
Esercitazione militare Joint Stars: in Sardegna si apparecchia la tavola della guerra
Pressenza - Saturday, May 3, 2025In quello che sembra l’anno di insediamento non di un nuovo presidente degli Stati Uniti, ma di un dittatore globale, al di là delle pretese di una pace con spartizione delle risorse in Ucraina, il moto economico sembra sempre più spostato sulla produzione e sul commercio di armi e mai come negli ultimi ottant’anni di Storia ritornano a galla gli antichi, beceri disvalori del militarismo, quello della cieca obbedienza, quello della legge del più forte.
Poco importa chi sia lo Stato e il suo popolo che viene individuato come nemico: fino ad oggi era la Russia e i russi, domani potrebbe essere l’Iran ed i persiani, dopodomani la Cina e tutti i cinesi. Il problema per chi ha in mano le redini del dominio è soltanto quello di mantenerlo e di espanderlo. A questo scopo ama dividere i popoli, le etnie, le religioni affinché perdano l’armonia ed entrino in conflitto, per poi approfittarne per derubarli delle loro risorse.
Né importa a chi governa delle popolazioni che dovrebbe amministrare, che saranno quelle che la guerra la subiranno, con in morti ammazzati, i mutilati, la distruzione. Né si cura dei danni a lungo termine: crisi alimentare, profughi, miseria, persone traumatizzate, fisicamente e psichicamente. Si cura invece dell’eliminazione di ogni dissenso interno, da parte della stampa o della società civile, tramite intimidazioni, aggressioni, arresti arbitrari, espulsioni e, a seconda dei contesti locali, anche torture, rapimenti ed uccisioni. Lo stato di guerra, infatti, consente la sospensione delle libertà democratiche e, di conseguenza, degli stessi diritti umani.
Le singole persone e i popoli nel loro insieme non desiderano che ci sia la guerra. Viene loro imposta dalle classi dominanti, ovvero da una piccola minoranza, dotata di ricchezze e mezzi, ivi compresi quelli militari. Ma poiché attualmente siamo ancora in un sistema democratico, dovrebbe essere garantita la libertà di espressione del dissenso, nelle sue varie forme. Ma si tende sempre di più ad ostacolare le voci non conformi. Per fare un esempio, in Italia il governo Meloni con il DDL sicurezza tende a criminalizzare anche le azioni di resistenza civile nonviolenta, andando ben oltre quanto permetta la costituzione antifascista.
Ma per abituare la popolazione ad un nuovo clima di guerra, dopo ottant’anni in cui si è comunque, pur fra alti e bassi, sviluppata una cultura di pace, occorre fare un bel po’ di pubblicità.
Come un lieto intermezzo fra un’esercitazione militare e una guerra simulata, ecco che viene annunciata alla popolazione e, in particolare tramite le scuole, ai ragazzi e ai giovani, la bellezza romantica della Marina Militare, l’intrepida avventura dell’Aeronautica, l’eroico cameratismo dell’Esercito.
Così come il ministro dell’Istruzione ha fatto diramare i nuovi programmi per la scuola primaria: in seconda elementare sono previste “letture patriottiche sul risorgimento”. Poi in terza si ricomincia dall’australopiteco. Ha un senso? Da un punto di vista didattico no di certo, ma dal punto di vista della propaganda nazionalista patriottica, che vuole prepararci all’obbedienza e alla guerra, può avere un senso.
Lo stesso senso perverso che sembrano avere le iniziative previste a Cagliari in concomitanza con “Joint Stars”, l’esercitazione interforze nazionale, guidata dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI). Sabato 10 e domenica 11 maggio, a bordo della nave “Trieste” ormeggiata al porto del capoluogo: medici e infermieri militari, coadiuvati da personale delle ASL, effettueranno non meglio precisati “screening sanitari gratuiti” per i bambini.
Il giorno dopo ci sarà una competizione podistica, nonché una tavola apparecchiata con pastasciutta, sempre ad opera dei cuochi militari. Parte del ricavato andrà in beneficenza. Ma questo ingente sforzo di imbellettamento mimetico non finirà così presto. Secondo un comunicato diramato già a metà marzo, “l’Amerigo Vespucci farà tappa a Cagliari dal 19 al 24 maggio 2025, offrendo un’opportunità unica per gli studenti di conoscere da vicino la vita a bordo e le attività della Marina Militare.”
L’apparato militare, tronfio d’essere di nuovo tornato sulla cresta dell’onda, si dà da fare per dimostrare d’essere umano e benevolo, nascondendo dietro la tenda l’intrinseca essenza di ogni esercito: obbedienza cieca, assassinio legalizzato, distruzione senza limiti. Questi spot vorrebbero farci adeguare ad un clima di guerra, in cui le forze armate avrebbero un potere inusitato e, di conseguenza e a misura, si assottiglierebbe quello della società civile e del giornalismo libero.
Smascherare questa operazione di chirurgia estetica del militarismo, è oggi un obiettivo importante per i movimenti sinceramente pacifisti e disarmisti, in Sardegna e oltre. Il comunicato stampa diffuso da ben 62 associazioni della società civile sarda è solo l’inizio di una lotta in corso.