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Sorgerà a Messina l’Hub di Guerra della Marina Militare italiana
A Messina, nella più totale disattenzione delle istituzioni, dell’amministrazione comunale e delle forze politiche, sociali e sindacali, il ministero della Difesa sta per portare a termine un programma multimilionario che rafforzerà i processi di militarizzazione del territorio devastando irrimediabilmente la Zona Falcata, area di immenso valore paesaggistico e storico-architettonico. Il […] L'articolo Sorgerà a Messina l’Hub di Guerra della Marina Militare italiana su Contropiano.
LIVORNO: MIGRANTI DISPERSI, “IL PORTO HA CONTINUATO A LAVORARE MENTRE C’ERANO DUE RAGAZZI IN MARE, NON DIAMO PIÙ VALORE ALLA VITA”
Non vi è ancora traccia del ragazzo migrante disperso in mare al porto di Livorno. Si era gettato in acqua per tentare di sfuggire al rimpatrio. Era insieme a un’altra persona, quest’ultima deceduta dopo essere stata risucchiata dall’elica di una nave che stava transitando nello scalo portuale. I due ragazzi, nemmeno 20 anni di età, erano stati sorpresi dalla Polmare nella mattinata di ieri, giovedì 31 ottobre, su un mercantile danese che era partito dalla Tunisia ed consegnati poi al comandante, che li aveva rinchiusi all’interno di una cabina. Per scappare si sono buttati in acqua poco prima dell’attracco in porto. Aperte le indagini. “Il porto ha continuato a lavorare mentre c’erano due ragazzi dispersi in mare“, denuncia Simone, portuale di Livorno e dei Gap ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Anche quando sono iniziate le ricerche i lavori nel porto non si sono mai interrotti. “Non diamo più valore alla vita”, sottolinea Simone dei Gap. Qui l’intervista completa. Ascolta o scarica.
Taranto. La nave Seasalvia torna nel porto per un nuovo carico di morte
Nelle stesse ore in cui lo stato illegale di Israele rompe la fragilissima tregua in corso nella Striscia di Gaza, ricominciando i bombardamenti sui civili inermi e mostrando ancora una volta le sue intenzioni genocidarie di cancellazione del popolo palestinese e usurpazione della sua terra, ENI intende portare a termine […] L'articolo Taranto. La nave Seasalvia torna nel porto per un nuovo carico di morte su Contropiano.
Le mani israeliane sul Porto di Fiumicino
Nel silenzio dei cantieri e delle carte ministeriali, il progetto del nuovo porto crocieristico di Fiumicino prende forma. Un’infrastruttura che promette sviluppo e turismo, ma che rischia invece di aprire la costa romana a un intreccio di interessi economici e geopolitici molto più ampi di quanto appaia. Dietro le vetrine scintillanti della compagnia Royal Caribbean, partner centrale dell’operazione, emerge infatti una rete di capitali che dal Mediterraneo conduce fino a Israele e ai grandi fondi d’investimento globali. DALLE COSTE DI HAIFA A FIUMICINO Nell’agosto 2022 Royal Caribbean ha inaugurato le operazioni di homeport da Haifa con la Rhapsody of the Seas, inserendo Israele tra i porti di partenza dei propri itinerari mediterranei. Solo dopo l’ennesima escalation in Medio Oriente, la compagnia ha annunciato la cancellazione delle crociere israeliane per il 2024. Ma il legame economico e politico resta: dentro il consiglio di amministrazione e tra gli azionisti principali di Royal Caribbean figura la famiglia Ofer, una delle dinastie israeliane più potenti nel settore navale e finanziario. LA FAMIGLIA OFER: DAGLI ARSENALI ALLA FINANZA GLOBALE Eyal M. Ofer, membro del board dal 1995, ha servito come ufficiale dell’intelligence nell’aviazione israeliana dal 1967 al 1973, detiene una partecipazione significativa attraverso i propri veicoli finanziari. Insieme al fratello Idan, eredita l’impero costruito dal padre Sammy Ofer, ex ufficiale della Marina israeliana che partecipò alla guerra arabo-israeliana del 1948 — quella che i palestinesi chiamano Nakba. Negli anni del dopoguerra Sammy Ofer contribuì all’espansione della flotta mercantile e della cantieristica israeliana, settori strategici per la difesa nazionale. Da lì nacque una galassia industriale che si estende oggi dallo shipping all’energia, fino alla finanza immobiliare globale. Oggi gli Ofer vivono, con residenze fiscali in località offshore, tra Monaco, Londra e Guernsey, ma restano centrali nei circuiti economici legati a Israele e ai mercati finanziari mondiali. IL CAPITALE DEI FONDI GLOBALI Accanto alla famiglia Ofer, l’azionariato di Royal Caribbean è dominato da colossi come Vanguard, BlackRock, Capital Research e State Street. Come ricorda la relatrice ONU Francesca Albanese, fondi come Vanguard e BlackRock canalizzano miliardi di dollari verso società e titoli di Stato coinvolti direttamente o indirettamente nell’occupazione dei territori palestinesi. Vanguard, in particolare, detiene circa il 10% delle quote di Royal Caribbean, consolidando un legame diretto tra la finanza speculativa globale e l’economia di guerra che sostiene l’apartheid