
La vittoria di Mamdani indica la strada da seguire
Jacobin Italia - Wednesday, November 5, 2025
Articolo di Eric BlancNon doveva succedere. Quando Zohran Mamdani, a fine ottobre 2024, lanciò la sua campagna per la carica di sindaco, probabilmente era l’unica persona in città a pensare di poter vincere davvero.
L’elezione di Donald Trump, due settimane dopo, ha consolidato l’opinione generale sul fatto che New York City e la nazione stessero virando decisamente a destra. Ci è stato detto che spostarsi verso il «centro moderato» era l’unica possibilità di sopravvivenza elettorale del Partito democratico. Persino i più ottimisti tra i sostenitori di sinistra di Mamdani pensavano che lo scenario migliore fosse una sconfitta di tutto rispetto alle primarie per la carica di sindaco.
La vittoria storica di stasera smentisce gli scettici. Nonostante i milioni di dollari investiti in spot pubblicitari offensivi acquistati dai miliardari e nonostante i tentativi di Trump di ricattare gli elettori per indurli a sostenere Andrew Cuomo, i newyorkesi hanno scelto un socialista democratico trentaquattrenne alla Gracie Mansion con il mandato chiaro di rendere la nostra città di nuovo accessibile.
A quanto pare, le cose non devono per forza continuare a peggiorare. In un momento caratterizzato da crescenti attacchi autoritari, disuguaglianza economica astronomica e confusione nel Partito democratico, le onde d’urto del terremoto politico provocato da Mamdani si faranno sentire in tutto il paese. Il messaggio centrale di questa campagna – più l’accessibilità economica, meno miliardari – è rilevante anche al di fuori di New York.
Trasformare la visione di Zohran in realtà non sarà facile. Alcune delle persone e delle istituzioni più potenti del mondo faranno di tutto per fermarci. Ma trasformare la nostra città è possibile, se un gran numero di newyorkesi si unirà alla lotta. Gli oligarchi fanno bene a essere preoccupati.
Come è successo
Come ha fatto Mamdani a realizzare uno dei più improbabili sconvolgimenti della politica statunitense moderna? Dopo la vittoria alle primarie, gli esperti si sono dati da fare per minimizzare il significato politico di questa corsa, cercando di mettere in luce qualsiasi conclusione diversa da quella più ovvia: Zohran era una voce autentica per un programma che esprimeva la rabbia della working class statunitense per uno status quo in crisi.
Sì, è vero che Andrew Cuomo ed Eric Adams erano candidati imperfetti. Ed è vero che Mamdani è carismatico e il suo team ha sfruttato brillantemente i social media. Ma il dinamismo di questa campagna non può essere separato dalla sua politica.
Né il contenuto della campagna di Mamdani si riduceva a un discorso sui problemi di tutti i giorni, strategia che i consulenti democratici centristi stanno ora spacciando per una panacea per i mali del partito. Certo, il suo obiettivo era ridurre il costo della vita per i lavoratori. Ma Mamdani si è distinto concentrandosi incessantemente su tre piani insolitamente ambiziosi – assistenza all’infanzia gratuita, autobus veloci e gratuiti, affitto congelato – per rendere New York accessibile tramite le scelte dell’amministrazione e non con incentivi di libero mercato. E, cosa fondamentale, ha insistito sul fatto che tutto questo sarebbe stato finanziato tassando i ricchi. Non si trattava certo di clintonismo.
Non meno importante, Zohran è stato un messaggero credibile di questa visione trasformativa perché non è legato al denaro delle multinazionali né fa parte di un establishment Democratico decrepito. Il fatto che Mamdani sia un socialista democratico e che si sia rifiutato di voltare le spalle ai palestinesi ha dimostrato il suo autentico status di outsider a milioni di newyorkesi, abituati a vedere i politici tradizionali dire una cosa e farne un’altra.
Come Bernie Sanders prima di lui – e a differenza di candidati come Kamala Harris – quando Zohran parlava di lavoratori contro miliardari, si capiva che faceva sul serio. È stato sulla base di questa credibilità che Zohran, con l’aiuto di innumerevoli attivisti dei Democratic Socialists of America (Dsa), ha costruito una macchina di propaganda senza precedenti, composta da oltre 90.000 volontari. Non si può avere lo Zohranismo senza la politica di Zohran.
