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Decreto Delrio su antisemitismo e antisionismo: svolta repressiva anche del PD
L’INCEDIBILE ASCESA DELLA EQUIPARAZIONE TRA ANTISIONISMO E ANTISEMITISMO. L’ENNESIMO DECRETO DI LEGGE DI STAMPO REVISIONISTA PER APRIRE UNA NUOVA CACCIA ALLE STREGHE…QUESTA VOLTA DA PARTE DEL PARTITO DEMOCRATICO CON GRAZIANO DELRIO. Incalcolabili sono i danni recati dalla parentesi renziana a capo del Partito Democratico, danni che poi portano alcuni nomi e cognomi con posizioni in politica estera analoghe, o fotocopia, di quelle delle destre. A volte tornano sotto i riflettori distinguendosi con l’inutile servilismo verso lo Stato di Israele, presentando una proposta di legge che equipara l’antisionismo all’antisemitismo, superando a destra i parlamentari di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Il Disegno di Legge, presentato da Graziano Delrio, denominato “Disposizioni per il rafforzamento della strategia nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, e per la prevenzione ed il contrasto all’antisemitismo e delega al Governo in materia di disciplina degli interventi relativi ai contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme online di servizi digitali” già dal titolo fa capire il fine della iniziativa: un controllo repressivo che riguarderà scuole, università, realtà sociali e i social destinatari della campagna securitaria (clicca qui per le info). Il disegno di legge segue i classici copioni sperimentati in qualche trasmissione televisiva, narrare la piaga dilagante dell’antisemitismo, dell’odio verso gli ebrei condito da rigurgiti razzisti. E così gli autori del genocidio, i sionisti, in un colpo solo diventano le vittime. E la fonte da cui attingere dati e informazione non è certo super partes, parliamo del monitoraggio operato dal Centro di documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) (https://www.osservatorioantisemitismo.it/), vicino ad ambienti sionisti e da anni attivo nel catalogare ogni espressione di odio contro gli ebrei che spesso e volentieri vengono confusi con i fautori del sionismo. Peccato che tra le segnalazioni si possa ritrovare anche un semplice adesivo di solidarietà con la Palestina affisso alla fermata dei bus o all’ingresso di una mensa. La narrazione parla di un incremento degli episodi antisemiti molti dei quali non sarebbero tracciati giusto a drammatizzare ulteriormente la situazione.  Leggiamo testualmente: «Le evidenze raccolte non sono solamente allarmanti da un punto di vista quantitativo, essendo rilevante l’esame qualitativo della tipologia degli atti segnalati, consistenti, tra l’altro, in invettive e stereotipi antisemiti nella realtà virtuale e nella vita quotidiana, in particolare nelle istituzioni scolastiche e universitarie. Si ravvisano altresì minacce a persone ed istituzioni ebraiche, atti di discriminazione (si pensi a esponenti politici e giornalisti cui è stata resa impossibile la partecipazione agli eventi pubblici) e persino alle aggressioni fisiche in luoghi pubblici». Avete letto bene? In Italia radio, giornali e tv sarebbero occupati da antisemiti, giornalisti e politici, manipoli di razzisti si aggirerebbero per le città nel solo intento di impedire l’esercizio di parola agli ebrei recendo loro violenza verbale e fisica. La verità è che le reti Mediaset e la Rai sono sistematicamente occupate da esponenti del centrodestra con posizioni filoisraeliane, parliamo di oltre il 90% degli ascolti televisivi, aggiungiamo i giornali nelle mani di pochi gruppi editoriali e schierati a destra o, se su posizioni del centro sinistra, vicino alle posizioni governative in materia di politica estera. Vittimismo o strategia del complotto? Continuando a leggere il disegno, l’equiparazione tra antisionismo e antisemitismo si fa sempre più forte fino a denunciare un’autentica persecuzione degli ebrei ai quali sarebbe impedito di manifestare la loro stessa religione e identità. Negli ultimi anni da parte dei movimenti solidali con la causa palestinese non c’è stato alcun gesto contro simboli ebraici e sinagoghe, al