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Presidio davanti alla sede della Leonardo a Roma
Diverse centinaia di persone sono arrivate in corteo, dopo una trattativa con la questura, fin davanti al cancello della Leonardo spa, la nota industria di armamenti a partecipazione statale, ex Finmeccanica. Il presidio era organizzato dal Coordinamento romano di Stop Rearm Europe, composto da oltre 70 associazioni, movimenti e partiti, per chiedere lo stop immediato alla vendita di armi da parte dell’azienda italiana a Israele e per sostenere la Global Sumud Flotilla. Nel corso del presidio si è tenuta una performance teatrale: al suono di una registrazione dei bombardamenti a Gaza alcuni manifestanti hanno simulato la fuga tra le bombe e la strage di civili. L’attrice Daniela Poggi ha letto testi di pacifisti palestinesi e israeliani e si è rivolta alla coscienza delle forze dell’ordine e dei pochi lavoratori presenti, presumibilmente i custodi. Il presidio si è concluso pacificamente e simbolicamente davanti ai cancelli chiusi della Leonardo,  che vorremmo restassero chiusi per sempre. Mauro Carlo Zanella
Stop ReArm Europe: il calendario dell’autunno, nel 2025 molto “caldo”
Nel comunicato divulgato da Stop Rearm Italia la sintesi della riunione del 9 settembre scorso, i cui partecipanti hanno coralmente espresso un appello alla convergenza, e le informazioni sulle iniziative in programma nell’autunno, in Italia l’assemblea nazionale a Roma, la mobilitazione delle scuole contro le “indicazioni Valditara” e a Barcellona il Forum europeo, e moltissime manifestazioni a calendario dalla seconda metà di settembre a fine novembre.    ASSEMBLEA NAZIONALE / 27 SETTEMBRE A ROMA L’assemblea nazionale di Stop Rearm Italia sarà un’occasione per incontrarci, discutere insieme, fare rete e autoformazione. Abbiamo già 150 registrazioni, invitiamo tutti e tutte a diffondere l’informazione e partecipare. Per chi non potrà essere a Roma, sarà possibile partecipare da remoto. Le iscrizioni si raccolgono attraverso questo form: https://forms.gle/ BMKpsTktivGvtgVQ6 Chi avesse bisogno di accoglienza solidale, scriva a stoprearmroma@gmail.com L’assemblea si svolgerà per sessioni tematiche in plenaria. Questi i temi delle sessioni: * Europa: warfare vs. welfare * La costruzione del nemico, la sicurezza comune, la diplomazia dei popoli * Europa e Mediterraneo con la Palestina nel cuore * Militarizzazione e resistenze (educazione, formazione, patriarcato, territori, basi militari) * Militarizzazione vs. economia di pace, giustizia sociale e climatica (incluso lavoro, produzione, riconversione) * Il calendario dell’autunno caldo   PER LA CONVERGENZA IN EUROPA Stop Rearm europea co-organizza e invita a partecipare, insieme a tante altre reti e organizzazioni europee e mediterranee, all’Unsilence Forum che si terrà a Barcellona dal 14 al 16 novembre prossimi. A 30 anni dall’inizio del processo Euromed, che l’Unione Europea celebrerà con il varo di un orrendo nuovo Patto per il Mediterraneo, ci incontreremo a Barcellona per discutere insieme di come fermare il genocidio, il riarmo, l’autoritarismo. Il forum ospiterà un grande concerto per Gaza, sessioni plenarie e seminari tematici che faranno discutere insieme attivisti e attiviste europee e mediterranee. Entro fine settembre il Forum sarà lanciato ufficialmente, intanto invitiamo a segnare la data e a organizzarsi per partecipare.   L’AUTUNNO CALDISSIMO L’autunno sarà caldissimo. Sono già in programma una serie infinita di manifestazioni e iniziative nazionali, praticamente ogni fine settimana da qui a novembre è già occupato. A queste si aggiungono una miriade di mobilitazioni locali e regionali. E ovviamente, nel prossimo periodo, priorità assoluta è la permanente mobilitazione a fianco della Global Sumud Flotilla. Molti di questi appuntamenti sono indicati sul sito ReArmItalia nella pagina https://stoprearmitalia.it/eventi/ Qui (sotto) ne segnaliamo alcuni. Vi preghiamo di segnalare altri non inclusi nell’elenco compilando