Tag - cisgiordania occupata

PALESTINA: CONTINUE VIOLAZIONI DEL CESSATE IL FUOCO. ATTACCHI ISRAELIANI A GAZA E NELLA CISGIORDANIA OCCUPATA
Nel silenzio della comunità internazionale, Israele continua a violare il cessate il fuoco e a colpire la popolazione palestinese a Gaza. Questa mattina sono state uccise quattro persone dal fuoco israeliano; l’ultima vittima è stata colpita da un drone nella città di Bani Suheila, a est della città meridionale di Khan Younis, in un’area situata oltre la cosiddetta “linea gialla”. Le forze di occupazione israeliane hanno inoltre aperto un intenso fuoco contro le abitazioni, mentre un veicolo blindato carico di esplosivi veniva fatto avanzare attraverso il quartiere di Tuffah, a est di Gaza City. Segnalati attacchi israeliani in tutta la Striscia di Gaza: nel nord, raid aerei e bombardamenti di artiglieria hanno colpito Beit Lahiya oltre la linea gialla; nel sud, sono stati riportati attacchi aerei e colpi di carri armati ed elicotteri a nord-est di Rafah, oltre a bombardamenti di artiglieria e nuove incursioni a sud e a est di Khan Younis, sempre oltre la linea gialla. Nella Cisgiordania Occupata, un altro palestinese è stato ucciso ieri sera dalle forze israeliane a Deir Jarir, a nord di Ramallah. Almeno 16 persone sono state arrestate in una serie di raid in tutta la regione: quattro a Tulkarem, tre a Betlemme e altre nelle aree di Ramallah, Jenin, Tubas e Nablus. Dal 7 ottobre 2023, nella Cisgiordania occupata sono state uccise almeno 1.081 persone, tra cui 223 bambini; si contano inoltre migliaia di feriti e ben oltre ventimila palestinesi arrestati. Intanto una delegazione di alti funzionari di Hamas si trova al Cairo per incontrare i servizi di intelligence egiziani e discutere dell’escalation degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, nonostante il teorico cessate il fuoco, di fatto mai rispettato da Tel Aviv. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il punto della situazione con Michele Giorgio, direttore di Pagine Esteri, corrispondente da Gerusalemme per Il Manifesto e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.
MEDIO ORIENTE: ISRAELE CONTINUA A BOMBARDARE STRISCIA DI GAZA E LIBANO. IL PUNTO CON LA GIORNALISTA ELIANA RIVA
Proseguono le violenze delle forze di occupazione israeliane in Palestina: nella Cisgiordania Occupata ieri sera diversi palestinesi sono morti soffocati dai gas lacrimogeni lanciati dall’IDF durante un’incursione militare nella città di Beit Ummar, a nord di Hebron. Qui, i militari israeliani hanno ucciso un uomo palestinese ed espulso la sua famiglia dalla proprietà. Secondo l’Associazione dei Prigionieri Palestinesi, a Beit Ummar sono stati sequestrati e interrogati anche circa 200 residenti. Le campagne di arresti in Cisgiordania, insieme alle operazioni di interrogatorio sul campo, hanno coinvolto circa 20.500 palestinesi in West Bank dal 7 ottobre 2025. Scatenati anche i coloni: a Deir Ballut hanno attaccato alcuni contadini palestinesi, vandalizzato un veicolo e rubate attrezzature per l’edilizia di proprietà di palestinesi vicino Ramallah; a Gerusalemme est abbattuta dai bulldozer israeliani l’ennesima abitazione. C’è poi la Striscia di Gaza, dove, nonostante il cessate il fuoco e il piano di occupazione spacciato per “piano di pace” approvato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, gli attacchi israeliani proseguono quotidiani e la popolazione è allo stremo dopo due anni di genocidio. Una donna palestinese e suo figlio sono rimasti gravemente feriti questa mattina in un attacco aereo israeliano nel sud di Gaza, a est di Khan Yunis. Dall’entrata in vigore del presunto cessate il fuoco l’11 ottobre scorso, i