennale dei Democratic Socialists of America (Dsa) di New York City, presso la First Unitarian Congregational Society di Brooklyn. Di seguito la trascrizione del suo intervento sul perché la sinistra debba ottenere risultati concreti oggi, ma anche continuare a lottare per una società socialista che vada oltre il presente.

Sono così emozionato di essere qui con voi tutti. Ho la sensazione che questo sia il momento politico che molti di noi hanno aspettato e su cui ci siamo impegnati per anni. 

Siamo a un mese dall’elezione a sindaco di uno dei nostri compagni. Abbiamo costruito una rete di rappresentanti eletti socialisti, abbiamo una vera organizzazione che ci rappresenta e c’è una base crescente di sostegno in questa città per la nostra richiesta immediata di tassare i ricchi per ampliare i beni pubblici.

Questo momento si estende oltre New York: abbiamo un’apertura politica enorme negli Stati uniti nel loro complesso. Ma sappiamo di avere questa opportunità perché milioni di persone stanno vivendo momenti difficili. Abbiamo un presidente umorale e autoritario, abbiamo una crisi di accessibilità economica, con milioni di persone che lottano per pagare le bollette e per vivere una vita in cui siano trattate con dignità e rispetto. Abbiamo assistito al ritorno di forme di nativismo e razzismo che avrebbero dovuto essere ormai sconfitte da tempo. E a livello sociale ed economico, la situazione potrebbe peggiorare molto presto.

Il paese – non solo questa città – reclama a gran voce una leadership politica basata sui principi. Non solo una leadership populista basata su grandi figure, anche se sono grato di avere al nostro fianco una delle figure più grandi. Intendo una leadership di classe attraverso l’organizzazione.

La leadership che afferma che le disparità che vediamo nel nostro paese e nel mondo non sono leggi naturali di Dio, ma il risultato di un mondo creato dagli esseri umani. La leadership che afferma che gli interessi della maggioranza della working class sono distinti dagli interessi delle élite capitaliste e che dobbiamo organizzarci attorno a questi interessi per ottenere non solo una migliore distribuzione della ricchezza all’interno del capitalismo, ma anche un diverso tipo di società nel suo complesso.

I figli di Dio possono governare

Mi sono iscritto ai Dsa quando avevo diciassette anni. Non c’è bisogno che vi dica cos’erano i Dsa a New York nel 2007. Alcuni di voi qui lo ricordano. Ho stretto tante buone amicizie, ma eravamo fortunati se a un incontro erano presenti una dozzina di persone. Abbiamo fatto progressi grazie al lavoro paziente e costante e all’impegno di quelle persone e di molte altre che si sono unite in seguito. Eravamo i maratoneti del socialismo.

Questo, però, è il momento di dare il massimo. Viviamo la più grande apertura che il nostro movimento abbia avuto negli ultimi decenni. Il tempo che dedicheremo al lavoro politico nei prossimi mesi e anni avrà un impatto enorme sulla nostra città e sul nostro paese, per ora e per chi verrà in futuro. Ma cosa dovremmo fare esattamente e come dovremmo relazionarci sia con l’amministrazione del nuovo sindaco sia con gli altri nostri compagni eletti? A mio avviso, i nostri compiti come socialisti organizzati al di fuori del governo sono diversi e in gran parte compatibili con i loro.

Le richieste chiave del nostro momento riguardano l’accessibilità economica. Il nostro sindaco eletto guiderà un’iniziativa per raccogliere fondi per finanziare programmi sociali e dare potere alla working class della città. Se Zohran [Mamdani], gli altri nostri eletti e il movimento di base che li circonda apporteranno un cambiamento positivo nella vita delle persone, costruiremo una base sociale più solida per la sinistra.

Al momento, la nostra forza elettorale ha superato di gran lunga la nostra base. Ma la gente è pronta ad accogliere il nostro messaggio e a vedere i risultati. Ma, fondamentalmente, qualsiasi forma di governance socialdemocratica vive delle costrizioni. Proprio come nel capitalismo i lavoratori e le lavoratrici dipendono da aziende redditizie per il proprio posto di lavoro, le città dipendono dalle grandi aziende e dai ricchi per le entrate fiscali. Zohran deve destreggiarsi tra questi vincoli. Non può minare il vecchio regime di accumulazione e ridistribuzione senza avere a disposizione qualcosa con cui sostituirlo, e certamente non può esserci un sostituto totale in una sola città.

Queste preoccupazioni non sono nuove. Questo è il dilemma della socialdemocrazia. Questa è la tensione tra i nostri obiettivi a breve e a lungo termine che esiste nel movimento socialista da 150 anni.

Nel breve termine, i nostri rappresentanti eletti dovranno gestire il capitalismo nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici, mentre il nostro movimento ha anche l’obiettivo a lungo termine di costruire un nuovo sistema attraverso l’auto-emancipazione dei lavoratori stessi.

Dobbiamo considerare i vincoli a cui Zohran sarà sottoposto in termini strutturali, piuttosto che morali. Ma avere pazienza e sostenerlo non ci aiuta a conciliare il breve e il lungo termine – socialdemocrazia e socialismo. Come minimo, è importante ricordare l’obiettivo finale. Il grande teorico del riformismo, Eduard Bernstein, una volta disse che «l’obiettivo è nulla, il movimento è tutto». Credo che non sia del tutto corretto. Se non parliamo di socialismo dopo il capitalismo, nessun altro lo farà. Il sogno storico del nostro movimento, un mondo senza sfruttamento né oppressione, andrà perduto.

