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Il presidio giornaliero per la Palestina a Cagliari: ne parliamo con Vania Erby, portavoce del Comitato “Can’t stay silent”
Ho incontrato per la prima volta Vania Erby in occasione della manifestazione del Movimento spontaneo per la Palestina “Can’t stay silent”-La corsa dell’indignazione, avendo ricevuto il comunicato stampa con il quale veniva annunciata per il 5 settembre 2025; comunicato pubblicato da pressenza il 2 settembre. Ingegnere, libera professionista in tematiche ambientali, coltiva la passione per lo sport, la corsa in montagna; inoltre, è attivista ambientale e per i diritti umani. Anima e portavoce del movimento. Da dove nasce il tuo impegno per la Palestina e come è sorto il movimento “Can’t stay silent” che quest’estate, a più riprese, ha riempito le strade di Cagliari di migliaia di persone? Ti ringrazio per questa domanda che mi consente di pormi interrogativi importanti. L’impegno civile nasce sempre dal desiderio di vivere in un mondo “ideale” nel quale diritti e doveri dovrebbero essere realmente uguali per tutti, dove la libertà degli individui non dovrebbe essere messa in discussione e dove il diritto alla vita non dovrebbe essere mai violato. L’impegno, per formazione personale, nasce decine di anni fa in relazione a tematiche ambientali, oramai però le evidenze della storia attuale ci raccontano che non è possibile separare le lotte sulla questione climatica dalle lotte per i diritti degli individui. L’impegno civile credo sia una questione di ideali, coscienza, valori e giustizia, valori che si sente la necessità di condividere con i nostri simili. L’obiettivo delle lotte è sempre quello di tutelare il bene comune ed è questo il concetto che le supporta tutte. Negli scorsi mesi le evidenze, visibili in mondo visione, delle atrocità commesse nella striscia di Gaza dal governo israeliano e dallo stato di apartheid, le violazioni dei diritti civili in Cisgiordania, sono stati gli elementi trainanti che hanno smosso le coscienze. Credo che il movimento “Can’t stay silent” sia stato capace in qualche modo di accendere una miccia, di innescare una scintilla che ha permesso di infuocare il cuore dei cagliaritani e di farli scendere in massa nelle piazze della nostra città. Da movimento spontaneo “Can’t stay silent”-La corsa dell’indignazione (era il titolo dato alla prima manifestazione); si è poi trasformato in Comitato e ha collaborato con l’ “Associazione Amicizia Sardegna Palestina” e il “Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina”. Vuoi raccontarci le motivazioni di questo sviluppo. La risposta a questa domanda è semplice e unica: scendiamo in piazza per i diritti dei cittadini, per il diritto inviolabile di tutti i popoli alla libertà, ma scendiamo in loro rappresentanza e non credo sarebbe stato né giusto né possibile farlo senza le persone palestinesi, senza che loro fossero l’anima portante della protesta. L’unione di intenti porta sempre a cose grandi, come poi è accaduto. A Cagliari non ricordo a memoria manifestazioni così imponenti negli ultimi 30 anni. La forza della coesione fa proprio la differenza. L’ultima iniziativa del Comitato “Can’t stay silent”, di cui sei la portavoce, è il presidio quotidiano a Cagliari, in Piazza Yenne, che ha riscosso l’adesione di tante persone. In altre città italiane ci sono presidi periodici, per lo più settimanali, ma di giornalieri, oltre a quello di Cagliari, è conosciuto quello di Milano. Ti chiedo com’è stata la partecipazione (dal 31 ottobre ad oggi)? Dopo la manifestazione nella quale i sindacati si sono uniti, in cui a Roma sono scese in piazza 2 milioni di persone e a Cagliari, io credo, almeno 30.000, per gridare in pace “Palestina libera!”. Dopo che si è raggiunta il 10 ottobre una falsa tregua chiamata pace, gli animi delle persone in Sardegna, ma credo nel mondo intero, si sono riappacificati con quanto i governi occidentali ci hanno voluto far credere. Sappiamo bene però che tutto questo è un grande inganno, che la pace è un grande inganno perché non vera. Israele continua a portare avanti il suo piano genocida, a spostare la linea gialla, continua a radere al suolo le case dei palestinesi a distruggere infrastrutture che con le forti piogge hanno ridotto i campi tendati in un mare di acqua, hanno trasformato i campi in luoghi invivibili. Oggi, Israele sta sterminando il popolo palestinese.  