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L’eterno ritorno di Chat Control
Immagine in evidenza da stopchatcontrol.fr Si torna a parlare di lotta agli abusi sui minori, privacy e crittografia end-to-end, dopo che, il 26 novembre, il Consiglio UE ha votato a favore dell’approvazione del nuovo testo del Child Sexual Abuse Regulation (CSAR), più comunemente conosciuto come Chat Control. La proposta di legge, di cui si discute ormai da più di tre anni, è volta a limitare la diffusione di materiale pedopornografico online attraverso nuove disposizioni per le piattaforme e i fornitori di servizi digitali, inclusa la possibilità di effettuare una scansione preventiva e costante dei contenuti che gli utenti si scambiano, per esempio, su WhatsApp, Telegram o Gmail, al fine di rilevare attività di adescamento di minori o movimento di materiale pedopornografico. La proposta, che da tempo cerca un equilibrio tra la necessità di proteggere i minori da abusi sessuali e quella di tutelare i diritti fondamentali dei cittadini europei (a partire dalla privacy), ha sollevato non poche critiche da parte dei funzionari di governo, degli esperti di sicurezza, delle società di servizi coinvolte e, non da ultimi, degli utenti stessi. E ora, dopo il voto favorevole ottenuto dopo numerosi rinvii, il senso di preoccupazione sta rapidamente crescendo. Proprio per questo, è importante fare chiarezza sul cosiddetto Chat Control: cos’è, quali regolamentazioni prevede, quali sono i reali rischi per la privacy, e come potrebbe cambiare la nostra vita. CHAT CONTROL: COS’È E COSA PREVEDE Era l’11 maggio 2022 quando, per la prima volta, la Commissione Europea presentava una nuova proposta legislativa “per prevenire e combattere gli abusi sessuali sui minori in rete”. Una manovra presentata come necessaria a causa della crescente diffusione di materiale pedopornografico in rete rilevata a partire dal 2021 – anno in cui, stando ai dati riportati dalla Commissione, sono stati segnalati “85 milioni di immagini e video che ritraggono abusi sessuali su minori” – e l’incapacità del sistema attualmente in vigore – il cosiddetto Chat Control 1.0, che prevede la segnalazione di abusi tramite monitoraggio volontario dei fornitori di servizi digitali – di proteggere adeguatamente i minori. Per contenere quanto più possibile la situazione, in quell’occasione la Commissione ha proposto “una legislazione per affrontare efficacemente l’abuso sessuale su minori online, anche richiedendo ai prestatori di rilevare materiale pedopornografico noto e […] la creazione di un Centro dell’UE di prevenzione e lotta contro l’abuso sessuale su minori”. Una serie di norme, in sostanza, che consentirebbero a un’ampia gamma di fornitori di servizi Internet, compresi i servizi di hosting e di messaggistica, di accedere e scansionare le conversazioni private degli utenti al fine di “individuare, segnalare e rimuovere il materiale pedopornografico dai loro servizi”, o rilevare episodi di “adescamento di minori” (grooming). Un’operazione che le compagnie dovrebbero attuare attraverso “tecnologie che siano il meno invasive possibile per la privacy, in linea con lo stato dell’arte del settore, e che limitino il più possibile il tasso di errore dei falsi positivi”. Allo stato attuale, il cosiddetto Chat Control richiede ai “prestatori di servizi di hosting e prestatori di servizi di comunicazione interpersonale” di individuare, esaminare e valutare “per ciascun servizio che offrono, il rischio di un suo uso a fini di abuso sessuale su minori online”. E poi di prendere “misure di attenuazione ragionevoli e adeguate al rischio individuato […] per ridurlo al minimo”. Tra queste misure, come anticipato, rientra anche la scansione delle conversazioni private degli utenti: uno strumento che le piattaforme e i fornitori di servizi possono utilizzare ai fini della valutazione del rischio e della sua attenuazione. Tuttavia, la proposta prevede che, se dopo la valutazione e le misure adottate dal fornitore sussiste ancora un rischio