Festa della Repubblica a Cremona: Sfilate militari e messaggi di propaganda bellica
E anche a Cremona il 2 giugno, festa della Repubblica, è andata in scena la
nuova “liturgia collettiva solenne e festosa” della propaganda militarista: il
centro si trasforma in “Cittadella della sicurezza” (link qui e qui agli
articoli del quotidiano locale) pieno di rappresentanze di corpi militari
(bersaglieri, carabinieri, esercito…) che hanno offerto parate ed esercitazioni.
«Il comparto della Difesa svela strategie e strumenti per disinnescare ordigni,
mostra armature tecnologiche del peso di 40 chili, apparati radiografici,
cannoni ad acqua»; «un robottino cingolato dell’esercito che, come un insetto
metallico, ondeggia per la piazza issando il tricolore con fierezza»; «gli
agenti della polizia locale che accendono le sirene delle moto, come un richiamo
gioioso all’attenzione»; «In un angolo dei giardini, la bardatura cerimoniale
dei cavalli della polizia diventa poesia in movimento: un’elegante sfilata che
sa di fiaba e disciplina, tra il fruscio del verde e il brillare discreto delle
fibbie». Tutto questo sotto gli occhi attenti di adulti, bambini e bambine.
C’è pure lo show dei paracadutisti del primo reggimento Carabinieri
Paracadutisti “Tuscania” in caduta libera su piazza Stradivari, allo scopo di
«sottolineare l’importanza delle Forze armate nella storia e società italiana»
(link all’articolo del quotidiano locale). Il pubblico con il naso all’insù,
festoso e plaudente. Poi la sfilata delle autorità.
Evidentemente i cittadini e le cittadine cremonesi non si sono ancora accorte/i
che queste iniziative subdolamente suadenti e gioiose rientrano in un precisa
opera di propaganda militare prevista dal “Programma di comunicazione 2025 del
Ministero della Difesa” (link al nostro articolo): quello che le Forze Armate
stanno mettendo in campo, e di cui si è perlopiù all’oscuro, non è altro che un
piano ben ponderato di intervento, che prevede il reclutamento di 40.000 nuovi/e
soldati/soldatesse (link all’articolo de Il Fatto quotidiano): i bambini e le
bambine, i ragazzi e le ragazze che a Cremona e in tante città d’Italia il 2
giugno applaudivano con il naso all’insù.
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha
documentato innumerevoli volte come la presenza sempre più dilagante delle Forze
armate in manifestazioni civili è funzionale a camuffare e far digerire
all’opinione pubblica i venti di riarmo, arruolamento e guerra su cui anche il
Parlamento Europeo nella Risoluzione su politica di sicurezza e difesa comune
votata il 2 aprile, spinge senza esitazioni.
E sull’aumento delle spese militari, previste dal piano Rearm Europe, che
toglieranno risorse al welfare pubblico, sbilanciando le priorità politiche
verso una società e una cultura sempre più armata.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ci
chiediamo anche come possano le amministrazioni locali, davanti a Gaza,
all’Ucraina, al Sudan, focalizzare la festa della Repubblica su queste
ostentazioni di guerra, assecondando la propaganda militarista agli occhi dei
cittadini e delle cittadine, e contemporaneamente, esprimersi per la pace o
magari esporre il sudario in solidarietà con le vittime palestinesi.
Le armi, quando ci sono, vengono usate in scenari di guerra (i maggiori
fornitori di armi di Israele sono Usa, Germania e Italia, quindi le armi usate
per bombardare la popolazione di Gaza sono anche italiane –link all’articolo di
Altreconomia), e le Forze Armate italiane non sono estranee alla partecipazione
diretta in questi conflitti (la stessa Aeronautica Militare Italiana intrattiene
una stretta collaborazione con la Forza aerea israeliana che sta bombardando la
Striscia di Gaza come documentato attentamente dal sito Peacelink.it – link
all’articolo).
Stiamo ben ancorati con il naso all’ingiù.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cremona