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Global Sumud Flotilla, partenze dalla Tunisia e dall’Italia
La Global Sumud Flotilla sta per salpare. Dopo il primo gruppo di barche in procinto di partire oggi dal porto di Sidi Bou Said, a 20 km da Tunisi, il Global Movement to Gaza si prepara alla partenza imminente della flotta italiana, in programma giovedì 11 settembre dal porto di Siracusa. I due ordigni incendiari, lanciati da droni le scorse notti sulle barche ormeggiate al largo di Tunisi, la “Familia Madeira” e la “Alma”, non fermano la missione, ma rendono gli equipaggi ancora più determinati nel portarla avanti in sostegno della popolazione di Gaza. Nelle ultime ore i gazawi sono sottoposti a un’evacuazione forzata verso sud, costretti a spostarsi sotto il fuoco delle bombe israeliane. Facciamo appello al popolo, che da terra ci accompagnerà come un grande equipaggio virtuale, affinché tenga alta l’attenzione sulla missione, si attivi con le mobilitazioni e spinga il governo a dare risposte concrete. L’attacco alle barche non può essere in alcun modo paragonato agli orrori a cui sono sottoposti quotidianamente i palestinesi e i due episodi non devono distogliere dall’obiettivo finale: forzare il blocco navale imposto da Israele, aprire un corridoio umanitario verso Gaza e fare pressione sui governi per fermare il genocidio in corso. Giovedì alle ore 14:00 presso Marina di Ortigia, a Siracusa, è in programma un presidio organizzato dal Comitato Siracusano per la Palestina per salutare la partenza delle barche e si terrà una conferenza stampa. Interverranno giornalisti e attivisti in partenza, tra cui: Maria Elena Delia, Portavoce GMTG e componente del comitato direttivo Global Sumud Flotilla; Simone Zambrin, Freedom Flotilla; Stefano Rebora, Music For Peace; Abderrahmane Amajou, Action Aid Italia;  Annalisa Corrado, Europarlamentare, PD; Marco Croatti, Parlamentare, M5S; Benedetta Scuderi, Europarlamentare, AVS; Equipaggio in partenza; Comitato Siracusano per La Palestina; Catanesi solidali con il popolo palestinese; Altre forze sociali e partitiche locali a sostegno della Global Sumud Flotilla. Al termine della conferenza stampa le barche salperanno da Siracusa per riunirsi in mare con la flotta proveniente da Tunisi e proseguire poi la navigazione verso Gaza.   Redazione Italia
Sumud Flotilla: si parte da Siracusa l’11 Settembre; mobilitazione a Roma per l’attacco alla Familia Madeira
Il Global Movement to Gaza comunica in via ufficiale che le partenze italiane della Global Sumud Flotilla avverranno giovedì 11 settembre da Siracusa. Si comunica che lo stesso giorno sarà previsto un incontro con la stampa alle ore 10:00 presso il porto di Siracusa; ulteriori dettagli su questa convocazione saranno rilasciati nelle prossime ore. In seguito al bombardamento subito dalla nostra barca “Familia Madeira” a Tunisi, chiamiamo le città italiane alla mobilitazione immediata. A Roma, concentramento oggi alle 19.00 a piazzale Aldo Moro: apriamo corridoi umanitari, rompiamo il blocco navale israeliano, fermiamo il genocidio del popolo palestinese. Redazione Italia
Global Sumud Flotilla, il 3 settembre Siracusa e Catania supportano la partenza delle barche con due grandi eventi
Le prime barche della Global Sumud Flotilla sono partite dai porti di Barcellona e Genova e si stanno dirigendo verso la Sicilia, per ricongiungersi al resto della flotta. Le partenze del 31 agosto sono state salutate da decine di migliaia di persone: solo nel capoluogo ligure hanno partecipato in 50.000 alla fiaccolata. Ora ci si prepara alla tappa siciliana. Le barche, in arrivo anche dalla Turchia e dalla Grecia, insieme a quelle siciliane prenderanno il largo con destinazione Gaza, portando a bordo tonnellate di aiuti umanitari per il popolo palestinese. La partenza sarà salutata, il 3 settembre, da due eventi organizzati in contemporanea a Siracusa e Catania. Siracusa, Marina di Ortigia: a partire dalle ore 19 sul palco si alterneranno artisti ed attivisti, tra musica, arte e informazione sulla causa palestinese. Interverranno Giulio Cavalli, Maria Elena Delia (portavoce Global Movement to Gaza Italia), Vincenzo Fullone, Cecilia Canazza, (Global Movement to Gaza Italia), Antonio Mazzeo, Maria Grazia Patania del