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Inaugurato il Centro Donna a Pianura. Ferrante: “Serve un cambio di mentalità per fermare la violenza”
Inaugurato questa mattina il Centro Donna di Pianura, un luogo dedicato all’ascolto, al sostegno e alla tutela delle donne. L’apertura del centro, finanziato dal Comune di Napoli e attivato in collaborazione con le cooperative sociali Xenia e Adesia, rappresenta un passo concreto nella lotta contro la violenza di genere e nella promozione delle pari opportunità. All’inaugurazione è intervenuta l’assessora alle Pari Opportunità Emanuela Ferrante, che ha preso parte anche a un incontro di sensibilizzazione e confronto per sostenere e promuovere la cultura del rispetto. Durante l’incontro sono intervenute Maria Carillo, presidente di Xenia, ed Elena Giorgia Carrucola, di Adesia, che hanno illustrato il ruolo delle realtà sociali nella costruzione di reti di supporto. La coordinatrice del Centro Donna, Luciana Sullo, ha presentato il progetto e le attività già avviate, mentre la psicologa Francesca Diffidenti ha condiviso riflessioni sulle esperienze raccolte nei gruppi di ascolto. Momento centrale è stata la proiezione del video con le testimonianze delle donne che hanno scelto di raccontare la loro storia, segno di coraggio e speranza. “È un luogo di incontro accogliente e aperto, a cui tutte le donne possono accedere per trascorrere momenti di serenità e di svago – ha sottolineato l’assessora alle Pari Opportunità Emanuela Ferrante – c’è la possibilità di fare sport, tenere colloqui con avvocati e psicologi, ma soprattutto le donne possono venire qui per dedicarsi del tempo, stare insieme e conoscersi. È molto importante per questa Amministrazione – ha concluso Ferrante – perché significa iniziare a cambiare cultura e mentalità e fare un piccolo passo verso quella rivoluzione culturale ancora necessaria per eliminare completamente il fenomeno della violenza sulle donne”. Redazione Napoli
Lettera Garante dell’infanzia, Villaggio Esercito viola principi tutela dei bambini
Leggiamo con sollievo la pronta risposta della Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza alla lettera aperta a lei rivolta dalla rete 10 100 1000 Piazze di Donne per la Pace.  Oggetto della interlocuzione è la qualità educativa del Villaggio dell’Esercito allestito il mese ottobre scorso in una delle piazze centrali di Palermo. Nella lettera viene espressa la profonda preoccupazione rispetto alla diffusione, nel linguaggio pubblico e nelle pratiche educative, di modelli e messaggi che tendono a normalizzare la guerra e a legittimare il militarismo come orizzonte culturale anche per le bambine e i bambini. E viene chiesto che l’allestimento venga riconosciuto nella sua gravità simbolica, e in aperto contrasto con la tutela dei diritti dell’infanzia. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni ha risposto ed espresso tutta la sua preoccupazione per l’iniziativa. «La nostra Costituzione sancisce all’articolo 11 che L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La stessa Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza invita a promuovere tra i minori una cultura di pace, affermando il rispetto dei popoli e la prevenzione dei conflitti. Iniziative come quella palermitana rischiano pertanto di violare inderogabili principi elevati a tutela di bambini e adolescenti». Terragni annuncia altresì che sta per avviare una consultazione pubblica rivolta a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni proprio allo scopo di sondare le loro percezioni e i loro vissuti riguardo alla guerra e ai conflitti – sentimenti ancora poco esplorati, benché il tema sia di drammatica attualità – al fine di offrire alle istituzioni utili elementi di riflessione. Da parte nostra, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, in prossimità della kermesse dell’Esercito Italiano a Palermo abbiamo chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e ai dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di non rendersi disponibili ad accompagnare nessun/a studente.  Come Osservatorio sono già tre anni che denunciamo e osteggiamo la contaminazione dell’apparato mediatico della Difesa a danno della scuola e della società civile. Iniziative che non hanno alcuna ricaduta educativo-pedagogica se non quella di “normalizzare” la guerra e l’uso della forza, oltre a tentare di reclutare giovani nelle Forze Armate presentata come una “sicura” opportunità di lavoro. Speriamo la dichiarazione della Garante nazionale Terragni stimoli una attenzione nuova anche da parte di tutte le USR di Italia, leggi qui la lettera: Lettera aperta alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
La Lega vuole eliminare circa 25mila ettari del Parco dell’Adamello che tutela la ValCamonica
