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[Le Dita nella Presa] Tecnologie e rispetto delle tradizioni: app e caste in India (1/4: Puntata completa)
Iniziamo segnalando un articolo da Logic che ci aiuta a riconoscere il sistema di caste indiano nella struttura di alcune delle applicazioni di "gig economy" destinate a quel mercato. Con una compagna in studio facciamo delle riflessioni su un testo pubblicato sul sito di hackmeeting. A proposito, il prossimo hackmeeting è 12-14 Giugno al Csa Next Emerson a Firenze. Notiziole: * Il treno a idrogeno non lo vuole neppure la Francia. Alstom chiude la sua unità di sviluppo su questa tecnologia, e l'Italia è rimasta l'unico acquirente di questo treno * No, il ChatControl non è ancora stato approvato * Sì, Elon Musk è più forte di Gesù, almeno secondo Grok  
Opache divine invasioni: a proposito di Seamless – di Giuliano Spagnul
Pubblichiamo la recensione scritta da Giuliano Spagnul a Seamless. Arte, visualità, cultura elettronica in epoca post-pandemica (Edizioni Nero, 2025), un volume curato da Francesco Spampinato che raccoglie gli interventi tenuti nel corso di quattro workshop all'Università di Bologna tra il 2022 e 2023 * * * * * Se ogni uomo, oggi, sembrerebbe non possedere [...]
Socialismo digitale in Cina: innovazione e percorsi abilitati dalla tecnologia
Nell’attuale contesto storico dominato da un’ondata globale di digitalizzazione, le tecnologie digitali stanno penetrando in ogni angolo della società con una profondità e una ampiezza senza precedenti, trasformando radicalmente i modi di produzione e di vita delle persone. Il Rapporto sul lavoro del governo 2025 propone di stimolare la vitalità […] L'articolo Socialismo digitale in Cina: innovazione e percorsi abilitati dalla tecnologia su Contropiano.
[entropia massima] Estrattivismo dei dati
## **PARTE 1 — Dentro l’occhio di Palantir** Oggi entriamo in una storia che parla di potere, tecnologia e sorveglianza. Parliamo di **Palantir**, una delle aziende più influenti e opache del nostro tempo. Una società che non produce hardware, non gestisce social network, non vende pubblicità. Vende qualcosa di più profondo: **il modo in cui i dati vengono visti, correlati, interpretati**. Le sue piattaforme — *Gotham*, *Foundry*, *Apollo* — sono usate da governi, polizie ed eserciti in tutto il mondo. Non possiede i dati, ma **decide come vengono incrociati**: spostamenti, transazioni, reti sociali, video di sorveglianza, immagini satellitari. Quando una piattaforma ha accesso infrastrutturale ai sistemi che governano una società, **chi controlla veramente lo sguardo?** Perché chi costruisce l'infrastruttura non è neutrale. Decide quali relazioni sono significative, quali anomalie sono sospette, quali pattern meritano un intervento operativo. La domanda che torna, e che ci accompagnerà per tutta la puntata, è semplice solo in apparenza: > **Chi può vedere cosa, e con quale legittimazione democratica?** --- ## **PARTE 2 — Con Michele Mezza: calcolati e calcolanti** Su questo punto ci raggiunge oggi in collegamento **Michele Mezza**, giornalista, studioso dei media e autore del libro *“Algoritmi di libertà. La potenza del calcolo tra dominio e conflitto”*. Con lui vogliamo esplorare un’idea fondamentale: la distinzione tra **calcolati** e **calcolanti**. In un mondo governato da piattaforme come Palantir, Google o le grandi aziende di cloud, la società tende a dividersi in due: * chi **subisce** il calcolo, cioè chi viene tracciato, profilato, categorizzato; g* e chi **esegue** il calcolo, cioè chi possiede la capacità di vedere tutto, di correlare tutto, di anticipare comportamenti e orientare decisioni. Questo squilibrio non è solo tecnologico: è politico. Perché non riguarda cosa sappiamo, ma **chi può sapere**. Che spazio resta per il conflitto democratico, per la negoziazione sociale, per i diritti fondamentali? --- ## **PARTE 3 — L’Europa e il Digital Omnibus: quando la semplificazione diventa amnesia** E mentre discutiamo di questi poteri algoritmici, dall’Europa arriva una notizia che si incastra sciaguratamente in questo