questo form: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScY6JV-yJOaTOAy6VhEasokSHyuVagwoyHqak BSbu4hld2PgA/viewform   SETTEMBRE * 16 – Ravenna : manifestazione contro il traffico di armi che transita per il porto * 21 – Assemblea Nazionale A Pieno Regime * 27 – Puglia (Grottaglie) : assemblea e manifestazione regionale contro Leonardo * 27 – Liguria : manifestazione a La Spezia / Seafuture (vedi sotto) * 27 – Lazio (Genzano) : corteo per la pace OTTOBRE * 4 – Roma : corteo nazionale promosso dalle organizzazioni palestinesi * 4 – Assemblea Nazionale Via Maestra  * 9-11 / Perugia : Assemblea Onu dei Popoli * 12 – Marcia Perugia/Assisi * 12 – Bruxelles : campeggio contro la guerra promosso dalle donne WILPF * 14 – Udine : manifestazione contro la partita Italia-Israele * 18 – mobilitazione nazionale diffusa della scuola contro indicazioni Valditara * 18-19 / mobilitazione GKN (da confermare) * 25 – manifestazione nazionale CGIL NOVEMBRE * 4 – giornata nazionale contro il militarismo * 15 – mobilitazione globale per il clima in occasione della COP di Belem * 25 – manifestazione Non Una Di Meno   UN CORALE APPELLO ALLA CONVERGENZA Da tutti i numerosi interventi nella riunione online del 9 settembre si è alzato un appello corale e accorato alla necessità di convergenza. Siamo in tempo di guerra: guerra combattuta, guerra preparata, guerra finanziata, guerra contro popoli, contro il clima e contro la natura, contro le differenze, contro la democrazia. Tutti i temi, tutti i problemi, tutte le soggettività sociali iniziano per forza fare i conti con questa dimensione drammatica. La pluralità delle mobilitazioni è il segno positivo della ribellione alla deriva di guerra che si allarga. Ma c’è anche il pericolo di disperdersi, e di non riuscire a fare la massa critica necessaria. Dal grande movimento dal basso a sostegno della Global Sumud Flotilla viene un grande esempio di convergenza, capace di produrre eccedenza di partecipazione popolare. Dialogo, cooperazione, maggiore unità sono anche gli impegni presi dalla componente pacifista del movimento contro la guerra che si è riunita a L’Altra Cernobbio nei giorni scorsi. E si rinnoveranno alla marcia PerugiAssisi del 12 ottobre, per la quale rinnoviamo l’invito a organizzare la partecipazione nei territori. Stop Rearm Europe è nata per riuscire a ricostruire una grande convergenza in Europa all’altezza di questi tempi tremendi. Dall’Italia, facciamo tutti e tutte, ovunque, tutto il possibile per dare un segnale forte in questa direzione. Ci vediamo in piazza, ci vediamo a Roma il 27 settembre. Redazione Italia
Stop Rearm Europe: “No agli Stati Generali della Difesa a Frascati”
“Basta vetrine di armi e tecnologia militare sul nostro territorio, per di più organizzate sotto le sigle delle Istituzioni europee, nazionali e locali. I rappresentanti politici si mischiano, trasversalmente, a esponenti dell’industria militare per pianificare e finanziare la militarizzazione dell’Europa e dell’Italia, invece di lavorare pancia a terra per fermare il genocidio del popolo palestinese, in corso a Gaza e in Medio Oriente, tutelare l’equipaggio della Global Sumud Flotilla, sottoposto a continui attacchi e minacce da Israele in violazione del diritto internazionale e umanitario e per una soluzione diplomatica che ponga fine alla guerra in Ucraina.” Così i promotori italiani della Campagna europea “Stop Rearm Europe” (https://stoprearm.org/),  Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia in merito agli “Stati Generali della Difesa”, che si terranno venerdì 12 settembre nella sede dell’Esa di Frascati, in provincia di Roma. “Un evento che vede cooperare le istituzioni a tutti i livelli, dal Parlamento Europeo al governo italiano fino alla Regione Lazio, non per la pace, come richiederebbe l’urgenza di questo tragico momento storico ma, partendo dal Libro bianco sulla difesa comune europea, per programmare un’economia di guerra, che nega ai popoli europei il diritto alla pace, alla giustizia climatica e sociale. Contro queste politiche belliciste domani, giovedì 11, alle ore 17, protesteremo davanti alla sede della Leonardo a Roma (Giardini di Viale Mazzini) assieme, tra gli altri, al Global Movement to Gaza e agli Artisti #NoBavaglio”, concludono i promotori italiani della campagna europea “Stop Rearm Europe.” STOP ReArm Europe