contrario gli episodi di aggressione ai danni di attivisti filopalestinesi risultano innumerevoli. La narrazione vittimista è funzionale a descrivere una realtà falsata, le grandi adesioni alle mobilitazioni contro il genocidio possono essere avversate non criminalizzando i milioni di partecipanti, ma facendo credere che nel Paese il germe del razzismo antisemita sta prendendo corpo, il passaggio successivo sarà la criminalizzazione di tutti i solidali e gli antisionisti trasformati in odiatori da tastiera al pari di chi lancia invettive senza costrutto assalito dall’odio instillato dalle dichiarazioni avventate di politici senza memoria. E tra gli odiatori chi ritroviamo? Una lunga sequela di nemici che vanno dai movimenti sociali ai sindacati, dagli intellettuali non allineati agli islamici tout court, tutti accomunati da odio ed aggressività. Ma qual è il fine di questo disegno di Legge? Leggiamo dal testo: «Il presente disegno di legge si pone l’obiettivo di adattare la disciplina vigente in ambito digitale e formativo, recando misure volte a prevenire e contrastare le nuove forme di antisemitismo nonché a rafforzare efficacemente l’attuazione della Strategia nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, elaborata nel quadro di quella europea dal Coordinatore nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri». Incredibile la descrizione del propagarsi dell’odio antisemita che, secondo questo disegno di legge, sarebbe una minaccia pericolosa alla democrazia e alla libertà. Passando in rassegna il testo si va dalla delega al Governo per l’adozione – entro sei mesi – di uno o più decreti legislativi, volti a disciplinare in modo organico il contrasto all’antisemitismo online (il che fa presagire il controllo della rete stessa, la chiusura di bollettini, siti, pagine social e riviste di orientamento antisionista), fino alla tutela e della libertà della ricerca e di insegnamento in ambito universitario, come se l’autentica minaccia all’università non fosse rappresentata dalla Bernini e dai suoi provvedimenti che andranno ad espellere migliaia di ricercatori. Il vero obiettivo di questo disegno è la normalizzazione del controllo nelle scuole e nelle università a partire dalla sorveglianza dell’operato dei docenti, istaurando un clima repressivo e di soffocante controllo pur celandosi dietro al sommo «valore della conoscenza ed il principio della libera manifestazione del pensiero, nella fondamentale ottica del reciproco rispetto e del confronto civile» (Cass. civ. 28853/2025). E dopo l’alza bandiera arriveranno le buone azioni contro l’antisemitismo, spingendo le scuole a segnalare tutte le iniziative intraprese a sostegno di queste indicazioni con tanto di segnalazioni alle forze di polizia e al Ministero di ogni azione e opinione che possa configurarsi come antisemita. E ancora una volta si va a confondere antisemitismo con antisionismo. Chiunque criticherà l’operato di Israele verrà tacciato di istigatore dell’odio razziale alla stessa stregua di un nazista. Se questo è il disegno di legge partorito dalla fervida immaginazione di un parlamentare del PD, la prossima mossa del centrodestra sarà quella di venirci a prendere a casa per portarci in qualche carcere. Occorre fermare oggi questa follia; occorre fermarli con le ragioni, le azioni propositive e le argomentazioni di cui siamo capaci, è ormai un dovere etico e civile. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università -------------------------------------------------------------------------------- Se come associazioni o singoli volete sostenerci economicamente potete farlo donando su questo IBAN: IT06Z0501803400000020000668 oppure qui: FAI UNA DONAZIONE UNA TANTUM Grazie per la collaborazione. Apprezziamo il tuo contributo! Fai una donazione -------------------------------------------------------------------------------- FAI UNA DONAZIONE MENSILMENTE Apprezziamo il tuo contributo. 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Nelle Marche un nuovo ‘avvertimento’ ai Giovani Democratici di Filottrano