progetto Fiori nei Cannoni, esponenti di Global Sumud Flotilla, TOM – Arci, gli attivisti del Comitato Siracusano per la Palestina. Il contributo teatrale è a cura di Alessio Di Modica e Jacopo Tealdi. Per la musica live ci saranno Marco Castello, Emma, I Percussonici, Le suonatə sociali, Qbeta. La serata è presentata da Maura Gancitano. Nelle aree adiacenti al palco ci saranno spazi con le mostre “HeArt of Gaza” e “La Palestina nella storia”, attività e laboratori per bambini, spettacoli circensi, animazione, banchetti informativi di BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) e del Comitato siracusano per la Palestina. Catania: il punto di ritrovo è previsto alle ore 18 al porto, da dove il corteo si muoverà fino a raggiungere piazza Federico di Svevia (Castello Ursino). Alle 19,30 la serata vedrà protagonisti numerosi ospiti. Interverranno il giornalista Giulio Cavalli, Maria Elena Delia (portavoce Global Movement to Gaza Italia), Vincenzo Fullone, Cecilia Canazza (Global Movement to Gaza Italia), Antonio Mazzeo ed esponenti di ResQ, CALP, Music for Peace, Action Aid, Ultima Generazione, Extinction Rebellion, Greenpeace, Arci, Jamil El Sadi per la Comunità Palestinese “Voci nel silenzio”, il Comitato Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese, parlamentari ed europarlamentari di AVS (Benedetta Scuderi – Verdi), M5S (Ketty D’Amato), PD (Davide Scotto). Presenta la serata Andrea Colamedici. Gli interventi saranno alternati a musica live con Albafar per Radio Gaza, Carsie Blanton, Liam Ò Maonlaì, Giuliano Logos, Lotta, Queen of Saba, Kento, Samuel (Subsonica) e la partecipazione dell’attrice Ester Pantano. Nelle aree intorno al palco si terranno performance artistiche a cura del collettivo di artisti siciliani a supporto della Global Sumud Flotilla, laboratori di disegno per bambini e performance di ricamo collettivo, promossa dall’artista Giovanni Gaggia con il progetto “Com’è il cielo in Palestina?”. Le barche della Global Sumud Flotilla porteranno via mare tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese. L’intento è di rompere il blocco navale imposto da Israele e aprire corridoi umanitari, facendo pressione sui governi affinché lavorino concretamente per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese. A Catania sono stati raccolti beni di prima necessità: in particolare, alimenti a lunga scadenza presso la Moschea di piazza Cerulli, su iniziativa dell’Imam Ismail, e materiale sanitario raccolto dal “Comitato catanese di solidarietà con il popolo palestinese”, che andranno ad aggiungersi al carico in partenza sulle barche per Gaza.   Redazione Italia
La Guardia Costiera libica spara per 20 minuti contro la Ocean Viking
Ieri pomeriggio, alle 15:03 ora locale, la MV Ocean Viking, nave di ricerca e soccorso noleggiata da SOS MEDITERRANEE in collaborazione con la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC), è stata deliberatamente presa di mira in un attacco a fuoco da parte della Guardia Costiera libica. Sebbene nessuno sia rimasto ferito fisicamente, tutti a bordo hanno temuto per la propria vita e le attrezzature di soccorso essenziali, così come la nave stessa, hanno subito danni significativi. Al momento dell’attacco, la Ocean Viking si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche a nord della costa libica, quando è stata avvicinata da una motovedetta di classe Corrubia della Guardia Costiera libica. Con 87 sopravvissuti già a bordo – soccorsi tra la notte di sabato 23 agosto e la mattina di domenica 24 agosto in due diverse operazioni – la nostra nave era stata autorizzata dal Centro di coordinamento italiano a interrompere la rotta verso il porto di sbarco assegnato e a cercare un’altra imbarcazione in difficoltà nelle acque internazionali. Mentre i nostri team erano impegnati nella ricerca del caso di soccorso, la Ocean Viking è stata avvicinata dalla motovedetta libica, che ha illegalmente chiesto di lasciare la zona e dirigersi verso nord. L’informazione ci è stata fornita prima in inglese e poi in arabo, con la traduzione del nostro mediatore culturale a bordo, che ha informato dal ponte che la Ocean Viking stava lasciando la zona. Tuttavia, senza alcun preavviso o ultimatum, due uomini a bordo della motovedetta