scenario. La Commissione europea ha presentato il **Digital Omnibus**, un grande riordino delle norme digitali che, almeno sulla carta, vuole semplificare e rendere più efficiente l’architettura regolatoria europea. Ma dietro la parola “semplificazione” si nasconde un cambiamento molto più profondo. Per la prima volta, l’UE **sposta il centro della sua sovranità digitale**: * dai diritti alla gestione del rischio; * dalle garanzie alla standardizzazione; * dalla protezione dei dati all’efficienza amministrativa. Una delle modifiche più delicate riguarda proprio la definizione di **dato personale**. Nel GDPR era semplice: un dato è personale se può identificarti, punto. Con il Digital Omnibus diventa: > un dato è personale solo se l’attore che lo usa ha i “mezzi ragionevoli” per identificarti. Sembra un dettaglio tecnico. In realtà è una rivoluzione. Vuol dire che la protezione dei dati **non è più uguale per tutti**. Dipende dalla potenza computazionale dell’attore che li tratta. Più tecnologia hai, più sei libero di dire che quel dato "non è personale". È esattamente il contrario dello spirito del GDPR. È un mondo in cui i **calcolanti** — le piattaforme, le big tech, gli apparati di sorveglianza — ottengono più margini di manovra. E i **calcolati** — noi — vedono restringersi i propri diritti. È un’Europa che rischia di perdere sé stessa, che passa dalla difesa dei diritti alla gestione tecnica delle eccezioni, che parla il linguaggio della velocità invece di quello delle garanzie. Ed è qui che il cerchio si chiude: il caso Palantir, le riflessioni di Mezza, e il Digital Omnibus ci mostrano la stessa trasformazione. La politica non decide più cosa si può fare: decide **come amministrare quello che è già stato deciso dai sistemi**.  
[Le Dita nella Presa] Per un femminismo della rete (1/4: Puntata completa)
prima parte intervista a Marzia Vaccari, autrice di Server Donne -> appuntamento alle cagne sciolte (via ostiense 137b) giovedì 27 novembre dalle 19 per una presentazione del libro con discussione abbiamo parlato di infrastrutture e tecnologie femministe, menzionando alcuni server femministi autogestiti, del rapporto problematico e complesso tra femminismi e digitale, dell'importanza della memoria storica e dell'archiviazione come atto politico, della necessitò di un femminismo della rete anche per non lasciare il campo ai misogini della "manosfera", di risorse e spunti preziosi da Abya Yala  e non solo.. che lavorano sull'autonomia delle infrastrutture ma sull'autodifesa femminista digitale contro le violenze di genere alcuni spazi femministi digitali liberi&open source da esplorare: https://tube.systerserver.net (PeerTube) https://systerserver.town (Mastodon) seconda parte Al telefono con un compagno di Torino parliamo di hackrocchio, l'appuntamento annuale di avvicinamento ad hackmeeting organizzato dall'hacklab underscore. Notiziole: * aggiornamenti sul caso Paragon * in California ritirato il progetto Dragnet, con cui la polizia monitorava i consumi elettrici dell'intera popolazione di Sacramento con l'intento dichiarato di trovare persone che coltivavano cannabis in casa * varie su IA e quanto non funziona * copyright: Cloudflare multato in Giappone per non aver favorito la rimozione di contenuti "pirata" * l'annoso caso del chip sottopelle  
[2025-12-06] SPAGHETTI HACKER @ Che Guevara Roma
SPAGHETTI HACKER Che Guevara Roma - Via Fontanellato 69 (sabato, 6 dicembre 16:30) 🍝Spaghetti Hacker👩‍💻 pensare e praticare un rapporto diverso con la tecnologia (N.B. Il titolo dell’iniziativa non ha nulla a che vedere con il libro.) 📅 Sabato 6 dicembre, ore 16:30 * presentazione di SERVER RIBELLI, con Giuliana Sorci * presentazione di SCRITTURE DIGITALI, con Roberto Laghi * incontro col collettivo BIDA Un percorso nella storia dell’attivismo digitale in Italia: dagli hacklab nei centri sociali agli hackmeeting degli anni ’90, passando per le nuove comunità hacker e l’esperienza di mastodon.bida.im , finoa alle scritture digitali che caratterizzano le nuove frontiere dei social e dall'AI. 📍 Via Fontanellato 69, @cheguevara_roma ✨vi aspettiamo.
