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Giorno dopo giorno a Gaza e dintorni
Gaza Un’altra notte di fuoco sulla testa della popolazione civile a Gaza città e Jebalia. La stampa israeliana scrive che il 40% della città è sotto il controllo dell’esercito invasore. Ma la cattura di 4 soldati israeliani da parte di Hamas ha fatto arretrare le truppe dal quartiere Zeitoun, che ha subìto un intenso bombardamento, con decine di uccisi e feriti. La notizia è stata censurata dall’esercito e non è stata confermata da fonti palestinesi. L’esercito israeliano sta utilizzando armi incendiarie, vietate in aree civili. Le immagini trasmesse dalla stampa palestinese sono terrificanti: colonne di fuoco alte anche 50 metri che accompagnano il crollo degli edifici, causando la morte sicura per i feriti intrappolati sotto le macerie. Non sono mancati i casi dei doppi lanci di proiettili dell’artiglieria a poca distanza di tempo, per uccidere i soccorritori e far morire i feriti sotto le macerie. Nella giornata di ieri sono stati uccisi 66 civili e feriti altri 345. Negli ospedali sono stati registrati ieri 10 casi di morte per fame, tra di loro 3 bambini al di sotto di 5 anni e altri 4 minori. Il totale delle vittime della carestia imposta da Netanyahu è di 332 morti (124 i bambini al di sotto di 5 anni). Afferma Munir Al-Barsh, Direttore Generale del Ministero della Salute di Gaza: “Stiamo sistemando sei bambini per letto negli ospedali a causa della distruzione del sistema sanitario. La comunità internazionale deve agire immediatamente dopo la dichiarazione ufficiale di carestia: la carestia a Gaza è il risultato dell’occupazione e dell’aggressione in corso. Dall’inizio dell’aggressione, a Gaza ci sono stati 40.000 bambini feriti; l’occupazione ha distrutto più di 150 depositi di medicinali; 1.000 pazienti cardiopatici sono morti per mancanza di cure necessarie. Ma la gente non vuole lasciare Gaza City, e salutiamo la decisione ferma e coraggiosa di restare della comunità cristiana palestinese. La nostra risoluzione è chiara: non lasceremo gli ospedali e non abbandoneremo i pazienti. L’occupazione sta usando enormi robot esplosivi per distruggere interi quartieri di Jabalia: abbiamo trovato intere famiglie sotto le macerie, a causa delle esplosioni di questi giganteschi robot.” Cisgiordania Proseguono intanto i rastrellamenti in tutta la Cisgiordania. “Diffondere paura e imporre sottomissione alla popolazione, che non deve alzare la testa”, ha detto il comandante della regione centrale dell’esercito israeliano. “I nostri talloni sui loro colli, per far capire loro di chi è questa terra”. Non è l’opinione isolata di un militare colonizzatore e fanatico, ma il sentimento diffuso nella società israeliana. Il presidente Herzog, ex socialista sionista, ha definito le azioni dei coloni “un movimento virtuoso”. Secondo il Canale tv 14, Herzog ha commentato, durante la riunione di governo oggi sull’applicazione della sovranità israeliana in Cisgiordania: “Considero l’insediamento una grande missione“. I coloni ebrei israeliani hanno occupato terreni agricoli di famiglie palestinesi nella Valle del Giordano, con la protezione dei soldati. Hanno provveduto ad arare circa 5 ettari di terreno, prendendo possesso delle sorgenti di acqua. Vicino a el-Khalil, il sindaco della colonia illegale di Kiriat Arba ha messo la prima pietra di un nuovo avamposto programmato su un terreno agricolo di famiglie palestinesi, che sono state cacciate con la forza da coloni armati, protetti dall’esercito. Yemen Il bombardamento israeliano su Sanaa di due giorni fa ha causato l’uccisione del primo ministro del governo degli Houthi, Ahmed Ghalib el-Rahaui e altri ministri. Il palazzo dove si teneva la riunione del governo è stato centrato da un missile lanciato da una nave israeliana nel mar Rosso. La notizia è stata diramata dallo stesso portavoce del movimento Ansaru Allah che controlla il