hanno aperto il fuoco sulla nostra nave umanitaria, iniziando un assalto durato almeno 20 minuti ininterrotti direttamente contro di noi. Durante l’assalto, la motovedetta ha circondato la Ocean Viking, prendendo di mira deliberatamente i membri dell’equipaggio sul ponte, la parte della nave dove si svolgono le operazioni di navigazione e di governo. L’attacco ha causato fori di proiettile all’altezza della testa, la distruzione di diverse antenne, quattro finestre rotte sul ponte e diversi proiettili che hanno colpito e danneggiato i tre RHIBS (motoscafi di soccorso veloci), insieme ad altre attrezzature di soccorso. Mentre l’attacco era in corso, le squadre di SOS MEDITERRANEE e dell’IFRC hanno messo in sicurezza gli 87 sopravvissuti prima di rifugiarsi all’interno della nave. Fortunatamente, nessun membro dell’equipaggio o sopravvissuto a bordo ha riportato ferite. Dopo l’incidente, la Ocean Viking ha lanciato un segnale di soccorso e allertato la NATO, chiedendo protezione e assistenza. La nostra nave è stata indirizzata alla più vicina unità della NATO, una nave della Marina italiana. Tuttavia, la Marina italiana non ha mai risposto alla chiamata. Questo incidente non è stato solo un atto oltraggioso e inaccettabile: i metodi, le circostanze e le dinamiche dimostrano chiaramente che si è trattato di un attacco deliberato e mirato contro il nostro equipaggio e, in secondo luogo, contro le nostre capacità di soccorso. Non si tratta di un caso isolato: la Guardia Costiera libica ha una lunga storia di comportamenti sconsiderati che mettono in pericolo le persone in mare, violano palesemente i diritti umani e mostrano un totale disprezzo per il diritto marittimo internazionale. Eppure gli Stati europei, con l’Italia in prima linea, continuano a sostenere, equipaggiare e addestrare la Guardia Costiera libica. La motovedetta 2 utilizzata dalla Guardia Costiera libica durante l’attacco era stata donata dall’Italia nel 2023 nell’ambito del programma dell’Unione Europea “Support to Integrated Border and Migration Management in Libya (SIBMMIL)” (Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia). Nel luglio 2023, la Ocean Viking ha subito un violento scontro quando una motovedetta simile ha sparato vicino ai nostri gommoni durante un salvataggio. Nonostante le nostre richieste pubbliche, non è stata aperta alcuna indagine. “Chiediamo che venga condotta un’indagine approfondita sugli eventi di ieri pomeriggio e che i responsabili di questi atti che mettono a repentaglio la vita delle persone siano assicurati alla giustizia”, afferma Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Chiediamo inoltre la cessazione immediata di ogni collaborazione europea con la Libia. Un soggetto che avanza rivendicazioni illegali in acque internazionali, ostacola deliberatamente i soccorsi a persone in pericolo di morte e prende di mira operatori umanitari disarmati e persone salvate non può essere considerata un’autorità competente. Non possiamo accettare che una guardia costiera riconosciuta a livello internazionale compia aggressioni illegali. Chiediamo inoltre la fine della criminalizzazione dei soccorsi, atteggiamento che non fa altro che creare un terreno fertile per questi attacchi incredibilmente violenti”, conclude Taurino. La nostra nave sta ora navigando verso nord. Il capitano della Ocean Viking ha esercitato la sua autorità superiore per impostare la rotta verso Siracusa, il porto di origine, per sbarcare tutti gli 87 sopravvissuti ed effettuare le riparazioni critiche necessarie. Le autorità italiane hanno confermato la destinazione. Redazione Italia
Freedom Flotilla Coalition, intervista ad Antonio Mazzeo