Stop Rearm Europe: “L’11/09 presidio davanti alla sede della Leonardo”
No al Defence Summit una prima vittoria. Verso mobilitazione permanente. “L’11 settembre saremo in presidio davanti alla sede di Leonardo per chiedere lo stop delle politiche belliciste, in primis della fornitura di armi e tecnologia militare a Israele, con cui la società pubblica, partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, fa affari d’oro, tra le altre cose, con il genocidio del popolo palestinese a Gaza e in Medio Oriente”. E’ quanto emerso dall’assemblea pubblica del Coordinamento romano di Stop Rearm Europe, svoltasi ieri al Polo Civico dell’Esquilino di Roma, e alla quale hanno partecipato, oltre ai tanti esponenti delle oltre 70 sigle già aderenti, molte nuove realtà internazionali e del territorio, dalla Global Sumud Flotilla, agli Artisti #NoBavaglio, fino al Quarticciolo Ribelle. “Anche se il Defence Summit, la fiera d’armi che doveva tenersi quel giorno davanti all’Auditorium, è saltato, abbiamo deciso di tenere comunque la mobilitazione e portarla davanti alla sede di Leonardo, la società pubblica che basa i propri profitti sulle guerre, presenti e future, anche grazie alle risorse che il Piano di riarmo UE e le politiche belliciste stanno spostando dalla spesa sociale all’economia di guerra”, dichiara il Gruppo promotore di Stop Rearm Europe – Roma. “Con lo stop al Defence summit, la città di Roma ha incassato una prima vittoria. Non basta: se le politiche belliciste arretrano, noi avanziamo finché queste non batteranno in ritirata per lasciare posto a un’alternativa sociale, politica e culturale fondata sulla giustizia sociale, ambientale e climatica. La nostra convergenza si allarga e procede verso una mobilitazione permanente.” STOP ReArm Europe
Stop Rearm Europe, artisti del Roma Summer Fest dicano no al Defence Summit
Appello contro l’uso dell’Auditorium per l’evento dell’industria militare. Pronta una chiamata alle arti per l’11 settembre. “Ci appelliamo agli artisti del Roma Summer Fest 2025, la rassegna musicale che riprenderà dal prossimo 29 agosto presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e che vedrà esibirsi, tra gli altri, musicisti da sempre noti per il loro impegno civile, da Patti Smith a Daniele Silvestri, affinché facciano sentire la propria voce contro l’uso dell’Auditorium per il Defence Summit, evento dedicato all’industria militare previsto il prossimo 11 settembre”. Lo dichiara il Gruppo promotore “Stop ReArm Europe – Roma”, composto da oltre 70 realtà di tipo associativo, movimenti, partiti, che lo scorso 21 giugno è sceso in piazza a Roma con oltre 100mila persone con la manifestazione nazionale “Stop Rearm Europe – No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”. “E’ assurdo che in questo momento storico si svolga un evento come il Defence Summit, espressione della politica bellicista, tra l’altro in una sede prestigiosa come l’Auditorium, negata in passato ad un’iniziativa dedicata alla pace e ora invece resa palcoscenico della ‘fiera delle armi’, in netto contrasto con le finalità statutarie della Fondazione Musica per Roma, che gestisce appunto la struttura. Si tratta della stessa tecnologia militare che l’Italia fornisce anche a Israele per il genocidio in corso del popolo palestinese a Gaza e in Medio Oriente. Ci auguriamo che da quel palco si levi la voce del mondo della musica e della cultura, da sempre veicoli di dialogo e unione tra i popoli. Una voce cui si aggiungerà il nostro ‘Social summit’ indetto l’11 settembre davanti all’Auditorium contro il Defence summit e per il quale abbiamo lanciato una ‘chiamata alle arti’ per tutti gli artisti che quel giorno vorranno unirsi a noi con forme di protesta creativa”, concludono. STOP ReArm Europe