governo di Sanaa, confermando rivelazioni stampa di Aden, la capitale provvisoria del governo rivale. Global Somoud Flotilla Oggi partono dai porti della Spagna decine di imbarcazione della Global Somoud Flotilla, la coalizione che raggruppa diversi movimenti di solidarietà con la Palestina. Il 3 e il 4 settembre si uniranno altre navi dall’Italia e dalla Tunisia. Un movimento mondiale che unisce attivisti di tutti le nazioni per portare aiuti alla popolazione stremata dal criminale assedio imposto da Israele. Un movimento nonviolento che tenta di forzare l’embargo. Il totale delle imbarcazioni dovrebbe essere 70 e chiedono al mondo intero di fare pressioni sul governo israeliano per permettere il loro passaggio, per consegnare le centinaia di tonnellate di aiuti, cibo e medicine raccolte con le donazioni anche di singoli cittadini. ANBAMED
Notizie dal Medio Oriente
Gaza Gli occupanti israeliani hanno compiuto nella notte centinaia di demolizioni con la dinamite nei quartieri di Sabra e Zeitoun di Gaza città e a Jebalia. L’obiettivo è di svuotare il capoluogo della sua popolazione. I proclami che ordinano lo sfollamento vengono ripetuti con lanci di volantini e con altoparlanti sui droni. Artiglieria e aereonautica militare completano l’opera di sterminio dei civili. 51 sono stati uccisi stamattina fino al momento in cui scriviamo (08:15). Il capo di stato maggiore israeliano Zamir è favorevole ad uno scambio di prigionieri. La sua preoccupazione non è la morte dei civili palestinesi, ma la vita dei 50 ostaggi israeliani in mano a Hamas: “C’è la certezza che i miliziani che custodiscono gli ostaggi cercheranno di ucciderli e suicidarsi, nel momento del nostro avvicinamento ai loro nascondigli nei tunnel. Sarà possibile la ripresa delle operazioni militari dopo la conclusione della tregua temporanea”. Netanyahu è deciso ad andare avanti nella carneficina e nell’uso della fame come arma di guerra. “L’operazione militare per l’occupazione di Gaza va avanti e tratteremo alle nostre condizioni”. Infatti è passata una settimana dalla risposta affermativa di accettazione da parte di Hamas della proposta dei mediatori, ma il ricercato per crimini di guerra non si è pronunciato né per il sì, né per il no. E nessuna diplomazia lo ha incalzato. La stampa israeliana parla di opzioni diverse per i mediatori e cita emirati o una capitale europea. Un modo per scaricare il lavoro di Doha e Il Cairo, umiliate dalla mancata risposta di Tel Aviv. La linea imposta da Netanyahu, Smotrich e Bin Gvir per la fine delle operazioni militari è “il rilascio di tutti gli ostaggi, la resa dei Hamas e l’occupazione della Striscia”. Negli ospedali di Gaza sono arrivati ieri 64 civili uccisi e 278 feriti. Ieri sono morti 8 persone per fame, tra loro 2 bambini al di sotto dei 5 anni. Non hanno scosso le loro coscienze neanche i milioni di manifestanti che sono scesi in tutto il mondo, da Tokio a Seul, da Nouakchout a Istanbul, per dire no al genocidio. Immagini dall’Australia: Guarda. Cisgiordania Continuano le operazioni militari contro la popolazione civile in Cisgiordania da parte dell’esercito di occupazione. La linea di Tel Aviv è la cancellazione di tutti i campi profughi e la presenza dell’Onu a protezione dei profughi e del loro diritto al ritorno. Deportazione strisciante con la demolizione delle case. A Jenin sono oltre mille gli edifici rasi a terra in 7 mesi di aggressione, iniziata il 21 gennaio scorso. Il totale dei deportati fuori dai campi profughi di Jenin e Tulkarem supera i 50 mila civili. Sono ospitati “temporaneamente” in strutture collettive messe a disposizione dell’ANP in altre città della Cisgiordania o da parenti. L’altra linea di attacco del colonialismo israeliano in Palestina è l’appropriazione dei luoghi di culto. A Nablus, a el-Khalil, ma soprattutto a Gerusalemme est, esercito e coloni agiscono di concerto per l’occupazione delle moschee islamiche. Migliaia di