In particolar modo uccide le bambine e i bambini palestinesi, soggetti preferiti di annientamento. Vania Erby (foto Facebook) Mi sono chiesta perché scegliesse prioritariamente i bambini e le bambine; credo che la risposta sia semplice e scontata. I bambini e le bambine rappresentano il futuro; rappresentano, da un lato la speranza di sopravvivenza e dall’altro, per gli israeliani, l’ostacolo alla conquista e al predominio assoluto in terra di Palestina. Oggi noi non ci stiamo, continuiamo a scendere in piazza per i diritti degli indifesi: di bambini donne e uomini che chiedono solo di vivere. Ogni giorno siamo e saremo in piazza Yenne a Cagliari dalle 19:00 alle 20:00 e invitiamo tutti quelli che condividono i nostri principi e la nostra sofferenza ad unirci a noi. Con oggi siamo in piazza da 30 giorni. Tante persone si sono unite a noi in questi 30 giorni, persone che come noi non riuscivano più a tenersi dentro al cuore la sofferenza per questo massacro, persone che hanno deciso che il silenzio non poteva continuare, perché oggi il silenzio uccide più di prima. Non poche persone si sono domandate perché non si è scesi in piazza anche per solidarizzare con le altre popolazioni che nel mondo subiscono guerre altrettanto crudeli, e di cui poco si parla; penso in particolare alle guerre nelle Afriche: Sudan, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Sahara Occidentale che vede coinvolta la popolazione Sahrawi, ecc. Certamente, il silenzio uccide in molte parti del pianeta. Per questo abbiamo deciso che ci schieriamo con tutti i popoli che, nel nostro piccolo, vogliamo difendere con la nostra voce, quei popoli che gli stati sovrani hanno deciso di non difendere. Con il presidio di Milano c’è stato qualche contatto; si è creata una qualche sinergia? Le prospettive per il futuro? Fare rete è l’unica cosa che permetterà alla protesta di acquisire coscienza e forza. Circa 40 giorni fa vidi la foto su internet del presidio di Milano ed è lì che ho capito che quella era una buona strada per costruire consapevolezza e sviluppare azioni concrete di dissenso, creare un luogo di discussione, un luogo dove le proteste per i diritti umani violati potessero trovare casa. Sono entrata in contatto subito con la piazza di Milano e spesso ci sentiamo. L’unione fa la forza e non solo a parole. Grazie, Vania per questa tua testimonianza, per il tuo impegno personale e quello del Comitato “Can’t stay silent”, per il presidio quotidiano che animi in piazza Yenne, in solidarietà con la popolazione palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania occupata e con tutti i popoli, i diritti dei quali vengono calpestati.   Pierpaolo Loi
Cagliari: solidarietà e vicinanza alle 36 persone indagate nell’operazione “Maistrali”
Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle 36 persone indagate nell’operazione “Maistrali”. La Questura di Cagliari continua ad usare l’accusa di “terrorismo” – mossa in questo caso contro 10 delle 36 persone indagate – per criminalizzare e reprimere le lotte contro la presenza militare in Sardegna, come già in passato con la tristemente nota operazione “Lince”. Accuse di terrorismo verso chi protesta mentre i governi imperialisti, Italia in testa, commettono genocidi e crimini di guerra in tutto il mondo. Mentre la NATO e l’Europa marciano a tappe serrate verso la guerra, i “terroristi” sarebbero coloro che si oppongono a questa vergogna. In Sardegna come in Palestina è “terrorista” chi cerca la giustizia e la liberazione, mentre “i buoni” sono gli eserciti e le aziende di armi anche quando violano la costituzione e le leggi dello Stato. A questo si aggiunga l’atteggiamento inaccettabile della stampa che in sprezzo a ogni considerazione deontologica pubblica nomi e cognomi delle persone indagate. La repressione non ci deve intimidire, stringiamoci intorno alle persone indagate, continuiamo a lottare! ⁠ Cagliari, 24 novembre 2024 Il Comitato Sardo di solidarietà con la Palestina e l’Associazione Amicizia Sardegna Palestina Redazione Cagliari
