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Lasciarsi al tempo delle piattaforme
Che forma prende un amore quando nasce, vive e finisce sotto lo sguardo delle piattaforme digitali? In un saggio personale che è anche… L'articolo Lasciarsi al tempo delle piattaforme sembra essere il primo su L'INDISCRETO.
Esperienze generative di comunità: le ‘erbacce’ raccolte e raccontate da Mauro Ferrari
Dal giugno scorso il sito di Altrɘconomia propone la rubrica “Germogli”, una rassegna dedicata alle molteplici e variegate esperienze generative di comunità che sono recentemente ‘sbocciate’ in tante differenti località italiane. Ogni pagina, 4 già online e le prossime che verranno pubblicate, ne descrive una. Il repertorio è curato dall’autore del libro Noi siamo erbacce edito da Altrɘconomia nel 2024, il sociologo Mauro Ferrari. Osservando le peculiarità della loro genesi, Mauro Ferrari ha paragonato alcuni fenomeni e movimenti sociali alle ‘erbacce’, cioè alle piante che nascono spontaneamente in prati e boschi selvatici e anche in giardini e campi coltivati. In particolare, la sua attenzione si è soffermata su una ‘specie’ di fenomeni sociali, le esperienze generative di comunità. M.B. – In cosa consistano le esperienze generative di comunità forse si spiega meglio descrivendone qualcuna, come alcune di cui racconti la storia nella rubrica “Germogli”. Mauro Ferrari – «Le escursioni condotte dalla locale associazione Slow Food nel territorio rurale tra due fiumi, il Po e l’Oglio, oltre a rivalutare l’impiego in cucina delle erbe selvatiche hanno esplorato le possibilità di formare, e poi concretamente realizzare, un virtuso circuito produttivo-commerciale… Dalla decisione di non estirpare tutte le ortiche che infestavano l’orto-frutteto a Casaltone di Sorbolo, sono scaturite la progettazione e, poi, l’attuazione di un progetto che ha coinvolto a collaborare proficuamente insieme tre cooperative sociali che operano nella provincia parmense… La coltivazione di un orto nella fascia rurale periurbana ha abbattuto le barriere che ostacolavano l’inclusione sociale delle persone con disabilità intellettiva e, anche, il dialogo e l’interazione tra i cittadini di Lecce…». M.B. – Queste esperienze generative di comunità paiono particolarmente emblematiche delle similitudini tra fenomeni naturali e sociali, in specifico tra la botanica e la sociologia, il tuo ‘campo’ scientifico. Mauro Ferrari – «Fiori, arbusti e alberi escono dal proprio habitat e si propagano negli ecosistemi perché i loro semi vengono casualmente portati dal vento, dall’acqua e inavvertitamente da animali e uomini. Analogamente le esperienze generative di comunità sono pratiche che ‘germogliano’ nei luoghi dove trovano un ‘terreno fertile’ in cui innestarsi e in cui, uscendo dal ‘seminato’ di consuetudini asfittiche o asfissianti, innescano le dinamiche trasformative che ossigenano, animano e ravvivano la vita sociale, economica e culturale delle comunità in cui vengono realizzate». E, siccome per confrontare le molteplici e variegate esperienze generative di comunità ‘sbocciate’ in ambiti differenti ha ‘raccolto’ le storie di alcune che sono ‘germogiate’ ed evolute in diversi luoghi e contesti, Mauro Ferrari le racconta una ad una nella rubrica che documenta ognuna e, come un’antologia, le ‘colleziona’ tutte insieme. GERMOGLI – Nella rubrica di Altrɘconomia curata da Mauro Ferrari dal giugno scorso ad ora, agosto 2025, sono pubblicate le seguenti pagine: * Slow Food OglioPo: un laboratorio di futuro tra due fiumi * Come sopravvivere tra le ortiche (senza estirparle tutte) * Chi semina ortaggi raccoglie cittadinanza. La storia di AspHorto a Lecce * A Vicenza c’è un porto che non affaccia sul mare ma brulica di vita (e di resistenza) Le “erbacce” studiate dal sociologo italiano trapiantato in Svizzera e le meraviglie della natura custodite dal guardia-parco monferrino – reportage dell’incontro con Mauro Ferrari a Casale Monferrato il 15 APRILE 2025 / https://lavocedelpo.net/2025/04/16/erbacce-mauro-ferrari-giuseppe-deandrea/ Maddalena Brunasti
Richard Hofstadter / America oggi
La ristampa di Anti-intellectualism in America Life (The Knopf Doubleday Group, Penguin Random House 1963), meritoria iniziativa della Luiss University. Press non è soltanto un’occasione per proporre a distanza di sei decenni un’opera monumentale, ma – letta alla luce degli sviluppi della politica americana recente e meno recente – conferma la ricostruzione storico-culturale di Richard Hofstadter. L’odio per gli intellettuali in America (così il titolo italiano, sintomaticamente ben più forte dell’originale) parte infatti da un assunto bene sintetizzato dal titolo, e ricostruisce nei vari capitoli gli sviluppi storici del contrastato rapporto fra l’America e gli intellettuali, specialmente per quanto attiene alla politica, all’educazione e alla finanza. La tesi più interessante, che oggi possiamo leggere anche in relazione alla politica trumpiana e all’evoluzione del partito repubblicano (ma anche a