coloni stanno affluendo in queste ore nella moschea di Al-Aqsa per le cerimonie del capodanno ebraico. La moschea viene rinominata con il nome di Monte del Tempio, col sogno di ricostruirlo dopo la distruzione della moschea, terzo luogo sacro per un miliardo e mezzo di musulmani. Jude Shalabi salvo dalla lapidazione Il papà Bassam ci ha mandato un vocale di Jude registrato durante la festa per i suoi 5 anni, ieri 24 agosto. “Sto festeggiando. Ci sono mia sorellina e tutti i cugini. Ho ricevuto tanti regali e la mamma ha fatto una bella torta, dolcissima. Grazie a Dio, ogni giorno”. Abbiamo pubblicato ieri un’intervista video realizzata da Anbamed con suo padre sull’aggressione dei coloni al posto di blocco dell’esercito di occupazione israeliano lungo la strada Nablus-Tulkarem e il lancio di pietre che ha distrutto l’auto, rotto il vetro e causato la frattura del cranio al bambino. Yemen 40 caccia israeliani hanno attaccato 18 obiettivi in Yemen, compreso il palazzo presidenziale a Sanaa. Netanyahu intende ripetere in Yemen ciò che ha compiuto in Libano, ma non sembra che stia ottenendo gli stessi risultati, malgrado la potenza di fuoco messa in campo. Nei giorni scorsi, gli Houthi avevano lanciato sul territorio israeliano un missile balistico a testate multiple che non è stato possibile intercettare e ha colpito diversi obiettivi nella zona di Tel Aviv causando la chiusura dell’aeroporto. Solidarietà di artisti con Gaza L’altra sera, davanti a 150.000 persone e in diretta su Rai3, è accaduto un fatto bellissimo, emozionante. Durante la Notte della Taranta, l’artista Alessandra Caiulo ha cantato “La furtuna”, un brano profondo, toccante, che parla di chi attraversa il mare in cerca di speranza, di un futuro migliore, ma che invece trova la morte. Poi Alessandra ha fatto una cosa ancora più potente: ha rotto il silenzio. Con una dedica che è un grido politico e umano: “Fortuna è avere un domani. A Gaza, i bambini un domani non ce l’hanno. Gaza è un pianto che non si asciuga, un campo senza mani, una scuola senza bambini. In questo pianto ci anneghiamo tutti. Salviamo Gaza!”. Alessandra ha avuto la sensibilità di usare il palco più popolare del Sud per i bambini palestinesi. Solidarietà in Italia con la Palestina Da Catania e Siracusa il 4 settembre salperanno le barche e le navi per portare aiuti umanitari a Gaza. Sono programmate una grande manifestazione per il 3 pomeriggio e un raduno per il 4 per salutare gli equipaggi. I sanitari prendono una chiara posizione contro il genocidio. “Il nostro obiettivo, come Sanitari per Gaza, è far prendere posizione a tutte le Istituzioni contro il genocidio in corso e boicottarne ogni forma di complicità. Perché fermi il genocidio, Israele dovrà percepire l’isolamento e la pressione politica ed economica da parte della comunità internazionale”. Ogni giorno in piazza del Duomo di Milano, dal 16 giugno, si tiene un flash-mob silenzioso con lettura di poesie contro il genocidio compiuto da Israele a Gaza. Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio Sono passati 101 giorni dall’inizio del Digiuno x Gaza, l’iniziativa lanciata a maggio da Anbamed. Oggi, lunedì 25 agosto, prosegue incessantemente per la 101a giornata l’azione nonviolenta di sciopero della fame 24h a staffetta. La solidarietà non dorme. Si mobilita anche in tempo di vacanze. Continueremo la campagna di sciopero della fame 24H a staffetta fino alla fine definitiva della guerra contro la popolazione di Gaza. L’azione continuerà nei prossimi giorni con la partecipazione di altri gruppi. Gli iscritti sono tantissimi e, secondo le disponibilità espresse, costruiremo il calendario con l’elenco dei partecipanti di tantissime città italiane, europee e arabe. È un digiuno del cibo e non della sete. Si può liberamente bere. Vi chiediamo di scattare una vostra foto con un cartello “IO DIGIUNO X GAZA”. Una lunghissima galleria di immagini che trasformeremo in un mosaico di solidarietà. Mandateci le foto a anbamedaps@gmail.com e pubblicatele sui vostri account social. ANBAMED