Il movimento di solidarietà con la Palestina in Sardegna si riorganizza e lancia i prossimi appuntamenti
La scorsa domenica 23 novembre, a Bauladu, persone provenienti da tutta la Sardegna si sono riunite in risposta alla chiamata del Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina e dell’Associazione Amicizia Sardegna Palestina per una discussione politica sulla situazione a Gaza e nel Territorio Palestinese Occupato, e sulle responsabilità del nostro popolo e della politica di fronte al genocidio del popolo palestinese. Erano presenti rappresentanti di forze politiche e sindacali e dei tanti comitati spontanei che negli ultimi due anni sono sorti in città e paesi come reazione di umanità e responsabilità nei confronti di un popolo che da decenni mantiene vivo e vitale il concetto di resistenza, anche per tutti e tutte noi. L’assemblea ha deciso di valorizzare le tante esperienze che hanno animato le nostre piazze dando al Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina una struttura fatti di nodi autonomi che metteranno in condivisione pratiche e analisi, per moltiplicare le iniziative e la sensibilizzazione rispetto alle azioni criminali del colonialismo israeliano. L’assemblea ha poi affrontato la questione delle responsabilità della politica rispetto al genocidio e ha sottolineato come questa abbia lasciato negli anni che il nostro territorio venisse utilizzato per facilitare Israele nel suo scopo di eliminazione del popolo palestinese. È stato evidenziato come le basi militari sarde siano da sempre aperte alle esercitazioni dell’esercito israeliano e come dalle nostre strade e porti partano strumenti di guerra che alimentano conflitti e distruzione. Particolare attenzione è stata dedicata alla fabbrica RWM nel Sulcis Iglesiente, che non solo produce ordigni esplosivi, ma ora, attraverso la collaborazione con l’azienda israeliana UVision, contribuisce alla realizzazione di droni killer, rafforzando la macchina da guerra israeliana e rendendo la Sardegna complice di crimini contro il popolo palestinese. L’assemblea ha deciso di intensificare la mobilitazione fino al 16 dicembre, data entro la quale la Giunta regionale dovrà esprimersi sulla concessione della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ex-post allo stabilimento RWM. Chiediamo che la Giunta neghi la VIA, dimostrando rispetto per la volontà del popolo sardo e solidarietà concreta con la Palestina. Chiamiamo quindi tutti e tutte a partecipare ai due importanti appuntamenti a dicembre. Il primo sarà un presidio giovedì 4 dicembre davanti palazzo della Giunta Regionale, in Viale Trento, 69, dalle 08:00 alle 20:00. Il secondo è invece una manifestazione sarda nel territorio di Domusnovas per sabato 13 dicembre. Inoltre, aderiamo allo sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali di base per il prossimo venerdì 28 novembre contro la finanziaria di guerra e per la libertà della Palestina e parteciperemo al corteo con partenza da piazza del Carmine alle 9.30. La Guerra parte da qui: fermiamola! Cagliari, 24 novembre 2025 Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina Associazione Amicizia Sardegna Palestina Redazione Sardigna
Per la Palestina chiudiamo la fabbrica della morte di Domusnovas
