Impegni non negoziabili – Elezioni Regionali Toscana 2025

Pressenza - Thursday, September 11, 2025

In autunno in Toscana ci saranno le elezioni regionali: non possiamo e non intendiamo lasciare che il dibattito verta solo sulle alleanze e sulle candidature senza tentare di incidere sulle cose da fare e le iniziative da intraprendere, le responsabilità da assumere di fronte ai cittadini elettori.

Di seguito abbiamo elencato e sintetizzato gli “Impegni non negoziabili” che i candidati dovrebbero fare propri e che il movimento si impegna a sostenere con iniziative di lotta e di disobbedienza civile prima, durante e dopo le elezioni regionali. Tali impegni rappresentano al contempo: un programma elettorale per qualsivoglia forza politica, lista e candidato che voglia agire in rottura con i poteri forti, un programma di lotta e di “irruzione” nella campagna elettorale, un programma di governo per la Regione Toscana. La nostra proposta è convergere nella costruzione di un Comitato di Liberazione della Toscana: per liberarci dalle Larghe Intese che sono al servizio della NATO, del FMI, della BCE e dei pescecani della finanza!

Il progetto è aperto: chiediamo e aspiriamo alla più ampia partecipazione!

Primi promotori

– Rete No Gesi – Rete No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante

– Carlo Volpi, aderente a PeaceLink e al Coordinamento Fiorentino contro il riarmo

– Marco Lenzoni, aderente alla Consulta Popolare Salute, Massa – Carrara

– Comitato Lavoratori Scuola – Siena

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1. Partecipazione attiva della cittadinanza

Principi e criteri: tutto quello che è conforme agli interessi della popolazione è legittimo. Un’amministrazione regionale deve impegnarsi a sostenere i cittadini nelle giuste rivendicazioni in merito al diritto al lavoro, alla difesa dei servizi e alla salvaguardia del territorio. Laddove necessario, in coerenza con il dettame costituzionale, l’amministrazione regionale deve assumersi la responsabilità politica, amministrativa, legale ed economica di far prevalere in ogni caso la legittimità degli interessi dei cittadini prima e sopra ogni altro vincolo, norma o codice di rango inferiore alla Costituzione. Occorrono comitati e organismi di controllo popolare sull’operato della amministrazione regionale. Per andare in questa direzione l’amministrazione deve dotarsi di metodi e strumenti funzionali allo scopo come assemblee popolari delle seguenti tipologie: consulte popolari, consigli cittadini, tavoli permanenti che operano per fronteggiare specifici problemi (ordinari o emergenziali) proponendo agli amministratori esempi di soluzioni spendibili. La combinazione dell’opera delle tre tipologie assembleari dev’essere la linfa vitale dell’azione amministrativa della Regione. Vogliamo vedere applicata la convenzione di Aarhus, che in Italia è stata ratificata in legge sulla obbligatorietà di trasparenza e partecipazione dei cittadini nei processi decisionali che riportiamo: “La Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, nota come Convenzione di Aarhus, è un trattato internazionale volto a garantire all’opinione pubblica e ai cittadini il diritto alla trasparenza e alla partecipazione in materia ai processi decisionali di governo locale, nazionale e transfrontaliero concernenti l’ambiente”.

2. Economia di pace vuol dire avere e adottare una visione evolutiva del futuro industriale della Toscana da tradurre in politiche industriali che incoraggino gli investimenti in produzioni sostenibili e innovative e scoraggino la speculazione parassitaria basata sul consumo di risorse collettive a cominciare dalla salute, la sicurezza, la bellezza, il paesaggio, il patrimonio pubblico e la storia del nostro territorio. Come linea di condotta generale di fronte alle crisi aziendali la futura Amministrazione regionale dovrà essere in prima linea al fianco della mobilitazione dei lavoratori e impegnarsi a sostenere e fornire tutti gli strumenti possibili ai medesimi al fine di progettare piani di recupero, re-industrializzazione o riconversione degli stabilimenti a rischio di chiusura, provare a sfruttare le opportunità offerte dalla Legge Marcora, relazione con i corpi intermedi come la Legacoop valorizzando l’esempio e la spinta di esperienze come quella dei lavoratori della ex-GKN.

