Un paese che ha bisogno di tutti

Comune-info - Sunday, April 27, 2025

Tra i tanti referendum che in passato sono stati proposti e votati in Italia, nessuno ha riguardato direttamente e indirettamente bambini e bambine, ragazzi e ragazze come quello sulla cittadinanza dell’8 e 9 giugno. Grazie a questo referendum verranno infatti ridotti da dieci a cinque gli anni di residenza legale richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Questa semplice modifica migliorerebbe la vita di ogni giorno di circa 2,5 milioni di persone, mentre sono oltre un milione i ragazzi e le ragazze che, pur frequentando istituti scolastici, non possono al momento beneficiare della cittadinanza. In questo articolo la rete MoVi (Movimento di Volontariato italiano), da sempre impegnata tra l’altro sui temi delle comunità educanti e della partecipazione (ad esempio con il progetto nazionale Scuole Aperte partecipate in rete), spiega perché ha deciso di aderire attivamente alla campagna referendaria in corso

Immagine tratta dalla pag. fg Referendum cittadinanza

Come MoVI abbiamo deciso di aderire attivamente promuovendo la partecipazione al referendum. La legge sulla cittadinanza in Italia ha oltre trent’anni e risulta ormai disallineata con le esigenze di una società che, dopo tre decenni, è mutata. A oggi risultano riforme mancate e di diritti non riconosciuti rispetto al resto d’Europa. Grazie anche alla nostra esperienza di lavoro sul campo, siamo profondamente convinti che la crescita della nazione si basi su una maggiore uguaglianza e parità di diritti tra tutte le persone che la abitano e che la vivono attivamente con il loro lavoro, le loro famiglie e le tante attività sociali che svolgono.

Secondo quanto riportato dall’ultimo Rapporto sullo stato dei diritti in Italia presentato dalla Onlus A Buon Diritto lo scorso gennaio, in questo momento in Italia si stima ci siano 2.500.000 cittadini di origine straniera che in questo Paese nascono, crescono, vivono, lavorano. Sono invece oltre un milione i ragazzi e ragazze che, pur frequentando istituti scolastici in Italia, non possono beneficiare della cittadinanza. Un problema che si ripercuote anche nel caso di nuove nascite andando così a pesare ancora di più sul calo demografico italiano, arrivato oggi ai minimi storici.

Ma la legge che disciplina l’acquisizione della cittadinanza italiana ha ben 33 anni, risale infatti al 1992. Da allora, come riporta il sopracitato Rapporto, non si sono registrate particolari novità salvo l’approvazione da parte della Camera dei deputati nel 2015 di un testo che prevedeva da un lato l’acquisizione per ius soli e dall’altro quella per ius culturae. Proposta arrenatasi, circa tre anni dopo, al Senato in prossimità con la conclusione della XVII Legislatura. Il dibattito su una proposta incentrata solo sullo ius scholae, depositata nel 2018, invece è bloccata in parlamento dal 2022.

Il decreto Salvini del 2018 ha introdotto nel nostro ordinamento l’istituto della revoca della cittadinanza. La norma, di fatto, ha creato una cittadinanza di serie A, di chi l’ha acquisita al momento della nascita e che non può subire la revoca; e una di serie B, cioè di chi l’ha acquisita in un momento successivo e che ne può essere privato dopo una condanna in via definitiva per reati particolarmente gravi in materia di terrorismo ed eversione. Pur comprendendo la necessità di tutelare la sicurezza della cosa pubblica, la norma sembrerebbe non conciliarsi con il principio di uguaglianza sancito in Costituzione.

Questa campagna referendaria è un grande segnale che ha visto una mobilitazione importante della società civile e che, finalmente, ha visto le associazioni di nuovi cittadini o di italiani senza cittadinanza in un ruolo cardine nella gestione della campagna. Quella proposta dal Referendum Cittadinanza è una piccola modifica che non risolve tutte le storture di una legge sorpassata come la L.91/1992 ma agevola il raggiungimento dei requisiti per presentare domanda di cittadinanza risultando un grande passo avanti per la vita di milioni di cittadini di origine straniera che in Italia nascono e crescono ma anche per coloro che da anni abitano questo Paese contribuendo alla crescita con il loro lavoro. Ma soprattutto quella proposta è una risposta ai loro diritti a oggi negati: come il poter votare, il partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, poter partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini.

Per approfondire: https://referendumcittadinanza.it/

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