Per la Palestina chiudiamo la fabbrica della morte di Domusnovas Venerdì 7 novembre ore 18.00 – Cagliari, via Roma sotto la Regione In Palestina continua il genocidio. Nonostante la tregua Israele bombarda Gaza, il Libano e minaccia di annettere la Cisgiordania. Centinaia di persone continuano a morire perché il mondo, non solo non punisce i criminali, ma supporta apertamente il terrorismo di Israele. La settimana scorsa il TAR ha accolto il ricorso dell’RWM contro la Regione Sardegna, stabilendo un ultimatum: 60 giorni di tempo per pronunciarsi sull’ampliamento abusivo della fabbrica della morte. Una sentenza vergognosa, l’ennesimo schiaffo alla Sardegna da parte di uno Stato italiano che vuole la nostra terra sacrificata sull’altare della guerra e dello sfruttamento. L’RWM, azienda tedesca con stabilimento a Domusnovas, produce ordigni e bombe esportate anche verso Paesi coinvolti in conflitti sanguinosi, come l’Arabia Saudita. Come se non bastasse L’8 ottobre l’azienda tedesca ha annunciato l’ampliamento della produzione di droni killer realizzati in collaborazione con l’Israeliana UVision Air Ltd., partner diretto dell’esercito israeliano nei bombardamenti sulla popolazione palestinese. La connessione è chiara: ciò che viene costruito nella nostra terra contribuisce alla distruzione di altre terre, di altre vite. La Sardegna non può e non deve essere complice del massacro del popolo palestinese. Non possiamo stare fermi, non possiamo più stare in silenzio. Con la Palestina nel cuore, con tutta la sofferenza dei popoli oppressi dobbiamo dire basta, dobbiamo urlare la nostra rabbia e pretendere che la Regione faccia la scelta giusta. Due mesi di mobilitazione ci hanno mostrato quanta forza può avere un popolo unito, che ha spinto la nostra classe dirigente a pronunciarsi sul genocidio in corso e a sventolare sui palazzi del potere la bandiera palestinese. Todde, fai la scelta giusta sull’RWM! Su instagram la Todde si era espressa così rispetto alla Global Sumud Flotilla: «Come Presidente della Regione Sardegna voglio fare a tutti i naviganti un augurio di buon vento e far sentire la vicinanza di una terra che vuole essere, con sempre più determinazione, una terra di pace e solidarietà». E ancora, presentando il progetto “Sardinia Peace Island – building peace, growing futures” ha ribadito che “La pace non è un sogno, è una scelta. E noi, come Regione, scegliamo di essere parte attiva di questa scelta”. Presidente, Giunta e tutta la maggioranza, questo è un appello rivolto a voi, ora è il momento di agire. Dimostrate che le vostre non erano soltanto parole vuote, che siete veramente determinati e determinate a fare della Sardegna una terra di pace e solidarietà. Noi saremo ancora una volta in piazza il 7 novembre, appuntamento ore 18:00 sotto la sede del Consiglio Regionale in via Roma. Siete invitate e invitati a marciare con noi, in modo che possiate dimostrare la concretezza delle parole. Noi saremo lì a pretendere una vostra risposta, quella giusta, che blocchi definitivamente l’espansione della fabbrica della morte. Comitato sardo di solidarietà con la Palestina Associazione amicizia Sardegna Palestina Redazione Sardigna
La straordinaria mobilitazione nonviolenta, appassionata e continua del popolo sardo per la Palestina
Ieri, 8 ottobre 2025, un presidio affollato ha riempito Piazza Costituzione e le scalinate del Bastione di Saint Rémy. L’ultimo degli innumerevoli presidi e cortei che si sono svolti nel capoluogo della Sardegna, ma anche nelle altre città (Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia, Alghero…) e pure nei piccoli centri dell’interno dall’indomani del 7 ottobre 2023 fino ai nostri giorni. Cagliari, scalinate del Bastione di Saint Rémy (foto di Rossella Pes) Sarebbe un elenco lunghissimo ricordarli tutti. La coscienza dei sardi sul genocidio che si stava compiendo a Gaza, soprattutto quella dei giovani e delle giovani, è cresciuta nel tempo, dopo lo smarrimento iniziale dovuto all’attacco di Hamas del 7 ottobre in territorio israeliano al confine con la Striscia di Gaza, col suo carico di morti, tra cui numerosi civili. L’Associazione “Amicizia Sardegna Palestina” e il “Comitato di Solidarietà con la Palestina”, composto da innumerevoli associazioni, sigle sindacali di base, partiti politici presenti nel territorio, sono stati i propulsori delle manifestazioni per la Palestina in questi due anni. Negli ultimi mesi, la protesta contro la connivenza del governo italiano, che ha continuato a inviare armi a Israele – avendo in Sardegna la fabbrica bellica RWM di Domusnovs/Iglesias della tedesca Rheinmetall – è  stata numericamente sempre più consistente. Inoltre, la motivazione della solidarietà verso