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L’acciaio di Sidenor destinato a Israele rimane nel porto di Barcellona
Sono ancora nel porto di Barcellona i container con 40 lotti di acciaio dell’azienda basca Sidenor, che la nave ZIM Luanda aveva programmato di portare in Israele il 1° luglio, destinati all’azienda di armi IMI Systems. La Rete Solidale contro l’Occupazione in Palestina (RESCOP) chiede al governo di indagare sulla vicenda. Secondo fonti a cui hanno avuto accesso la RESCOP e la Campagna “End the Arms Trade with Israel”, il carico dovrebbe essere trasferito in Israele il 15 luglio a bordo della nave ZIM Iberia, un’imbarcazione gestita dalla stessa compagnia di navigazione israeliana ZIM, direttamente collegata alle forniture militari dell’esercito israeliano. Prima di allora è prevista una sosta a Valencia. Sidenor ha annunciato pubblicamente il 1° luglio, dopo aver spedito il suddetto carico al porto di Barcellona, che avrebbe posto fine alle vendite di acciaio a Israele. Secondo fonti consultate da RESCOP, i container rimangono nel porto di Barcellona in attesa di essere spediti nei prossimi giorni. Se il governo o le autorità portuali non trattengono e sequestrano questo materiale, tutto lascia pensare che Israele lo utilizzerà per la fabbricazione di armi che verranno poi usate contro la popolazione palestinese in un contesto di genocidio, occupazione illegale, colonialismo e apartheid. RESCOP chiede al governo spagnolo di confermare, attraverso un’ispezione approfondita, che l’acciaio si trovi ancora nel porto di Barcellona e, in caso affermativo, di impedirne il carico sulla nave ZIM Iberia a Barcellona il 14 luglio. RESCOP ha inoltre chiesto al governo spagnolo di adottare le misure necessarie per garantire che né questo acciaio né qualsiasi altro carico militare o di materiale a doppio uso proveniente dai porti spagnoli raggiunga Israele e di decretare, senza ulteriori ritardi, un embargo militare completo e permanente. Una misura che potrebbe essere presa durante la riunione del Consiglio dei Ministri prevista per martedì della prossima settimana. La Coalició Prou amb Israel ha indetto una manifestazione di protesta davanti all’Autorità portuale di Barcellona il 14 luglio alle 19.00 per chiedere al Governo e alle autorità portuali di impedire l’uscita dal porto di tutte le navi dirette in Israele e di applicare un embargo sulle armi. -------------------------------------------------------------------------------- Stampa e comunicazione: Txus Blanco. T- 650 68 19 28 – proucomplicitat@gmail.com -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid. Redacción Madrid
PALESTINA: ANCHE IN ITALIA LA CAMPAGNA PER L’EMBARGO MILITARE CONTRO ISRAELE. 20 GIUGNO SCIOPERO GENERALE CONTRO GUERRA E RIARMO
La lotta per fermare il flusso di armamenti verso Israele sta assumendo una nuova dimensione in Italia, grazie alla campagna “Mask off Maersk”. Lanciata su scala internazionale da diverse organizzazioni palestinesi, tra cui il Palestinian Youth Movement (PYM), la campagna chiede l’immediato blocco delle spedizioni di armi, come i caccia F-35, destinate a Israele. Questo appello è stato rilanciato anche in Italia dai Giovani Palestinesi, in collaborazione con cinque sindacati di base (ADL Cobas, SCUB, Sicobas, SGB, USB), che da tempo lottano contro la complicità occidentale nei crimini commessi contro il popolo palestinese. La campagna contro l’invio degli F-35 e altre armi verso Israele non è solo una battaglia contro l’industria militare, ma anche una lotta per denunciare la complicità del governo italiano. L’Italia è  il terzo paese esportatore di armamenti verso Israele, dopo Stati Uniti e Germania, e la Leonardo S.p.A. è una delle aziende chiave nella produzione degli F-35, che vengono utilizzati nei bombardamenti e nelle operazioni militari in Palestina. Uno degli appuntamenti cruciali di questa campagna è lo sciopero generale del 20 giugno, che vedrà i sindacati di base scendere in piazza per protestare contro il genocidio e la guerra e chiedere un cambiamento radicale nelle politiche economiche e militari del governo italiano. Se ne parla ai microfoni di Radio Onda d’Urto con Youssef di Giovani Palestinesi d’Italia e Josè Nivoi, del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova e di Usb – Unione Sindacale di Base. Ascolta o scarica ________ Di seguito la dichiarazione della campagna #MaskOffMaersk: “Fermare le spedizioni di F-35 a Israele – Porre fine alla