Congo, crollo di una miniera di rame e cobalto illegale a Kawama: il dramma dell’estrattivismo
Più di 80 minatori sono morti per il crollo di un ponte presso una miniera di rame cobalto situata nel sud della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Il ponte è crollato a Kawama, situata nella provincia di Lualaba, in una zona inondata nei pressi della miniera – ha spiegato a giornalisti il responsabile provinciale degli Interni, Roy Kaumba Mayonde. Al momento sono stati recuperati 80 corpi, ma le ricerche di ulteriori vittime proseguono, ha aggiunto. Le squadre di soccorso stanno continuando le operazioni di ricerca di eventuali altre vittime, così come in parallelo stanno proseguendo gli accertamenti del caso per ricostruire la dinamica del tragico incidente. Stando alle prime ricostruzioni, a crollare sarebbe stato un ponte costruito abusivamente da alcuni minatori illegali, che avrebbero cercato di fuggire velocemente in massa sfruttando la struttura per scappare dal personale militare intervenuto per scacciarli dal sito. A rendere la portata della tragedia bastano però le immagini del crollo diffuso sui social, con la nube di fumo alzatasi per via del collasso a inghiottire gli inermi lavoratori presenti sul posto. Secondo quanto riporta la BBC, non si tratta di un incidente fuori dal comune in Congo, paese in cui circa 2 milioni di persone sono impiegate in miniere non regolamentate che sostengono la domanda crescente del metallo utilizzato, tra gli altri usi, per la produzione di batterie agli ioni di litio per le auto elettriche e di tutto il settore fortemente insostenibile della cosiddetta “green economy”, fondato sull’estrattivismo. Circa l’80% dei bambini e delle bambine congolesi sono coinvolti in gravi forme di sfruttamento e svolgono lavori usuranti, estraggono il cobalto in condizioni estremamente pericolose. I bambini per meno di un dollaro al giorno, si infilano dentro cunicoli stretti e  senza sicurezza alcuna, altri bambini per lo stesso importo, sono costretti a portare pesanti sacchi 12 ore al giorno, altri ancora lavano le rocce immersi in pozze altamente inquinate. Lavoratori in una miniera d’oro nella Repubblica Democratica del Congo (foto d’archivio) Il 20% del minerale estratto proviene dalla parte meridionale del Paese, nel distretto di Kolwezi, capitale mondiale delle terre rare. Nelle comunità del Domaine Marial, il 65% dei bambini tra gli 8 e i 12 anni lavora nelle miniere; nell’area di Kanina sono in maggioranza in età scolare, si tratta anche di bambini in una fascia di età compresa tra i 6 e gli 8 anni, che risultano particolarmente adatti ad insinuarsi negli stretti cunicoli per l’estrazione del minerale. Lavorano in condizioni estreme, per più di dodici ore, senza alcuna protezione e con salari che vanno da 1$ a 2$ al giorno. Il rischio di ammalarsi prima e più dei loro coetanei è molto alto, così come il rischio di incidenti, anche mortali, sul lavoro, soprattutto a causa dei frequenti crolli dei tunnel nelle miniere. Sono, inoltre, numerose le segnalazioni di incidenti mortali nella ex provincia del Katanga. Tuttavia, non ci sono dati ufficiali governativi disponibili sul numero di vittime che si verificano ma gli incidenti sono comuni. I bambini sono oggetto di maggiori soprusi e abusi da parte dei caporali e dalle guardie di sicurezza. La Repubblica del Congo, detiene circa il 70% delle riserve mondiali di coltan e una quota significativa di litio. Tuttavia, invece di costituire una fortuna, queste risorse sono diventate una maledizione, alimentando cicli di violenza e sfruttamento. Foto di miniere in Congo (foto d’archivio) I gruppi armati, spesso finanziati da reti internazionali, controllano le miniere e utilizzano il lavoro forzato, soprattutto quello dei bambini, per estrarre i minerali, che poi vengono esportati illegalmente attraverso i paesi vicini. Nel 2019 in gruppo di avvocati, di una associazione per i diritti umani ha mosso una causa giudiziaria, depositata il 15 dicembre 2019. La causa afferma che le grandi aziende leader nella tecnologia stanno “Consapevolmente traendo beneficio da questo sistema di estrazione ‘artigianale’ in Congo e lo stanno supportando