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NO TAV: NASCE UN NUOVO PRESIDIO A SAN GIULIANO. L’8 DICEMBRE MARCIA POPOLARE A VENT’ANNI DALLA LIBERAZIONE DI VENAUS
Il movimento No Tav della Val Susa torna in marcia: annunciato l’allestimento di un nuovo presidio permanente a San Giuliano, frazione di Susa, per continuare l’opposizione all’esproprio di terreni e l’abbattimento di case che vorrebbe fare spazio ai cantieri dell’alta velocità Torino-Lione. “Negli ultimi giorni – scrivono compagne e compagni No Tav – abbiamo visto la rabbia e la disperazione di chi ha perso la propria abitazione, ma abbiamo visto anche la forza collettiva di chi non è disposto a farsi spazzare via”. “Da qui – prosegue la nota – nasce la scelta di costruire insieme un presidio permanente alle case di San Giuliano: un luogo vivo, aperto, attraversabile, in cui difendere le case e vegliare sulla nostra terra, ma anche rafforzare legami, informare e organizzare resistenza“. Il tutto a pochi giorni dall’8 dicembre, ventesimo anniversario della liberazione di Venaus. Quel giorno – l’8 dicembre del 2005 – i No Tav della Val Susa, in migliaia, ripresero il terreno sul quale sorge ancora oggi il presidio permanente di Venaus, che era stato espropriato due giorni prima dalla Polizia giunta in forze e in tenuta anti-sommossa. Lunedì 8 dicembre 2025 l’ormai tradizionale marcia popolare No Tav, che ogni anno ricorda quella vittoria, partirà da Venaus e si dirigerà proprio verso il nuovo presidio permanente di San Giuliano. Su Radio Onda d’Urto, dal presidio No Tav di San Giuliano, sono intervenuti Francesco e Alice, del Movimento No Tav. Ascolta o scarica.   
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Un mese dopo la presentazione della roadmap per una difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione europea fa un salto di qualità nella mobilità militare dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Che Bruxelles faccia sul serio, si evince dalle presenze dei commissari europei alla presentazione del pacchetto sulla mobilità militare: oltre a Kubilius, la vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri Kaja Kallas, il commissario per i Trasporti, Apostolos Tzitzikostas. Il dato di partenza è inesorabile: alcuni Paesi membri “richiedono ancora un preavviso di 45 giorni prima che le truppe di altri Paesi possano attraversare il loro territorio per svolgere esercitazioni”, ha affermato Kallas. Nel regolamento proposto dalla Commissione, l’obiettivo è ridurre i tempi burocratici ad un massimo di tre giorni. Eliminando barriere normative e semplificando le procedure doganali, Bruxelles vuole introdurre le prime norme armonizzate a livello UE per i movimenti militari transfrontalieri. Alcuni esempi pratici li ha indicati Tzitzikostas: “Semplificare le norme sul trasporto di merci pericolose”, o ancora “consentire i movimenti militari nei fine settimana e nei giorni festivi”. Attraverso l‘istituzione di un quadro di emergenza poi, verrebbe dedicato l’accesso prioritario alle infrastrutture agli apparati militari, e le procedure per lo spostamento di contingenti potrebbero essere ulteriormente accelerate. Sarebbe facoltà della Commissione, con l’approvazione degli Stati membri, formalizzare le situazioni di emergenza. Su un binario parallelo alla semplificazione delle normative, corre il potenziamento delle infrastrutture. “Se un ponte non è in grado di sostenere un carro armato da 60 tonnellate, se una pista è troppo corta per un aereo cargo, abbiamo un problema”, ha sottolineato l’Alta rappresentante UE. Lo scheletro esiste già, è l’infrastruttura della rete TEN-T. Su quella, la Commissione europea ha identificato 4 principali corridoi militari e 500 punti nevralgici da rafforzare. “Nella maggior parte dei casi – ha confermato Tzitzikostas – si tratterà di potenziare le infrastrutture esistenti”. In un ottica dual use, civile-militare, perché “nel 99,9 per cento dei casi” la rete servirà per cittadini e merci”. Un ruolo chiave nella rete TEN-T è stato assunto dall’Italia: quattro dei nove corridoi attraversano lo stivale, il Baltico-Adriatico, lo Scandinavia-Mediterraneo, il Reno-Alpi e il Mediterraneo. Dal punto di vista geostrategico e militare è particolarmente rilevante il corridoio Mediterraneo che collega i porti della penisola iberica con