Presidio a Faenza davanti alla Curti, partner di Leonardo spa
Lo scorso 6 agosto si è svolto a Castel Bolognese (RA) un presidio molto partecipato davanti ai cancelli della CURTI Costruzioni Meccaniche, un’importante azienda romagnola che rientra fra i fornitori di LEONARDO SpA, con la quale ha un accordo in scadenza in attesa di rinnovo. L’azienda, famosa nella meccanica di precisione e citata anche nell’inchiesta sull’Emilia Romagna a cui il nostro Osservatorio aveva collaborato con il Coordinamento No NATO regionale, rientra in parte con la sua attività nel settore delle armi e dei sistemi d’arma ed intrattiene da diversi anni una partnership con LEONARDO, soprattutto in relazione alla componentistica per elicotteri militari, ma anche a lavorazioni su obici semoventi, cioè veicoli corazzati progettati per fornire supporto di fuoco a lungo raggio, equipaggiati con cannoni di artiglieria di grosso calibro. Per intenderci, sono come quelli che Leonardo fornisce ad Israele per le guerre in Medio Oriente. Obiettivo del presidio, organizzato da Faenza per la Palestina con Stop Rearm Europe, era quello di invitare la Curti ad uscire dalla lista dei partner di Leonardo al fine di ostacolare la fornitura di armi per le guerre in corso, ma l’intento del presidio era anche quello di avvicinare e sensibilizzare i lavoratori della Curti, a partire dai delegati sindacali, alcuni dei quali si sono avvicinati senza però intervenire. Dall’altra parte, la dirigenza dell’azienda ha mostrato netti segni di chiusura, rifiutando l’interazione con gli organizzatori del presidio, impedendo tramite le forze dell’ordine di esporre i tanti striscioni e cartelli di protesta lungo la recinzione dello stabilimento e anticipando l’orario di chiusura di 1 ora per impedire che i lavoratori potessero incrociare i manifestanti. Fra le decine di realtà intervenute da varie parti dell’Emilia Romagna era presente anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che ha aderito con la partecipazione di Giuseppe Curcio, che nel suo intervento ha evidenziato come da Curti Costruzioni Meccaniche fosse stato siglato nel 2019 un accordo quinquennale con l’Università di Bologna per lo svolgimento di tirocini in azienda per gli studenti e con altre attività di collaborazione nella didattica e nella ricerca. Tale accordo avrebbe dovuto essere rinnovato nel 2024 come in genere succede, ma a seguito delle proteste svolte dagli studenti di Cambiare Rotta e dai Giovani Palestinesi durante l’acampada e, grazie alla convergenza con i docenti della petizione per Gaza e con il personale tecnico amministrativo (con l’azione congiunta dell’Osservatorio e di forze sindacali come USB), l’Ateneo di Bologna ha deciso di non rinnovarlo, così come ha fatto per tanti altri accordi con la filiera bellica. Pertanto, se è possibile raggiungere questo risultato in Università, confidiamo che anche la Curti possa a sua volta liberarsi dalle catene delle relazioni con Leonardo e ritornare a fare ciò che faceva prima per il progresso della società attraverso le competenze professionali di primo piano che può mettere in campo nella meccanica di precisione, piuttosto che seguire le sirene della NATO, che anche in Emilia Romagna sta portando avanti pesanti operazioni di conversione verso l’industria bellica con la sua domanda di produzione sempre più incalzante. Sul fronte dei lavoratori invece l’invito è ad una maggiore consapevolezza dei processi produttivi nei quali vengono impegnati e a considerare le opzioni possibili, fra le quali quella dell’obiezione di coscienza per affermare un diritto del lavoro della pace. La scelta della data del 6 agosto era dettata dalla coincidenza con l’80°anniversario della bomba atomica su Hiroshima: anche in quel caso il pilota che sganciò la bomba non aveva la minima idea della potenza dell’ordigno e dei suoi effetti devastanti. Pertanto, la consapevolezza è una delle leve per scelte più in linea con i propri valori e con il mondo. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Presidio contro la Curti: NO accordi con Leonardo S.p.A