Sullo sfondo vicende che da anni mettono la cittadina al centro di dinamiche nazionali. “Abbiamo trovato recapitata davanti alla nostra sede questa statuetta rotta, con i cocci intorno alla base e la testa di un’aquila infilzata a un’asta. Un gesto da parte di qualcuno a cui evidentemente non andiamo troppo a genio, un atto vergognoso e indegno da cui non ci faremo di certo intimidire e che nessuna forza politica che si batte su un terreno democratico meriterebbe di ricevere. Un’aquila con le ali lasciate lì per non sbagliare volatile e con la testa come impalata”. Questa la denuncia via Instagram del 19 novembre dei Giovani Democratici (in seguito GD) di Filottrano, in provincia di Ancona. Non è la prima volta che la loro sede è oggetto di azioni intimidatorie e vandaliche. La prima fu il 1° luglio 2023, quando venne devastata. Più volte poi nel tempo, mentre le persone erano dentro in riunione, all’esterno sono stati fatti scoppiare da ignoti dei petardi molto potenti. Un fatto di cui sono stato direttamente testimone la sera del 15 dicembre 2023, quando ero nella sede per un incontro pubblico su tematiche ambientali. Il circolo dei GD di Filottrano è animato da giovani molto più radicali rispetto alla politica del PD e soprattutto è una realtà politica molto isolata dal PD delle Marche, a causa di alcune loro iniziative legate al territorio. Ma va rilevato che il PD delle Marche, dopo la sconfitta elettorale del 2020 che ha consegnato la Regione alla destra, e quella ancora più rovinosa del settembre scorso, che ha consolidato il potere di Fratelli d’Italia, è un partito agonizzante, attraversato da faide interne di gruppi dirigenti legati a irriducibili Raʾīs territoriali. Tanto che sui post Facebook e Instagram in cui i GD denunciano l’atto del 19 novembre, l’unico like (ben pochi peraltro) di solidarietà del partito è quello del sindaco della vicina città di Jesi. Il solo commento istituzionale espresso in maniera estesa sui post è quello della vicesindaca di Filottrano Ivana Ballante, un’autorevole dirigente di FdI, che ha attraversato la militanza a destra già dall’MSI-Destra Nazionale e si avventura su Facebook in un commento di disquisizione zoologica: “Scusate….un’aquila??…sembrerebbe un ariete… però”. Filottrano è una realtà di provincia molto particolare, seppur con poco più di ottomila abitanti. Dal 2024 è guidata da una giunta di destra, capeggiata da un sindaco nato come ‘civico’, l’imprenditore del tessile Luca Paolorossi, e con vicesindaca proprio l’avvocatessa Ivana Ballante. Questa cittadina in anni lontani era nelle Marche una delle roccaforti elettorali del MSI-DN e da un anno e mezzo a questa parte si trova a vivere un’esperienza amministrativa che potrebbe paragonarla, con le dovute proporzioni demografiche, alla Terni di Bandecchi. L’attuale sindaco, che è stato individuato dalla destra marchigiana, in effetti tanto ‘civico’ e avulso dalla politica non è: vanta una candidatura nel 2008 alla Camera dei Deputati con Forza Nuova, ed è stato, non ancora sindaco, il primo ad invitare nel suo territorio il generale Vannacci, che da eurodeputato della Lega, è poi tornato nuovamente a Filottrano nel dicembre 2024, accolto stavolta da Paolorossi in veste di sindaco. Alle scorse regionali di settembre, dopo aver aderito al partito di Salvini, Vannacci si è candidato con la Lega, risultando il più votato delle Marche, ma non è entrato in Consiglio Regionale a causa dei meccanismi di ripartizione dei seggi. Da tempo questa tranquilla realtà delle Marche, da sempre famosa nel mondo per la sua tradizione imprenditoriale nel tessile, è anche, grazie al nuovo sindaco, sulla scena nazionale per i suoi legami con il mondo legato a Visibilia, all’imprenditore abruzzese Altair D’Arcangelo e al suo gruppo Virgo. Per primo Report su Rai3 il 25 gennaio scorso se ne è occupato con un approfondito servizio sulla vicenda. Poi un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano del 1° febbraio 2025 ha confermato che “i legami tra il Fondo Virgo e il neosindaco Luca Paolorossi sono anche imprenditoriali: nel 2023 società del gruppo di D’Arcangelo hanno investito 910 mila