l’Ucraina, passando per il sud della Francia, l’Italia settentrionale, la Slovenia e la Croazia. Abbiamo contattato Fabrizio, del movimento no tav, per parlarci del TAV all’interno della mobilità militare europea, come snodo del corridoio strategico che unisce la penisola iberica all’Ucraina. Abbiamo poi chiesto a una compagna antimilitarista genovese di parlarci del progetto di ampliamento dei binari a Sampierdarena e del porto di Genova all’interno della mobilità militare europea, nel corridoio Reno-mediterraneo. Con una compagna di Messina abbiamo commentato l’inserimento del ponte sullo stretto all’interno del corridoio TEN-T ‘Scandinavo-Mediterraneo’. Citati nella puntata. Il Tav all’interno dei corridoi di mobilità militare europea Sulle ferrovie di Sampierdarena e del Porto di Genova Sull’operazione Ipogeo
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Un mese dopo la presentazione della roadmap per una difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione europea fa un salto di qualità nella mobilità militare dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Che Bruxelles faccia sul serio, si evince dalle presenze dei commissari europei alla presentazione del pacchetto sulla mobilità militare: oltre a Kubilius, la vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri Kaja Kallas, il commissario per i Trasporti, Apostolos Tzitzikostas. Il dato di partenza è inesorabile: alcuni Paesi membri “richiedono ancora un preavviso di 45 giorni prima che le truppe di altri Paesi possano attraversare il loro territorio per svolgere esercitazioni”, ha affermato Kallas. Nel regolamento proposto dalla Commissione, l’obiettivo è ridurre i tempi burocratici ad un massimo di tre giorni. Eliminando barriere normative e semplificando le procedure doganali, Bruxelles vuole introdurre le prime norme armonizzate a livello UE per i movimenti militari transfrontalieri. Alcuni esempi pratici li ha indicati Tzitzikostas: “Semplificare le norme sul trasporto di merci pericolose”, o ancora “consentire i movimenti militari nei fine settimana e nei giorni festivi”. Attraverso l‘istituzione di un quadro di emergenza poi, verrebbe dedicato l’accesso prioritario alle infrastrutture agli apparati militari, e le procedure per lo spostamento di contingenti potrebbero essere ulteriormente accelerate. Sarebbe facoltà della Commissione, con l’approvazione degli Stati membri, formalizzare le situazioni di emergenza. Su un binario parallelo alla semplificazione delle normative, corre il potenziamento delle infrastrutture. “Se un ponte non è in grado di sostenere un carro armato da 60 tonnellate, se una pista è troppo corta per un aereo cargo, abbiamo un problema”, ha sottolineato l’Alta rappresentante UE. Lo scheletro esiste già, è l’infrastruttura della rete TEN-T. Su quella, la Commissione europea ha identificato 4 principali corridoi militari e 500 punti nevralgici da rafforzare. “Nella maggior parte dei casi – ha confermato Tzitzikostas – si tratterà di potenziare le infrastrutture esistenti”. In un ottica dual use, civile-militare, perché “nel 99,9 per cento dei casi” la rete servirà per cittadini e merci”. Un ruolo chiave nella rete TEN-T è stato assunto dall’Italia: quattro dei nove corridoi attraversano lo stivale, il Baltico-Adriatico, lo Scandinavia-Mediterraneo, il Reno-Alpi e il Mediterraneo. Dal punto di vista geostrategico e militare è particolarmente rilevante il corridoio Mediterraneo che collega i porti della penisola iberica con l’Ucraina, passando per il sud della Francia, l’Italia settentrionale, la Slovenia e la Croazia. Abbiamo contattato Fabrizio, del movimento no tav, per parlarci del TAV all’interno della mobilità militare europea, come snodo del corridoio strategico che unisce la penisola iberica all’Ucraina. Abbiamo poi chiesto a una compagna antimilitarista genovese di parlarci del progetto di ampliamento dei binari a Sampierdarena e del porto di Genova all’interno della mobilità militare europea, nel corridoio Reno-mediterraneo. Con una compagna di Messina abbiamo commentato l’inserimento del ponte sullo stretto all’interno del corridoio TEN-T ‘Scandinavo-Mediterraneo’. Citati nella puntata. Il Tav all’interno dei corridoi di mobilità militare europea Sulle ferrovie di Sampierdarena e del Porto di Genova Sull’operazione Ipogeo