150 naufraghi al largo dello Yemen. OIM: i rischi aumentano, eppure il flusso migratorio incrementa
LA NAVE AFFONDATA DOMENICA 3 AGOSTO TRASPORTAVA PIÙ DI 150 MIGRANTI. NOVE DEI DIECI SOPRAVVISSUTI SONO ETIOPI. SALVO ANCHE UNO YEMENITA. LO YEMEN, UNO DEI PIÙ PERICOLOSI EPPURE INTENSAMENTE TRAFFICATI APPRODI DEL FLUSSO DI MIGRANTI AFRICANI DIRETTI VERSO I PAESI ARABI, AVVERTE: INSTABILITÀ E DIFFICOLTÀ ECONOMICHE GLI IMPEDISCONO DI AFFRONTARE LA SITUAZIONE.   AFRICA RIVISTA / 4 agosto 2025 – Decine di migranti hanno perso la vita e molti risultano ancora dispersi, dopo il naufragio di un’imbarcazione nel mar Arabico al largo delle coste dello Yemen. Secondo il sito di notizie panarabo al-Araby al-Jadeed, con sede a Londra, il direttore sanitario del distretto di Zinjibar, governatorato di Abyan, Abdul Qader Bajamil, ha dichiarato che i corpi di 54 migranti, uomini e donne, sono stati recuperati e che altri 10 sono stati tratti in salvo: nove etiopi e uno yemenita. Bajamil ha confermato che le operazioni di ricerca e soccorso sono ancora in corso per recuperare i corpi rimanenti. MARINE LINK © lesniewski / Adobe Stock Fonti di sicurezza avevano precedentemente riferito a REUTERS che l’imbarcazione, che si ritiene trasportasse decine di migranti africani, per lo più etiopi, si è capovolta domenica mattina a causa del maltempo e dei forti venti al largo della costa del distretto di Ahwar, nella provincia di Abyan, nello Yemen meridionale, sul Mar Arabico. Il Dipartimento di Sicurezza di Abyan ha dichiarato domenica in un comunicato stampa di aver condotto “un’operazione umanitaria su larga scala per recuperare i corpi di un gran numero di migranti irregolari di nazionalità etiope (Oromo), annegati in mare al largo delle coste del governatorato di Abyan mentre cercavano di infiltrarsi nel territorio yemenita a bordo di imbarcazioni di trafficanti provenienti dal Corno d’Africa”. L’ente ha spiegato che i servizi di sicurezza hanno trasferito i corpi negli ospedali della città di Zinjibar (la capitale del governatorato) nell’ambito di intensi sforzi umanitari e di soccorso, nonostante le risorse limitate. Ha indicato che molti di questi casi sono stati trovati su diverse spiagge, il che suggerisce che ci siano ancora molti dispersi in mare. I servizi di sicurezza del governatorato di Abyan hanno invitato tutte le parti interessate, a livello locale e internazionale, a intervenire con urgenza e ad adottare misure deterrenti “per fermare questo flusso illegale attraverso le acque territoriali yemenite, che è diventato una crescente minaccia umanitaria e per la sicurezza”. Hanno sottolineato la necessità di rafforzare il coordinamento tra le autorità marittime, le organizzazioni per l’immigrazione e le organizzazioni internazionali competenti per impedire alle reti di trafficanti di sfruttare la costa yemenita come punto di transito per i migranti. Hanno affermato: “Il governatorato non è più in grado di sopportare il peso di queste ripetute ondate, alla luce delle difficili condizioni di sicurezza ed economiche che il Paese sta attraversando”. Migliaia di migranti africani si recano regolarmente in Yemen con l’obiettivo di raggiungere gli stati del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, in cerca di opportunità di lavoro e una vita migliore. Molti sono annegati in mare. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM / IOM – International Organization for Migration) afferma che lo Yemen continua a registrare un aumento significativo del flusso di migranti irregolari dall’Africa. Ha riferito di aver registrato l’arrivo di oltre 37.000 migranti in Yemen durante il primo trimestre di quest’anno, rispetto agli oltre 60.000 di tutto il 2024. * Naufraga una barca nel mar Arabico con decine di migranti africani, vittime e dispersi / AFRICA RIVISTA – 4 agosto 2025 > ALTRE FONTI : > > Secondo l’OIM la rotta dal Corno d’Africa allo Yemen è “una delle rotte > migratorie più trafficate e pericolose al mondo” / MARINE LINK, 3.8.2025 > > Al largo dello Yemen. Si ribalta una barca: 68 i migranti morti – Erano 157, > soprattutto etiopi. Avevano tentato una delle rotte più pericolose: quella di > tanti che sperano di raggiungere gli Stati del Golfo. Anche lo Yemen, pur > devastato dalla guerra… / AVVENIRE, 4.8.2025 Africa Rivista
