
Un’esperienza comunitaria grande come una valle
Comune-info - Wednesday, July 30, 2025Anche quest’anno, lontano dalle attenzioni dei grandi media, il Festival Alta Felicità ha accolto in Val Susa migliaia di giovani, la loro voglia di collaborare, di fare domande, di ballare. Il loro grido di vita rompe il dominio di violenza e denaro

Dove si trova la vita? Ok partiti alti. Eppure è stato il pensiero continuo avendo negli occhi interminabili file di ragazzi e ragazze, da settimane intercettati dal sole di luglio, gambe e braccia abbronzati. Vestiti di poco. In coda per colazioni, bagni, pastasciutte, panini, prelibatezze spadellate dai “Fornelli in lotta”. E perché no anche polente, panini e grigliate. Siamo in Valle di Susa, al Festival Alta Felicità. File senza fine, sempre rispettate. Non uno spintone, uno scazzo, una deriva. Scrive su Fb Viviana una mamma: “Ho filmato la marcia dei ragazzi No Tav perché almeno tramite social si conoscesse la verità. Non sono teppisti, estremisti, terroristi. Chiedono a noi adulti di essere onesti, di dire la verità, di raccontarla giusta. Io li ho visti, li ho sentiti parlare e ridere e stare insieme e anche piangere. E ho pensato che il campeggio No Tav è una tra le esperienze di vita comunitaria migliori che possano fare i ragazzi”.
Arrivano da tutta Italia e anche dall’estero, arrivano in auto fino a Susa, in treno, in moto e poi usano le navette gratuite per raggiungere il piccolo comune montano (900 abitanti). Arrivano con zaini, borracce. Si chiamano “tende a strappo” sono leggere, circolari e in un attimo sono montate sul prato, una accanto all’altra a formare un’onda enorme di teli blu. Un’onda come il grido che risuona per tutta l’area da centinaia di ragazzi che scandiscono: “Siamo tutti antifascisti”.
Il Comune di Venaus è diventato famoso dopo le giornate di lotta e sgombero dell’8 dicembre 2005 (a fine anno saranno vent’anni e sono trent’anni da quando l’opposizione alla grande opera è iniziata): qui le navette da una corsa all’altra continuano a sfornare centinaia di ragazzi, sotto il sole o sotto la pioggia, niente li ferma.


Nove anni fa il primo Festival Ad Alta Felicità. Quanto siamo cambiati? Quanti non ci sono più? È abbastanza normale chiederselo, eppure questo senso di smarrimento si scioglie e riprende carica riflettendosi nei loro visi, nelle loro domande, nella disponibilità a lavorare fianco a fianco con i gruppi di “anziani” che garantiscono i vari stand mangerecci. Tagliano la frutta a pezzi per la sangria senza sottrarsi a raffiche di domande di chi diventa per due ore zia, nonna, curiosi di conoscere il loro futuro.
Sotto un grande tendone gli incontri iniziano venerdì e portano la voce di Gaza con il libro di Betta Tusset e don Nandino Capovilla, da oltre vent’anni presente nella Striscia, ed Enzo Infantino dell’associazione Sabra&Chatila. Segue un incontro sull’intelligenza artificiale con Alberto Puliafito e Stefano Barale. Cambio palco: si parla di lavoro con la lotta delle fabbriche: Raffaele Cataldi racconta la sua esperienza all’Ilva di Taranto e il suo libro Malesangue; con lui c’è Dario Salvetti (ex GKN) autore di Questo lavoro non è vita. Si guarda avanti per inventarsi un futuro. Sul profilo Instagram del Collettivo di Fabbrica GKN si legge: “Tre cargobike saranno messe a disposizione come mezzo navetta da Susa a Venaus. Come tutti gli esperimenti, non sappiamo come andrà. Sappiamo che è giusto provare. Poi riprovare. E dopo riprovare. Se non per riuscire, almeno per fallire meglio. Tutte le info sul progetto https://insorgiamo.org/cargo-bike/”. Conclude la giornata di venerdì ancora un incontro sulla Palestina e un collegamento con di Antonio Mazzeo dalla nave Handala fermata dagli israeliani. Impossibile elencare tutti gli eventi organizzati anche dall’altro palco postazione “autogestita”. Impossibile elencare tutti i gruppi musicali, gratuiti, che hanno riempito le serate fino a tardi.
Sabato la parola va ai “Tetrabondi”, tetraplegici e vagabondi, per superare il pietismo legato alla disabilità. In valle sono molte le esperienze positive che interpretano bene il titolo dell’incontro: “A volte la disabilità è l’ultimo dei miei problemi”. Nella stessa mattinata la cooperativa Il Sogno di una cosa, con un gruppo di ragazzi porta il proprio contributo sistemando l’area concerti. La domenica mattina viene aperta da Angelo Tartaglia, Lorini e Roberto Aprile con una riflessione sul nucleare e sulle confluenze sempre più necessarie. Segue un partecipatissimo incontro: “Guerra alla guerra. Assemblea nazionale, un appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo il genocidio della Palestina”: un appello a tutti coloro che vogliono mettersi in dialogo e che vogliono convergere per curvare un destino che sembra ineluttabile. Ilaria Salis e Patrik Zaki hanno chiuso la tre giorni di incontri e musica parlando della loro esperienza. I giornali non hanno riportato un rigo su tutto quello che c’è stato di positivo. Più facile tornare a parlare di “frange” violente che non di ragazzi che hanno percorso la manifestazione ballando e cantando. Sui social è partito il dibattito sulla valle pacificata o no. E quali strumenti sia più giusto usare. Pensando di pareggiare i conti è stato dato fuoco al presidio No Tav di San Didero. E la storia continua.


Anni fa un articolo su “Carmilla” aveva sintetizzato i giorni del festival, non molto diversi da quelli appena trascorsi. “Portafogli e zaini smarriti, subito ritrovati. Risse per ubriachi molesti, zero. Retorica, zero. Malori per sostanze varie, zero. Partiti e sindacati, zero. Spacciatori di droghe pesanti, zero. Polizia, zero. Star, musicisti, autori altezzosi, zero. Ecco, forse su questo vale ancora la pena di fermarsi per una riflessione. Non si erano mai visti tanti artisti, alcuni persino inattesi, insieme prendere posizione sul NoTav…”.
Non si erano mai viste generazioni così diverse collaborare insieme dando vita a una gigantesca “foresta di Sherwood” che si batte contro dei nemici molto molto più cattivi, pericolosi, violenti e squallidi dello “sceriffo di Nottingham” al servizio di un unico dio, il denaro. Sui social il dibattito è vivace. Quali strumenti usare per far sentire le proprie ragioni? Intanto domenica sera alle ore 22 dall’arena concerti Borgata 8 dicembre è stato fatto rumore aderendo all’appello: ”Disertiamo il silenzio” pensando a Gaza.
Inviato anche Volerelaluna.it
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