significativo che il servizio possa essere utilizzato per abusi sui minori, le autorità nazionali designate possano avvalersi di questo strumento per indagare sulla diffusione di materiale pedopornografico. In questo caso, possono chiedere all’autorità giudiziaria o amministrativa di “emettere un ordine di rilevazione che impone a un prestatore di servizi di hosting o a un prestatore di servizi di comunicazione interpersonale rientrante nella giurisdizione dello Stato membro in questione di prendere le misure […] per rilevare casi di abuso sessuale su minori online in un servizio specifico”. Anche in questo caso, però, la proposta della Commissione Europea specifica che le autorità devono avvalersi di tecnologie che non siano invasive nei confronti degli utenti coinvolti, ma che siano anzi “efficaci nel rilevare la diffusione di materiale pedopornografico noto o nuovo o l’adescamento di minori, a seconda dei casi” e “non in grado di estrarre dalle comunicazioni in questione informazioni diverse da quelle strettamente necessarie per rilevare […] pattern rivelatori di diffusione di materiale pedopornografico noto o nuovo o di adescamento di minori”. Data la delicatezza della scansione, soprattutto nelle comunicazioni private e crittografate, il regolamento prevede una serie di garanzie, quali la limitazione della durata degli ordini, il controllo umano delle tecnologie di rilevamento, la riduzione al minimo dei dati trattati e l’accesso a meccanismi di ricorso per gli utenti e i fornitori. Pertanto, per garantire che il regolamento venga rispettato, la proposta introduce anche il Centro dell’UE per la prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori, che svolgerà un ruolo di supporto alle autorità e alle piattaforme fornendo banche dati di indicatori affidabili e tecnologie di rilevamento adeguate, contribuendo a ridurre i falsi positivi e gli impatti invasivi. LE ORIGINI E LE EVOLUZIONI DELLA PROPOSTA DI LEGGE La proposta avanzata dalla Commissione Europea nel 2022 non dichiarava apertamente che i telefoni dei cittadini europei sarebbero stati scansionati alla ricerca di materiale pedopornografico, ma introduceva il concetto di “obblighi di rilevamento” che i fornitori di servizi dovevano rispettare, anche nel caso in cui questi proteggessero la privacy degli utenti con la crittografia end-to-end. Questo significava, quindi, che le autorità coinvolte nella rilevazione potessero ricorrere alla scansione lato client, ossia all’analisi di contenuti digitali presenti sui dispositivi degli utenti prima ancora che venissero crittografati e inviati o ricevuti. Com’è noto, la proposta ha sin da subito scatenato le critiche di governi ed esperti di sicurezza e privacy, tanto che nel 2023 il Parlamento Europeo ha escluso sia la crittografia end-to-end sia i messaggi di testo dall’ambito di applicazione degli obblighi, limitando questi ultimi ai casi di ragionevole sospetto e impedendo di fatto la scansione indiscriminata. Pertanto, solo se i fornitori non rispettano le norme per la sicurezza dei minori, le autorità competenti possono emettere un ordine di scansione e rilevamento di materiale pedopornografico dai dispositivi degli utenti. Nel corso degli anni, però, la proposta ha subìto decine di modifiche e aggiornamenti. L’1 luglio 2025, il Consiglio dell’Unione Europea ha presentato una proposta in cui si afferma chiaramente che, per i servizi dotati di crittografia end-to-end (che impedisce a chiunque di leggere i messaggi, esclusi soltanto mittente e destinatario) come WhatsApp, Signal e Telegram, il rilevamento avviene “prima della trasmissione dei contenuti” – ossia prima che questi vengano crittografati – installando un software preposto alla scansione, ma con una clausola di “consenso dell’utente”. Allo stato attuale, Chat Control rimane soltanto una proposta. Per far sì che diventi una legge a tutti gli effetti è necessario l’avvio di triloghi – “un negoziato interistituzionale informale che riunisce rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione europea” – che mettano d’accordo le parti. Se la linea attuale del Consiglio dovesse essere approvata, questo comporterebbe l’installazione di un software che controlli i contenuti prima della crittografia per i servizi end-to-end; al contrario, se prevalesse la linea del Parlamento, non verrebbe effettuata alcuna scansione preventiva dei contenuti. Proprio per questo, lo scorso 14 ottobre era stato fissato come data per il voto del Consiglio UE sul Child Sexual Abuse Regulation (Csar): un giorno in cui i ministri dei diversi paesi membri avrebbero espresso il proprio parere sulla proposta. A una settimana dalla data, dopo aver subito forti pressioni da parte dell’opinione pubblica, la Germania si era dichiarata contraria al disegno di legge, costringendo l’intero Consiglio a rimandare il voto finale sull’approvazione. “Il monitoraggio ingiustificato delle chat deve essere un tabù in uno Stato di diritto. La comunicazione privata non deve mai essere soggetta a sospetti generalizzati. Né lo Stato deve obbligare a scansionare in massa i messaggi alla ricerca di contenuti sospetti prima di inviarli. La Germania non accetterà tali proposte a livello UE (…). Nemmeno i crimini peggiori giustificano la rinuncia ai diritti civili fondamentali”, ha dichiarato Stefanie Hubig, ministra federale della Giustizia e della Tutela dei consumatori, commentando la scelta della Germania, che ha stravolto l’agenda legislativa della Commissione Europea. LA SVOLTA DANESE Dopo tante controversie, lo scorso novembre la presidenza danese del Consiglio dell’Unione europea ha introdotto un’importante revisione alla proposta del Child Sexual Abuse Regulation (CSAR), in cui le “disposizioni relative agli obblighi di rilevamento (articoli da 7 a 11) sarebbero eliminate dal testo”. In questo modo, il regolamento mantiene il monitoraggio delle chat private degli utenti, senza renderlo obbligatorio, ma trasformandolo in uno strumento che le aziende tecnologiche possono utilizzare a propria discrezione. Anche se, come si legge nella proposta della presidenza danese, “i fornitori di servizi ad alto rischio, in cooperazione con il Centro dell’UE, potrebbero comunque essere tenuti ad adottare misure per sfruttare le tecnologie adeguate per mitigare il rischio di abusi sessuali sui minori individuati sui loro servizi”. La modifica della Danimarca ha segnato un momento importante nell’evoluzione di Chat Control, che lo scorso 26 novembre ha ottenuto l’approvazione dei rappresentanti dei 27 paesi membri dell’Unione Europea, dando così inizio all’ultima fase che precede l’approvazione del regolamento: la discussione tra Parlamento Europeo, Consiglio dell’Unione Europea e Commissione Europea. “Ogni anno vengono condivisi milioni di file che ritraggono visivamente abusi sessuali su minori. Dietro ogni singolo video e immagine c’è un minore che ha subito gli abusi più orribili e tremendi. Ciò è del tutto inaccettabile”, ha commentato Peter Hummelgaard, ministro danese della Giustizia, dopo la votazione svoltasi a Bruxelles. “Sono pertanto lieto che gli Stati membri abbiano finalmente concordato una via da seguire che prevede una serie di obblighi per i prestatori di servizi di comunicazione al fine di combattere la diffusione di materiale di abuso sessuale su minori”.  Allo stato attuale, secondo quanto approvato dai paesi membri dell’UE, “i fornitori di servizi online saranno tenuti a valutare il rischio che le loro piattaforme possano essere utilizzate impropriamente per diffondere materiale di abuso sessuale su minori o per adescare minori. Sulla base di tale valutazione, dovranno attuare misure di attenuazione per contrastare tale rischio. Tali misure potrebbero includere la messa a disposizione di strumenti che consentano agli utenti di segnalare casi di abuso sessuale su minori online, di controllare quali contenuti che li riguardano sono condivisi con altri e di predisporre impostazioni predefinite a tutela della vita privata dei minori”. L’interesse del Consiglio è quello di arrivare ai