Compagnie di navigazione nel panico dopo le minacce dello Yemen di intensificare gli attacchi
Londra – Presstv.ir. Un’ondata di panico ha investito le compagnie di navigazione che utilizzano rotte marittime vicino allo Yemen, dopo che il Paese arabo ha minacciato un’intensificazione degli attacchi contro navi legate al regime israeliano, nell’ambito della sua campagna di solidarietà con la Palestina. Un articolo pubblicato martedì da Lloyd’s List, prestigiosa rivista di notizie marittime, ha riferito che gli armatori stanno sempre più evitando le rotte nel Mar Rosso e in altri corridoi marittimi regionali, due giorni dopo l’annuncio yemenita di una nuova fase di attacchi contro navi collegate a Israele nella regione. L’articolo cita dichiarazioni di importanti compagnie di navigazione greche, tra cui Ariston Navigation, Intercargo e Safe Bulkers, che hanno annunciato la decisione di sospendere le spedizioni nella regione. “Nessuno vuole correre rischi per la vita e la proprietà”, ha dichiarato Angeliki Frangou, amministratrice delegata di Navios, aggiungendo che le sue navi “opteranno per rotte prive di rischi”. Frangou ha riferito che la compagnia ha predisposto nuovi contratti con i clienti, che consentono la deviazione delle rotte, aggiungendo che evitare il Mar Rosso è ormai indispensabile, anche a causa degli elevati costi assicurativi legati a quella rotta. Il rapporto segue la dichiarazione del movimento Houthi Ansarullah, al potere nello Yemen, secondo cui prenderà di mira le navi mercantili appartenenti a qualsiasi compagnia che intrattenga rapporti commerciali con porti israeliani, a prescindere dalla nazionalità o destinazione, in una nuova fase della sua campagna di solidarietà con i palestinesi di Gaza nella loro lotta contro il regime israeliano. Lo Yemen prende di mira le navi legate a Israele dal novembre 2023, un mese dopo l’inizio dell’assalto israeliano a Gaza. Il Paese arabo ha dichiarato che porrà fine agli attacchi nella regione solo quando Israele avrà completamente cessato la sua guerra genocida contro i palestinesi. Traduzione per InfoPal di F.L.
Notizie dal mondo arabo
Gaza La carneficina continua. “Trattativa sotto il fuoco”, l’ha chiamata il ricercato per crimini di guerra Netanyahu. L’escalation ha riguardato in particolare i campi di sfollati nel centro della Striscia, dove l’esercito ordina alla popolazione di recarsi per evitare le bombe. Nelle località del nord e del sud, l’esercito di occupazione sta demolendo tutti gli edifici ancora in piedi: scuole, ospedali, moschee e case. L’obiettivo è di impedire il ritorno della popolazione e concentrarla nei campi di profughi nel centro per facilitarne l’uccisione o la deportazione. Il rapporto di ieri del ministero della sanità parlava di 80 uccisi e 304 feriti fino a mezzogiorno di domenica. Dopo il rilascio della statistica giornaliera, l’esercito ha ucciso fino a tarda notte 100 persone, soprattutto nei campi di sfollati a Deir Balah, Breij, Khan Younis. Dall’alba fino all’ora in cui scriviamo sono stati uccisi 16 civili. I generali israeliani hanno utilizzato negli attacchi odierni anche gli elicotteri, con mitragliamento della folla spaventata e in fuga. Trattative Le delegazioni di Hamas e Jihad islamica sono nel Qatar per la trattativa indiretta con quella israeliana. Il clima secondo la stampa di Tel Aviv e Doha è di ottimismo. “Le modifiche introdotte dalla parte palestinese non sono