la Global Sumud Flotilla, su una imbarcazione della quale era imbarcato Marco Loi, un nostro concittadino, ha contribuito alla partecipazione. Il motto “Rompiamo il silenzio” sul genocidio nella Striscia di Gaza e su quanto succede nella Cisgiordania occupata, col pericolo dell’annessione da parte dello Stato d’Israele, ha contribuito a convogliare molte persone nelle manifestazioni. A partire dalla prima “Marcia dell’Indignazione” convocata dal Movimento spontaneo “Can’t Stay Silent”, del 5 settembre scorso, la partecipazione è andata assumendo vere e proprie caratteristiche di folla: non più centinaia di persone hanno manifestato e percorso le strade cittadine, ma migliaia (almeno seimila persone).  Venerdì, 19 settembre, una seconda “Marcia dell’Indignazione”, organizzata insieme da Comitato Can’t Stay Silent, Comitato sardo di solidarietà con la Palestina, Associazione Amicizia Sardegna Palestina, ha quasi raddoppiato le presenze (circa 10 mila). Ha raggiunto, infine, le decine di migliaia al corteo dello sciopero generale indetto per il 22 settembre dall’USB (almeno 20 mila persone). E ancor più numerosi sono state le persone partecipanti allo sciopero congiunto USB – CGIL del 3 0ttobre, indetto al momento in cui la Flotilla è stata abbordata dalla Marina militare israeliana e i membri degli equipaggi catturati e messi in carcere (25 – 30 mila, circa). Cagliari, Manifestazione del 22 settembre – Sciopero generale USB (foto Facebook) Tra i due scioperi, il 24 settembre, UNA NOTTE PER GAZA, corteo e presidio in Piazza Costituzione con l’intervento di musicisti, danzatori e artisti. Durante la manifestazione è stata consegnata la bandiera della Palestina al sindaco di Cagliari Massimo Zedda per issarla sulla facciata del Palazzo Comunale. All’annuncio dell’attacco dell’IDF la sera del 1° ottobre con l’abbordaggio delle imbarcazioni in rotta verso Gazza, a circa 75 miglia dalla Striscia, dunque in acque internazionali, una folla spontanea ha gremito Piazza Costituzione a Cagliari, dalle ore 20.30. Il 2 ottobre, il presidio notturno del personale sanitario davanti all’Ospedale San Michele di Cagliari e al Policlinico Universitario di Monserrato, con la lettura dei nomi di più di 1500 operatori sanitari uccisi a Gaza. Il 4 ottobre, in concomitanza della grande manifestazione nazionale indetta dalle comunità palestinesi a Roma, anche a Cagliari alcune migliaia di persone sono scese in piazza e hanno sfilato per le strade cittadine. Cortei e presidi sono continuati nelle giornate di lunedì 6 e mercoledì 8 ottobre. Cagliari, presidio “Luci per Gaza” davanti all’Ospedale San Michele (foto di Pierpaolo Loi) Manifestazioni, dunque, affollate da persone di ogni età, soprattutto da giovani, da famiglie intere con bambini/e, con bandiere della Palestina, con cartelli creativi, strumenti per far rumore e chiasso per rompere il silenzio e slogan inneggianti alla fine del massacro, del genocidio ormai acclarato che si sta compiendo nella Striscia di Gaza, al diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese: Palestina libera! La presa di coscienza delle moltitudini isolane, ha scavalcato le istituzioni del nostro Paese, dimostratesi reticenti e conniventi col governo d’Israele, al di là di dichiarazioni di facciata, anche nei confronti dei nostri connazionali partecipanti alla grande azione umanitaria della Global Sumud Flotilla. In risposta alla Presidente del Consiglio – che ha definito come “irresponsabili” le cittadine e i cittadini italiani membri degli equipaggi della Flotilla – , e al Ministro degli Esteri –  la cui infelice ma sintomatica espressione “il diritto internazionale conta fino a un certo punto” ha scatenato la costernazione, il sarcasmo e l’ironia -, la straordinaria mobilitazione nonviolenta, appassionata e continua del popolo sardo. Pierpaolo Loi
Una notte per Gaza: Corteo e corsa dell’Indignazione