Ma non dovremmo evitare un approccio riformistico solo perché vogliamo sentirci puri come «veri socialisti» o come ricerca intellettuale. Dobbiamo ricordare l’obiettivo della rottura con il capitalismo perché può offrire una visione convincente del mondo a coloro che stiamo cercando di raggiungere. Il socialismo non è la «Svezia», ​​come a volte dice Bernie [Sanders]. Il socialismo non è nemmeno solo «una migliore distribuzione della ricchezza per tutti i figli di Dio», come diceva Martin Luther King Jr. e come Zohran ha splendidamente invocato. 

Socialismo significa una migliore distribuzione della ricchezza, ma anche un controllo democratico su ciò da cui tutti dipendiamo: i lavoratori e le lavoratrici che tengono le leve della produzione e degli investimenti, e lo Stato che garantisce i beni fondamentali della vita come i diritti sociali.

Socialismo significa non dover più implorare le aziende di investire nelle nostre comunità o i ricchi di restare e pagare le tasse.

Socialismo significa superare la dialettica capitale-lavoro attraverso il trionfo del lavoro stesso, non con un compromesso di classe più favorevole.

Socialismo significa che le persone che hanno mantenuto in vita questo mondo – gli assistenti sociali, gli autisti, i macchinisti, i braccianti agricoli, gli addetti alle pulizie – smettono di essere uno sfondo invisibile e diventano artefici del loro futuro.

Socialismo significa una società in cui coloro che hanno sempre dato senza avere voce in capitolo mostrano finalmente le loro vere capacità. Dove, come diceva C.L.R. James, ogni cuoco può governare.

Socialismo significa sostituire un’economia basata sulla gerarchia e sull’esclusione con un’economia fondata sull’intelligenza e sulla creatività dei lavoratori e delle lavoratrici stesse.

Questo è l’obiettivo che manteniamo vivo. Non perché sia ​​utopico, ma perché è l’unico orizzonte all’altezza della dignità e del potenziale delle persone comuni. E perché è avvincente. Non si tratta solo di restituire ai lavoratori parte del loro plusvalore in cambio del loro voto. Si tratta di offrire loro il futuro, una società di cui possono essere proprietari, la possibilità di assumere il loro legittimo ruolo di agenti della storia.

Qualcosa del genere è vero socialismo. Non è un gruppo di interesse o un’etichetta per distinguerci dagli altri progressisti. È un obiettivo fondamentalmente più radicale di quelli dei nostri alleati. Si basa su un’analisi diversa del mondo che ci circonda e del mondo che può essere costruito.

Potremmo forse pensare ai diversi modi con cui colmare il divario tra breve e lungo termine attraverso una serie di richieste che almeno accennino immediatamente al concetto di socializzazione. Idee che offrano non solo un maggiore benessere sociale, di cui c’è urgente bisogno, ma anche un assaggio di proprietà e controllo. Un accenno a una diversa economia politica.

Un esempio: quando un’azienda chiude o i suoi proprietari vanno in pensione, i lavoratori sostenuti da un fondo pubblico potrebbero avere la possibilità di salvarla convertendola in un’impresa gestita dai lavoratori e dalle lavoratrici. A livello comunale, potremmo istituire un ufficio comunale per aiutare i lavoratori a trasformare i negozi chiusi in cooperative, fornendo il supporto legale e contabile e accelerando le procedure per i permessi.

Abbiamo già parlato dei supermercati comunali e della necessità di edilizia popolare. Abbiamo bisogno di più idee come queste. Riforme che si integrino con la socialdemocrazia ma che vadano oltre.

Il socialismo nel nostro tempo

È stato emozionante incontrare persone che si sono appena unite ai Dsa. È stato bello anche rivedere vecchi amici. Mi lamentavo di essermi perso il primo tempo della partita dei Knicks, ma nemmeno Jalen Brunson riesce a tenermi lontano da qui. Sono davvero entusiasta di ciò che potremo fare nei prossimi due anni. Miglioreremo la vita di milioni di persone e faremo crescere il nostro movimento.

Ma oltre all’entusiasmo, abbiamo bisogno di essere onesti sulla strada che dobbiamo ancora percorrere per radicarci nelle comunità di lavoro. Abbiamo bisogno di più potere non solo nelle urne, ma anche nei luoghi di produzione e scambio. E dobbiamo essere onesti sulle battaglie e i vincoli che Zohran dovrà affrontare, ed essere pronti a sostenerlo quando i tempi si faranno duri.

La carica di sindaco di Zohran sarà una lotta per ciò che è possibile ottenere in questo momento. Il nostro compito è lasciare che questa lotta espanda, e non restringa, i nostri orizzonti, mantenendo vivo l’obiettivo del socialismo nel nostro tempo.

*Bhaskar Sunkara è il fondatore e direttore di Jacobin, il presidente della rivista Nation e l’autore di Manifesto socialista per il XXI secolo (Laterza, 2019). Questo articolo è uscito su Jacobin Mag, la traduzione è a cura della redazione.

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