euro per comprare il 70% della sua Paolorossi Group srl”. Ma le relazioni di Paolorossi attraversano anche il mondo PD molto vicino alla segretaria Schlein, nella figura del deputato Alessandro Zan. Riporta sempre Il Fatto Quotidiano nella stessa inchiesta: “Paolorossi, il 25 agosto 2024 a Chieti, dove è nato D’Arcangelo, ha consegnato il Premio Virgo all’europarlamentare Alessandro Zan, le cui attività imprenditoriali sono legate a D’Arcangelo da sponsorizzazioni, come quelle al Gay Pride di Padova, del quale pure Paolorossi è stato sponsor. Sarà forse un caso che a luglio scorso, appena prima di cedere la sua quota del 52%, Zan ha spostato a Filottrano, in piazza Garibaldi 7, la sede della Be Proud srl con la quale ha organizzato il Pride Village di Padova? La sede è stata oi riportata a Padova poche settimane dopo. A quello stesso indirizzo ha sede Bithouseweb, società della galassia D’Arcangelo alla quale Zan ha ceduto le quote di Be Proud. E di chi è l’edificio di piazza Garibaldi a Filottrano? Di Domus, altra srl (100 mila euro di capitale) del gruppo Virgo di D’Arcangelo, che a Filottrano due anni fa ha comprato per un milione di euro due cadenti palazzi nobiliari. Altra casualità: amministratore unico della Domus, da ottobre 2022, è Luca Paolorossi. Nel dicembre 2022 si tenne l’iniziativa “Il palcoscenico dei borghi e lo spettacolo del Made in Italy”, organizzata da Paolorossi e Virgo, a cui parteciparono il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli, l’allora sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, Barbara D’Urso, il ct della Nazionale di calcio Roberto Mancini (di Jesi, a due passi da Filottrano) e la ministra Daniela Santanché, che inviò un videomessaggio di saluto. Dinamiche ed intrecci che portano anche in Abruzzo, e che sono legate anche alle vicende del Chieti Calcio. E proprio i GD di Filottrano, senza alcun supporto del partito regionale, ma al contrario nella totale distanza, sicuramente a causa anche dell’imbarazzante coinvolgimento dell’on. Zan, sono sempre sul pezzo a segnalare pubblicamente tutte queste storie molto opache, che si riversano sulla quotidianità del loro paese. Tra il gesto di mercoledì e la devastazione della sede di due anni fa, c’è indubbiamente una differenza, ma sono comunque episodi che confermano comunque un aspetto più generale: oggi la politica, il potere in generale, è in mano ad una generazione adulta, autoreferenziale e gerontocratica, che non perde mai occasione per auspicare l’impegno della generazione più giovane. Ma quando poi questa si impegna in maniera difforme a un sistema politico padronale e familistico, va incontro ad episodi come quelli accaduti ai Giovani Democratici di Filottrano.   Leonardo Animali
Inceneritore Montello SPA, il NO del Consiglio Regionale della Lombardia
Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato, martedì 23 settembre, la mozione in contrarietà alla realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti da parte della società Montello situata nell’omonimo Comune. L’aula – martedì 23 settembre – ha approvato la mozione del Pd a prima firma Davide Casati che, nero su bianco, “esprime la propria contrarietà, già espressa dalle Amministrazioni Comunali bergamasche e dal Consiglio Provinciale di Bergamo, in merito alla realizzazione dell’impianto di incenerimento rifiuti presso il Comune di Montello, e impegna il Presidente del Consiglio Regionale a trasmettere questo dispositivo alla Conferenza dei Servizi della Provincia di Bergamo dove è in corso l’iter autorizzatorio come previsto dalla normativa”. “Sono soddisfatto che, per la prima volta, il Consiglio Regionale esprima una posizione di contrarietà all’autorizzazione del nuovo impianto a Montello – dichiara Davide Casati – e sancisca anche l’impegno della Giunta regionale e dell’Assessore competente a “procedere urgentemente, tramite ARPA Lombardia, affinché la società Montello S.p.A. intervenga tempestivamente per porre fine alle molestie olfattive che da più anni coinvolgono le comunità locali di Montello e dei Comuni limitrofi”, perché la questione dei