Lo scorso 6 agosto si è svolto a Castel Bolognese (RA) un presidio molto partecipato davanti ai cancelli della CURTI Costruzioni Meccaniche, un’importante azienda romagnola che rientra fra i fornitori di LEONARDO SpA, con la quale ha un accordo in scadenza in attesa di rinnovo. L’azienda, famosa nella meccanica di precisione e citata anche nell’inchiesta sull’Emilia Romagna a cui il nostro Osservatorio aveva collaborato con il Coordinamento No NATO regionale, rientra in parte con la sua attività nel settore delle armi e dei sistemi d’arma ed intrattiene da diversi anni una partnership con LEONARDO, soprattutto in relazione alla componentistica per elicotteri militari, ma anche a lavorazioni su obici semoventi, cioé veicoli corazzati progettati per fornire supporto di fuoco a lungo raggio, equipaggiati con cannoni di artiglieria di grosso calibro. Per intenderci, sono come quelli che Leonardo fornisce ad Israele per le guerre in Medio Oriente. Obiettivo del presidio, organizzato da Faenza per la Palestina con Stop Rearm Europe, era quello di invitare la Curti ad uscire dalla lista dei partner di Leonardo al fine di ostacolare la fornitura di armi per le guerre in corso, ma l’intento del presidio era anche quello di avvicinare e sensibilizzare i lavoratori della Curti, a partire dai delegati sindacali, alcuni dei quali si sono avvicinati senza però intervenire. Dall’altra parte, la dirigenza dell’azienda ha mostrato netti segni di chiusura, rifiutando l’interazione con gli organizzatori del presidio, impedendo tramite le forze dell’ordine di esporre i tanti striscioni e cartelli di protesta lungo la recinzione dello stabilimento e anticipando l’orario di chiusura di 1 ora per impedire che i lavoratori potessero incrociare i manifestanti. Fra le decine di realtà intervenute da varie parti dell’Emilia Romagna era presente anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che ha aderito con la partecipazione di Giuseppe Curcio, che nel suo intervento ha evidenziato come Curti Costruzioni Meccaniche fosse stato siglato nel 2019 un accordo quinquennale con l’Università di Bologna per lo svolgimento di tirocini in azienda per gli studenti e con altre attività di collaborazione nella didattica e nella ricerca. Tale accordo avrebbe dovuto essere rinnovato nel 2024 come in genere succede, ma a seguito delle proteste svolte dagli studenti di Cambiare Rotta e dei Giovani Palestinesi durante l’acampada e, grazie alla convergenza con i docenti della petizione per Gaza e con il personale tecnico amministrativo (con l’azione congiunta dell’Osservatorio e di forze sindacali come USB), l’Ateneo di Bologna ha deciso di non rinnovarlo, così come ha fatto per tanti altri accordi con la filiera bellica. Pertanto, se è possibile raggiungere questo risultato in Università, confidiamo che anche la Curti possa a sua volta liberarsi dalle catene delle relazioni con Leonardo e ritornare a fare ciò che faceva prima per il progresso della società attraverso le competenze professionali di primo piano che può mettere in campo nella meccanica di precisione, piuttosto che seguire le sirene della NATO, che anche in Emilia Romagna sta portando avanti pesanti operazioni di conversione verso l’industria bellica con la sua domanda di produzione sempre più incalzante. Sul fronte dei lavoratori invece l’invito è ad una maggiore consapevolezza dei processi produttivi nei quali vengono impegnati e a considerare le opzioni possibili, fra le quali quella dell’obiezione di coscienza per affermare un diritto del lavoro della pace. La scelta della data del 6 agosto era dettata dalla coincidenza con l’80°anniversario della bomba atomica su Hiroshima: anche in quel caso il pilota che sganciò la bomba non aveva la minima idea della potenza dell’ordigno e dei suoi effetti devastanti. Pertanto, la consapevolezza è una delle leve per scelte più in linea con i propri valori e con il mondo.