raid israeliani hanno ucciso almeno 266 palestinesi, ferendone almeno 635. Sempre oggi le forze di occupazione hanno rapito tre pescatori palestinesi vicino alle rovine del porto, devastato, di Gaza. Intanto, un incontro già programmato tra l’inviato speciale Usa Witkoff e il capo negoziatore di Hamas Khalil al-Hayya sarebbe stato annullato in seguito a pressioni israeliane. Ma non solo Palestina: Israele bombarda anche il sud del Libano. Ieri sera un attacco dell’esercito israeliano nel campo profughi di Ain al-Hilweh, vicino Sidone, ha ucciso 13 persone e ne ha ferite decine. Un drone avrebber colpito un veicolo vicino alla moschea Khalid bin al-Walid, all’interno del campo. Stamattina, un altro attacco drone ha colpito un altro veicolo nelle strade di Al-Tayri, sempre nel sud del Paese, uccidendo una persona a bordo. Nel raid sono rimasti coinvolti e feriti anche diversi studenti che viaggiavano su uno scuolabus. Sono le ultime di una lunga serie di violazioni, quotidiane, del cessate il fuoco in vigore, solo in teoria, da un anno, dal 27 novembre 2024, da parte di Tel Aviv. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto gli aggiornamenti con Eliana Riva, giornalista, caporedattrice di Pagine Esteri e collaboratrice de Il Manifesto. Ascolta o scarica.
LA SITUAZIONE IN CISGIORDANIA E IL DISEGNO COLONIALE ISRAELIANO. INTERVISTA AL GIORNALISTA SAMIR AL QARYOUTI
Le mire coloniali israeliane su mezzo Medio Oriente si concretizzano sempre di più, senza nessun argine reale. In Cisgiordania occupata ancora attacchi impuniti dei coloni, che hanno assaltato 2 villaggi palestinesi prima di essere cacciati dagli stessi soldati occupanti. Nella giornata di ieri, infatti, i comandanti delle brigate dell’esercito israeliano che occupano la Cisgiordania avevano chiesto al capo di stato maggiore dell’Idf, Eyal Zamir, di reintrodurre la detenzione amministrativa – cancellata dal ministro della Difesa Katz – contro i coloni israeliani, definiti “fuori controllo”. Zamir ha accolto le proteste dei suoi stessi sottoposti, dicendosi “determinato a porre fine a questo fenomeno; agiremo con severità finché giustizia non sarà fatta”, ma come ripete ai nostri microfoni il giornalista italo palestinese Samir Al Qayrouthi “fa tutto parte del piano: tante parole per distrarre e far distogliere l’attenzione, ma nessun cambiamento reale”. Un piano espansionistico e coloniale ben collaudato, che sembra ripetersi anche in Libano dove, a meno di due settimane dal primo anniversario del cessate il fuoco – mai violato da Hezbollah a differenza delle migliaia di attacchi di Tel Aviv – le truppe occupanti hanno cominciato a costruire un nuovo muro di separazione in territorio libanese, più precisamente tra la località libanese di Yarun e la dirimpettaia israeliana Yiron. Il tutto mentre continuano attacchi mirati di Tel Aviv anche in Siria e sembra si rialzi la tensione con l’Iran. In questo quadro tutt’altro che roseo – mentre a Gaza si continua a morire e gli aiuti umanitari entrano con il contagocce – quale futuro si aspettano i palestinesi e cosa invece auspicherebbero? In altre parole, qual è il discorso pubblico che gravita attorno al futuro della Palestina in Palestina? Abbiamo fatto il punto su tutto questo con Samir Al Qayrouthi, giornalista italo-palestinese e nostro collaboratore Ascolta o scarica
PALESTINA: LA RICOSTRUZIONE DI GAZA TRA PIANI COLONIALI E CRISI UMANITARIA. IL PUNTO CON IL GIORNALISTA MICHELE GIORGIO
