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Cosa si può ancora fare?
IN QUESTI GIORNI RIMBALZANO LE IMMAGINI DELL’ESPROPRIO DI UNA CASA CHE VERRÀ ABBATTUTA PER FARE POSTO AL CANTIERE DELLA GRANDE OPERA. UNA DONNA ANZIANA NASCONDE IL VISO IN UN FAZZOLETTO, SENZA RABBIA, QUASI PROVANDO VERGOGNA PER QUEL SUO DOLORE GRANDE. ERA CASA SUA DAL 1959. EPPURE IN VAL SUSA NON SMETTONO UN GIORNO DI CHIEDERSI: “ABBIAMO FATTO ABBASTANZA?”, “COSA SI PUÒ ANCORA FARE”? Foto di Luca Perino -------------------------------------------------------------------------------- Abbiamo fatto abbastanza? È una domanda che si infila nella memoria in un giorno di metà settimana, metà mese, mercoledì di novembre, mentre sui social girano le immagini dell’esproprio di una casa che verrà abbattuta per fare posto al cantiere della grande opera. Telt il 19 novembre 2025 ha preso ufficialmente possesso delle case della frazione di San Giuliano (Susa). Ad essere abbattute saranno tre per far posto al cantiere della stazione internazionale del Tav. Poco distante lo scatto di un fotografo ritrae una donna anziana che nasconde il viso in un fazzoletto, senza rabbia, quasi provando vergogna per quel suo dolore grande. Era casa sua dal 1959. Il fotografo di un giornale locale sente il bisogno di intitolare la foto: “Progresso?”. Abbiamo fatto abbastanza? Per opporci a questa devastazione? Mettendo a disposizione i nostri corpi, le azioni i pensieri gli scritti? Mettendo a disposizione una buona parte della nostra vita in questi trent’anni di lotta? Chilometri di passi fatti in centinaia di manifestazioni. Incontri, convegni, presidi sotto grandi nevicate o con la pelle bruciata dal sole. Viaggi per tutta Italia per incontrare e farci conoscere. Denunce, processi. Da qualche giorno in calendario le iniziative per ricordare i giorni vissuti per la “Liberazione di Venaus” era il 2005, vent’anni fa. Tuttavia quella grande partecipazione popolare che aveva permesso di correre in migliaia sui prati, rompere i sigilli e perfino riuscire a far arretrare le truppe di occupazione era stato possibile perché alle spalle il movimento aveva già altri dieci anni (totale trent’anni), dove si era costruito piano piano una grande partecipazione popolare. Gli strumenti usati erano stati diversificati: dalle solite assemblee in ogni comune alla partecipazione ai carnevali con maschere di cartone che ricordavano il mostro tav che avanzava… Il rumore del Tgv registrato a Macon in Francia e poi sparato a tutto voluto al cinema. La partecipazione a una gara di lese (slitte) che dalla Sacra di San Michele scendevano a una velocità abbastanza pericolosa fino a Sant’Ambrogio. La “lesa è la tradizione, il Tav la distruzione”. Testi teatrali portati in scena, canti, presidi, ecc. Anni Novanta: le riunioni a Condove con il comitato Habitat e a Bussoleno con il comitato NoTav. Si era appena conclusa la lotta (per una volta vinta) sul mega elettrodotto Grand’Ile Piossasco ma non c’è stato il tempo di festeggiare perché si apriva un altro fronte. Era il 1986 quando sui giornali apparivano notizie sulla grande opera. Si può dire che c’è stato divertimento, allegria, anche nel fare politica. Si può dire che sembra impossibile ora trasmettere quel carico di storie, di incontri, amicizie, amori, costruzione di una vera comunità. Restano ricordi forti, preziosi. Abbiamo fatto abbastanza? Cosa si può ancora fare? Nel tempo, per fortuna, è in atto un passaggio di consegne mentre uno dopo l’altro i protagonisti di allora se ne vanno. Molti dei ragazzi che ora stanno raccogliendo il testimone e portando avanti l’opposizione non erano nati. I ragazzi e le ragazza che stanno organizzando il ventennale di Venaus, allora avevano dieci-undici anni. Pochi conoscono i nomi delle persone che allora avevano messo le basi: i tecnici, i primi amministratori, il presidente dell’Unione montana, il primo avvocato ad occuparsi del tav. Sono fasi diverse e forse è inutile guardare indietro ma andare avanti con nuove idee. -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI GIANLUCA CARMOSINO: > No tav e mondi nuovi -------------------------------------------------------------------------------- Inviato anche a Volerelaluna.it -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Cosa si può ancora fare? proviene da Comune-info.
