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PRATO: IN RISPOSTA ALL’AGGRESSIONE PADRONALE, OPERAI DELL’ALBA SRL E SUDD COBAS ANNUNCIANO UN CORTEO PER SABATO 20 SETTEMBRE
Dopo la violenza squadrista e padronale, martedì 16 settembre 2025 a Prato, contro gli operai in lotta e i sindacalisti Sudd Cobas fuori dalla stireria Alba srl, che lavora per conto di numerosi brand di alta moda del cosiddetto Made in Italy, lavoratori e sindacato hanno annunciato per sabato 20 settembre 2025 una manifestazione di piazza (appuntamento alle ore 15 in Porta del Serraglio, a Prato) dietro la parola d’ordine “Tocca uno, tocca tutti. Diritti e diginità nelle filiere del Made in Italy”. La decisione è stata presa durante una partecipata assemblea con lavoratori, sindacalisti e solidali. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto è intervenuto Arturo Gambassi, sindacalista del Sudd Cobas. Ascolta o scarica.
PRATO: AGGRESSIONE A OPERAI E SUDD COBAS AL PRESIDIO FUORI DA ALBA SRL. UN LAVORATORE PORTATO VIA IN AMBULANZA
Violenta aggressione ai danni degli operai dell’Alba srl, stireria industriale di Montemurlo, Prato. Da giorni lavoratori e Sudd Cobas sono in presidio permanente a difesa di posti di lavoro e diritti. Oggi la titolare della fabbrica ha distrutto i gazebi del presidio, prendendo a pugni e calci gli operai. Poi sul posto è arrivata una macchina, con dentro dei mazzieri, assoldati ad hoc per picchiare gli operai. Uno è rimasto a terra, finendo in ospedale. “La titolare della fabbrica – denuncia, con tanto di video a testimonianza, il sindacato di base e conflittuale – che distrugge i gazebi del presidio sindacale e prende a pugni e calci gli operai. Poi una macchina con dentro persone arrivate per picchiare gli operai dell’Alba Srl in sciopero a difesa dei loro posti di lavoro e dei loro diritti. Un lavoratore è rimasto a terra dopo essere stato colpito più volte. L’hanno dovuto portare via in ambulanza. Ad un anno dall’assalto a bastonate al presidio di Seano, ancora scene di violenza contro chi esercita il diritto di sciopero. Gli operai presi a cazzotti non lavorano per una confezione cinese, ma cuciono e stirano capi di abbigliamento di importanti brand della moda, quelli che in negozio arrivano a costare quanto un loro stipendio. Diritti negati, società che chiudono e riaprono sotto altri nomi e violenza contro chi protesta: succede questo nella giungla di appalti e subappalti della moda Made In Italy. I brand committenti non pensino di essere estranei. Quello che è accaduto all’Alba Srl li riguarda direttamente. Prato non può più essere la citta dei diritti negati e della violenza contro chi sciopera. Facciamo appello a tutta la cittadinanza, alla società civile e alle istituzioni a reagire. Siamo pronti alla mobilitazione”. La corrispondenza da Prato di Riccardo, compagno Sudd Cobas. Ascolta o scarica
LOTTE OPERAIE: SABATO 6 SETTEMBRE MANIFESTAZIONE SUDD COBAS A FORLÌ CONTRO CAPORALATO E SFRUTTAMENTO
Non si placano le proteste dei lavoratori della filiera Gruppo 8 a Forlì e a Cesena. L’azienda vuole delocalizzare gli stabilimenti romagnoli, dai quali escono prodotti di lusso brandizzati Made in Italy. Da tempo il sindacato Sudd Cobas aveva denunciato lo sfruttamento spietato degli operai e delle operaie, ottenendo adeguamenti contrattuali e salariali. Oggi però l’azienda è intenzionata a chiudere e andarsene in Cina, ragione per la quali Sudd Cobas ha organizzato una manifestazione per sostenere i lavoratori Gruppo 8: appuntamento questo sabato 6 settembre a Forlì, con partenza ore 15.30 da piazzale della Vittoria. Ripercorriamo le ultime vertenze e ricordiamo i motivi della mobilitazione di sabato con Riccardo del sindacato Sudd Cobas. Ascolta o scarica Sulla situazione dei lavoratori nel settore della moda e il modello “sfrutta e scappa”, Al Jazeera aveva realizzato un reportage nelle fabbriche di Prato. I Sudd Cobas stanno organizzando proiezioni collettive del reportage della TV qatarina con lavoratori e lavoratrici.