Freedom Flotilla, la coalizione internazionale che associa cittadini comuni, attivisti e operatori umanitari, ha lo scopo di fare pressione sul governo israeliano affinché cessi l’assedio che dal ’48 perpetra ai danni del popolo palestinese, con alterne accelerazione dei soprusi nei loro confronti, sfociato nella creazione di Gaza, la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Con la decisa sterzata a destra dell’ultimo ventennio, fino all’attuale coalizione governativa, ostaggio delle fazioni più oltranziste, conservatrici e islamofobe, l’assedio, frutto marcio di un colonialismo di insediamento, così come viene sistematizzato ed applicato al popolo palestinese secondo lo storico israeliano Ilan Pappé, si è addirittura trasformato in genocidio: uno sterminio in mondovisione dove le immagini e le cifre si rincorrono a suon di fake-news che negano la realtà dei fatti. Tornando alla Freedom Flotilla e al caso della nave Handala, l’obiettivo è quello di rompere il blocco illegale agli aiuti umanitari, entrando nell’unico corridoio, il porto di Gaza, che in teoria non richiederebbe il “permesso” del governo sionista perché, appunto, è territorio palestinese. Lo scopo più importante però è quello di aprire una breccia nel muro spietato dell’indifferenza, uno spiraglio di speranza contro il genocidio e su questo, come sempre, ci sono venuti in aiuto i bambini e le bambine della Sicilia e della Puglia con i loro giocattoli da consegnare ai loro fratellini gazawi. Pur non avendo l’autorità legale per assaltare la nave, rapirne l’equipaggio e poi detenerlo e deportarlo nel proprio territorio, Israele lo ha fatto compiendo un gesto terroristico, nonché un atto di guerra non dichiarato preventivamente: un attacco non provocato infatti  è considerato “crimine di guerra” (Art. 8 dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. Come ha dichiarato Ann Wright, membro del comitato direttivo della Freedom Flotilla, “non si tratta di una questione di giurisdizione interna israeliana. Si tratta di cittadini stranieri che operano secondo il diritto internazionale in acque internazionali. La loro detenzione è arbitraria, illegale e deve cessare”. L’assalto dei militari israeliani è avvenuto in acque internazionali a 40 miglia nautiche dalle coste di Gaza nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2025, quindi si configura come l’ennesimo crimine commesso da Israele nel totale disprezzo del diritto internazionale. I 21 membri della Freedom Flottilla sono stati rapiti e incarcerati. Gli è stata data la possibilità di essere rimpatriati subito firmando un documento precompilato, ma alcuni di loro non hanno accettato e sono ancora detenuti in attesa di processo per l’espulsione forzata, in teoria dopo 72 ore e dopo avere subito un processo per direttissima con l’accusa paradossale di “immigrazione clandestina”: sulla base di questa accusa fantasiosa lo Stato d’Israele non sarebbe mai dovuto nascere! Antonio Mazzeo, uno dei due italiani che ha scelto di tornare immediatamente in Italia, dopo aver risposto alle domande tipiche dei media mainstream (“Come ti hanno trattato?”, “Dove stanno gli altri membri dell’equipaggio?”, oppure “Quando verranno rilasciati?”, ecc. ecc.) tentando ogni volta di riportare il discorso sulla situazione tragica di Gaza, sui massacri, sul genocidio e sulle complicità dei governi “occidentali”, primo fra tutti quello più fedele a asservito alla coppia USA-Israele, l’Italia, si è soffermato su uno degli aspetti più emozionanti che aveva in serbo la missione. Antonio, parlaci dei giocattoli e dell’obiettivo di portare questi regali, simbolo di unione tra i bambini di Siracusa e Gallipoli (l’ultima tappa prima di prendere il largo verso le coste palestinesi) e i loro fratelli, ancora oggi sotto le bombe a Gaza Il fatto stesso che la nave si chiamasse Handala, un personaggio dei fumetti con cui sono cresciute intere generazioni di giovani palestinesi, conteneva un messaggio particolare. Non eravamo una delle tante navi umanitarie che hanno tentato di forzare il blocco, ma una nave pensata principalmente per il suo rapporto con i bambini. La nave si è “arricchita”, a dimostrazione di quanto fosse stato colto questo segnale, nelle due soste a Siracusa e a Gallipoli, dove è stata visitata da centinaia di bambini e bambine. Volevano vedere proprio la nave Handala, quella che portava gli aiuti ai loro amichetti di Gaza! Tutti sentivano il bisogno di portare qualcosa, in questo caso bambolotti, peluche e giocattoli. La cosa più bella e commovente è avvenuta la mattina dell’arrivo ad Ashdod. Stava albeggiando, eravamo tutti sdraiati sul ponte e mi sono accorto che ognuno di noi dormiva abbracciato a uno dei peluche con cui avevamo navigato in quegli ultimi 10 giorni. Eppure stiamo parlando di persone dai 70 anni e più, sino ai 25! Anch’io ho portato con me un