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“Acqua pubblica” non può diventare uno slogan in nome del campo largo. Serve coerenza tra le parole e gli atti
In vista delle elezioni regionali le forze politiche che non vogliono rinunciare alla grande coalizione tentano in ogni modo di legittimare la loro partecipazione al campo largo e, per renderla digeribile agli elettori, omettono parole di verità. Giani ha il coraggio di promettere future politiche volte alla pubblicizzazione dell’acqua e gli altri partiti fingono di non sapere che l’operazione posta in essere dal PD Toscano negli ultimi anni va in direzione opposta. Quei partiti sembrano non considerare che la Multiutility (Plures) è nata grazie al PD e che si sta implementando un progetto che, nei suoi contenuti ed obiettivi, ha per scopo la finanziarizzazione dei servizi pubblici essenziali. Le forze che si accingono a costruire questa grande alleanza non possono ignorare che la scelta del PD è già stata fatta ed è chiara: trattare i beni comuni (acqua, ambiente ed energia) come merci qualsiasi, accettando che vengano gestiti secondo logiche di profitto e regole speculative. Come si fa a non comprendere che su questi temi il partito di maggioranza non tornerà mai indietro? La gestione in house cui si fa riferimento nell’accordo PD M5S non è compatibile con la Multiutility: l’Autorità Idrica Toscana ha già deliberato che il futuro servizio idrico nella Conferenza Territoriale 3 (attualmente gestito da Publiacqua) verrà affidato con gara a una società mista secondo il modello privatistico. Acqua pubblica non è uno slogan, acqua pubblica significa: – gestione interamente pubblica; – controllo diretto e “analogo” sulla società da parte dei Comuni soci; – assenza di scopo di lucro (né per i gestori, né per i Comuni soci); – servizio erogato nell’esclusivo interesse sociale; – utilizzo integrale delle risorse a beneficio del servizio e dei cittadini e non per la produzione di utili da redistribuire come dividendi ai Comuni; – governo democratico e partecipato (tutela delle minoranze con il voto capitario: ‘una testa, un voto’, non una quota di capitale, per evitare che i Comuni maggiori impongano le proprie scelte a discapito dei più piccoli e degli utenti); – massima trasparenza e controllo sociale. Allo stato attuale ci sono le condizioni affinché si possa attuare una vera gestione in house providing, Giani davvero riuscirà a mantenere l’impegno per l’acqua pubblica? I partiti della coalizione cosa scriveranno nel programma? Propositi ambigui e slogan privi di contenuto? I numerosi cittadini, che hanno sostenuto la battaglia contro la Multiutility, meritano parole di verità che rispettino i temi di cui trattano perché certi valori non sono negoziabili e impongono una linea di piena coerenza. Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni Redazione Toscana
Acerbo (PRC): missili Taurus all’Ucraina, pseudoriformisti PD votano emendamento dell’estrema destra al parlamento europeo
Il Parlamento europeo ha votato oggi a favore della consegna dei missili a lunga gittata Taurus all’Ucraina, una scelta irresponsabile e pericolosissima che va in direzione di un’ulteriore escalation del conflitto e aumenta i rischi di scontro diretto tra NATO e Russia. Nello schieramento guerrafondaio al seguito di Ursula von der Leyen e di Merz ovviamente tra i partiti italiani Fratelli d’Italia, Forza Italia, Azione di Calenda. Cinque parlamentari pseudoriformisti del PD hanno votato l’emendamento dell’estrema destra polacca e del gruppo di Giorgia Meloni sui missili Taurus. Il resto del gruppo PD è stato comunque protagonista di nuovo di una posizione sbagliata e pasticciona – come purtroppo altri partiti anche più radicali come la France Insoumise: che senso ha votare contro il paragrafo 25 in cui vengono menzionati i missili Taurus ma poi votare a favore del complesso della risoluzione che contiene anche quel punto? Solo Tarquinio e Strada si sono astenuti nel voto finale. Positivo il voto contrario di M5S e AVS. Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Maurizio Acerbo
Fondi PNRR per la Difesa, PD vota con Fratelli d’Italia e Forza Italia