Le mire coloniali di Israele su Gaza si fanno sempre più evidenti. La ricostruzione della Striscia sembra destinata a limitarsi all’area delimitata dalla cosiddetta “linea gialla”, tracciata da Israele: un piano che, di fatto, prefigura una nuova occupazione illegale, estesa a circa metà del territorio. Nel quadro della fase due del cessate il fuoco, gli Stati Uniti starebbero progettando la costruzione di una grande base militare in Israele, nei pressi del confine con Gaza. La struttura verrebbe utilizzata dalle forze internazionali incaricate di garantire il rispetto del cessate il fuoco. Un cessate il fuoco mai realmente attuato neppure nella fase uno, ancora in corso: oltre 270 palestinesi sono stati uccisi in un solo mese di “tregua”. Israele continua a limitare l’ingresso degli aiuti umanitari; solo oggi è stato riaperto il valico di Zikim, nel nord della Striscia. Nel frattempo, la crisi umanitaria si aggrava, mentre bombardamenti e vittime civili restano quotidiani. E non è tutto. Nella Cisgiordania Occupata, i coloni israeliani hanno lanciato nuovi attacchi contro la popolazione palestinese: nella serata di ieri, decine di coloni hanno preso d’assalto due villaggi, incendiando veicoli e abitazioni prima di scontrarsi con i soldati israeliani. Proprio ieri, i comandanti delle brigate dell’esercito di occupazione israeliano hanno chiesto al capo di Stato Maggiore di reintrodurre la detenzione amministrativa, revocata in precedenza dal ministro della Difesa Katz, nei confronti dei coloni, segnalando così le profonde divisioni interne alla società israeliana. Al parlamento israeliano, intanto, la destra colonica ha fatto passare in prima lettura una proposta di legge che mira a introdurre la pena di morte, ma solo per i palestinesi. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, gli aggiornamenti con Michele Giorgio, direttore di Pagine Esteri, corrispondente da Gerusalemme per Il Manifesto e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.
PALESTINA: AGGRESSIONI, DEMOLIZIONI E ARRESTI ARBITRATI. VIOLENZE SENZA FINE NELLA CISGIORDANIA OCCUPATA
Sul terreno, l’aggressione israeliana prosegue. Nella Cisgiordania Occupata, ad al-Judaira, a nord-ovest di Gerusalemme, due sedicenni sono stati uccisi nei pressi del muro di separazione israeliano dove, in teoria, governa l’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen, che oggi si trova in visita in Italia, con incontri programmati con il presidente Mattarella e la premier Meloni. Un uomo palestinese è rimasto ferito e un altro è stato arrestato durante un raid militare israeliano nella città di Silwad, a est di Ramallah, nella Cisgiordania occupata. Un altro palestinese è stato arrestato durante il raid e il suo veicolo è stato sequestrato dall’esercito. A Gaza City un bambino palestinese è rimasto gravemente ferito in un attacco di droni. Nel frattempo, sono in corso negoziati per consentire a circa 150 combattenti di Hamas, rimasti intrappolati nei tunnel nel sud di Gaza dietro la cosiddetta “linea gialla”, di ottenere il rilascio. I mediatori egiziani avrebbero proposto che, in cambio di un passaggio sicuro, i miliziani consegnino le armi all’Egitto e forniscano informazioni sulla rete dei tunnel, così da permetterne la distruzione. Israele e Hamas non hanno ancora espresso ufficialmente la loro posizione sulla proposta. Questo mentre Israele ha annunciato la chiusura militare del confine tra Gaza ed Egitto, rendendo ancora più difficile l’ingresso, già fortemente limitato, degli aiuti umanitari nella Striscia. Oggi i valichi di Kerem Shalom e Al-Awja sono stati completamente chiusi, mentre la popolazione di Gaza continua a vivere una drammatica carenza di cibo, medicinali e beni di prima necessità. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, il punto della situazione con Fabian Odeh, cittadino italo palestinese e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.