complicità di Maersk nel Genocidio – Porre fine all’impunità per Leonardo S.p.A 16 Giugno 2025 Noi, rappresentanti dei movimenti e organizzazioni sottoscritte, siamo uniti nell’opposizione ai continui trasferimenti illegali di forniture militari a Israele, che consentono il genocidio in corso contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, ai brutali attacchi e alla pulizia etnica nella Cisgiordania occupata e al regime di apartheid coloniale contro i palestinesi. Chiediamo urgente azione di mobilitazione contro le correnti spedizioni di equipaggiamento per la catena di approvvigionamento degli F-35 e di altro materiale militare (inclusi prodotti a duplice uso civile/militare) trasportato dalle navi della compagnia Maersk dallo stabilimento n.4 dell’aeronautica militare statunitense, gestito da Lockheed Martin, a Fort Worth in Texas, alla base aerea di Nevatim. Questa base ospita la flotta dell’aeronautica militare israeliana che sta conducendo una campagna genocida contro il popolo palestinese a Gaza e contro altre popolazioni nella regione araba. La prima struttura è l’appaltatore principale del consorzio internazionale che produce i jet F-35; la seconda è specializzata nella produzione, manutenzione e riparazione degli F-35 israeliani lungo tutta la catena della logistica. Sappiamo che l’Italia ha un ruolo centrale nella produzione degli F-35: dal 2019 la compagnia Leonardo S.p.a. ha effettuato 165 spedizioni di componenti di questi velivoli dall’Italia alla Lockheed Martin Aeronautics – tutte trasportate dalla Maersk. È sempre in Italia, nello specifico a Cameri, dove avviene la fase finale di assemblamento degli F-35. Invitiamo tutti i movimenti, le organizzazioni, i singoli individui e i lavoratori a: – fare pressione su Maersk affinché interrompa immediatamente tutti i trasporti di carichi militari diretti al Ministero della Difesa israeliano e di altri carichi che possano contribuire o favorire i crimini di guerra e il genocidio israeliani;. – mobilitarsi contro la produzione, commercializzazione e trasporto di F-35 e altre componenti militari della società Leonardo;. – mobilitarsi e organizzarsi affinché la catena di approvvigionamento degli F-35 si interrompa, a cominciare dall’Italia: non possiamo più accettare che le istituzioni italiane, locali e nazionali, siano direttamente complici nel genocidio;. – esercitare pressioni sulle autorità interessate affinché neghino a Maersk Detroit e Nexoe Maersk l’ingresso nei porti del Mediterraneo e interrompano ogni partecipazione al trasbordo di carichi militari destinati all’esercito israeliano, come già accaduto in Francia e in Marocco. Facilitare queste spedizioni rende qualunque Stato vi partecipi complice di un genocidio, violando la chiara volontà dei popoli, che rifiutano a larga maggioranza la normalizzazione e il crescente consenso internazionale contro i trasferimenti di armi a Israele;. – attuare mobilitazioni popolari nei porti di transito della Maersk Detroit e della Nexoe Maersk;. – fare pressione su governi, autorità portuali e aziende della logistica affinché blocchino il flusso di armi verso Israele e interrompano qualsiasi complicità nel trasferimento di carichi militari e di altro tipo che favoriscano o facilitino gli atroci crimini israeliani. Ci uniamo alla stragrande maggioranza dei sindacati palestinesi che hanno invitato i lavoratori di tutto il mondo ad agire per intensificare le campagne #BlocktheBoat e #MaskOffMaersk e fermare le spedizioni illegali che consentono i crimini atroci israeliani. Facciamo inoltre eco alla Federazione Generale Palestinese dei Sindacati di Gaza, che ha chiamato i lavoratori di tutto il mondo ad agire per fermare il flusso di armi verso Israele. Invitiamo i sindacati a essere solidali con il popolo palestinese e a proteggere i lavoratori nei porti, sulle navi, nelle aziende e negli uffici governativi dal coinvolgimento in trasferimenti criminali, il più delle volte a loro insaputa e/o senza il loro consenso. Esortiamo i sindacati, i lavoratori portuali e le organizzazioni della società civile a organizzarsi contro la vergognosa normalizzazione e complicità dei loro governi. Questo è il momento di resistere agli attacchi di Stati Uniti e Israele alla lotta palestinese. Dobbiamo intensificare le azioni e chiarire che il popolo rifiuta la normalizzazione e la complicità nel genocidio come un tradimento della lotta di liberazione palestinese. Il popolo sta con Gaza! Embargo sulle armi ora!”