Papa Leone XIV promuove e incoraggia la nonviolenzaLa nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre
decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni.
L’ha affermato Papa Leone XIV venerdì 30 maggio, ricevendo nella Sala Clementina
circa 250 rappresentanti di associazioni e movimenti che avevano partecipato
all’“Arena di pace”, l’incontro con Papa Francesco svoltosi a Verona il 18
maggio 2024. Erano presenti anche rappresentanti di Ultima Generazione.
Riportiamo per intero il discorso del Papa.
Cari fratelli e sorelle,
sono lieto di accogliere voi, membri dei movimenti e delle associazioni che un
anno fa hanno dato vita al grande incontro “Arena di Pace”, a Verona, con la
partecipazione di Papa Francesco. Ringrazio in particolare il Vescovo di Verona,
Mons. Domenico Pompili, e anche i Padri Comboniani. In quell’occasione, il Papa
ha ribadito che la costruzione della pace inizia col porsi dalla parte delle
vittime, condividendone il punto di vista. Questa prospettiva è essenziale per
disarmare i cuori, gli sguardi, le menti e denunciare le ingiustizie di un
sistema che uccide e si basa sulla cultura dello scarto.
Non possiamo dimenticare l’abbraccio coraggioso fra l’israeliano Maoz Inon, al
quale sono stati uccisi i genitori da Hamas, e il palestinese Aziz Sarah, al
quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello, e che ora sono amici e
collaboratori: quel gesto rimane come testimonianza e segno di speranza. E li
ringraziamo di aver voluto essere presenti anche oggi.
Il cammino verso la pace richiede cuori e menti allenati e formati
all’attenzione verso l’altro e capaci di riconoscere il bene comune nel contesto
odierno. La strada che porta alla pace è comunitaria, passa per la cura di
relazioni di giustizia tra tutti gli esseri viventi. La pace, ha affermato San
Giovanni Paolo II, è un bene indivisibile, o è di tutti o non è di nessuno (cfr.
Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 26). Essa può realmente venire conquistata
e fruita, come qualità di vita e come sviluppo integrale, solo se si attiva,
nelle coscienze, «una determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il
bene comune» (ivi, 38).
In un’epoca come la nostra, segnata da velocità e immediatezza, dobbiamo
ritrovare quei tempi lunghi necessari perché questi processi possano avere
luogo. La storia, l’esperienza, le tante buone pratiche che conosciamo ci hanno
fatto comprendere che la pace autentica è quella che prende forma a partire
dalla realtà (territori, comunità, istituzioni locali e così via) e in ascolto
di essa. Proprio per questo ci rendiamo conto che questa pace è possibile quando
le differenze e la conflittualità che comportano non vengono rimosse, ma
riconosciute, assunte e attraversate.
Per questo è particolarmente prezioso il vostro impegno di movimenti e
associazioni popolari, che concretamente e “dal basso”, in dialogo con tutti e
con la creatività e genialità che nascono dalla cultura della pace, state
portando avanti progetti e azioni al servizio concreto delle persone e del bene
comune. In questo modo voi generate speranza.
Cari fratelli e sorelle, c’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza
nelle nostre società. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di
esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di
esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto
reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita
diverso, nonviolento. Pertanto, dal livello locale e quotidiano fino a quello
dell’ordine mondiale, quando coloro che hanno subito ingiustizia e le vittime
della violenza sanno resistere alla tentazione della vendetta, diventano i
protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. La
nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre
decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni.
Il Vangelo e la Dottrina Sociale sono per i cristiani il nutrimento costante di
questo impegno, ma al tempo stesso possono essere una bussola valida per tutti.
Perché si tratta, in effetti, di un compito affidato a tutti, credenti e non,
che lo devono elaborare e realizzare attraverso la riflessione e la prassi
ispirate alla dignità della persona e al bene comune.
Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace. Ci rendiamo sempre più conto che
non si tratta solo di istituzioni politiche, nazionali o internazionali, ma è
l’insieme delle istituzioni — educative, economiche, sociali — ad essere
chiamato in causa. Nell’Enciclica Fratelli tutti ritorna molte volte il richiamo
alla necessità della costruzione di un “noi”, che deve tradursi anche a livello
istituzionale. Per questo vi incoraggio all’impegno e ad essere presenti:
presenti dentro la pasta della storia come lievito di unità, di comunione, di
fraternità. La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata,
annunciata e testimoniata, nella fiduciosa speranza che essa è possibile grazie
all’amore di Dio, «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm
5, 5).
Cari amici, vi ringrazio di essere venuti. Prego per voi, perché possiate
operare con tenacia e con pazienza. E vi accompagno con la mia benedizione.
Grazie!
Rayman