PALESTINA: ISRAELE CONTINUA A VIOLARE IL CESSATE IL FUOCO. UCCISI ALTRI DUE PALESTINESI A GAZA, UN 15ENNE IN CISGIORDANIA
Hamas ha restituito a Israele, tramite la Croce Rossa internazionale, un altro corpo di un prigioniero. Si tratta di uno dei due ostaggi stranieri rapiti il 7 ottobre 2023, anche se la sua identità non è stata ancora resa nota. Restano a Gaza, secondo le stime, i corpi di altri sei ostaggi israeliani deceduti durante i bombardamenti israeliani. Nel frattempo, Tel Aviv prosegue l’aggressione in violazione del cessate il fuoco. Due palestinesi sono stati uccisi in attacchi separati nel centro della Striscia: secondo le forze occupanti israeliane la colpa sarebbe quella di essersi avvicinati troppo alla “linea gialla” del cessate il fuoco, oltrepassando la metà della zona occupata (illegalmente) da Israele. Le violenze continuano anche nella Cisgiordania Occupata. Nella notte, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso un palestinese di 15 anni nella città di Yamun, vicino a Jenin, nel nord della West Bank. Le truppe israeliane hanno condotto un’ondata di incursioni notturne anche a Qalqilya, Ramallah, Hebron, con numerosi arresti e fermi. Bande israeliane di coloni hanno attaccato invece i residenti della zona di Masafer Yatta, a sud di Hebron, ferendo un uomo anziano e sua moglie, mentre aumenta la violenza anche in altre zone: sempre i coloni hanno recintato circa 202 ettari di terreno agricolo di proprietà palestinese nella zona di Khirbet Samra. Sul piano diplomatico, gli Stati Uniti hanno presentato ai membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU una bozza di risoluzione sulla governance della Striscia, base per la colonizzazione totale e permanente di Gaza per mano diretta di Trump. Il cuore del piano prevede che la missione multinazionale Isf, la International Stabilization Force, opererà sotto l’ala del cosidetto “Consiglio della Pace” (presieduto dallo stesso tycoon, che come braccio destro si è scelto il noto distruttore di paesi altrui, Tony Blair). All’Isf spetterà la gestione civile e militare della Striscia fino al dicembre 2027, almeno secondo Trump. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’intervento del giornalista Alberto Negri, per anni inviato di guerra e oggi editorialista de Il Manifesto. Ascolta o scarica.
PALESTINA: 465 COLONI PRENDONO D’ASSALTO LA MOSCHEA DI AL-AQSA. A GAZA ANCORA BOMBARDAMENTI ISRAELIANI
Ennesima provocazione da parte dei coloni israeliani, che martedì 4 ottobre sono entrati nel complesso della Moschea di al-Aqsa sotto la stretta protezione della polizia israeliana. Il Governatorato di Gerusalemme ha riferito che 465 coloni hanno preso d’assalto i cortili della moschea, effettuando visite guidate e compiendo rituali talmudici, nel tentativo di affermare il controllo israeliano sul Compound di al-Aqsa, conosciuto nel culto ebraico come Monte del Tempio. Negli ultimi due anni di genocidio portate avanti da Israele, le violenze nella Cisgiordania Occupata da parte di Tel Aviv non si sono mai interrotte. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione per la Colonizzazione e la Resistenza (CWRC), dal 7 ottobre 2023 Israele ha condotto oltre 38.000 attacchi e aggressioni contro la popolazione palestinese. A questi si aggiungono centinaia di incendi e migliaia di demolizioni che hanno portato allo sfollamento forzato di intere comunità. In soli due anni Israele ha eretto 243 nuove barriere militari, legalizzato 46 insediamenti coloniali, istituito 114 avamposti, creato 25 zone cuscinetto e sequestrato oltre 5.500 ettari di terre ai palestinesi, con l’obiettivo dichiarato di “trasformare la presenza militare dell’occupazione in una presenza civile permanente”. Il rapporto della CWRC, pubblicato il 5 ottobre scorso, non include le più recenti violazioni commesse dai coloni e dall’esercito israeliano nella West Bank. Nella Striscia di Gaza, Israele prosegue con bombardamenti e attacchi nonostante gli accordi di tregua e le denunce delle organizzazioni internazionali. Dall’entrata in vigore ufficiale del cessate il fuoco, l’11 ottobre 2025, gli attacchi israeliani hanno causato la morte di 240 persone e il ferimento di altre 607. Oggi i raid si sono concentrati soprattutto nel sud di Gaza, a Khan Younis e a Gaza City, dove le forze israeliane stanno distruggendo gli ultimi edifici ancora in piedi. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, il punto della situazione con Eliana Riva, giornalista e caporedattrice di Pagine Esteri. Ascolta o scarica.