miasmi sta rendendo la vita davvero impossibile ai residenti della zona e come istituzioni non possiamo ignorare un disagio così grande per i cittadini”. “Grazie a un proficuo dialogo con le forze di maggioranza – aggiunge Casati – oggi abbiamo raggiunto questo risultato, che prevede tra gli altri impegni anche quello, a carico del Presidente del Consiglio Regionale, di trasmettere questa mozione alla Conferenza dei Servizi della Provincia di Bergamo, dove è in corso l’iter autorizzatorio come previsto dalla normativa, con la richiesta che venga verificata la conformità del progetto presentato dalla società Montello S.p.A. rispetto alle normative europee vigenti”, nello specifico tenendo anche conto del recente Regolamento UE 40/2025 del 19.12.2024, che esclude l’incenerimento ed il recupero energetico dei rifiuti costituiti da imballaggi in materie plastiche dall’ambito dell’economia circolare. “La proposta di un nuovo termovalorizzatore a Montello è sbagliata per (almeno) tre ragioni – ha detto oggi intervenendo in Aula il consigliere Jacopo Scandella -: la prima è che la Lombardia è autosufficiente nell’incenerimento dei rifiuti prodotti e già oggi, per alimentare i 13 impianti presenti, ricorre a rifiuti provenienti da altre regioni ed è proprio per questo che – e veniamo alla seconda ragione – il nuovo impianto di Montello non rientra nel Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti, che si fa apposta per pianificare quello che serve spegnere/tenere/realizzare; infine, la proposta di Montello S.P.A. – di cui il territorio non necessita per le ragioni di cui sopra – non è accompagnata da alcun beneficio pubblico diffuso per la comunità, sia esso il teleriscaldamento o qualche altra forma di compensazione per un territorio che da anni soffre di odori molto pesanti per gli impianti già esistenti oggi. In casi simili – conclude Scandella – non si può prescindere da una valutazione d’insieme delle ricadute territoriali e da un rapporto tra interessi pubblici e privati che sia equilibrato e non così sbilanciato”. Proprio in considerazione di questo aspetto cumulativo delle emissioni, la mozione impegna l’Ufficio di Presidenza della VI Commissione Ambiente, Energia, Clima, Protezione Civile, a prevedere un percorso di audizioni da concludersi entro 60 giorni, per valutare l’impatto dell’applicazione delle normative europee vigenti soprarichiamate e la fattibilità dell’inserimento all’interno del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti (Prgr) del valore complessivo delle emissioni atmosferiche come criterio escludente o penalizzante di nuove autorizzazioni, e valutando quindi gli effetti cumulativi e non solo di quelli generati dal singolo impianto oggetto di autorizzazione. “Siamo soddisfatti del lavoro portato avanti in sede regionale – conclude il segretario provinciale del Pd Gabriele Giudici -. La mozione ha portato all’attenzione del Consiglio e della Giunta una questione molto importante su cui da anni i circoli locali del Pd sono impegnati; dal principio abbiamo espresso la nostra contrarietà all’opera: Bergamo ha già dato. Non possiamo permettere che proprio qui, e in particolare in quell’area di particolare interesse ambientale si concentri l’incenerimento di nuovi rifiuti, aumentando ulteriormente il peso che già grava sulla bergamasca”. Anche Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno votato la mozione. Paola Pollini (M5s Lombardia): “Il Movimento Cinque Stelle accoglie con soddisfazione il voto favorevole del Consiglio Regionale, attraverso cui si chiede a Regione Lombardia di fermare il progetto relativo all’inceneritore di Montello. Da tempo ci battiamo per la tutela dell’ambiente, del territorio con le sue produzioni e dei cittadini vittime dei miasmi. Attraverso gli atti fin qui prodotti, ultima la mozione abbinata presentata quest’oggi, abbiamo sempre sostenuto come questo progetto violasse la normativa regionale, prevedendo la realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti nelle vicinanze di un’area di produzione di prodotti agricoli di pregio. Lo scorso 17 maggio