LAVORO: DOPO 17 GIORNI DI PROTESTA, FIRMATO ACCORDO PER I LAVORATORI DEL GRUPPO 8 DI FORLÌ
Ha vinto la lotta degli operai e del sindacato Sudd Cobas all’azienda Gruppo 8 di Forlì. Con 17 giorni di sciopero e picchetto contro l’intenzione della multinazionale HTL di chiudere lo stabilimento e delocalizzare la produzione in Cina, i lavoratori sono riusciti a difendere le condizioni contrattuali che avevano ottenuto nei mesi scorsi sempre grazie alla lotta. Fino a dicembre, infatti, i lavoratori di questa azienda erano costretti a vivere dentro il capannone, dove cucinavano anche, con le bombole del gas e i cavi elettrici scoperti. Grazie alla lotta, hanno ottenuto condizioni di lavoro almeno dignitose. Una vertenza che ha visto, lunedì 14 luglio, le manganellate della celere mandando tre lavoratori all’ospedale. È stato firmato ieri un accordo tra le parti che scongiura i licenziamenti per i prossimi sei mesi e mantiene le conquiste delle lotte precedenti e da  oggi riapre  riapre lo stabilimento di via Gramadona, con il rinnovo del contratto di comodo d’uso con cui Gruppo 8 continuerà a concedere gli spazi alla Sofalegname. L’accordo prevede il blocco dei licenziamenti per sei mesi e l’attivazione di un contratto di solidarietà. “È un risultato strappato con 17 giorni molto duri” commenta ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Luca Toscano del sindacato di base Sudd Cobas. Ascolta o scarica.
LAVORO: LA POLIZIA CARICA GLI OPERAI DI GRUPPO 8 (FO) IN SCIOPERO. TRE LAVORATORI IN OSPEDALE, MA LA RESISTENZA CONTINUA
Violente cariche di polizia ai cancelli della Gruppo 8 di Forlì, dove i lavoratori sono in sciopero e picchetto supportati dal sindacato di base Sudd Cobas. Da undici giorni lavoratori e sindacalisti presidiano i cancelli della fabbrica del Gruppo 8, azienda che produce divani di lusso che vengono venduti anche a 100mila euro l’uno. Difendono il loro posto e contratto di lavoro, “conquistato dopo anni di lotte”, sottolineano dal sindacato. Fino a dicembre, infatti, i lavoratori di questa azienda erano costretti a vivere dentro il capannone, dove cucinavano anche, con le bombole del gas e i cavi elettrici scoperti. Grazie alla lotta, hanno ottenuto condizioni di lavoro almeno dignitose. Per questo i padroni della multinazionale HTL, con sede a Singapore, ora vogliono chiudere lo stabilimento e delocalizzare la produzione in Cina, licenziando quindi gli operai. Oggi, lunedì 14 luglio 2025, la polizia ha attaccato il presidio permanente degli operai ai cancelli di Gruppo 8 con l’obiettivo di consentire all’azienda lo svuotamento del magazzino: un’operazione impedita finora dal blocco operaio. Il bilancio, al momento, è di almeno tre lavoratori feriti e portati in ospedale. Nonostante la violenza e le cariche, il picchetto continua a resistere. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’intervento di Arturo del sindacato di base Sudd Cobas. Ascolta o scarica.
WORKING CLASS HEROES: LE POSIZIONI DI DIVERSI SINDACATI CONFLITTUALI AI REFERENDUM DI GIUGNO
I cinque referendum dell’8 e 9 giugno trattano alcune regole del mercato del lavoro (4 referendum) e la legge del 1992 che regola la concessione della cittadinanza (un referendum). I quattro referendum sul mercato del lavoro sono stati ottenuti con la raccolta da parte del sindacato Cgil di oltre 4 milioni di voti. Il referendum sulla cittadinanza è stato proposto con una raccolta firme principalmente on-line da parte di +Europa. Come si pongono i sindacati di base e conflittuali nei confronti di questo appuntamento referendario? Lo abbiamo chiesto a diversi esponenti: in questa trasmissione sentiamo gli interventi di Vincenzo Miliucci (Confederazione Cobas), Pierpaolo Leonardi (Usb), Mattia Scolari (Cub), Arturo Gambassi (Sudd Cobas), Fiorenzo Campagnolo (Adl Cobas), Tiziano Loreti (Si Cobas). Ascolta o scarica la puntata