Il ruolo dei porti italiani nel traffico d’armi, la protesta di Donne in nero PiombinoRiceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma del Coordinamento Donne in nero,
Piombino sul coinvolgimento dell’Italia e dei suoi porti al centro delle rotte
per il trasporto di armi e strumenti bellici, equipaggiamenti impiegati nelle
guerre di tutto il mondo.
“Da due giorni la nave ro-ro SEVERINE in arrivo da Monfalcone, è in attesa di
entrare nel porto di Piombino ma a causa dell’intenso traffico turistico, resta
al momento fuori.
Questa tipologia di navi effettua continui carichi e scarichi di strumentazione
bellica: dai carri armati, alle jeep, dai rifornimenti di ricambi per
mitragliatrici a proiettili. Sono navi portatrici di morte ed attraccano anche
nel nostro porto perché in esso trovano banchine disponibili alla movimentazione
di tali materiali. Questo vogliamo che sia chiaro.
In numerosi e importanti porti italiani, europei e non, grazie all’impegno e al
sostegno di alcune sigle sindacali, i lavoratori si sono rifiutati di
movimentare questa tipologia di carico. Si sono rifiutati a Livorno, Genova,
Napoli, Barcellona, Sidney, e più recentemente a Marsiglia.
Questo tipo di traffici, al limite della legalità (l’Italia ripudia la guerra e
non può fornire armi a paesi in guerra) dimostra come il valore del denaro resti
preponderante sulle scelte non solo dei governanti, ma anche di molte persone
comuni.
Di fronte al genocidio del popolo palestinese e alla guerra fra Ucraina e Russia
che ha come teatro il cuore dell’Europa, non possiamo restare in silenzio.
Il coinvolgimento militare del nostro territorio, ci rende parte attiva del
conflitto in Medio Oriente come in Ucraina. Carichi d’armi verso paesi
belligeranti sono già passati per il nostro porto.
L’attracco nel porto di Piombino delle navi ro-ro Capucine e Severine pone il
nostro Comune al centro delle responsabilità civili verso il massacro del popolo
palestinese.
Facciamo appello agli operatori portuali e a tutti le maestranze portuali
affinchè navi di questo tipo non trovino braccia disposte a lavorare per loro,
non solo per la tutela della pace, ma anche per la sicurezza di tutti e come
incentivo alla pacificazione del commercio internazionale”.
Coordinamento Donne in nero, Piombino.