PALESTINA: A GAZA E IN CISGIORDANIA CONTINUANO GLI ATTACCHI MORTALI DELL’ESERCITO ISRAELIANO
Nella notte a Kafr Qud, nei pressi di Jenin, le forze israeliane durante un ride hanno ucciso tre persone. I cecchini della Yamam, unità speciale della polizia occupante, hanno ucciso tre persone che in una grotta vicino al villaggio; poi l’aeronautica militare ha effettuato un attacco aereo, seppellendo la cavità sotto i missili. Tel Aviv, com’è consetudine, non fornisce spiegazioni e parla genericamente di “operazione antiterrorismo”. Con questa scusa, raid e fermi illegali oggi in diverse località della West Bank, al pari di nuovi attacchi terroristici dei coloni contro proprietà palestinesi tra case, autovetture e uliveti, nel mese – ottobre – della raccolta delle olive. Oggi diversi i raid in tal senso, soprattutto nell’area collinare a nord di Ramallah. A Gaza, nelle ultime 48 ore, si registrano altre vittime: otto persone, di cui due decedute in un attacco su Khan Younis; tra i feriti c’è almeno un caso grave. I numeri complessivi forniti nel testo parlano di decine di migliaia di vittime e feriti dall’inizio del conflitto — cifre che, qualora confermate, delineano l’entità umanitaria della crisi. Dall’annuncio del cessate il fuoco dell’11 ottobre, viene citato il dato di almeno 93 persone uccise, 337 feriti e 472 corpi recuperati; solo 72 dei 195 corpi riconsegnati sarebbero stati identificati, sostenendo che molti cadaveri avrebbero riportato segni di torture o condizioni incompatibili con una restituzione dignitosa. A peggiorare il quadro, le difficoltà di soccorso: migliaia di persone rimangono sepolte sotto le macerie o bloccate tra le strade, mentre ambulanze e soccorritori sono ostacolati dall’enorme distruzione e dalla presenza di ordigni inesplosi — un problema che complica ulteriormente il recupero delle vittime e l’assistenza ai feriti. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, il punto della situazione con il giornalista Farid Adly di Anbamed. Ascolta o scarica.
PALESTINA: VIOLENZE SENZA FINE NELLA CISGIORDANIA OCCUPATA. UCCISO UN BIMBO DI 11 ANNI DALL’ESERCITO OCCUPANTE ISRAELIANO
Mentre Tel Aviv continua a bombardare il nord della Striscia di Gaza nonostante l’accordo di cessate il fuoco entrato il vigore venerdì 10 ottobre, a poche decine di chilometri, nella Cisgiordania Occupata, non si fermano le violenze dell’esercito occupante. Dall’alba di oggi, venerdì 17 ottobre, le forze israeliane hanno arrestato due giovani, Ahmed Saif Faqha e Fares Ayman Najjar, originari della città di Anabta, a est di Tulkarem, dopo aver fatto irruzione nelle loro abitazioni. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Wafa, un’unità dell’IDF ha anche assaltato il quartiere di al-Makhfiyeh a Nablus all’alba, seguita da una forza maggiore che ha perquisito una casa nella zona, aprendo il fuoco al suo interno e ferendo il residente palestinese Ihab Abu Rayala alla gamba, prima di arrestarlo. A questo si aggiunge l’arresto di un altro palestinese del quartiere, arrestato dopo che le forze israeliane hanno fatto irruzione e perquisito la sua casa, danneggiando anche un veicolo parcheggiato nelle vicinanze. Le forze di occupazione hanno inoltre chiuso stamattina gli ingressi di diverse città e villaggi a est di Ramallah, impedendo ai residenti di muoversi dentro e fuori queste aree. Ieri, giovedì, un bambino palestinese di 11 anni, Mohammad Bahjat Al-Hallaq, è morto quando le forze di occupazione israeliane hanno aperto il fuoco nel villaggio di Al-Rihiya, a sud di Hebron. I soldati hanno sparato proiettili veri contro un gruppo di bambini che stavano giocando a calcio nel cortile della scuola di Al-Rihiya. Da gennaio, mentre il conflitto a Gaza provocava una strage quotidiana, le forze israeliane e i coloni hanno intensificato la loro offensiva nella West Bank, costringendo oltre 40.000 palestinesi a fuggire dai campi profughi, un