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L’ultima supercazzola del governo sul caso Almasri
L’ambasciatore italiano nei Paesi Bassi, Augusto Massari, ha consegnato una memoria integrativa di una quindicina di pagine alla Corte Penale Internazionale, per cercare di evitare il deferimento dell’Italia a causa delle inadempienze sul caso Almasri. E anche per evitare a Nordio di doversi mostrare come inadeguato, o come connivente coi […] L'articolo L’ultima supercazzola del governo sul caso Almasri su Contropiano.
VERONA: CHIUSA L’OCCUPAZIONE DEL GHIBELLIN, MA “LA LOTTA È ANCORA APERTA”. TRASMISSIONE SPECIALE CON LE VOCI PROTAGONISTE
Si è chiusa l’esperienza di occupazione abitativa del Ghibellin Fuggiasco. Attiviste e attivisti del Laboratorio Autogestito Paratod@s di Verona hanno comunicato alla stampa una decisione presa già da alcuni mesi e che a portato alla chiusura definitiva dello stabile di viale Venezia 51, lo scorso 10 maggio. Il tempo intercorso da allora è servito a Paratod@s per elaborare una posizione politica da rendere pubblica e anche per continuare a trovare una soluzione abitativa alle decine di migranti che senza il Ghibellin non hanno un posto dove abitare. L’idea di occupare lo stabile abbandonato da trent’anni, che si trova a lato dello spazio Paratod@s, era stata presa nel 2021. All’epoca decine di giovani originari principalmente da alcuni paesi dell’Africa occidentale, erano stati ospitati nei locali in affitto da compagni e compagne, dove da dieci anni si svolgono attività politiche e culturali. Era poi scaturita l’idea di occupare la struttura adiacente al Laboratorio. Non doveva essere un’occupazione di lungo periodo, precisano nel comunicato diffuso oggi il collettivo Paratod@s, “pensavamo si trattasse di una situazione temporanea e non immaginavamo l’inizio di un percorso”. I coinquilini che alloggiavano al Ghibellin erano perlopiù lavoratori in regola con il permesso di soggiorno, provenienti principalmente da Mali, Burkina Faso, Senegal, Gambia e Nigeria. Oltre 150 quelli ospitati negli anni: hanno alloggiato nei due piani dello stabile occupato, in alcuni periodi, anche da 60 persone contemporaneamente. Negli stessi spazi aveva trovato alloggio anche Moussa Diarra, ventiseienne maliano ucciso dalla Polizia il 20 ottobre scorso. “Le condizioni igienico/sanitarie e le problematiche strutturali dell’edificio non consentivano più di garantire il pieno rispetto della dignità umana. E se non abbiamo tenuto fede all’impegno di chiudere prima dell’inverno è stato solo per non aggiungere altro disagio alla già grave emergenza freddo, gestita con numeri e modalità che da sempre riteniamo insufficienti e non adeguate”, è scritto nel comunicato stampa. “Negli anni si è venuta a creare una comunità di lotta composta da attivisti e migranti“, aggiungono ai nostri microfoni da Paratod@s, ripercorrendo l’esperienza. “Speravamo che l’enormità del problema sollevato e la nostra spinta dal basso avrebbero portato a risposte concrete e ad un cambio radicale di visione sul tema casa, accoglienza e dormitori”. Negli anni qualche risposta è arrivata, lo riportano i numeri diffusi oggi da Paratod@s: “15 persone sono stabilmente ospitate in strutture Caritas, attraverso l’intervento del vescovo Pompili, tra dicembre 2023 e gennaio 2024; 22 persone hanno una casa AGEC (tra quelle non comprese nel piano di riatto/assegnazione dell’ente) attraverso la collaborazione con la cooperativa La Casa degli Immigrati; 5 persone hanno ottenuto posti letto attraverso la collaborazione con la cooperativa La Milonga; 1 persona ha avuto posto letto attraverso i servizi sociali del Comune di Verona; circa 30 persone hanno ottenuto la residenza fittizia, attraverso il dialogo con l’ufficio anagrafe del comune di Verona e la collaborazione con la rete sportelli; 6 persone sono state escluse da qualunque tipo di percorso e soluzione da parte delle istituzioni, nonostante la pressione esercitata nei mesi successivi, affinché si trovasse una sistemazione”. Compagni e compagne di Paratod@s rivendicano un’esperienza che “ha mostrato come l’azione dal basso di autorecupero di un edificio abbandonato sia pratica possibile, realizzabile e necessaria. In una città come Verona, con centinaia di edifici pubblici vuoti, con un mercato immobiliare intossicato dal profitto, in cui a student3 universitari3 vengono chiesti 500 euro per un posto letto, i progetti di Hotel/cohousing sociale dovrebbero essere pubblici e accessibili”. Radio Onda d’Urto ha incontrato la comunità del Ghibellin presso il Laboratorio Autogestito Paratod@s e ha realizzato una trasmissione speciale con i protagonisti dell’esperienza dell’occupazione abitativa. La prima parte della trasmissione (37 minuti). Ascolta o scarica La seconda parte della trasmissione (42 minuti). Ascolta o scarica Con le voci di Rachele Tomezzoli, Giuseppe Capitano, Osasuyi, Alessia Toffalini, Bakari Traoré, Sekou.