triloghi il prima possibile, considerando che ad aprile 2026 scadrà la legislazione temporanea che consente alle app di eseguire la scansione alla ricerca di materiale pedopornografico. “Il Consiglio ha finalmente adottato la sua posizione sul regolamento CSA”, ha commentato in un post pubblicato su X il deputato spagnolo Javier Zarzalejos, leader delle negoziazioni in Parlamento. “Abbiamo bisogno di un quadro legislativo obbligatorio e a lungo termine con solide garanzie. Il tempo sta per scadere e ogni minuto che perdiamo senza una legislazione efficace significa più bambini danneggiati”. La nuova proposta non sembra però incontrare né il sostegno delle forze dell’ordine, preoccupate che i contenuti illegali rimarranno nascosti nelle applicazioni con crittografia end-to-end, né gli attivisti a difesa della privacy, preoccupati che il rilevamento – seppur volontario – possa trasformarsi in uno strumento di sorveglianza di massa. I RISCHI DI CHAT CONTROL E qui arriviamo a un altro dei punti deboli della proposta della Commissione ampiamente criticato dagli attivisti, l’alto tasso di falsi positivi. I sistemi di scansione automatica, infatti, spesso segnalano come illegali contenuti che non lo sono affatto, come le foto di bambini sulla spiaggia scattate durante le vacanze familiari. Secondo la polizia federale della Svizzera, per esempio, l’80% di tutte le segnalazioni elaborate da programmi informatici si rivelano infondate. E stando ai dati raccolti in Irlanda, invece, solo il 20% delle segnalazioni ricevute dal National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC) nel 2020 sono state confermate come effettivo “materiale pedopornografico”. Il rischio, quindi, è che i cittadini vengano coinvolti in indagini sull’abuso di minori senza aver mai commesso alcun reato e, per di più, vedendo compromessa la propria privacy. E non è tutto. Molti critici, infatti, temono anche il cosiddetto “function creep”: una volta che esisterà un sistema per la scansione di tutti i messaggi degli utenti, i futuri governi potrebbero essere tentati di estenderne l’applicazione ad altri settori, come il terrorismo o, nel peggiore dei casi, censurando il dissenso politico. “Una volta che viene implementato una tecnologia di questo genere, significa che avremo un sistema che controlla tutte le nostre comunicazioni e decide se sono legali o no”, ha commentato Udbhav Tiwari, VP strategy and global affairs di Signal, nel corso del webinar Stop Chat Control tenutosi lo scorso 30 settembre. “Il suo funzionamento dipende esclusivamente da come e con quali dati viene addestrato”. Un’opinione condivisa dai governi di Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Olanda, che hanno espresso un voto contrario lo scorso 26 novembre. E così pure – o quasi – dall’Italia, che ha deciso di astenersi dalla votazione, sottolineando la preoccupazione che una forma di sorveglianza delle comunicazioni potrebbe ledere i diritti costituzionali della persona. “I titoli dei giornali sono fuorvianti: Chat Control non è morto, è solo stato privatizzato”, ha commentato Patrick Breyer, ex eurodeputato oggi alla guida del movimento Fight Chat Control. “Quello che il Consiglio ha approvato oggi è un cavallo di Troia. Consolidando la scansione di massa ‘volontaria’, stanno legittimando la sorveglianza di massa senza mandato e soggetta a errori di milioni di europei da parte delle aziende statunitensi”. Il termine “volontario” per definire il rilevamento proposto dalla presidenza danese, secondo Breyer, sarebbe ingannevole: “Il testo mira a rendere permanente la normativa temporanea ‘Chat Control 1.0’”, che consente a fornitori come Meta o Google di scansionare le chat private degli utenti, indiscriminatamente e senza un mandato del tribunale. Nulla di troppo diverso, quindi, rispetto alla proposta originaria. Chat Control, secondo gli attivisti, è e continua a essere uno strumento pericoloso per la sicurezza e la privacy dei cittadini. L'articolo L’eterno ritorno di Chat Control proviene da Guerre di Rete.