Vicenza, la repressione si abbatte contro gli attivisti No Tav: 56 indagati
Sono 56 le persone sotto indagine della Digos per le manifestazioni di protesta tenutesi contro la linea ad Alta Velocità di Vicenza. A darne notizia, è la stessa Questura. I fatti contestati risalgono a due episodi distinti verificatisi l’8 e il 12 luglio, lungo il fiume Retrone, dove era previsto […] L'articolo Vicenza, la repressione si abbatte contro gli attivisti No Tav: 56 indagati su Contropiano.
Un’esperienza comunitaria grande come una valle
ANCHE QUEST’ANNO, LONTANO DALLE ATTENZIONI DEI GRANDI MEDIA, IL FESTIVAL ALTA FELICITÀ HA ACCOLTO IN VAL SUSA MIGLIAIA DI GIOVANI, LA LORO VOGLIA DI COLLABORARE, DI FARE DOMANDE, DI BALLARE. IL LORO GRIDO DI VITA ROMPE IL DOMINIO DI VIOLENZA E DENARO -------------------------------------------------------------------------------- Alcune foto della marcia No Tav del 26 luglio 2025. Qui il servizio completo di Luca Perino, che ringraziamo. -------------------------------------------------------------------------------- Dove si trova la vita? Ok partiti alti. Eppure è stato il pensiero continuo avendo negli occhi interminabili file di ragazzi e ragazze, da settimane intercettati dal sole di luglio, gambe e braccia abbronzati. Vestiti di poco. In coda per colazioni, bagni, pastasciutte, panini, prelibatezze spadellate dai “Fornelli in lotta”. E perché no anche polente, panini e grigliate. Siamo in Valle di Susa, al Festival Alta Felicità. File senza fine, sempre rispettate. Non uno spintone, uno scazzo, una deriva. Scrive su Fb Viviana una mamma: “Ho filmato la marcia dei ragazzi No Tav perché almeno tramite social si conoscesse la verità. Non sono teppisti, estremisti, terroristi. Chiedono a noi adulti di essere onesti, di dire la verità, di raccontarla giusta. Io li ho visti, li ho sentiti parlare e ridere e stare insieme e anche piangere. E ho pensato che il campeggio No Tav è una tra le esperienze di vita comunitaria migliori che possano fare i ragazzi”. Arrivano da tutta Italia e anche dall’estero, arrivano in auto fino a Susa, in treno, in moto e poi usano le navette gratuite per raggiungere il piccolo comune montano (900 abitanti). Arrivano con zaini, borracce. Si chiamano “tende a strappo” sono leggere, circolari e in un attimo sono montate sul prato, una accanto all’altra a formare un’onda enorme di teli blu. Un’onda come il grido che risuona per tutta l’area da centinaia di ragazzi che scandiscono: “Siamo tutti antifascisti”. Il Comune di Venaus è diventato famoso dopo le giornate di lotta e sgombero dell’8 dicembre 2005 (a fine anno saranno vent’anni e sono trent’anni da quando l’opposizione alla grande opera è iniziata): qui le navette da una corsa all’altra continuano a sfornare centinaia di ragazzi, sotto il sole o sotto la pioggia, niente li ferma. Nove anni fa il primo Festival Ad Alta Felicità. Quanto siamo cambiati? Quanti non ci sono più? È abbastanza normale chiederselo, eppure questo senso di smarrimento si scioglie e riprende carica riflettendosi nei loro visi, nelle loro domande, nella disponibilità a lavorare fianco a fianco con i gruppi di “anziani” che garantiscono i vari stand mangerecci. Tagliano la frutta a pezzi per la sangria senza sottrarsi a raffiche di domande di chi diventa per due ore zia, nonna, curiosi di conoscere il loro futuro. Sotto un grande tendone gli incontri iniziano venerdì e portano la voce di Gaza con il libro di Betta Tusset e don Nandino Capovilla, da oltre vent’anni presente nella Striscia, ed Enzo Infantino dell’associazione Sabra&Chatila. Segue un incontro sull’intelligenza artificiale con Alberto Puliafito e Stefano Barale. Cambio palco: si parla di lavoro con la lotta delle fabbriche: Raffaele Cataldi racconta la sua esperienza all’Ilva di Taranto e il suo libro Malesangue; con lui c’è Dario Salvetti (ex GKN) autore di Questo lavoro non è vita. Si guarda avanti per inventarsi un futuro. Sul profilo Instagram del Collettivo di Fabbrica GKN si legge: “Tre cargobike saranno messe a