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Un mese dopo la presentazione della roadmap per una difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione europea fa un salto di qualità nella mobilità militare dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Che Bruxelles faccia sul serio, si evince dalle presenze dei commissari europei alla presentazione del pacchetto sulla mobilità militare: oltre a Kubilius, la vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri Kaja Kallas, il commissario per i Trasporti, Apostolos Tzitzikostas. Il dato di partenza è inesorabile: alcuni Paesi membri “richiedono ancora un preavviso di 45 giorni prima che le truppe di altri Paesi possano attraversare il loro territorio per svolgere esercitazioni”, ha affermato Kallas. Nel regolamento proposto dalla Commissione, l’obiettivo è ridurre i tempi burocratici ad un massimo di tre giorni. Eliminando barriere normative e semplificando le procedure doganali, Bruxelles vuole introdurre le prime norme armonizzate a livello UE per i movimenti militari transfrontalieri. Alcuni esempi pratici li ha indicati Tzitzikostas: “Semplificare le norme sul trasporto di merci pericolose”, o ancora “consentire i movimenti militari nei fine settimana e nei giorni festivi”. Attraverso l‘istituzione di un quadro di emergenza poi, verrebbe dedicato l’accesso prioritario alle infrastrutture agli apparati militari, e le procedure per lo spostamento di contingenti potrebbero essere ulteriormente accelerate. Sarebbe facoltà della Commissione, con l’approvazione degli Stati membri, formalizzare le situazioni di emergenza. Su un binario parallelo alla semplificazione delle normative, corre il potenziamento delle infrastrutture. “Se un ponte non è in grado di sostenere un carro armato da 60 tonnellate, se una pista è troppo corta per un aereo cargo, abbiamo un problema”, ha sottolineato l’Alta rappresentante UE. Lo scheletro esiste già, è l’infrastruttura della rete TEN-T. Su quella, la Commissione europea ha identificato 4 principali corridoi militari e 500 punti nevralgici da rafforzare. “Nella maggior parte dei casi – ha confermato Tzitzikostas – si tratterà di potenziare le infrastrutture esistenti”. In un ottica dual use, civile-militare, perché “nel 99,9 per cento dei casi” la rete servirà per cittadini e merci”. Un ruolo chiave nella rete TEN-T è stato assunto dall’Italia: quattro dei nove corridoi attraversano lo stivale, il Baltico-Adriatico, lo Scandinavia-Mediterraneo, il Reno-Alpi e il Mediterraneo. Dal punto di vista geostrategico e militare è particolarmente rilevante il corridoio Mediterraneo che collega i porti della penisola iberica con l’Ucraina, passando per il sud della Francia, l’Italia settentrionale, la Slovenia e la Croazia. Abbiamo contattato Fabrizio, del movimento no tav, per parlarci del TAV all’interno della mobilità militare europea, come snodo del corridoio strategico che unisce la penisola iberica all’Ucraina. Abbiamo poi chiesto a una compagna antimilitarista genovese di parlarci del progetto di ampliamento dei binari a Sampierdarena e del porto di Genova all’interno della mobilità militare europea, nel corridoio Reno-mediterraneo. Con una compagna di Messina abbiamo commentato l’inserimento del ponte sullo stretto all’interno del corridoio TEN-T ‘Scandinavo-Mediterraneo’. Citati nella puntata. Il Tav all’interno dei corridoi di mobilità militare europea Sulle ferrovie di Sampierdarena e del Porto di Genova Sull’operazione Ipogeo
NOTAV: CONCLUSO IL CAMPEGGIO STUDENTESCO A VENAUS. LE VALUTAZIONI
Si è concluso, domenica 7 settembre, il campeggio No Tav che ha visto la partecipazione di studenti e studentesse provenienti da tutta Italia, radunatisi a Venaus, luogo simbolo della lotta contro la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità in Val di Susa, opera inutile e dannosa. Il campeggio, iniziato il 2 settembre, è stato un momento ricco di incontri, dibattiti e momenti di socialità, nei quali le studentesse e gli studenti hanno potuto confrontarsi, riflettere e approfondire le problematiche legate a un sistema che, come è emerso dalle discussioni, li vede sempre più lontani e in conflitto con le logiche istituzionali e politiche dominanti. Le valutazioni della sei giorni con Nicola del KSA, Kollettivo Studentesco Autonomo di Torino. Ascolta o scarica.