Stop Rearm Europe: Al via “Comuni per la Pace e contro il riarmo”
“Al via l’iniziativa ‘Comuni per la Pace e contro il riarmo”, la nuova fase della mobilitazione sui territori della campagna europea ‘Stop rearm europe’ volta ad attivare e coinvolgere, attraverso la presentazione di ordini del giorno e delibere d’iniziativa popolare, cittadini ed enti locali contro l’aumento delle spese militari previsto dal Piano di riarmo europeo e dalla decisione presa di in sede Nato di destinare il 5% del Pil degli Stati Ue alla Difesa e all’industria degli armamenti”. Lo annunciano i promotori italiani della Campagna europea “Stop Rearm Europe” (https://stoprearm.org/), Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia, che lo scorso 21 giugno a Roma ha visto oltre 100mila persone in piazza con la manifestazione nazionale ‘No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo’. “L’attuazione del Piano di riarmo Ue e l’aumento al 5% del Pil per le spese militari indicato dalla Nato incideranno sulle risorse destinate ai Comuni con ulteriori tagli ai servizi pubblici e alla spesa sociale, fino a comprometterne la funzione pubblica e sociale. – spiegano – Proponiamo quindi che in ogni Comuna venga votata una delibera che schieri l’Ente Locale per la Pace e contro ogni politica di riarmo. Ogni investimento negli armamenti rende, in termini occupazionali, solo 3.000 posti per ogni miliardo, mentre, a parità di investimento, renderebbe 8.000 posti nel settore ambientale, 12.000 nel settore sanitario e 14.000 nel settore dell’istruzione. Ad oggi sono già 15 miliardi complessivi le risorse sottratte ai Comuni a causa del Patto di Stabilità, attraverso il blocco delle assunzioni di personale e l’azzeramento delle possibilità d’investimento, e la Legge di Bilancio 2025 ha già previsto un ulteriore taglio di complessivi 1,3 miliardi per il periodo 2025-2029. In vista della prossima legge di bilancio, l’autunno che verrà sarà il più ‘bollente’ degli ultimi decenni in termini di lotta e mobilitazione in Italia e in Europa”. https://stoprearmitalia.it/wp-content/uploads/2025/07/cs-Comuni-contro-riarmo.pdf   Roma, 10 luglio 2025   Leggi il testo dell’odg su https://stoprearmitalia.it/ https://stoprearmitalia.it/wp-content/uploads/2025/07/ODG_per_Consiglio_Comunale.pdf   Rete Italiana Pace e Disarmo
Stop Rearm Europe: Al via “Comuni per la Pace e contro il riarmo”
“Al via l’iniziativa ‘Comuni per la Pace e contro il riarmo”, la nuova fase della mobilitazione sui territori della campagna europea ‘Stop rearm europe’ volta ad attivare e coinvolgere, attraverso la presentazione di ordini del giorno e delibere d’iniziativa popolare (https://stoprearmitalia.it/comuni-contro-il-riarmo/), cittadini ed enti locali contro l’aumento delle spese militari previsto dal Piano di riarmo europeo e dalla decisione presa di in sede Nato di destinare il 5% del Pil degli Stati Ue alla Difesa e all’industria degli armamenti”. Lo annunciano i promotori italiani della Campagna europea “Stop Rearm Europe” (https://stoprearm.org/), Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia, che lo scorso 21 giugno a Roma ha visto oltre 100mila persone in piazza con la manifestazione nazionale ‘No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo’. “L’attuazione del Piano di riarmo Ue e l’aumento al 5% del Pil per le spese militari indicato dalla Nato incideranno sulle risorse destinate ai Comuni con ulteriori tagli ai servizi pubblici e alla spesa sociale, fino a comprometterne la funzione pubblica e sociale – spiegano – Proponiamo quindi che in ogni Comuna venga votata una delibera che schieri l’Ente Locale per la Pace e contro ogni politica di riarmo. Ogni investimento negli armamenti rende, in termini occupazionali, solo 3.000 posti per ogni miliardo, mentre, a parità di investimento, renderebbe 8.000 posti nel settore ambientale, 12.000 nel settore sanitario e 14.000 nel settore dell’istruzione. Ad oggi sono già 15 miliardi complessivi le risorse sottratte ai Comuni a causa del Patto di Stabilità, attraverso il blocco delle assunzioni di personale e l’azzeramento delle possibilità d’investimento, e la Legge di Bilancio 2025 ha già previsto un ulteriore taglio di complessivi 1,3 miliardi per il periodo 2025-2029. In vista della prossima legge di bilancio, l’autunno che verrà sarà il più ‘bollente’ degli ultimi decenni in termini di lotta e mobilitazione in Italia e in Europa”. Redazione Italia