Venerdì torniamo in strada con UNA NOTTE PER GAZA per dire tuttə insieme FERMIAMO IL GENOCIDIO. Occupiamo piazza Costituzione con arte, storia e musica per una Palestina Libera. Venerdì 26 appuntamento fronte palazzo regionale in Via Roma – Cagliari, ore 19:30 Ci incontriamo in via Roma fronte Palazzo Regionale per muoverci in corteo verso il Municipio di Cagliari dove vogliamo consegnare all’Amministrazione comunale una bandiera della Palestina da esporre sul Municipio. Un gesto simbolico ma denso di significato, affinché tutti sappiano che Cagliari sta dalla parte del popolo palestinese.Proseguiremo in corteo passando per via Roma, viale Trieste, via Caprera, inonderemo il Corso Vittorio Emmanuele, piazza Yenne e via Manno sino a piazza Costituzione. In piazza saremo tuttə coinvoltə attivamente nella NOTTE PER GAZA: un sit-in in piazza con musicisti, danzatori e artisti. Insieme cuciremo una grande bandiera patchwork, per ripetere ancora una volta che se ci uniamo possiamo ottenere qualcosa di grande a sostegno della causa palestinese. (Se potete, portate uno scampolo di tessuto di uno dei colori della bandiera) Vi invitiamo a passare tuttə insieme la notte per ricordare che, Gaza e tutta la Palestina, non solo sanguinano ma resistono tutti i giorni da oltre 80 anni. PALESTINA LIBERA! Associazione Amicizia Sardegna Palestina Comitato Can’t stay silent Comitato sardo di solidarietà con la Palestina Redazione Cagliari
Si ripete a Cagliari Can’t stay silent, la corsa dell’indignazione: fermiamo il genocidio
Il 19 settembre si ripete a Cagliari Can’t stay silent, con poco preavviso perché non c’è più tempo: Israele accelera la devastazione per “finire il lavoro”. Venerdì 19 settembre alle ore 18:30 torna “La corsa dell’indignazione” per dire uniti e con un’unica voce FERMIAMO IL GENOCIDIO. Anche questa volta si partirà da via Roma, fronte Consiglio regionale alle ore 18:30, si camminerà (o correrà) fino a piazza Costituzione. Gli organizzatori con l’Associazione Sardegna Palestina e al Comitato sardo di solidarietà alla Palestina si rivolgeranno al Governo regionale: “Chiediamo loro di prendere posizione attraverso azioni concrete”. “Mentre Gaza viene rasa al suolo, mentre la popolazione viene massacrata, affamata e uccisa, dopo che le Nazioni Unite hanno ufficialmente accusato Israele di Genocidio, le nostre istituzioni nazionali continuano a balbettare, mentre sostengono, finanziano e armano di fatto la pulizia etnica”. “Per questo dal nostro governo regionale vorremo una presa di posizione rispetto alla fabbrica di armi che ospitiamo in Sardegna, l’RWM, per chiarire una volta per tutte se opera nel rispetto della costituzione”. Gli organizzatori si rivolgono anche al Comune di Cagliari, come capoluogo di regione, per chiedere  che venga finalmente esposta nella casa di tutti i cittadini e le cittadine, la bandiera di un popolo al quale si vuole negare l’esistenza. Comitato Can’t Stay Silent, Comitato sardo di solidarietà con la Palestina, Associazione Amicizia Sardegna Palestina Redazione Cagliari
Palestina Libera sulla vetta della Sardegna
Una lunga fila colorata di persone (circa 500 persone) con tantissime bandiere palestinesi, sono salite ieri fino ai 1834 m. di Punta La Marmora del Gennargentu, la cima più alta della Sardegna . Forse qualcuno non è riuscito ad arrivare fino in vetta, ma non importa. Importante invece era la motivazione comune: la solidarietà col popolo Palestinese, contro il genocidio in atto e la viltà dell’Europa che sta a guardare, Italia in primis. C’erano bambine e bambini, giovani, genitori e nonni; c’era anche Mattia Moro, giovane consigliere comunale di Mamoiada con la piccola figlia saltellante; c’era chi era arrivato il giorno prima da Londra, anticipando il volo per non perdersi questa bellissima giornata, favorita anche da un cielo limpido e ben ventilato; e poi tanti membri di varie associazioni e cittadini comuni. E c’eravamo anche noi, che viviamo in provincia di Genova. Foto di Chiara De Poli Come la Sumud Flotilla anche nel Gennargentu una piccola flotta è salpata verso la vetta. Ci auguriamo che, come ieri le bandiere palestinesi hanno sventolato su Punta La Marmora, così vada a buon fine la navigazione delle parecchie imbarcazioni della Flotilla per arrivare a Gaza. Grazie agli amici di “Sardegna per la Palestina” per aver organizzato l’iniziativa! Chiara De Poli e Antonio Lupo – Sanitari per Gaza Liguria Redazione Sardigna