Pescara: migranti espulsi dai centri di accoglienza
In questi giorni, nella Provincia di Pescara, decine di rifugiati riconosciuti come titolari di protezione internazionale stanno venendo espulsi dai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) poiché hanno ottenuto il diritto al permesso di soggiorno. Avrebbero diritto a un posto nel sistema d’accoglienza nazionale (i SAI) e invece si ritrovano in strada, a dover cercare soluzioni […]
Migranti: “Il modello Albania è un attacco a democrazia e stato di diritto”
Il rapporto del Tavolo asilo e immigrazione: “Il modello Albania è un dispositivo di governo fondato sull’opacità e sullo svuotamento degli spazi di democrazia di Giansandro Merli da il manifesto Il rapporto del Tavolo asilo e immigrazione. “La nuova fase è illogica, trasferiti individui già trattenuti nei Cpr italiani. L’accordo con Tirana va cancellato”, dice […]
Chiudere i Cpr
Nel Cpr di  Bari le persone trattenute hanno protestato per le condizioni detentive, è la seconda volta in poche settimane. Nel cpr di Gradisca si sospetta un’epidemia di scabbia. Deportare venti migranti in Albania è costato 114mila euro al giorno di Michele Gabirasi e Giansandro Merli da il manifesto Si sono momentaneamente placate, dopo alcuni […]
L’artificio retorico che sorregge “decoro” e “invasione di migranti”
È interessante, non meno che deprimente, rilevare come i meccanismi cognitivi e dialettici che vengono chiamati in causa dalla questione “decoro” per le strade di Roma siano esattamente gli stessi chiamati in causa dalla oggi meno trending questione di “aiutare a casa loro” i migranti. Chi promuove la retorica del […] L'articolo L’artificio retorico che sorregge “decoro” e “invasione di migranti” su Contropiano.
Caccia al migrante: Trieste sprofonda nella non-accoglienza
Rifondazione Comunista (Trieste) denuncia l’ennesimo episodio di caccia all’uomo, sotto forma di caccia alla persona migrante, negli spazi di porto Vecchio. Quanto successo il 21 luglio ripropone il tema dell’accoglienza. Persone migranti, che trovano ripari di fortuna nell’area abbandonata di Porto Vecchio, sono stati individuati dalle unità cinofile della polizia, con il plauso degli assessori alla sicurezza, di città e regione. Per puro accanimento ideologico questi assessori, e le giunte di cui fanno parte, continuano a rispondere al tema strutturale delle migrazioni con la repressione e lodando la ridicola chiusura dello spazio Schengen, che riteniamo atto ingiustificabile e protervo. La caccia all’uomo con i cani è immagine di un recente passato fatto di crimini contro l’umanità. Se oggi viene riproposto a Trieste come sulla frontiera tra Messico e Stati Uniti e in altre frontiere nel mondo intero, è perché il mondo sta praticando gli stessi crimini. Noi ci opponiamo a tutto questo: sostenendo le associazioni che fanno un grande lavoro di accoglienza, e di supplenza, dinanzi all’ignavia delle istituzioni (a cominciare dal sindaco di Trieste); e denunciando la violenza in atto: siamo al terzo sgombero in grande stile nell’area del Porto Vecchio, senza contare le infinite angherie quotidiane. Sosteniamo l’accoglienza, in Piazza Libertà, nei giardini davanti alla stazione dei treni, e ovunque vi siano luoghi di cura e di dialogo! Questo è il nostro invito, insieme a quello di operare politicamente per un cambio di maggioranza che metta fine agli abusi e trovi soluzioni razionali e umane allo scandalo della non-accoglienza. Gianluca Paciucci PRC-Federazione di Trieste Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