PALESTINA: NESSUNA VERA TREGUA A GAZA, CONTINUI ATTACCHI DELL’ESERCITO ANCHE IN CISGIORDANIA
Non si fermano le uccisioni israeliane nei confronti dei palestinesi. Tre sono i palestinesi uccisi nella striscia di Gaza: un fotoreporter è stato colpito a est del campo profughi di Al-Bureij, nell’area sotto il controllo israeliano nel centro della Striscia. Un altro palestinese è stato ucciso da un attacco di droni israeliani a Khan Yunis, e un terzo nel quartiere di Zeitoun, a sudest di Gaza City. Dal cessate il fuoco ufficiale del 10 ottobre scorso, le violazioni da parte di Israele sono state più di 500 con il bilancio di almeno 356 palestinesi uccisi, per un totale dal 7 ottobre 2023 superiore alle 70mila. Lo stesso Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito la sua posizione, affermando che la guerra “non è finita”. Non solo Israele ha continuato ad attaccare: non ha consentito l’ingresso degli aiuti previsti, ha distrutto più di 1.500 edifici e si è esteso ulteriormente a Gaza, isolando le persone dalle loro case. In Cisgiordania occupata invece l’ondata di attacchi dell’esercito in corso da venerdì non si ferma. Nel mirino Tubas, Nablus, Jenin, Hebron, dove oggi i soldati hanno ammazzato un 17enne. Un altro giovane, un 18enne, ucciso vicino Ramallah; qui feriti a coltellate anche 2 soldati di Israele, che ha replicato chiudendo tutte le strade che da nord portano a Ramallah, teorica capitale dell’Anp. In mezzo, decine di rapimenti, torture, case demolite Attacchi continui, botte e terra rubata anche da parte dei coloni, soprattutto nella valle del Giordano. Oggi strade chiuse con massi dai coloni, che nel fine settimana avevano pestato pure attiviste-i di Faz3a, 3 con nazionalità italiana e 1 di nazionalità canadese. Dopo le cure in ospedale, sono tornati nel villaggio palestinese che difendono, con la propria presenza, e dove erano stati aggrediti. L’intervista con il giornalista Giacomo Cioni della redazione di Unimondo – Atlante delle guerre. Ascolta o scarica  
ITALIA: L’INFLAZIONE SI MANGIA LE PENSIONI, IL GOVERNO AUMENTA LE MINIME…DI 3.13 € AL MESE
I pensionati, in particolare quelli con la minima, dall’anno prossimo potranno permettersi ben…tre caffè in più al mese. È il risultato della perequazione all’inflazione fissata, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, all’1,4% (3.13 euro in più al mese): l’assegno passa da 616 a 619 euro al mese. La misura è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 28 novembre 2025. Non va meglio per altri assegni: con 800 euro netti al mese arriveranno 9 euro in più, mentre con 1000 euro netti di pensione, 11 euro in più. Ai nostri microfoni il commento di Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil nazionale. Ascolta o scarica
SENEGAL: 81 ANNI FA IL MASSACRO DI THIAROYE, I FRANCESI SPARARONO AI SOLDATI AFRICANI CHE CHIEDEVANO GLI ARRETRATI
Il Senegal ricorda il massacro da parte dell’esercito coloniale francese dei fucilieri africani a Thiaroye avvenuto 81 anni fa. Il mattino del 1 dicembre 1944, nel campo militare non lontano dalla capitale Dakar, truppe coloniali spararono per ordine di ufficiali dell’esercito francese su fucilieri rimpatriati dopo aver combattuto per l’esercito francese in Europa, durante la Seconda Guerra Mondiale. I soldati, originari di Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Guinea e Burkina Faso, chiedevano il pagamento degli arretrati prima di tornare a casa, ricevendo in risposta il piombo dell’esercito coloniale transalpino. Le vittime ufficiali furono 35, ma storici africani, considerando che nel campo erano radunati quasi 2mila fucilieri, parlano in realtà di svariate centinaia di morti. Ricordiamo quanto accaduto a Thiaroye con Cornelia Toelgyes, vicedirettrice di www.africa-express.info con la quale facciamo anche il punto su alcune altre notizie che giungono dal Sudafrica e dal Mali. Ascolta o scarica
PALESTINA: L’ATTIVISTA ELISABETTA VALENTI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA IN CISGIORDANIA