disposizione come mezzo navetta da Susa a Venaus. Come tutti gli esperimenti, non sappiamo come andrà. Sappiamo che è giusto provare. Poi riprovare. E dopo riprovare. Se non per riuscire, almeno per fallire meglio. Tutte le info sul progetto https://insorgiamo.org/cargo-bike/”. Conclude la giornata di venerdì ancora un incontro sulla Palestina e un collegamento con di Antonio Mazzeo dalla nave Handala fermata dagli israeliani. Impossibile elencare tutti gli eventi organizzati anche dall’altro palco postazione “autogestita”. Impossibile elencare tutti i gruppi musicali, gratuiti, che hanno riempito le serate fino a tardi. Sabato la parola va ai “Tetrabondi”, tetraplegici e vagabondi, per superare il pietismo legato alla disabilità. In valle sono molte le esperienze positive che interpretano bene il titolo dell’incontro: “A volte la disabilità è l’ultimo dei miei problemi”. Nella stessa mattinata la cooperativa Il Sogno di una cosa, con un gruppo di ragazzi porta il proprio contributo sistemando l’area concerti. La domenica mattina viene aperta da Angelo Tartaglia, Lorini e Roberto Aprile con una riflessione sul nucleare e sulle confluenze sempre più necessarie. Segue un partecipatissimo incontro: “Guerra alla guerra. Assemblea nazionale, un appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo il genocidio della Palestina”: un appello a tutti coloro che vogliono mettersi in dialogo e che vogliono convergere per curvare un destino che sembra ineluttabile. Ilaria Salis e Patrik Zaki hanno chiuso la tre giorni di incontri e musica parlando della loro esperienza. I giornali non hanno riportato un rigo su tutto quello che c’è stato di positivo. Più facile tornare a parlare di “frange” violente che non di ragazzi che hanno percorso la manifestazione ballando e cantando. Sui social è partito il dibattito sulla valle pacificata o no. E quali strumenti sia più giusto usare. Pensando di pareggiare i conti è stato dato fuoco al presidio No Tav di San Didero. E la storia continua. Altre due foto di Luca Perino, scattate durante il concerto di Francamente (25 luglio) Anni fa un articolo su “Carmilla” aveva sintetizzato i giorni del festival, non molto diversi da quelli appena trascorsi. “Portafogli e zaini smarriti, subito ritrovati. Risse per ubriachi molesti, zero. Retorica, zero. Malori per sostanze varie, zero. Partiti e sindacati, zero. Spacciatori di droghe pesanti, zero. Polizia, zero. Star, musicisti, autori altezzosi, zero. Ecco, forse su questo vale ancora la pena di fermarsi per una riflessione. Non si erano mai visti tanti artisti, alcuni persino inattesi, insieme prendere posizione sul NoTav…”. Non si erano mai viste generazioni così diverse collaborare insieme dando vita a una gigantesca “foresta di Sherwood” che si batte contro dei nemici molto molto più cattivi, pericolosi, violenti e squallidi dello “sceriffo di Nottingham” al servizio di un unico dio, il denaro. Sui social il dibattito è vivace. Quali strumenti usare per far sentire le proprie ragioni? Intanto domenica sera alle ore 22 dall’arena concerti Borgata 8 dicembre è stato fatto rumore aderendo all’appello: ”Disertiamo il silenzio” pensando a Gaza. -------------------------------------------------------------------------------- Inviato anche Volerelaluna.it -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE: > Gridare, fare e pensare mondi nuovi -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Un’esperienza comunitaria grande come una valle proviene da Comune-info.
La Val di Susa dice ancora no alla devastazione. Migliaia in corteo, colpiti i cantieri
Oltre 10.000 persone hanno preso parte alla marcia partita nel primo pomeriggio da Venaus, dirette ai cantieri della devastazione: simboli concreti dell’oltraggio al territorio e alla storia della Val di Susa. Un lungo e colorato serpentone, composto da persone di tutte le età, si è diviso in tre spezzoni, raggiungendo […] L'articolo La Val di Susa dice ancora no alla devastazione. Migliaia in corteo, colpiti i cantieri su Contropiano.