Naufragio di Cutro: quattro finanzieri e due militari della guardia costiera rinviati a giudizioA due anni e mezzo dal naufragio di Steccato di Cutro, che costò la vita ad
almeno 94 persone – tra cui 35 minori – arriva un primo passo concreto per la
ricerca di verità e giustizia: sei militari, quattro appartenenti alla Guardia
di Finanza e due alla Guardia Costiera, sono stati rinviati a giudizio con le
accuse di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Lo ha deciso la giudice
per l’udienza preliminare di Crotone, Elisa Marchetto, accogliendo la richiesta
del pubblico ministero Pasquale Festa.
Secondo quanto riporta l’ANSA, tra gli imputati figurano Giuseppe Grillo, capo
turno della sala operativa del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia;
Alberto Lippolis, comandante del Roan; Antonino Lopresti, ufficiale in comando
tattico; Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto. Con
loro, a processo andranno anche Francesca Perfido, ufficiale in servizio a Roma,
e Nicola Nania, che era di turno nel Comando regionale della Capitaneria di
porto di Reggio Calabria la notte della strage. L’avvio del processo è previsto
per il 14 gennaio 2026 davanti al Tribunale di Crotone.
Il procedimento giudiziario ruota attorno alla mancata attivazione del Piano Sar
(Search and Rescue) nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, quando il
caicco Summer Love si spezzò a pochi metri dalla costa calabrese con a bordo
persone provenienti perlopiù da Afghanistan, Iran, Siria e Pakistan.
Le trasmissioni di Radio Melting Pot
(Non) È Stato il mare. A un anno dalla strage di Cutro
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Febbraio 2024
A salutare con favore il rinvio a giudizio sono le sei Ong Emergency, Louise
Michel, Mediterranea Saving Humans, Sea-Watch, SOS Humanity e SOS Mediterranee,
tutte ammesse parte civile nel processo. In una dichiarazione congiunta
affermano: «Con il rinvio a giudizio si avvicina la possibilità di ottenere
verità e giustizia».
Le organizzazioni fin dal primo momento avevano denunciato una catena di gravi
omissioni nelle operazioni di salvataggio: «I tempi sono fondamentali per la
buona riuscita delle operazioni di soccorso, per questo i ritardi nell’attivare
interventi di salvataggio non sono un incidente ma una negligenza, che non può
restare impunita. In questo caso specifico le autorità italiane hanno ignorato
il loro dovere di soccorso e l’omissione ha avuto conseguenze drammatiche».
Soprattutto, oggi, chiamano in causa anche i livelli superiori della catena di
comando e rilanciano un appello: «Non è accettabile e non si deve più consentire
che i responsabili di questo come di altri naufragi restino impuniti mentre le
persone continuano ad annegare. Il diritto internazionale, la tutela della vita
e il dovere di soccorrere chi è in difficoltà in mare devono essere rispettati
sempre, anche nel Mediterraneo».
Infine, chiedono «di porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle
persone in movimento e di ripristinare efficaci operazioni di ricerca e soccorso
in mare, auspicabilmente anche con una missione europea dedicata».
Le prossime udienze rappresentano quindi un momento cruciale non solo per
accertare le responsabilità individuali, ma anche per far luce sulle
responsabilità politiche e sulle pressioni esercitate dall’alto su un sistema
generale di soccorso ormai da anni ostaggio di scelte politiche che ne hanno
progressivamente limitato capacità e volontà di intervento.