Fred Vargas / Cimentarsi con l’iper-oggetto, o come far funzionare la società
Un iper-oggetto è un oggetto, oppure un evento, che si manifesta nel mondo in
una molteplicità di forme che gli conferisce complessità tale da renderlo
impossibile da percepire come un’unità finita e compatta. La categoria definita
dal filosofo Timothy Morton si rivela particolarmente adeguata riguardo al
complesso rapporto tra l’ambiente, le attività umane e il collasso. Una
relazione fatta di economia, di politica, di sistemi di produzione, di società e
di ecosistemi legati da una rete fittissima di reciproche relazioni in un gioco
di influenze dove cessano di esistere i fenomeni isolati nella misura in cui
ogni elemento che subisce una variazione genera una serie di cambiamenti a
catena estremamente difficile da prevedere o anche solo da calcolare a
posteriori. Fotografare l’iper-oggetto in questione con un solo grande quadro
d’insieme, una ripresa a volo d’uccello, non è solo arduo, ma forse non è
nemmeno utile. Gli angoli d’attacco sono innumerevoli e solo affrontandoli con
metodo e precisione si può inquadrare la situazione. Quest’operazione la fa Fred
Vargas che, dopo L’Umanità in pericolo, torna a uscire dal suo genere d’elezione
per tornare a scrivere di argomenti urgenti quanto spinosi.
Nel saggio Un nuovo modo di vivere Vargas affronta il problema
società-ambiente-collasso da una prospettiva tanto ben definita quanto capillare
nelle sue diramazioni: il petrolio e, in particolar modo, gli effetti di una sua
eventuale fine sul nostro modo di vivere. In una società globalizzata che
soprattutto grazie all’oro nero ha ridotto le distanze costruendo sul suo
impiego più che massiccio i propri delicatissimi equilibri politici ed
economici, la rottura di quello che l’autrice definisce l’asse
finanziario-energetico, ovvero il meccanismo che rende conveniente l’estrazione
petrolifera grazie a un ritorno energetico sostenibile in rapporto all’energia
richiesta e ai costi, è un evento radicale dalla portata tanto ampia quanto
profonda. Una rivoluzione che, se affrontata senza l’adeguata pianificazione,
rischia di sconvolgere il funzionamento della società umana nella sua totalità
con un prezzo tremendo da pagare in termini economici e umani.
Parlando di dati, di fatti e di numeri, il discorso di Vargas poggia su
fondamenta più che solide, il suo background scientifico viene fuori in tutto il
suo rigore e le sue affermazioni non sono costruite sul nulla. Poi, se è vero
che chi scrive non ha la preparazione adatta a valutare l’interpretazione dei
dati, è vero che l’importanza di un libro, specie se di questo genere, non è
data tanto dalle conclusioni a cui giunge quanto dalle domande che solleva e
dall’attualità delle parole chiave attorno a cui aggrega i ragionamenti. Ed è
qui che sta la forza di Un nuovo modo di vivere. Al di là delle previsioni
dell’autrice, il senso del libro sta nell’individuare i meccanismi tanto
basilari quanto poco conosciuti o considerati che fanno funzionare la società e
quanto, alterandoli in una delle loro componenti fondamentali, la nostra vita di
ogni giorno ne uscirebbe sconvolta. Il petrolio è una di quelle chiavi di volta
che tengono insieme la dimensione storica e quella quotidiana e dalla
trattazione di Vargas, costruita intorno a questa precisa consapevolezza, emerge
il bisogno urgente, non più procrastinabile di una visione del futuro. Più di
tutte è questa la parola chiave che emerge: futuro. La sua problematizzazione è
necessaria e attuale, specie in un sistema in costante accelerazione un cui i
problemi che non possiamo non affrontare ci arrivano addosso con una velocità
pericolosamente alta.
Vargas lo dice con la chiarezza che le conferisce la sua padronanza sulla
scrittura che non ha bisogno di ulteriori presentazioni, unite a una narrazione
rigorosa e priva di una certa retorica ambientalista che tende a romanticizzare
e a moralizzare una questione che, al contrario, ha bisogno di un atteggiamento
razionale e improntato a una stretta funzionalità.
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