Olbia: protesta contro la tratta diretta Tel Aviv – Olbia, Aeroporto Costa Smeralda
Pubblichiamo il comunicato diffuso dalla “Associazione Amicizia Sardegna – Palestina” sulla nuova tratta aerea diretta Tel Aviv – Olbia. No al turismo sionista in Sardegna!  Interrompiamo la tratta aerea diretta Tel Aviv – Olbia. I criminali di guerra non sono i benveuti Un volo diretto per collegare Israele alla Costa Smeralda nel pieno della stagione estiva. Voli charter – prenotati privatamente – partiranno da Tel Aviv e porteranno direttamente in Sardegna, all’Aeroporto Olbia Costa Smeralda, tanti ricchi israeliani desiderosi di rilassarsi nella nostra isola per tutto il mese di giugno e luglio. Un “protocollo di sicurezza rafforzata” permetterà a polizia e agenti di sicurezza israeliani in borghese di lavorare a Olbia ispezionando bagagli e interrogando l3 passegger3 in partenza dalla Sardegna. Mentre in Cisgiordania si accelera l’annessione violenta di terre palestinesi agli insediamenti dei coloni, si bombardano Paesi sovrani nell’impunità più totale e a Gaza si consuma un genocidio, gruppi festanti di cittadine e cittadini di questo Stato criminale se ne partono serenamente in vacanza per il mondo. Ma non erano “in guerra”? Da che mondo e mondo l3 cittadin3 di uno Stato sotto attacco possono partecipare ad allegri picnic in spiaggia, partire in gruppo per vacanze costose, e organizzare barbecue a pochi km di distanza dal campo di concentramento in cui stanno sterminando per fame, sete, malattie e sotto le bombe i loro presunti nemici? E adesso approdano in Sardegna, terra storicamente venduta o affittata al miglior offerente e ai peggiori criminali di guerra, basta che paghino bene. Ma il popolo sardo NON CI STA. Ci vediamo il 18 giugno alle h 9.00 del mattino nell’area Arrivi dell’Aeroporto Olbia Costa Smeralda. Contatta i numeri in locandina se vuoi partecipare all’organizzazione. Porta bandiere palestinesi, keffiyah, bandiere della Sardegna ma nessun simbolo di partito o sindacato: questa è una lotta di tutt3. Il tempo delle condanne parolaie è finito. Ora è tempo di azioni concrete, immediate. Non attenderemo oltre un giorno prima di procedere al primo passo di questa lotta per il popolo palestinese, il popolo sardo, e soprattutto per il genere umano. Redazione Sardigna
Consegnate le firme per l’adesione del Comune di Cagliari al boicotaggio di aziende e istituzioni israeliane
Ieri, martedì 20 maggio, abbiamo consegnato 1029 firme che cittadini e cittadine di Cagliari hanno apposto alla petizione popolare che chiede all’amministrazione comunale di dare concretezza alle proprie dichiarazioni aderendo al boicottaggio di aziende e istituzioni israeliane coinvolte nella violazione dei diritti umani nella Palestina occupata. Se le condanne delle condotte genocidarie del regime sionista possono essere importanti sul piano simbolico – soprattutto se consideriamo che abbiamo dovuto assistere a ben più di 18 mesi di orrore prima di vedere timide prese di posizione – queste non bastano certo a scardinare un sistema di oppressione che si alimenta di rapporti commerciali e culturali che gli consentono prosperare sulle terre rubate ai e alle palestinesi. Sono invece necessari atti concreti che portino all’isolamento e alla messa in crisi dell’economia di questo sistema di oppressione, proprio come fu per il Sudafrica negli anni ’80. Il nostro è un comune di medie dimensioni, ma se queste iniziative si moltiplicassero avrebbero un impatto importante. Cittadini e cittadine di Cagliari hanno chiaramente espresso la propria volontà di vedere la nostra città diventare un esempio da seguire e metterla dalla parte giusta della storia. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale ascolti le nostre voci e si decida a far seguire alle parole i fatti, cosciente del fatto che alcune situazioni richiedono una presa di posizione radicale e senza compromessi. Claudia Ortu – Comitato Sardo di Solidarietà con la Palestina Redazione Cagliari