Elisabetta Valenti vive negli Stati Uniti e fa parte del Seattle Central College. Ha oltre 20 anni di esperienza nell’insegnamento di ingegneria, fisica e informatica presso college comunitari. È venuta a trovarci nei nostri studi per raccontare la sua esperienza in Cisgiordania dove è stata lo scorso anno con volontari e volontarie di Faza e dell’International Solidarity Movement. Elisabetta ha tenuto diverse presentazioni per condividere le testimonianze raccolte in Cisgiordania e che raramente trovano spazio nei media. È autrice di un articolo pubblicato sul Seattle Times, intitolato “L’embargo sulle armi da parte degli Stati Uniti è l’unico modo per cambiare la situazione a Gaza”. Ha anche assistito a diversi attacchi dei coloni e anche all’uccisione della compagna turco-statunitense Aysenur Eygi da parte dei soldati israeliani. L’intervista ad Elisabetta Valenti sull’esperienza di attivismo internazionale in Cisgiordania. Ascolta o scarica
BRESCIA: VOLANTINAGGIO AVS AL SUPERMERCATO PAM CONTRO I LICENZIAMENTI ILLECITI DELL’AZIENDA
Questa mattina Alleanza verdi e Sinistra Brescia ha convocato una conferenza stampa alle ore 11.30, era contestuale ad un volantinaggio davanti al supermercato PAM di via Fratelli Porcellaga. La conferenza è stata indetta per solidarizzare con lavoratori e lavoratrici dell’azienda, in seguito alla notizia del licenziamento di dipendenti che non avrebbe superato il test del cosiddetto “cliente invisibile”. Noi ci siamo collegati poco prima della conferenza stampa con Francesco Catalano Capogruppo in consiglio comunale della lista “Al Lavoro con Brescia” e con Angelo Scotto di Alleanza Verdi Sinistra. Ascolta o scarica Riportiamo il comunicato stampa inviatoci da AVS. La federazione provinciale di Sinistra Italiana di Brescia esprime profonda preoccupazione per l’episodio denunciato il 22 novembre scorso dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Marco Grimaldi, riguardo al licenziamento da parte della PAM di Siena di un delegato sindacale di 62 anni, vicino alla pensione, “colpevole” di non aver superato un controllo effettuato col metodo del cosiddetto “cliente invisibile”: un ispettore mandato dall’azienda che finge condotte illecite, dallo scambio di etichette al furto vero e proprio, con l’obiettivo di imbrogliare il cassiere. Nella ricostruzione del nostro parlamentare non solo non si tratta di un caso isolato (licenziamenti analoghi si sono verificati a Livorno e nel Lazio), ma il lavoratore di Siena aveva in precedenza superato due volte il test, indicando quindi un’insistenza dell’azienda nei suoi confronti. Non è accettabile che strumenti pensati per migliorare la qualità del servizio vengano utilizzati in maniera discrezionale per punire i lavoratori, e per questo riteniamo che quanto avvenuto sia un precedente preoccupante e da condannare per evitare che casi simili si ripetano in altre aziende e altri territori, compresa la nostra provincia. Per esprimere la nostra solidarietà ai lavoratori e lavoratrici della PAM, Sinistra Italiana organizza per oggi, 29 novembre, alle ore 11:30, un volantinaggio di fronte alla PAM di Brescia in via Fratelli Porcellaga. Angelo Scotto – Responsabile politiche del Lavoro della Federazione provinciale di Sinistra Italiana Brescia – Alleanza Verdi e Sinistra
MANIFESTAZIONI NAZIONALI A ROMA E MILANO IN SOLIDARIETÀ AL POPOLO PALESTINESE E CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO
Manifestazioni a Roma e Milano oggi pomeriggio dopo la giornata dello sciopero generale del sindacalismo di base di ieri contro la manovra ed in solidarietà alla Palestina. Tante le manifestazioni che si sono svolte in numerose città, dove si sono anche registrati diversi blocchi: dalla Lombardia con Pioltello, davanti ad un hub della logistica, mentre tra Piemonte e Liguria azioni a Tortona e Alessandria, sempre all’esterno dei poli logistici. In Veneto, a Venezia, blocchi prima all’aeroporto Marco Polo, poi alla sede Leonardo, dove la polizia ha caricato compagne e compagni con un massiccio utilizzo degli idranti e manganellate. Corteo anche a Genova, la piazza più simbolica e significativa per la presenza dei portuali, i primi a lanciare, un paio di mesi fa, la parola d’ordine del “Blocchiamo tutto”. Sempre ieri in una cinquantina di città, migliaia di persone nelle strade dei maggiori capoluoghi di regione come Bologna, Roma, Palermo e anche Torino, dove al centro delle rivendicazioni c’è anche la campagna per la liberazione immediata per Mohamed Shahini, da giorni recluso nel CPR di Caltanissetta e che rischia la deportazione in Egitto. Per questo il corteo torinese ha fatto irruzione nella sede del quotidiano La Stampa vergando scritte sui muri e poi ha versato un mucchio di letame nel cortile, per poi nel tardo pomeriggio manifestare davanti alla Prefettura del capoluogo piemontese.  