NOTAV: 2/7 SETTEMBRE CAMPEGGIO STUDENTESCO A VENAUS, “OCCASIONE DI LOTTA, CONFRONTO, SOCIALITÀ E AGGREGAZIONE”
Inizia oggi il campeggio No Tav per studenti e studentesse delle scuole superiori: continuerà fino a domenica 7 settembre. I giovani, in arrivo da tutta Italia, si sono dati appuntamento a Venaus, provincia di Torino, luogo simbolo della lotta contro la grande opera inutile e dannosa. Sei giorni di confronto e socialità “per toccare i nodi e le contraddizioni principali” di un sistema “che ci vuole in guerra e che ci porta in una direzione di miseria generale”. Studentesse e studenti fanno propria la lotta No Tav, ispirandosi a “un movimento che in tutti i suoi anni di vita è riuscito a costruire la propria autonomia senza mai piegarsi a logiche istituzionali o dei partiti” costruendo “giorno per giorno alterità e contrapposizione di massa popolare”. Il programma, consultabile sulle pagine social del Kollettivo Studentesco Autonomo di Torino, prevede momenti assembleari, formazioni, iniziative di lotta, gite al cantiere TAV, musica e sport. Ci presentano l’iniziativa Daniele e Fabio del Kollettivo Studesco Autonomo di Torino. Ascolta o scarica
NO TAV: CONTRO ACCUSE E STRUMENTALIZZAZIONI MEDIATICHE (E NON) PRENDE PAROLA IL COMITATO SUSA-MOMPANTERO
Archiviato con grande successo il nono Festival Alta Felicità in Valle di Susa, a fine luglio 2025, alcuni media (e dintorni) sono tornati ad attaccare il Movimento No Tav, da oltre un trentennio attivo – con tutte le sue articolazioni e sensibilità – contro la devastazione del territorio causata dalla grande opera inutile, il Tav Torino – Lione. Il tentativo è quello, non nuovo, di dividere “buoni” e “cattivi”, etichetta da assegnare alle oltre 10mila persone in corteo in Valle di Susa lo scorso 26 luglio. “Un lungo e – scrive notav.info – colorato serpentone, composto da persone di tutte le età, si è diviso in tre spezzoni, raggiungendo i cantieri (attivi o futuri) del Tav a Giaglione, nella frazione Traduerivi di Susa e a San Didero[…]: a Traduerivi si è riusciti a penetrare nell’area cantierizzata con tutto il corteo aprendo un varco tra filo spinato e barriere Jersey, colpendo e danneggiando in modo irreversibile strutture e mezzi di cantiere. Anche a San Didero non sono mancati i sabotaggi: sono stati resi inservibili alcuni mezzi da lavoro e delle forze dell’ordine, insieme alla struttura destinata a diventare i futuri uffici della Sitaf. A San Didero la polizia non ha lesinato lacrimogeni lanciati ad altezza uomo, con l’obiettivo di ferire chi manifestava. In Clarea, l’azione ha raggiunto il perimetro del sito di Chiomonte, percorrendo i sentieri. Anche qui è stato aperto un varco, consentendo ai No Tav di penetrare l’area e presidiarla per oltre un’ora, durante la quale alcune strutture sono state nuovamente sabotate”. Per rispondere ad accuse e strumentalizzazioni, il Comitato No Tav Susa-Mompantero ha preso parola, con un comunicato ad hoc. Su Radio Onda d’Urto Doriana Tassotti, del Comitato No Tav Susa-Mompantero, prima firmataria del comunicato. Ascolta o scarica
“GUERRA ALLA GUERRA”, ASSEMBLEA DEI MOVIMENTI: LANCIATA PER L’8 NOVEMBRE UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