La sua campagna, condotta in modo eccellente, è stata condizione necessaria per la vittoria, ma non sarebbe arrivata così lontano se non avesse coinciso con cambiamenti radicali nell’opinione pubblica. Zohran ha raggiunto ciò che le campagne di Bernie del 2016 e del 2020 avevano provato a fare ma non sono mai riuscite a realizzare: rinnovare radicalmente l’elettorato attraendo nuovi elettori (per lo più giovani) e conquistando al contempo un gran numero di Democratici tradizionali delusi dall’establishment del partito.
Indossare una spilla o una maglietta di Zohran negli ultimi mesi è stato un modo sicuro per ottenere un flusso costante di pollici alzati o applausi da perfetti sconosciuti in tutta la città. Zohran non solo ha dominato tra i millennial laureati e gli Zoomer nel Commie Corridor, ma ha vinto anche in quartieri operai come Brownsville e East New York. E ha dominato tra la fascia demografica più anziana e progressista delle mamme da aperitivo della middle class, settori cruciali della base Democratica che si sono radicalizzati di fronte all’incapacità di Chuck Schumer e Hakeem Jeffries di opporre una seria resistenza a Trump.
La vittoria di stasera dimostra che i giovani e gran parte di lavoratori e lavoratrici sono stanchi dello status quo e cercano un’alternativa. Tuttavia, i rappresentanti dell’establishment di entrambi gli schieramenti liquideranno sicuramente i risultati odierni come un’anomalia cittadina irripetibile, perché altrove l’elettorato è più moderato. Ma tre degli ultimi quattro sindaci di New York (Eric Adams, Michael Bloomberg e Rudy Giuliani) non erano affatto progressisti. E questa argomentazione presuppone erroneamente che la maggior parte degli statunitensi abbia preferenze politiche coerenti e si collochi perfettamente su un asse che va da molto conservatore/molto progressista. Gli statunitensi stanno risentendo della crisi ovunque, e per battere il Maga dobbiamo rivolgere questa rabbia verso l’alto – contro l’America corporate – in modo che non venga invece incanalata verso il basso, contro migranti e ragazzi transgender.
Come dimostra una ricerca del Center for Working-Class Politics, la nostra migliore scommessa per sconfiggere elettoralmente il trumpismo è la stessa in ogni angolo del paese: puntare su campagne basate sui temi economici e costruite attorno a candidati autenticamente anti-élite. Questo potrebbe significare candidarsi come indipendenti in parti del paese in cui il marchio Democratico è tossico. E in Stati repubblicani come il Nebraska, un lavoro operaio o una storia di militanza sindacale potrebbero essere un segnale anti-élite più efficace di una tessera di iscrizione al Dsa. Ma se la forma assunta da questo «populismo economico» può variare da regione a regione, il messaggio politico fondamentale sarà lo stesso: la working class merita sicurezza economica e dignità, ed è per questo che è ora di farla pagare ai miliardari. La vittoria di stasera darà sicuramente il via a innumerevoli nuovi sforzi in questa direzione in tutto il paese.
Entra nella lotta
Poiché la politica della working class ha un potenziale così elevato per sostituire il centrismo Democratico e l’autoritarismo Repubblicano, un’amministrazione Mamdani di successo rappresenta una seria minaccia per i leader dell’establishment di entrambi i partiti, per non parlare dei miliardari isterici che vedono anche modesti aumenti delle tasse come l’avvento del comunismo. Dovremmo aspettarci che le élite, a partire dal presidente Trump, facciano tutto il possibile per impedire a Zohran di attuare il suo programma.
Eleggere un combattente al municipio non è sufficiente per ribaltare la situazione contro avversari così potenti. Un numero enorme di cittadini comuni, in città e in tutto lo Stato, dopo stasera dovrà scendere in campo.
Il fatto che politici dell’establishment come la governatrice dello Stato di New York Kathy Hochul abbiano appoggiato Mamdani testimonia la forza del movimento che lo sostiene. Ma il continuo rifiuto della nostra governatrice, che detiene il diritto di veto, di sostenere la tassazione dei ricchi dimostra quanta strada ci sia ancora da fare. Per spingere Hochul e altri politici dell’establishment ad appoggiare riforme trasformative – e a mantenere alta la popolarità di Zohran di fronte a inevitabili attacchi e crisi – quel movimento deve crescere e consolidarsi.