Appello di Stop Rearm Europe per una manifestazione a Camp Derby sabato 19 luglio
Camp Darby è un luogo dove ogni giorno passa la guerra. Convogli carichi di armi partono da qui per alimentare conflitti in tutto il mondo. Non è solo un deposito: è il simbolo di un sistema che sceglie la guerra per gestire le crisi, controllare le risorse, regolare i rapporti tra paesi, non con la ricerca di nuovi equilibri, compromessi, cooperazione, ma con la potenza distruttiva delle armi ed il sacrificio dei territori e delle comunità. Diciamo no alla guerra. La guerra è distruzione, morte, disumanizzazione. E’ espressione estrema del patriarcato, della volontà di dominio che si spinge fino all’annientamento dell’altro da sé. E’ distruzione del diritto internazionale, alimentata da logiche di potenza e interessi egemonici. E’ economia di guerra, nelle mani di poche grandi concentrazioni di capitale, contro i bisogni e i diritti della stragrande maggioranza delle popolazioni. La guerra è sempre un fallimento umano e politico. Diciamo sì alla pace. Una pace concreta, che si costruisce tra le persone, attraverso la giustizia sociale e scelte che mettono al centro la vita. Una pace duratura che si realizza attraverso la smilitarizzazione e il disarmo dei  territori. Diciamo sì alla riconversione a usi civili della base di Camp Darby, NO alla costruzione di nuove basi militari sul nostro territorio. Diciamo no al genocidio. Il genocidio del popolo palestinese si consuma ogni giorno sotto gli occhi di chi si dichiara impotente, ma continua a garantire armi e sostegno politico a Israele. Decine di migliaia di vittime, per lo più donne e bambini, centinaia di migliaia di feriti e dispersi, una popolazione affamata, bombardata, privata di ogni diritto. Diciamo no alla cancellazione dei popoli, all’occupazione coloniale, all’annientamento di chi resiste. Diciamo sì alla solidarietà concreta tra i popoli. Si alla  cancellazione degli accordi economici e militari tra Italia ed Israele. Sì al diritto all’autodeterminazione, sì alla memoria, sì alla possibilità per ogni comunità di vivere, di esistere, di raccontare la propria storia senza essere schiacciata. Una solidarietà che si costruisce stando dalla parte di chi lotta per la libertà. Diciamo no al riarmo. Camp Darby è il segno di come i territori vengano piegati agli interessi del riarmo. La Toscana rischia di diventare un hub logistico militare della guerra globale. L’Italia continua ad aumentare la spesa militare sottraendo risorse a scuola, sanità, lavoro, ambiente. Ogni euro speso in armi è un euro rubato alla vita. Il riarmo non è difesa: è un affare per pochi e un pericolo per tutti. I Paesi NATO hanno deciso, su richiesta degli Stati Uniti, di portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035, mentre l’Unione Europea rilancia il piano “Readiness 2030”, con 800 miliardi di euro per il riarmo collettivo. Una corsa folle che sceglie la guerra come priorità. Diciamo no alla sudditanza del governo del nostro paese e dell’Europa a questa follia. Diciamo sì a un investimento radicale per la vita. Sì a scuole pubbliche e gratuite, a una sanità universale, a salari dignitosi, a politiche per la casa, al rafforzamento del welfare, per una vita libera e dignitosa per tutte e tutti. Sì a una vera transizione ecologica, la cui urgenza è evidente agli occhi di tutti, ma viene invece follemente svuotata e rinviata in nome del primato del riarmo. Sì a un’economia che metta al centro la cura delle persone, delle relazioni, della natura, non le armi. Il nostro no è netto, ma vogliamo ripartire dai nostri sì. Vogliamo portare a Camp Darby le nostre voci, i nostri corpi, per affermare che un altro mondo è possibile e necessario. Sarà una giornata per costruire legami, come quelli con la lotta della ex-GKN per una reindustrializzazione dal basso e la riconversione ecologica. Il 19 luglio sarà una giornata per affermare obiettivi e valori opposti a quelli di chi vive di guerra. La guerra parte da qui. La pace deve partire da noi. Redazione Italia