Il Parlamento europeo ha approvato una proposta destinata a segnare un passaggio delicato nelle politiche comunitarie: l’autorizzazione a spostare parte delle risorse del PNRR verso la spesa militare. Il provvedimento apre alla possibilità, per i governi nazionali, di dirottare fondi originariamente previsti per la ripresa post-Covid verso investimenti nel settore della Difesa. Una decisione che ha visto convergere Partito Democratico, Fratelli d’Italia e Forza Italia, alimentando un acceso dibattito politico, soprattutto in Italia. La norma approvata prevede una revisione degli obiettivi del Recovery Fund, con l’obiettivo dichiarato di sostenere la capacità industriale e produttiva degli Stati membri in ambito militare. In un contesto geopolitico segnato da instabilità crescente e pressioni sulla sicurezza europea, l’Unione vuole accelerare verso una maggiore autonomia strategica anche nel settore della Difesa. Questo comporta, tra l’altro, investimenti per la produzione di armamenti, tecnologia dual use e rafforzamento delle filiere europee della sicurezza. Pd nella bufera: accuse di ambiguità Il voto favorevole del Partito Democratico ha provocato reazioni immediate, sia dentro che fuori dal partito. La scelta di allinearsi alle forze di destra su un tema così sensibile ha sollevato critiche da parte della sinistra interna, dei movimenti pacifisti e di numerosi intellettuali. La segretaria Elly Schlein, pur non avendo votato direttamente, è finita al centro delle polemiche per una linea giudicata poco coerente con la tradizione del partito. Alcuni iscritti parlano apertamente di “strappo con la base”, mentre da ambienti vicini ai gruppi parlamentari si giustifica il voto come “una scelta di responsabilità per evitare blocchi nell’erogazione dei fondi e ritardi nei progetti già avviati”. Difesa o ripresa? Il dilemma del Recovery La misura, pur tecnicamente circoscritta, apre una questione politica di fondo: quale deve essere la finalità del Recovery Fund? Nato come strumento straordinario per affrontare le conseguenze economiche e sociali della pandemia, ora viene in parte riconvertito per rispondere a priorità militari. Una ridefinizione che per molti osservatori rischia di svuotare il significato originario del piano e di sottrarre risorse cruciali alla sanità, alla scuola, alla transizione ecologica e alla coesione sociale. La mobilitazione della società civile Il mondo pacifista e ambientalista ha risposto annunciando manifestazioni e appelli pubblici. A Roma, una grande mobilitazione nazionale contro il riarmo è stata promossa da partiti, sindacati, associazioni e reti civiche. Tra i promotori, spiccano esponenti del Movimento 5 Stelle, dell’Alleanza Verdi-Sinistra e volti del mondo scientifico e culturale. L’ex segretario Pier Luigi Bersani ha parlato di “un errore che va contrastato in piazza”, mentre si moltiplicano le adesioni alla piattaforma “Stop al riarmo con i soldi del Recovery”. La spinta verso una politica europea della Difesa Il voto si inserisce in un processo più ampio di rafforzamento della politica di sicurezza comune dell’Unione Europea. Bruxelles guarda a una maggiore integrazione strategica, anche attraverso investimenti coordinati nella produzione militare. Il contesto internazionale, reso più incerto dalla guerra in Ucraina e dalla competizione globale tra potenze, spinge le istituzioni europee a pensare in termini di “autonomia strategica”. Tuttavia, resta aperto il dibattito su quale debba essere il perimetro d’azione dell’Europa: difendere la pace o prepararsi alla guerra? Le prossime sfide La possibilità di riconvertire parte del PNRR alla Difesa dovrà ora essere recepita e declinata dai governi nazionali. In Italia, il provvedimento promette di accendere ulteriori contrasti tra le forze politiche e nella società civile. Resta da capire se ci saranno correttivi, limiti o controlli stringenti, oppure se questa scelta rappresenterà l’inizio di una nuova stagione europea, dove l’equilibrio tra sicurezza e solidarietà rischia di pendere verso il primo polo, a scapito del secondo. https://italia-informa.com/fondi-pnrr-difesa-pd-parlamento-europeo.aspx Redazione Italia
Dal tecnocivismo alla cittadinanza digitale
Piattaforme e partecipazione. di M. Minetti Considerata la perfetta concordanza con la tematica del numero #7 di Rizomatica, abbiamo ritenuto utile condividere la videoregistrazione dell’incontro dal medesimo titolo, tenutosi il 23 gennaio 2025 presso i locali del Centro per la … Continua a leggere→