E’ iniziata con le parole di Nicoletta Dosio, storica attivista della Val di Susa, l’assemblea nazionale “Guerra alla Guerra”, svoltasi domenica 27 luglio durante il Festival Alta Felicità al presidio di Venaus, Torino. Davanti a una platea di oltre 300 persone, riunitasi sotto il tendone dei dibattiti, si è svolta dunque una lunga assemblea nazionale contro guerra e riarmo, ospitata dal Movimento valsusino e che ha visto la partecipazione di decine tra collettivi, realtà, sindacati di base e partiti. E’ necessario “mettere insieme le ragioni della lotta con le pratiche della lotta“, ha ricordato in primis Nicoletta Dosio, sottolineando come – nella lunga e decennale storia del Movimento Notav – “la pratica della lotta è riuscita a mettere insieme idee diverse, modi diversi di approcciarsi alla realtà, ed è riuscita a farli crescere insieme”. “Guerra alla Guerra” è in realtà il titolo di un libro pubblicato ormai 100 anni fa da un cittadino prussiano, Ernest Friedrich. Reduce dal carcere per essersi rifiutato di partecipare al primo conflitto mondiale, ha dato alle stampe Krieg dem Kriege! (Guerra alla guerra), in cui raccolta con oltre 180 immagini della Prima guerra mondiale tratte da archivi medici e militari tedeschi, cos’erano gli orrori della guerra, cosa era accaduto nelle trincee e nei campi di combattimento. Il nostro tempo ha imposto di recuperare questo slogan (ripreso poi, a vario titolo, nei conflitti del ‘900) e il suo rifiuto nei confronti di un mondo che sta alzando sempre più muri spinati, che sta trasformando le proprie economie, armandosi, arruolando. Da qui l’idea – partendo dall’assemblea di domenica – di costruire (come scritto nel comunicato di indizione) un percorso contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina. Durante l’apertura è stata ricordata la solidarietà all’equipaggio della nave Handala della Freedom Flotilla, arrestato la notte precedente dall’esercito israeliano, ed è stata salutata la liberazione di George Ibrahim Abdallah, attivista libanese detenuto in Francia per 40 anni. E’ intervenuto poi Quarticciolo Ribelle, da Roma, che ha sottolineato l’importanza di parlare il più possibile alla società civile e non solo “a noi stessi”, intesi come collettivi, realtà, movimenti. Durante l’assemblea si sono susseguiti numerosi interventi da parte delle realtà organizzate presenti: il movimento No Base di Pisa, contro la realizzazione di una nuova base militare sul territorio; i Giovani palestinesi, l’Intifada studentesca, l’Udap, tra le realtà che hanno dato vita a un ampio movimento per la Palestina in Italia e che hanno ricordato l’appuntamento nazionale del 4 ottobre; i lavoratori portuali di Livorno dei GAP e gli operai del collettivo di fabbrica Gkn da Firenze che ha chiuso l’intervento con la frase emblematica “questo autunno compatti: non sfilacciati ma convergenti”, per riprendere il loro storico slogan. Hanno fatto seguito gli interventi delle realtà transfemministe di Non Una di Meno dei Nodi di Torino e Pisa; il Movimento disoccupati 7 novemebre da Bagnoli; il movimento Notav di Vicenza e i Boschi recentemente liberati dalla città veneta; e poi ancora: Extinction Rebellion, la campagna Stop Riarmo, l’Arci nazionale in un forte e sentito intervento che ha parlato della mobilitazione europea Stop Rearm Europe, i Centri sociali del nord est e la rete No dl sicurezza che ha ricordato l’appuntamento del 21 settembre, Potere al Popolo, Reset di Roma, Zam di Milano, operai della Tubiflex, Brancaleone, Usb, Movimenti di lotta per la casa di Roma, Militant. Una lunga e fitta assemblea che, con le dovute differenze e defezioni, ha fatto emergere che se c’è una profonda e diffusa “ragione di lotta” – come sottolineato da Nicoletta Dosio a inizio assemblea – si può partire da una base comune: in primis “l’importanza di muoversi per sabotare la guerra”. Per questo è stata individuata nell’8 novembre la data di mobilitazione nazionale a Roma. L’intervento di Nicoletta Dosio, del Movimento Notav, a inizio assemblea. Ascolta o scarica. Il report di Giulia della redazione di Radio Onda d’Urto dall’assemblea “Guerra alla Guerra”. Ascolta o scarica.