insormontabili”, ha detto una fonte della delegazione israeliana. Sul terreno, l’esercito occupante ha iniziato a ritirarsi da alcune postazioni a est di Rafah. Il ricercato internazionale per crimini di guerra è arrivato negli Usa dove si incontrerà oggi con Trump. La tregua a Gaza barattata con un forte sostegno politico e militare per il prossimo round di attacchi all’Iran. Cisgiordania Due giovani uccisi a Nablus, arresto di un giornalista palestinese a Betlemme e centinaia di case demolite a Tulkarem. Il genocidio in Cisgiordania si accompagna alla deportazione. Nella cittadina di Salem alle porte di Nablus l’esercito israeliano ha fatto irruzione con diversi veicoli corazzati, sparando all’impazzata con le mitragliatrici pesanti. Qusai Nassar, 23 anni, e Wissam Shtie, 37 anni, sono rimasti a terra. Il primo è arrivato in ospedale già morto, mentre il corpo del secondo è stato preso in ostaggio dai soldati. In un attacco israeliano a Betlemme, i soldati hanno arrestato un giornalista palestinese che stava documentando gli avvenimenti, è stata perquisita la sua casa e sequestrati computer e telefonini. A Tulkarem continua l’opera di demolizione delle abitazioni. Altre 60 famiglie sono state costrette ieri a raccogliere i propri mobili e abbandonare le case che l’esercito intende demolire. Il piano di deportazione prevede altri 400 case da radere al suolo. Il sindaco ha denunciato il piano di deportazione di massa che finora ha toccato oltre 42 mila persone. I coloni ebrei israeliani hanno incendiato auto palestinesi nel villaggio di Beita e invaso, protetti dall’esercito, il centro di el-Khalil (Hebron). Nei villaggi di Ramadeen e Dhahiria, di Massafer Yatta, l’esercito di occupazione ha iniziato a scavare trincee lungo tutta una strada che collega due colonie ebraiche e che passa per il centro delle due cittadine palestinesi. Le trincee lunghe diversi km servono per la costruzione di un muro che separa la strada da tutto il resto del territorio, con il risultato di smembrare le città palestinesi e danneggiarne l’economia. Tutti i negozi che si affacciano sulla strada sono sotto minaccia di demolizione o di chiusura per mancanza di affari. Segregazione razziale. Yemen Una nave commerciale sta affondando dopo che è stata colpita da un drone lanciato dal territorio yemenita. Israele nella notte ha compiuto un raid aereo contro 20 obiettivi sotto il controllo degli Houthi. Sono stati colpiti per l’ennesima volta la raffineria di Hodeida, una centrale elettrica e depositi di carburanti nel porto della città sul mar Rosso. In risposta, gli Houthi hanno lanciato due missili balistici sul territorio israeliano. Marocco/Solidarietà Un presidio di solidarietà con la Palestina si è tenuto ieri a Rabat davanti al teatro Mohammed V dove si teneva un convegno di sociologia, con la partecipazione di professori israeliani. L’iniziativa di boicottaggio organizzata dalla sezione locale di BDS e dal comitato marocchino di solidarietà con la Palestina è stata impedita dalla polizia, che ha assediato i partecipanti e li ha spinti lontano dalla sede del convegno. Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio Continueremo la campagna di sciopero a staffetta fino alla fine definitiva della guerra. Vi chiediamo di scattare una vostra foto con un cartello “IO DIGIUNO X GAZA”. Una lunghissima galleria di immagini che trasformeremo in un mosaico di solidarietà. Mandateci le foto a anbamedaps@gmail.com e pubblicatele sui vostri account social. Abbiamo oramai concluso la 7a settimane di digiuno per Gaza. Oggi, lunedì 7 luglio, prosegue per la 53a giornata l’azione nonviolenta di sciopero della fame per 24 ore a staffetta. L’azione continuerà nei prossimi giorni con la partecipazione di altri gruppi, fino al cessate il fuoco definitivo. Gli iscritti sono tantissimi e, secondo le disponibilità espresse, costruiremo il calendario con l’elenco dei partecipanti di tantissime città italiane, europee e arabe. ANBAMED