in maniera sostanziale. Gli imputati sanno che il settore di estrazione mineraria in Congo dipende dal lavoro minorile e ne sono stati a conoscenza per un significativo periodo di tempo, sanno che i bambini svolgono i lavori più pericolosi tra cui lo scavo dei tunnel in miniere di cobalto arretrate”. Inoltre sostiene che i bambini sono “forzati dall’estrema povertà a lasciare la scuola per perseguire l’unica opzione economica nella loro regione: lavorare nelle miniere ‘artigianali’ di cobalto”, dove vengono pagati meno di due dollari al giorno per estrarre rocce di cobalto da tunnel sotterranei con degli strumenti insufficienti, un lavoro stremante ed estremamente pericoloso. Famiglie e bambini feriti ora chiedono i danni non solo per lo sfruttamento del lavoro minorile, ma anche per “arricchimento ingiusto, supervisione negligente e inflizione intenzionale di sofferenza emotiva”. Gli esperti sottolineano che questa è la prima volta che diverse aziende tecnologiche affrontano una causa legale unica che metta in discussione la legalità della loro fornitura di cobalto. Questa la lista delle sedici multinazionali denunciate: Ahong, Apple, Byd, Daimler, Dell, Hp, Huawei, Inventec, Lenovo, Lg, Microsoft, Samsung, Sony, Vodafone, Volkswagen, Zte. Il 70% del cobalto usato nei nostri apparecchi elettronici, dai telefonini, fino ai PC e i televisori, proviene dal Congo, oltre la metà di questo viene estratto dai bambini. Secondo il rapporto, il cobalto estratto viene comprato da broker che poi lo rivendono alla Congo Dongfang Mining, controllata dal colosso cinese del settore minerario Zhejiang Huayou Cobalt Ltd. Nessun controllo sulla liceità della provenienza del cobalto viene effettuato dai fornitori. Il crollo della miniera che ha visto la morte di più di 80 persone tra cui diversi bambini (numero destinato a crescere nelle prossime ore), non è un evento straordinario, bensì solo uno degli innumerevoli episodi di morte e disperazione che avvengono nella Repubblica del Congo, tutto in nome di un interesse e di un falso progresso fondato su morte, disperazione e sfruttamento selvaggio e senza limiti, che nessuno pare sia interessato a fermare.   Ulteriori informazioni: https://www.tagesschau.de/ausland/afrika/kongo-goldminen-goldpreis-100.html https://www.wired.it/article/congo-risorse-minerarie-cobalto-coltan-cina/ https://www.tagesschau.de/ausland/afrika/demokratische-republik-kongo-100.html > Congo: cobalto e coltan, il “nuovo oro” che alimenta i conflitti > Cobalto e povertà: la maledizione del Congo Luca Cellini
[2025-11-18] SPAGHETTI HACKER @ Che Guevara Roma
SPAGHETTI HACKER Che Guevara Roma - Via Fontanellato 69 (martedì, 18 novembre 17:30) 🍝Spaghetti Hacker👩‍💻  — due incontri per pensare e praticare un rapporto diverso con la tecnologia (N.B. Il titolo dell’iniziativa non ha nulla a che vedere con il libro.) CONDIVIDI PARTECIPA DIFFONDI  📅 Martedì 18 novembre, ore 18:00 PEDAGOGIA HACKER — con Collettivo C.I.R.C.E. Un’esplorazione su come costruire relazioni più consapevoli con il digitale. Rivolto a chi educa, crea, si prende cura o semplicemente vuole abitare la tecnologia con un’attitudine critica e conviviale. Per ridurre l’alienazione tecnica e sperimentare forme di immaginazione liberatoria. 📅 Sabato 6 dicembre, ore 16:30 SERVER RIBELLI — con Giuliana Sorci e Collettivo BIDA Un percorso nella storia dell’attivismo digitale in Italia: dagli hacklab nei centri sociali agli hackmeeting degli anni ’90, fino alle nuove comunità hacker e all’esperienza di mastodon.bida.im. 📍 Via Fontanellato 69, @cheguevara_roma ✨vi aspettiamo.
[Le Dita nella Presa] Mineria responsable? Cuento miserable!
Con una compagna del Frente Nacional Antiminero parliamo di estrattivismo in Ecuador. Dopo i "boom" delle banane e del petrolio, il governo Noboa accelera i progetti legati, stavolta, alle megaminiere. Come ci ricorda Erika, cambiano soltanto i nomi mentre vediamo impiegate le stesse pratiche di violenza e sfruttamento dei territori e delle vite considerate sacrificabili: il Plan Condor diventa Plan Fenix e all'oro nero si affianca l'estrazione ancora più massiccia di oro e rame. Ma continuiamo a tessere resistenze transnazionali.