CPR: “COSTI ELEVATISSIMI E RIMPATRI AI MINIMI STORICI”, LA DENUNCIA DI ACTIONAID ED UNIBA
Il lavoro di ricerca di Action Aid e dell’Università di Bari, ha fatto emergere nuovi dati che riguardano i 14 centri di reclusione per persone considerate non in regola con i documenti, in Italia e in Albania. Dall’analisi dei dati dai quali parte la denuncia, emergono costi elevatissimi e rimpatri ai minimi storici. Nel frattempo sono 287 i migranti giunti a Lampedusa dopo che le motovedette di guardia costiera, Frontex e Guardia di Finanza hanno soccorso 5 barconi.  Due dei migranti, con intossicazione da idrocarburi, sono stati trasferiti in elisoccorso al Civico di Palermo. Sui barconi, salpati da Zuwara e Zawija in Libia, gruppi di egiziani, siriani, iraniani, bengalesi, eritrei, pakistani e somali. “Il più costoso, inumano e inutile strumento nella storia delle politiche migratorie italiane”. Con queste parole ActionAid e l’Università degli studi di Bari definiscono il CPR di Gjader che, nel 2024, è stato “effettivamente operativo” per appena 5 giorni per un costo giornaliero di 114 mila euro. Il dossier, pubblicato sul portale “Trattenuti”, esamina i costi e l’efficienza del centro albanese, nato in seguito alla stipula del discusso protocollo tra Roma e Tirana. A fine marzo 2025, spiegano ActionAid e Unibari – a Gjader erano stati realizzati 400 posti. “Per la sola costruzione (compresa la struttura non alloggiativa di Shengjin) sono stati sottoscritti contratti, con un uso generalizzato dell’affidamento diretto, per 74,2 milioni – si legge nella ricerca. L’allestimento di un posto effettivamente disponibile in Albania è costato oltre 153mila euro. Il confronto con i costi per realizzare analoghe strutture in Italia è impietoso: nel 2024 il Cpr di Porto Empedocle è costato 1 milione di euro per realizzare 50 posti effettivi (poco più di 21.000 euro a posto)”. Inoltre, secondo i dati pubblicati sul portale, per l’ospitalità e la ristorazione delle forze di polizia impiegate sul territorio albanese, l’Italia ha speso una cifra che si aggira attorno ai 528 mila euro.  Nell’aggiornamento dei dati su tutti i Cpr presenti in Italia, ActionAid e l’Ateneo pugliese evidenziano inoltre come nel 2024 si sia registrato il minimo storico dei rimpatri negli ultimi dieci anni. Ci espone i dati della ricerca di ActionAid ed UniBari, Fabrizio Coresi, esperto migrazione di Action Aid. Ascolta o scarica
MIGRANTI: SEI MILITARI A PROCESSO PER IL NAUFRAGIO DI CUTRO. L’ACCUSA È DI NAUFRAGIO COLPOSO E OMICIDIO COLPOSO PLURIMO
Sono stati rinviati a giudizio i sei militari, quattro della Guardia di finanza e due della Guardia costiera, indagati per il naufragio del barcone a Steccato di Cutro, in cui, la notte del 26 febbraio del 2023, morirono 94 migranti, 35 dei quali minorenni e diversi dispersi. Il prossimo 14 gennaio, quando inizierà il processo di primo grado che dovrà accertare le eventuali responsabilità di sei militari italiani per il tragico affondamento del caicco Summer Love a Steccato, ai militari vengono contestati i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo in relazione alla mancata attivazione del Sar, il Piano per la ricerca ed il salvataggio in mare. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Human. Ascolta o scarica.