souvenir dall’Handala, uno di quei bambolotti. Ecco, forse questa è la cosa più bella, il segnale più bello, perché probabilmente tra i bambini del mondo, ma anche tra quei bambini a cui l’umanità viene negata, i bambini di Gaza, il luogo più disumanizzato e più disumanizzante che esista, c’è ancora lo stesso bisogno di protezione e di dolcezza. I bambini avrebbero potuto vedere una nave che portava degli aiuti, ma soprattutto i regalini dei loro cuginetti dall’altra parte del Mediterraneo. Allora, questo sì che è un segno di speranza anche per le nostre giovani generazioni. Questa situazione, la strage per fame e oggi il genocidio per fame a Gaza, mi fa venire in mente soltanto un’altra vicenda storica, dei primi anni ’60, dopo l’indipendenza della Nigeria: in quegli anni in Biafra morivano migliaia e migliaia di bambini, come oggi, ma con la differenza che sono passati 60 anni e questi fatti si ripetono ancora. Inoltre all’epoca si trattava di una sorta di guerra civile tutta svolta all’interno di uno Stato, mentre oggi assistiamo a uno Stato che sta occupando e facendo morire di malnutrizione i cittadini di un altro Stato. Antonio, ti porto i ringraziamenti di Nancy Hamad*, la studentessa laureanda in economia con cui sono in contatto direttamente da Gaza. Quando le ho raccontato di questa iniziativa mi ha chiesto di dirti quanto questo supporto morale sia fondamentale per loro. Grazie a voi! * Per leggere le corrispondenze e conoscere la vicenda di Nancy Hamad di Gaza, vai ai nostri articoli pubblicati su Pressenza: articolo1 – articolo2 – articolo3 Stefano Bertoldi
“Cultura della legalità”, i Carabinieri incontrano scolaresche a Siracusa
Riceviamo e pubblichiamo una segnalazione che arriva da Siracusa, dove sabato 31 maggio ha avuto luogo una giornata della legalità promossa dai Carabinieri. «Lo scopo di questa manifestazione è proprio essere vicini ai più piccoli, con disegni, gadget, ma anche ai più grandi, con informazioni utili, a maggior ragione in questo periodo con riguardo alle truffe agli anziani. Infatti abbiamo dei piani, abbiamo volantini e diamo informazioni». L’iniziativa, tenutasi a Siracusa, lungo piazza Minerva dalle 10 alle 18 è stata organizzata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Siracusa ed era diretta ad alunne e alunni delle scuole siracusane. Ancora una volta, come già segnalato in molte altre occasioni, equipaggi di auto e moto dei diversi reparti dell’Arma con stand e materiale informativo, sono stati messi in “mostra” a disposizione della curiosità dei/delle più piccole/i e delle loro famiglie. Durante lo spazio espositivo le scolaresche intervenute hanno avuto modo di porre domande ai militari, fare disegni e approfondire l’importanza di mantenere comportamenti responsabili e rispettosi, sia nella vita reale che nella sfera virtuale. «È importante che bambini e ragazzi comprendano il valore delle regole e della legalità sin da piccoli» ha dichiarato la tenente colonnello Sara Pini dei Carabinieri. Ed è proprio riprendendo queste parole che come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole delle università ci interroghiamo: per quale oscuro motivo la promozione degli stessi principi di legalità e rispetto delle regole non possa essere veicolata alle scolaresche, anziché da personale in divisa, da parte dei e delle docenti all’interno della scuola? Ci chiediamo ancora: quale valore educativo e didattico rivestano tali manifestazioni agli occhi di studentesse e studenti di ogni ordine e grado se non quello di esaltare valori militareschi, improntati sulla repressione dei reati e spesso anche del dissenso, anche contro gli studenti stessi, come la cronaca recente e passata ci ha tristemente raccontato?! Ad un’attenta analisi la risposta appare evidente, perché al di la della sbandierata “cultura della legalità” e il rispetto delle regole (cosa peraltro che ogni adulta e adulto responsabile dovrebbe fare), come confermano i militari stessi impegnati in questi progetti per “rafforzare il legame tra l’Arma e i cittadini, soprattutto i più giovani» a nostro parere questo significa incentivare l’idea di un futuro in divisa a bambini e bambine, ragazze e ragazzi. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole delle università, Siracusa