posizioni non troppo minoritarie all’interno del Partito Democratico) è che alla base della diffusa disistima nei confronti del ceto intellettuale vi sia il rapporto diretto e squisitamente emotivo che l’ideologia religiosa di evangelici, metodisti, battisti e avventisti ha instaurato, già agli albori della storia americana, tra il fedele e Dio, senza la mediazione di un ceto clericale specializzato e quindi dando spazio (splendida la ricostruzione della Parte seconda) a predicatori improvvisati e spesso fraudolenti che ancora oggi imperversano. A quali estremi di fanatismo questa impostazione conduce appare chiaro da alcuni estratti “storici” di cui abbonda il Capitolo 5, senza dubbio il più interessante e illuminate del libro: “Se una sola porzione della Scrittura fosse falsa, tutto crollerebbe” (Dwight L. Moody, cit. p. 126). “Sarebbe bene distruggere tutti i libri che sono stati scritti fino a oggi, e salvare appena i primi tre versetti della Genesi” (William Jennings Bryan, democratico, tre volte in lizza per la Presidenza nel 1896, 1900, 1908, cit. p. 129) “Leggete la Bibbia… non c’è bisogno che uno legga altri libri, e per questo io sono contrario a tutte le biblioteche” (Dichiarazione di un delegato della Georgia, cit. p. 129) “Se si dovesse decidere tra abbandonare la religione o abbandonare l’istruzione, dovremmo abbandonare la seconda” (Bryan, cit. p. 132) Se il fondamento democratico ed egualitario di questa impostazione è evidente, sono evidenti i rischi che comporta. Già all’inizio dell’Ottocento la diffidenza si diffonde a ogni area della vita americana, pur con esiti alterni: è inevitabile infatti, soprattutto durante i governi democratici e i presidenti più illuminati, che si sia dato spazio alla figura dell’esperto, versione pragmatica dell’intellettuale che fece da supporto, per citare un esempio, ai governi di Theodore, F. D. Roosevelt e J. F. Kennedy. Quello che il traduttore definisce “l’odio per gli intellettuali”, tuttavia, si ripropone ciclicamente: ne sono stati esempi storicamente recenti il maccartismo, la figura di Nixon e, dopo di lui, tutti i presidenti repubblicani, i quali subiscono l’influsso crescente di un fanatismo religioso che, come si sa, porta l’America a ripudiare la dottrina evoluzionista a favore di varie versioni dell’“Intelligent Design” e del Creazionismo, fino agli estremi del Young Earth Creationism, sulla base di una totalmente acritica e anti-scientifica interpretazione della Bibbia: “La Bibbia condanna l’evoluzione…. l’evoluzione deve essere condannata come contraria alla volontà rivelata da Dio” (Bryan, cit. p. 131) Per il lettore italiano l’importanza del ponderoso lavoro di Hofstadter risiede proprio nel farci comprendere meglio l’America di oggi, e persino il rancore dell’amministrazione Trump verso le università più prestigiose, le nomine da lui effettuate ai più alti livelli e il senso di continua improvvisazione della sua politica.         L'articolo Richard Hofstadter / America oggi proviene da Pulp Magazine.
“POLIZIA E MIGRANTI IN CITTÀ. NEGOZIARE IL CONFINE NEI CONTESTI LOCALI”: INTERVISTA CON GIULIA FABINI, AUTRICE DEL LIBRO
  Domenica 25 maggio, alle 18.00, appuntamento con il Collettivo Rotte Balcaniche a Schio, provincia di Vicenza, nel nuovo spazio di via Manin 26 per un incontro con il Comitato “Verità e Giustizia per Moussa Diarra” e con Giulia Fabini, ricercatrice in sociologia del diritto e della devianza presso l’Università di Bologna ed autrice del libro “Polizia e migranti in città. Negoziare il confine nei contesti locali”. Il binomio immigrazione-sicurezza è la chiave di lettura attraverso cui viene raccontata e governata la migrazione in Italia. Il controllo dell’immigrazione è, infatti, sistematicamente demandato alla polizia: dalle frontiere esterne fino alle stazioni ferroviarie, la polizia sorveglia, filtra, punisce, deporta. Proprio in una stazione ferroviaria, a Verona, il 20 ottobre 2024 Moussa Diarra veniva ucciso dalla polfer con tre colpi di pistola. Ma questa vicenda non inizia né finisce con quei tre colpi: è la storia di un ragazzo che ha trascorso gli ultimi otto anni di vita tra burocrazie impietose, documenti che scadono prima ancora di essere rilasciati, precarietà abitativa, mancanza di accesso alle cure. È una storia che ora continua nella lotta per la verità e la giustizia, ma è anche una storia come tante, che ci parla di una società razzista e securitaria dove ormai manca l’aria. L’intervista a Giulia Fabini, ricercatrice in sociologia del diritto e della devianza presso l’Università di Bologna ed autrice del libro “Polizia e migranti in città. Negoziare il confine nei contesti locali”. Ascolta o scarica
Evoluzione dei partiti.
Le crisi della politica: sovranità, rappresentanza, leadership, organizzazione. di M. Minetti Il partito che manca Concordo pienamente con il sociologo Lorenzo Viviani quando, nel suo saggio Sociologia dei partiti (Carocci 2015), afferma che i partiti sono tutt’altro che superati come … Continua a leggere→