israeliano. LE OMBRE GIUDIZIARIE La famiglia Ofer è stata coinvolta in una lunga serie di controversie internazionali: * Iran-gate (2010–2011): inchieste parlamentari e mediatiche hanno documentato rapporti commerciali di società riconducibili agli Ofer con l’Iran, in violazione di sanzioni internazionali. * Pandora Papers: i documenti hanno rivelato una rete di veicoli offshore riconducibili a Eyal Ofer, con sedi nelle Isole Cayman e Vergini Britanniche. * Contenziosi immobiliari: Eyal Ofer è stato coinvolto in dispute legali su proprietà di lusso, tra cui la vendita dell’hotel NoMad, oltre a diverse cause civili nel settore finanziario. * Zodiac Maritime, compagnia legata alla famiglia, è stata citata in numerosi report (Lloyd’s List, Reuters, Guardian, AP) riguardanti attacchi e sequestri di navi “israel-affiliated” nello Stretto di Hormuz e nel Mar Rosso, con implicazioni geopolitiche dirette. * Royal Caribbean e le class action in Israele: la compagnia ha comunicato ufficialmente la chiusura, il 26 gennaio 2025, di una class action presso il Tribunale Distrettuale di Haifa (caso n. 58120-05-21), con la concessione di un on-board credit di 50 dollari per i membri della classe. * Altri procedimenti civili internazionali riguardano responsabilità per incidenti a bordo e violazioni della privacy, inclusi casi di telecamere nascoste in cabine. UN MODELLO DA RIFIUTARE Dietro il progetto del porto di Fiumicino si disegna dunque un modello di sviluppo che combina turismo di lusso, finanza globale e militarizzazione del mare. Un modello che molti sul litorale stanno già contestando, con una forte accellerazione da quando a marzo 2025 hanno recintato l’aria dei bilancioni. Dalla mobilitazione per la Palestina del 14 settembre a Fiumicino, fino al corteo del 5 ottobre a Ostia, dove le realtà della costa hanno sfilato dietro uno striscione comune per Gaza e sono intervenute contro le speculazioni sul mare, il legame tra resistenza locale e solidarietà internazionale è ormai evidente: la lotta per la liberazione della Palestina passa anche da qui, dalle coste del litorale romano. Dire NO AL PORTO DI FIUMICINO non è solo una battaglia ambientale o urbanistica: è un atto di rifiuto verso un’economia di guerra travestita da sviluppo sostenibile. È un modo per dire che il mare non si compra, non si svende, e soprattutto non si bombarda. La copertina è di Patrizia Montesanti SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Le mani israeliane sul Porto di Fiumicino proviene da DINAMOpress.
Livorno. Il consiglio comunale approva atto sul boicottaggio navi israeliane
Il consiglio comunale di Livorno ha approvato, a maggioranza, due importanti mozioni a sostegno della causa palestinese e per il boicottaggio dello stato genocida di Israele. Uno di questi atti, presentato da Livorno Popolare e sostenuto dal gruppo consiliare di Buongiorno Livorno, impegna il Sindaco e la Giunta, tra le […] L'articolo Livorno. Il consiglio comunale approva atto sul boicottaggio navi israeliane su Contropiano.
Taranto blocco al porto contro Eni complice del genocidio.
La mobilitazione contro il genocidio sionista ha bloccato il porto di Taranto dove era approdata al molo gestito dall’Eni la nave Sea Salvia ,per caricare il greggio destinato all’esercito israeliano. Di fronte alla mobilitazione dei tarantini l’Eni ha comunicato che la nave non sarebbe stata rifornita e che la destinazione sarebbe stata Port Said in […]
Taranto. Nuovo blocco al porto. Stop al combustibile diretto in Israele
Al porto di Taranto è cominciato da questa mattina alle 4.00 il blocco delle portinerie della Raffineria ENI. La protesta dei lavoratori Usb è in corso davanti agli ingressi della Raffineria Eni, che ieri aveva consentito la ripartenza della petroliera Sea Salvia carica di greggio dichiarando una destinazione diversa: non […] L'articolo Taranto. Nuovo blocco al porto. Stop al combustibile diretto in Israele su Contropiano.
Livorno. Tre giorni di blocco al porto fermano nave Usa con armamenti
Tre giorni che valgono un anno. Dopo 56 anni Livorno ha fatto nuovamente la storia . Abbiamo fermato una nave americana carica di mezzi militari e caterpillar Israeliani. Lo ha fatto una città intera, con i suoi lavoratori e con gli studenti. Con i bambini sulle spalle dei genitori e […] L'articolo Livorno. Tre giorni di blocco al porto fermano nave Usa con armamenti su Contropiano.
Taranto. Bloccato il porto per nave con combustibile destinato ai militari israeliani
La nave Seasalvia, diretta a Taranto per rifornirsi di 30mila tonnellate di greggio destinato all’aviazione militare israeliana, non entrerà in porto. È questo il risultato del presidio organizzato ieri dall’USB e dai Cobas davanti al porto mercantile di Taranto, oltre che da tante altre realtà sociali che si sono autoconvocate nella stessa […] L'articolo Taranto. Bloccato il porto per nave con combustibile destinato ai militari israeliani su Contropiano.