3. Sanità e salute. La sanità rappresenta l’impegno cruciale  per  la Regione. Non basta richiedere  maggiori risorse, serve un impegno determinato   e   coraggioso   per   combattere   i   conflitti   di   interesse   ed   invertire   il   flusso   di   risorse   finanziarie   ed   umane verso il sistema privato. La prima misura  da adottare è l’abolizione delle  cosiddette “Aslone” per ritornare  al sistema sanitario organizzato come era prima del 2015 ovvero in Asl provinciali così come richiesto con il referendum Consultivo sull’organizzazione del sistema sanitario regionale.
La riforma del 2015, introdotta con la legge 84/2015, ha ridisegnato il sistema sanitario toscano accorpando le 12 Aziende Sanitarie Locali in tre grandi ASL di area vasta. Sul fronte della tutela della salute occorrono misure di controllo sulla salute delle popolazioni: indagini epidemiologiche gratuite, pianificate a cadenza regolare per monitorare gli effetti della presenza di opere impattanti, ma anche a causa della presenza di metalli pesanti su acqua e aria, sulle emissioni di aziende da riconvertire.

4. Ambiente, energia e territorio. Bonifica dei terreni dove risiedono aziende e opere speculative e graduale dismissione secondo un piano deciso con gli operai e cittadini. Manca un piano energetico su quanta energia occorre, mancano i piani energetici territoriali e quindi in base a cosa sfruttiamo le risorse? In base al consumo necessario a portare avanti una politica bellicista: ce lo chiede l’Europa! La rotta va invertita: serve un piano energetico coerente con le attività produttive e il fabbisogno per garantire una vita sana e dignitosa alla popolazione. Bisogna difendere le nostre risorse; l’acqua sempre più inquinata, l’aria, il bosco fondamentale per il microclima ma che in Toscana sta subendo una aggressione senza precedenti, disboscamento selvaggio confacenti al profitto di pochi o a quello delle multinazionali che portano avanti opere inutili e dannose che consumano suolo e bosco. Manca un bilancio idrico regionale e di zona che da 25 anni non viene fatto.

5. La scuola e la sanità pubbliche, la loro qualità e accessibilità sono i cardini del modello di vita dell’Europa Continentale e di quel modello basato sullo stato sociale, sulla solidarietà, sulla scuola pubblica e sulla sanità pubblica, ancorché in grave difficoltà, opposto al modello anglosassone di azzeramento del sistema di sanità e di educazione pubblica. Ebbene, questo modello con l’affermazione dell’economia di guerra proposta da Draghi e attuata dalle istituzioni europee rischiano di azzerare. Le istruzioni regionali dovranno decidere se collaborare o contrastare questo piano con tutti i mezzi possibile, compresa la inversione del flusso di risorse che da scuola, università e sanità pubblica si trasferiscono alla speculazione finanziaria e bellica. La Regione dovrà investire nel numero di lavoratori per scuola (sia docente che personale ATA), supervisionare le strutture scolastiche, aiutare all’occorrenza economicamente i comuni nella manutenzione e/o nella ristrutturazione al fine di garantire spazi adeguati all’offerta formativa, coordinare reti di scuole per progetti e finanziare corsi formazione che vadano nella direzione di contrastare la guerra e la militarizzazione della scuola. Infine serve un investimento nel DSU Toscana per sostenere le istituzioni universitarie e rendere il percorso accademico realmente alla portate delle fasce più povere. Riteniam necessario invertire la strada percorsa dalla Giunta uscente che sta ridimensionando il suo servizio alloggi per gli studenti, riducendo il numero di residenze universitarie, e creando pericolose e dannose collaborazioni con privati pronti a speculare con chi scegli di venire a studiare in Toscana.

