Cosa può una città? Margini, feticci e spazi sociali

Pressenza - Saturday, September 20, 2025

Questo il titolo di Assemblea cittadina che si svolgerà alle ore 18 del 26 settembre prossimo, in occasione dei cinque anni della biblioteca sociale “booq” alla Kalsa a Palermo.

Se ne discuterà insieme a Marco Assennato della Université PSL, Verdiana Mineo del Centro Sociale Ex Carcere, Laura Pavia della Fondazione Don Calabria ETS, un rappresentante di Corrente Cinema, Loriana Cavaleri di Send, Vivian Celestino di Handala e Flora La Sita di booq.

Così gli organizzatori presentano il dibattito.

Un campetto, una piazza, una biblioteca di quartiere. Guardare la città a partire da luoghi marginali può rivelare un’immagine non appiattita di un territorio: delle sue tensioni e delle sue passioni.

Nella Palermo duale, le distanze tra i dentro e i fuori, materiali e simbolici, sono siderali.
Ogni spazio diventa terreno di contesa e l’accesso a beni, luoghi e diritti diventa impresa individuale. La solitudine diviene, trasversalmente, una condizione di massa.
Quello che era lo spazio della politica diventa oggi lo spazio dei consumi.

Chi è impegnato nel lavoro sociale deve costantemente confrontarsi, oltre che con le problematiche dei quartieri, anche con le narrazioni stridenti che parlano di rinascita e rigenerazione.

La città è stata sostituita dal suo feticcio, la partecipazione ridotta ad edulcorata organizzazione del consenso, la cittadinanza ha smesso di essere l’insieme degli abitanti di un territorio diventando lo spazio della competizione individuale all’accesso ai diritti.
Il racconto di una città diventa un operazione di marketing, il suo nome un brand e la polvere del territorio viene nascosta sotto il tappeto di una mappa, artefatta e pacificata.

Ma la spinta fagocitante della merce non è mai totalizzante e incontra continui piani di resistenza. Costantemente emergono pratiche di attraversamento dei territori che sfuggono ad ogni ipotesi preordinata e disegnano relazioni inedite.

È importante allora pensare pratiche che rompano gli argini e tengano insieme solidarietà, cura e conflitto.

In un suo recente articolo sul rapporto tra Urbanistica, Architettura e Politica, Marco Assennato scrive:

“occorre domandarsi quale soggettività politica, quale livello istituzionale, insomma chi può (chi ha sufficientemente forza per) «rallentare, selezionare e diversificare la mobilità del capitale» e la sua riproduzione urbana?
Possiamo limitarci a redarguire i gestori degli enti locali – il Comune e i suoi Municipi – per la loro mancanza di coraggio e ricordare agli amministratori il loro dovere di difesa dei pubblici diritti contro i privati interessi?
O non è forse necessario chiedersi perché mai ciò non accada praticamente più? Ed avviare una ricerca, difficile, rigorosa ma possibile attorno a contropoteri efficaci e realistici rispetto alla delirante dinamica del capitale contemporaneo e delle sue politiche”.

Il recente sgombero, dall’altra parte del paese, del Leoncavallo ha portato, oltre che ad una straordinaria risposta solidale, anche ad una ripresa del dibattito pubblico sugli spazi sociali, la cui importanza non è riducibile soltanto ad un discorso sui dispositivi di repressione e resistenza. Bisogna interrogarsi piuttosto sulle soggettività politiche adeguate alle attuali trasformazioni urbane.

Ci chiediamo in altro termini: a chi appartiene una città?

Quali sono oggi i luoghi della politica e come pensare oggi una politica dei luoghi?
Insomma, cosa può una città?
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Il programma completo della due giorni per i 5 anni di booq:
https://www.booqpa.org/amore-citta-e-altre-catastrofi-5-anni-di-booq-nella-galassia-kalsa/

Redazione Palermo