Rispetto all’azione alla Stampa, che ha avuto com’era prevedile una grande eco mediatico, la Questura di Torino, comunica sarebbero state effettuate una trentina di identificazioni. Oggi intanto si torna in piazza “contro la finanziaria di guerra e il governo Meloni” con le sue complicità con il genocidio per mano israeliana in Palestina. A Milano appuntamento in piazza XXIV maggio a partire dalle ore 15. A Roma appuntamento alle ore 14 a porta San Paolo.  Il bilancio delle manifestazioni di ieri e le ragioni della piazza romana di questo pomeriggio, con Guido Lutrario, dell’esecutivo nazionale dell’USB. Ascolta o scarica
PORTOVESME: GLI OPERAI EUROALLUMINA SOSPENDONO LA PROTESTA DEL SILOS, IN ATTESA DEL 10 DICEMBRE
Hanno deciso di interrompere la protesta a 40 metri di altezza, che andava avanti dalla mattina di lunedì 17 novembre, e scendere dal silos i quattro operai dell’Eurallumina di Portovesme dopo che ieri hanno ricevuto la visita della Ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. La decisione è stata presa questa mattina durante l’assemblea di lavoratori e sindacati proprio per fare il punto delle azioni di lotta all’indomani dell’incontro con la Ministra, che aveva dato rassicurazioni in vista del tavolo convocato per il 10 dicembre a Roma. Il commento di Franco Bardi, segretario generale della CGIL Sardegna Sud Occidentale. Ascolta o scarica
CURAMI – PRIMA DI TUTTO LA SALUTE: “QUALI LE CONSEGUENZE SULLA SALUTE DELLA DONNA DELLA VIOLENZA DI GENERE?”
La trasmissione di sabato 29 novembre ospita la dottoressa Antonella Novaglio, Presidente dell’Ordine delle ostetriche di Brescia e la dottoressa Francesca Badiglioni, psicologa presso la Casa delle donne – Centro antiviolenza di Brescia.  Questa puntata è intitolata “25 novembre 2025 – Quali le conseguenze sulla salute della donna della violenza di genere?”. Conduce Donatella Albini.  “Curami. Prima di tutto la salute” è una trasmissione di Radio Onda d’Urto in onda il sabato mattina su Radio Onda d’Urto, dalle 12.00 alle 12.30, di Donatella Albini, medica del centro studi e informazione sulla medicina di genere, già delegata alla sanità del Comune di Brescia, e di Antonino Cimino, medico e referente di Medicina Democratica – Movimento di lotta per la salute – di Brescia. La trasmissione viene replicata il mercoledì alle ore 12.30. La puntata di sabato 29 novembre. Ascolta o scarica
PALESTINA & FANON: INTERVISTA A LEILA HASSAN, DOTTORANDA ALLA NORMALE DI PISA E DEI GIOVANI PALESTINESI D’ITALIA
“Fanon può entrare ma i palestinesi d’Italia no, perché? Perché il palestinese buono è quello morto o rassegnato. Appunti sull’inadeguatezza della sinistra italiana” è il titolo dell’articolo di Leila Hassan pubblicato da Effimera.org. L’autrice denuncia come la “solidarietà” di parte della sinistra italiana verso i palestinesi finisca spesso per rifiutare la loro soggettività politica: accettabile diventa solo il “palestinese vittima, sofferente, passivo”, mentre la rabbia, la resistenza, la rivendicazione di autodeterminazione quali elementi essenziali della lotta anticoloniale, vengono ignorati, esclusi o bollati come “inaccettabili”. Questo approccio, secondo Hassan, non solo perpetua “un atteggiamento paternalistico e orientalista, ma de-politicizza la causa palestinese, negando ai palestinesi in Italia lo spazio per esprimere un proprio discorso autonomo, pensiero critico e strategie di Resistenza”. L’intervista a Leila Hassan, dottoranda alla scuola Normale superiore di Pisa ed esponente dei Giovani Palestinesi d’Italia. Ascolta o scarica