6. L’amministrazione deve impegnarsi a sottrarre alle logiche di mercato la gestione della cosa pubblica, con particolare riferimento ai servizi pubblici essenziali. La lotta per far uscire i comuni dalla multi-utility regionale e la sua quotazione in borsa e conseguente consegna al grande capitale finanziario di quote importanti del reddito delle famiglie e delle imprese dev’essere una prerogativa. I servizi pubblici in Toscana devono invece rimanere un bene collettivo e devono essere gestiti non per generare profitti per speculatori finanziari; le soluzioni alternative ci sono ma vanno vagliate e sostenute con forza e potrebbero riguardare non solo rifiuti e igiene pubblica, ma anche acqua, energia, trasporti. Le risorse vanno concentrate assicurando ad esempio basse tariffe di abbonamento al trasporto pubblico per tutti i residenti.

A questo tema colleghiamo quello della difesa dell’Acqua pubblica rifacendoci a quanto viene prescritto, illustrato e rivendicato dai comitati, associazioni che si battono da anni per l’applicazione della normativa nazionale ed europea che prevede per i servizi pubblici essenziali una società di gestione che opera senza fini di lucro, sotto il controllo diretto degli enti pubblici, con una politica degli utili indirizzata al massimo contenimento dei costi per l’utente ed al miglioramento del servizio (la gestione così detta in house providing).

7. Lotta contro la NATO e per l’attuazione dell’articolo 11 della Costituzione. L’attività della NATO stride con uno dei principi fondamentali della Costituzione nella misura in cui esso stabilisce che: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. L’azione della NATO è connotata storicamente da una portata offensiva. L’attività della NATO, inoltre, non assicura pace e giustizia fra le Nazioni ma persegue solo l’obiettivo dichiarato degli USA di conservare la propria egemonia nel mondo il che rende la sua attività incompatibile con gran parte dell’art. 11 e incompatibile con i valori della nostra Costituzione. La NATO aggrava in modo sempre più evidente gli effetti nel nostro paese della guerra esterna e interna.

L’impegno della regione Toscana dev’essere quindi quello di contribuire ad attuare fino in fondo l’articolo 11 della Costituzione. La sua applicazione sostanziale implica e coincide con l’uscita dell’Italia dalla NATO. Un governo regionale quindi deve sollecitare, sostenere e attuare tutte quelle iniziative istituzionali e di protagonismo popolare che vanno in questa direzione opponendosi, tanto per cominciare ai processi di militarizzazione del proprio territorio (si rimanda al punto 7).

8. Attività di contrasto alla guerra, all’economia di guerra e alla militarizzazione del territorio e della società con interventi per favorire il blocco dell’espansione delle installazioni militari a cominciare da quelle di San Rossore e di Firenze (comando NATO caserma Rovezzano) e il ridimensionamento o la chiusura di Camp Darby e relativo stop alla nuova darsena e canale. In secondo luogo, poniamo il problema della smilitarizzazione completa dell’aeroporto di San Giusto a Pisa. E’ infatti problematico fermare l’espansione del traffico a Peretola senza la disponibilità piena di un grande aeroporto per la Toscana. San Giusto è gravato da pesantissimi vincoli militari che dall’oggi al domani possono trasformarsi in chiusura dell’aeroporto come già successo un paio di mesi fa quando l’aeroporto è stato chiuso per non chiarite ragioni di sicurezza durante le ore notturne per l’arco di due settimane. Smilitarizzazione completa di San Giusto e stop alla dilapidazione di risorse pubbliche negli studi di fattibilità per soluzioni precarie e mezze soluzioni di un aeroporto come quello fiorentino che resta un modesto aeroporto di terzo livello e tale potrebbe rimanere.