esodo forzato che ha aggravato una già tragica crisi umanitaria. Nel frattempo, il governo israeliano ha proseguito la sua politica di colonizzazione, con l’approvazione del “piano E1”, che prevede la costruzione di 3.400 nuove unità abitative tra Gerusalemme Est e l’insediamento illegale di Ma’ale Adumim. Questo progetto, che spezza in due il territorio palestinese, compromette ulteriormente la possibilità di uno stato palestinese, ostacolando la circolazione tra la Cisgiordania settentrionale e meridionale, tra Ramallah e Betlemme. Le incursioni dell’esercito israeliano nelle città della Cisgiordania, come Nablus, Tulkarem e Ramallah, sono diventate quotidiane. Oltre agli arresti, molti palestinesi sono vittime di violenze da parte dei coloni israeliani, che invadono le terre e le case, minacciando la sicurezza e la sopravvivenza delle famiglie. “L’attenzione non va tolta da tutta la Palestina, soprattutto nella West Bank in un momento in cui i soldati israeliani, non più impegnati a Gaza, vengono rimandati in giro per la Palestina e sta iniziando una ritorsione nei confronti dei palestinesi che vivono nella Cisgiordania Occupata” commenta ai microfoni di Radio Onda d’Urto Tex di Operazione Colomba. Ascolta o scarica.
PALESTINA: ACCORDO DI CESSATE IL FUOCO TRA ISRAELE E HAMAS. COMMENTI E ANALISI SU RADIO ONDA D’URTO
Accordo tra Israele e Hamas per la prima fase del cessate il fuoco con un accordo che prevede la liberazione di ostaggi israeliani e circa duemila detenuti palestinesi. L’annuncio è stato dato nella notte da Donald Trump, mentre si susseguono le voci di speranza ma anche di preoccupazione riguardo al futuro della Striscia di Gaza. L’accordo prevede il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza, ma solo “sulla carta”. Sebbene l’intesa sembri aprire uno spiraglio di speranza dopo oltre due anni di genocidio la situazione rimane estremamente volatile. Già i primi segnali d’allarme dopo l’annuncio, alle 11 ora italiana, dell’entrata in vigore di cessate il fuoco: l’ufficio di Netanyahu ha subito chiarito che il cessate il fuoco a Gaza non entrerà in vigore finché l’accordo non sarà ratificato oggi dal governo israeliano. Ha già fatto sapere di essere contrario al voto il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, noto per il suo supporto ai coloni suprematisti in Cisgiordania. Netanyahu dovrebbe convocare il suo gabinetto di sicurezza alle 17. Attenzione massima quindi sul rispetto da parte di Israele dell’accordo per il cessate il fuoco e quello che è il progetto di occupazione totale della terra palestinese nella Cisgiordania occupata. Proprio qui l’esercito israeliano ha arrestato stamane almeno 9 palestinesi, dopo aver effettuato raid a tappeto nelle aree di Nablus, Betlemme e Tulkarem. Anche nella Striscia, come denuncia un Mohammed al-Mughayyir, funzionario della Difesa civile di Gaza, sono stati segnalati diversi attacchi israeliani dopo l’annuncio del raggiungimento di un accordo, tra cui “una serie di intensi attacchi aerei” su Gaza City e nel nord della striscia in generale. I festeggiamenti per le strade di Gaza, ormai ridotte in macerie, sono segno di un sollievo dopo un lungo periodo di violenze e aggressioni quotidiane. Hamas e le forze di resistenza palestinesi hanno dichiarato che la prima fase del piano prevede non solo il ritiro delle forze israeliane, ma anche l’ingresso di aiuti umanitari e uno scambio di prigionieri. I gruppi della resistenza palestinese hanno rivolto un messaggio di gratitudine ai paesi arabi coinvolti nelle trattative, così come ai popoli liberi che li hanno sostenuti nella lotta per la liberazione della Palestina. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’analisi del giornalista Alberto Negri, per anni inviato di guerra e oggi editorialista de Il Manifesto. Ascolta o scarica. Eliana Riva, giornalista e caporedattrice di Pagine Esteri. Ascolta o scarica.