Dopo vittorie come quella di stasera, è facile sopravvalutare la forza della sinistra. Ma è chiaro che il declino dell’establishment Democratico ha creato lo spazio per un’influenza elettorale della sinistra che ha raggiunto livelli vertiginosi, ben oltre la nostra forza organizzata nei quartieri operai e nei luoghi di lavoro. La maggior parte dei newyorkesi non è iscritta a sindacati, la maggior parte degli iscritti ai sindacati non è attiva, e gran parte del più ampio ecosistema progressista rimane isolato in piccole organizzazioni non profit gestite dal personale. E sebbene sia una buona notizia che i Dsa di New York City siano cresciut fino a più di 11.300 iscritti e iscritte, si tratta ancora di una piccola parte dei quasi centomila attivistii della campagna elettorale e una frazione ancora più piccola dell’oltre un milione di persone che ha votato per Mamdani.
Questo squilibrio tra la forza elettorale e non elettorale della sinistra è un fenomeno relativamente nuovo. Al contrario, i socialisti delle fogne di Milwaukee [così viene definita la sinistra che si batteva per la sanità urbana e sistemi fognari anche nei quartieri popolari, Ndt] conquistarono la leadership del sindacato più di un decennio prima di ottenere la carica di sindaco nel 1910, carica che mantennero di fatto per gran parte dei successivi cinquant’anni. E il più grande sindaco di New York, Fiorello La Guardia, fu in grado di portare avanti un programma populista così ambizioso e di contribuire a far uscire la nostra città dalla Depressione, in parte perché era sostenuto da un movimento sindacale in forte crescita negli anni Trenta.
Il compito che ci attende è quello di sfruttare lo slancio della vittoria di stasera, oltre alle leve del municipio e alla portata dell’imponente piattaforma di Zohran, per ricostruire un movimento operaio abbastanza potente da trasformare New York. Molti lo faranno aderendo ai Dsa, altri sindacalizzando i propri luoghi di lavoro, altri ancora con entrambe le strategie.
La cosa più urgente è che un gran numero di newyorkesi si unisca in una grande lotta comune per ottenere assistenza all’infanzia gratuita, alloggi a prezzi accessibili e autobus gratuiti tassando i ricchi, e per proteggere i nostri vicini privi di documenti dalla brutalità dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice) attraverso mobilitazioni di massa non violente come gli scioperi delle scuole superiori. Cambiare i rapporti di forza attraverso un’organizzazione rivolta all’esterno contribuirà molto di più a rendere realtà la piattaforma di Zohran rispetto alle infinite critiche di sinistra agli inevitabili limiti e compromessi dell’amministrazione.
Nessuno può prevedere cosa ci riserva il futuro. Trump sta intensificando la sua presa del potere a livello nazionale e i miliardari di New York non cederanno facilmente il loro potere o i loro profitti. Siamo certi che nei mesi e negli anni a venire dovremo affrontare ogni sorta di crisi e battute d’arresto.
La straordinaria vittoria di Mamdani ha tuttavia dato ai lavoratori e alla sinistra una forte dose di aspettative elevate, in un periodo in cui paura e rassegnazione sono di solito la norma. Non è poco. Come osservò il socialista delle fogne di Milwaukee Victor Berger nel 1907, «La disperazione è il principale nemico del progresso. Il nostro bisogno più grande è la speranza».
La vittoria di stasera dovrebbe ispirarci tutti a impegnarci più che mai per la città – e per il mondo – che sappiamo essere possibile. Come Zohran oggi, Berger aveva capito che «la Terra è abbastanza grande e vasta da offrire tutti i beni della vita a ogni essere umano che vi nasce… [Ma] per ottenere un mondo migliore dovremo lavorare e lottare». Questa battaglia è appena iniziata.
*Eric Blanc è professore associato di studi sul lavoro alla Rutgers University. Tiene un blog su Substack, Labor Politics, ed è autore di We Are the Union: How Worker-to-Worker Organizing is Revitalizing Labor and Winning Big. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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