Interzo luogo, vogliamo l’istituzione di un Osservatorio regionale sulla produzione e il transito di armi con una presenza di rappresentanti della società civile e dei lavoratori, come ad esempio del Gruppo Autonomo Portuali di Livorno o i Ferrovieri contro la guerra (e altri che verranno individuati) che abbia competenze ispettive sul territorio regionale e di elaborazione di linee guida rispetto ai processi di riconversione a produzioni a fini civili e per la sostenibilità ambientale. Inoltre vanno sostenute tutte le iniziative che i lavoratori metteranno in campo per contrastare il traffico di convogli che contengono armi e armi di distruzione di massa, come l’istituzione di una legge regionale che riconosca l’obiezione di coscienza alla guerra di tutti i lavoratori. Questi sono alcuni dei passi concreti per fare della Toscana una Regione denuclearizzata e attiva come operatrice di pace.

9. Palestina. Riconoscimento a livello regionale dello Stato di Palestina. Interruzione, dove necessario per decreto, di ogni forma commerciale, di collaborazione e di cooperazione tra tutte le articolazioni della Regione Toscana e lo Stato d’Israele, comprese aziende e imprese israeliane, università, enti di ricerca, istituti accademici, progetti di cooperazione istituzionale e territoriale. Interruzione, dove necessario per decreto, di tutti gli accordi pubblici e segreti di cooperazione militare industriale stipulati nel corso degli anni con aziende, agenzie e istituti dello Stato sionista d’Israele su esempio di quanto è stato fatto dal sindaco di Sesto Fiorentino (interruzione della compravendita di prodotti farmaceutici israeliani nelle farmacie comunali). Rimozione di Marco Carrai, proconsole di Israele, dal vertice della Fondazione Meyer.

10. La Toscana per la pace e relazioni internazionali. In coerenza con il dettame costituzionale la Regione Toscana e la sua Amministrazione devono avere un ruolo attivo e propositivo per boicottare e sabotare tutte le iniziative e le disposizioni del governo Centrale che favoriscano la partecipazione dell’Italia alle guerre e che rafforzino la sottomissione del nostro Paese alla Nato e all’Ue. Parimenti, l’Amministrazione Regionale dovrà attiva, instancabilmente, nel promuovere iniziative di pace e di solidarietà fra i popoli. L’amministrazione valuterà le forme concrete attraverso cui affermare e far valere la sua posizione. L’Amministrazione Regionale deve essere guidata dal fatto che la maggioranza della popolazione ha tutto da perdere e nulla da guadagnare dalla partecipazione alle guerre a cui gli organismi sovranazionali stanno obbligando il Paese in contrasto con quanto espresso dal dettato costituzionale.

11. La crisi abitativa è una delle grandi crisi del nostro secolo. A fronte di una mobilità crescente, di forti migrazioni interne ed estere, della crescente disparità economica, tanto i grandi centri urbani, sovraffollati e svenduti, quanto le piccole aree rurali in via di svuotamento non sono amministrate a dovere per trovare soluzioni alle sfide del presente. Da questa situazione non sfuggono le grandi città toscane, in particolare quelle universitarie, sempre meno vivibili e a misura d’uomo. L’istituzione Regionale dovrebbe immediatamente censire gli immobili pubblici inutilizzati e investire per renderli fruibili e accessibili, serve ripartire da case popolari, creando una cultura non di emarginazione ma anzi di programmazione di una rivalutazione di certe aree. Serve poi porre in atto misure ferme contro i grandi proprietari di immobili che non mettono le proprie proprietà a disposizione della collettività, con una tassazione che disincentivi questa scelta. Serve una regolamentazione che limiti anche gli affitti brevi, non permettendo il proliferare di inutili e dannosi B&B al servizio di un turismo che da risorsa per la collettività diventa speculazione per la classe più ricca. Serve inoltre lavorare per mettere un tetto al costo degli affitti, lavorando in sinergia con le istituzioni nazionali per proporzionare il costo di un canone di locazione agli attuali salari.

12. La difesa del territorio e delle comunità dalle calamità, i grandi rischi, le epidemie, i cambiamenti climatici e le conseguenze di spopolamento e invecchiamento vanno affrontati con la realizzazione di un servizio civile regionale da finanziare anche attraverso la gestione regionale dei fondi accantonati attraverso meccanismi di obiezione fiscale alla guerra.

Redazione Toscana