Riproponiamo un importante articolo di Alberto Marzocchi pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 15 maggio 2025, in cui si riporta la proposta della Lega di dimezzare il Parco dell’Adamello per costruire ovunque. Fa parte dell’area protetta più grande delle Alpi e contiene il ghiacciaio più grande d’Italia. Dalle creste e dalle montagne si dipanano boschi e valli ricchi di biodiversità, storia e cultura. Ma ora il rischio è che il Parco regionale dell’Adamello venga sacrificato per soddisfare gli appetiti della politica. La Lega ha appena proposto, infatti, di elevare la quota da cui far partire il confine del parco dai 1600 metri di altitudine in su. Il che si traduce in un dato che fa impressione: degli attuali 51mila ettari di estensione, circa la metà (25mila) verrebbero tagliati. In pratica, addio parco. Complice il momento politico favorevole – tanto in Regione Lombardia, va da sé, quanto, soprattutto, al governo – la Lega della Valle Camonica (Brescia), con la regia dell’ex assessore al Bilancio di Palazzo Lombardia, Davide Caparini (oggi consigliere al Pirellone), ha presentato il proprio piano in una conferenza stampa a Berzo Demo. Le ragioni. Primo: il parco comprende anche zone a bassa quota, riperimetrarlo – e dunque ridurlo – consentirebbe di concentrare sforzi e risorse economiche in zone di “maggior pregio ambientale”. Due: le attività economiche della valle sono ostacolate dai vincoli dettati dal parco. Ed è questo il punto fondamentale. Da Ponte di Legno a Bienno – i Comuni interessati sono 19 – e dunque dai 1250 metri di altitudine del primo ai 450 del secondo, verrebbero meno i vincoli di carattere ambientali e paesaggistico del Parco regionale dell’Adamello. Tradotto: si avrebbe mano libera per edificare dove il suolo – ancora – lo permette. L’iter ora prevede l’approvazione della Comunità montana – che gestisce il parco – e in un secondo momento l’interlocuzione con la Regione Lombardia. “È una proposta scellerata che dimostra tutta l’incapacità e l’incompetenza di chi non sa cosa significa gestire un ambientale naturale” commenta la presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto. “In un contesto di crisi climatica, la politica dovrebbe essere consapevole che la montagna risulta essere ancora più fragile di prima, perché per esempio va incontro a maggiori rischi di carattere idrogeologico. Eppure qui si vogliono disattendere le norme che regolano la necessità di preservare ambienti naturali così delicati”. Secondo Meggetto la proposta della Lega ha un’unica finalità: “Il desiderio è quello di costruire il più possibile, che si tratti di edifici o infrastrutture. Ma cosa vogliono ottenere? Già il fondovalle è costruito all’inverosimile, e mi pare che anche i centri abitati di montagna non siano da meno. Togliendo i vincoli, dove vogliono andare? Non è possibile che le lamentele di dieci o cento cittadini portino a una proposta così grave, non c’è proporzione. La verità è che vogliono mano libera per costruire. È una scelta figlia di una politica sballata che considera il territorio come proprio e che non si preoccupa di tutelarlo per la comunità”. ⁠Il Parco regionale dell’Adamello è stato istituito nel 1983 e costituisce una sorta di ponte tra il Parco trentino dell’Adamello-Brenta e il Parco nazionale dello Stelvio. Un’area protetta che, presa tutta insieme, vale 400mila ettari. Secondo Italo Bigioli, storico ambientalista della Valle Camonica e responsabile dell’associazione Amici della natura di Saviore, si tratta di “un’operazione elettorale. La Lega qui è in forte difficoltà, perché Fratelli d’Italia le sta sottraendo gran parte del consenso”. A elaborare l’idea è stato Giovan Battista Bernardi, sindaco di Berzo Demo e assessore al Parco, assolto a gennaio in primo grado dalle accuse di falso e turbativa d’asta in un processo per presunti appalti pilotati. “È l’ennesimo attacco all’ambiente della Lega, che è passata dal culto delle sacre acque del Po alla conclamata allergia alla natura” dice Paola Pollini, consigliera regionale del Movimento 5 stelle. “Secondo loro il parco sarebbe diventato ingestibile, mal governato per carenza di soldi, nonché un inutile poltronificio. Dichiarazioni pesanti che meriterebbero una replica dura e immediata da parte di Regione Lombardia, che quel parco lo ha voluto e istituito. Sempre che la Regione abbia ancora il coraggio e la dignità per replicare a simili accuse. Invito i sindaci e gli esponenti leghisti a leggere le norme regionali e nazionali in materia di aree protette e a trovare anche un solo riferimento allo ‘sviluppo socio-economico’”. E ancora: “La minaccia di ridimensionare il Parco non può basarsi sul sentito dire o peggio su interessi speculativi, che ci auguriamo non vi siano, ma deve basarsi su analisi scientifiche e naturalistiche dalle quali non si può prescindere. In assenza di questi studi, ogni richiesta di modifica dei confini del Parco va rispedita al mittente ed è ciò che mi aspetto da Regione Lombardia”. Pollini ha depositato un’interrogazione sul caso del Parco regionale dell’Adamello. Contrario il Pd locale. Il segretario Nicola Musati parla di “logica sbagliata che non considera le caratteristiche di ogni borgo e dei Comuni e che può portare a gravi conseguenze e cambiamenti alle principali componenti dell’ambiente. Il Parco regionale dell’Adamello è un esempio per gli alti parchi d’Italia, siamo fortemente convinti che non debba essere svenduto“. Redazione Sebino Franciacorta