Lo Yemen avverte che gli aeroporti israeliani sono diventati “pericolosi”
Tel Aviv – Press TV. Il movimento di resistenza yemenita Ansarullah ha dichiarato tutti gli aeroporti nei territori occupati da Israele zone pericolose, intensificando i suoi attacchi missilistici e con droni contro l’aeroporto Ben Gurion in solidarietà con i palestinesi che subiscono una guerra genocida a Gaza. Nasr al-Din Amer, vicepresidente dell’Autorità per i Media di Ansarullah, ha annunciato domenica che “tutti gli aeroporti nella Palestina occupata sono pericolosi”, affermando: “Invitiamo tutte le compagnie aeree a sospendere i loro voli verso gli aeroporti in Palestina per proteggere la sicurezza dei loro passeggeri”. Amer ha anche discusso i piani per imporre una “no-fly zone” sugli aeroporti israeliani, sottolineando che gli attacchi di ritorsione sui territori occupati continueranno fino a quando il regime non cesserà la sua aggressione contro Gaza. “Le nostre operazioni non si fermeranno: si intensificheranno fino alla fine dell’aggressione e alla fine dell’assedio su Gaza”, ha dichiarato il funzionario di Ansarullah. “Imporremo una no-fly zone su tutti gli aeroporti nella Palestina occupata in risposta all’escalation a Gaza”. L’avvertimento è giunto mentre le Forze Armate yemenite hanno lanciato due missili balistici verso i territori occupati, prendendo di mira l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, minacciando di intensificare le operazioni di ritorsione. “La forza missilistica delle Forze Armate yemenite ha condotto un’operazione militare di alto livello contro l’aeroporto di Lod, denominato aeroporto israeliano ‘Ben Gurion’, nella zona occupata di Giaffa, utilizzando due missili balistici, uno dei quali era un missile ipersonico Palestine 2 e l’altro un missile ‘Zulfiqar‘”, ha dichiarato il portavoce militare yemenita, il Generale di Brigata Yahya Saree, in una nota. “L’operazione ha raggiunto con successo il suo obiettivo, grazie ad Allah, e ha costretto milioni di sionisti occupanti a rifugiarsi, bloccando il traffico aereo all’aeroporto per circa un’ora”. Sottolineando che l’operazione anti-israeliana era a sostegno del popolo palestinese oppresso e in segno di rifiuto del crimine di genocidio perpetrato dal regime sionista nella Striscia di Gaza, Saree ha invitato il mondo musulmano a mobilitarsi contro l’entità illegale. “Le Forze Armate yemenite rinnovano il loro appello alla Ummah. La nazione di due miliardi di musulmani non è riuscita a salvare due milioni di musulmani dalla minaccia del genocidio e dalla minaccia della carestia?“, ha chiesto. “Tutto questo fallimento e questa incapacità non faranno che incoraggiare il nemico a persistere nei suoi attacchi contro tutti i popoli e tutti i paesi”. Il portavoce militare yemenita ha promesso che gli attacchi di rappresaglia continueranno “finché l’aggressione contro Gaza non cesserà e l’assedio non sarà revocato”. L’esercito del regime israeliano ha affermato di aver intercettato uno dei due missili balistici lanciati dallo Yemen, mentre il Canale israeliano 12 ha dichiarato che l’aeroporto Ben Gurion ha temporaneamente sospeso tutti gli atterraggi e i decolli. Sabato mattina, le Forze Armate yemenite hanno condotto un’operazione militare contro un importante aeroporto israeliano utilizzando un drone Yaffa. L’esercito yemenita ha fatto di tutto per reagire alla lunga aggressione israeliana a Gaza, esortando la comunità internazionale ad agire in merito all’emergenza umanitaria in corso nel territorio bloccato. La guerra israeliana contro Gaza, in corso dall’ottobre 2023, ha finora causato almeno 53.272 vittime palestinesi documentate e oltre 120.673 feriti. Si teme che migliaia di vittime siano rimaste intrappolate sotto le macerie, inaccessibili alle squadre di emergenza e di protezione civile a causa degli attacchi israeliani. Traduzione per InfoPal di F.L.