eravamo in piazza a Bergamo, insieme a 46 sindaci. Abbiamo manifestato insieme per dire NO al termovalorizzatore di Montello. Una manifestazione bipartisan, unita, trasversale. Non una protesta sterile, ma un appello forte alla politica: ascoltateci. Adesso bisogna continuare ad ascoltare i cittadini, i Consigli comunali e chi è quotidianamente a contatto con la realtà locale, conoscendone le fragilità e il valore. Spesso all’interno di quest’Aula abbiamo sentito parlare di tutela dell’agricoltura e dei prodotti chimici. Ora è il caso di conferire significato a queste parole. Tutelando l’ambiente in cui quelle coltivazioni crescono» così la Consigliera Regionale del Movimento Cinque Stelle, Paola Pollini, accoglie il voto favorevole del Consiglio regionale alla mozione che chiede a Regione Lombardia di intervenire a tutela dei territori nell’ambito della realizzazione del termovalorizzatore di Montello”. La società Montello Spa ha replica al “no” espresso dal Consiglio Regionale della Lombardia nella seduta di martedì 23 settembre con una nota diffusa nel pomeriggio di giovedì 25 settembre: “Prendiamo atto, non meravigliandocene, della delibera di formale natura politica approvata dal Consiglio Regionale. Nella sostanza, siamo certi che l’istruttoria tecnica procederà nel rispetto dei ruoli e della disciplina in materia ai fini dell’espressione degli opportuni pareri, non trascurando i presupposti, anche normativi, sui cui è fondata l’istanza della società. In proposito, confermiamo il nostro impegno a fornire tutte le più opportune precisazioni richieste dagli Enti in sede di conferenza dei servizi oltre a quelle conseguenti a quanto ulteriormente necessario. Continueremo a prestare la nostra fattiva collaborazione con Arpa nello svolgimento delle attività di monitoraggio, proseguendo nella realizzazione degli interventi programmati, così come autorizzati dagli Enti preposti. Restiamo in attesa della convocazione per audizione da parte della VI Commissione consiliare “Ambiente, energie e clima, protezione civile” come previsto dalla Deliberazione Consiliare di Regione Lombardia del 23 settembre 2025”. Non si è fatta mancare la contro-risposta della Lista Civica Aria Nuova di Montello, tra le promotrici delle lotte ambientaliste contro il progetto dell’inceneritore: “Noi diciamo NO, senza compromessi. La Lista Civica Aria Nuova non si fermerà finché questo piano non sarà cancellato. Non è solo una questione politica: è una battaglia per la vita, per la salute dei cittadini, per il futuro dei nostri figli. Un inceneritore a Montello significa più inquinamento, più rischi sanitari, meno qualità della vita. Non ci faremo piegare da interessi economici e logiche industriali. Saremo in prima linea, insieme ai cittadini, in ogni sede e con ogni strumento democratico, per difendere il nostro territorio da un progetto che riteniamo pericoloso e inaccettabile. La nostra voce sarà sempre più forte: Montello non si tocca!” La lotta è ancora dura, ma prosegue con dignità in nome del diritto alla salute pubblica e in difesa di un ambiente già martoriato.   https://www.bergamonews.it/2025/09/23/montello-il-consiglio-regionale-dice-no-allinceneritore/833861/ https://www.bergamonews.it/2025/09/25/montello-spa-il-no-della-regione-e-di-natura-politica-continueremo-con-le-autorizzazioni/834366/ Redazione Sebino Franciacorta
“Acqua pubblica” non può diventare uno slogan in nome del campo largo. Serve coerenza tra le parole e gli atti
In vista delle elezioni regionali le forze politiche che non vogliono rinunciare alla grande coalizione tentano in ogni modo di legittimare la loro partecipazione al campo largo e, per renderla digeribile agli elettori, omettono parole di verità. Giani ha il coraggio di promettere future politiche volte alla pubblicizzazione dell’acqua e gli altri partiti fingono di non sapere che l’operazione posta in essere dal PD Toscano negli ultimi anni va in direzione opposta. Quei partiti sembrano non considerare che la Multiutility (Plures) è nata grazie al PD e che si sta implementando un progetto che, nei suoi contenuti ed obiettivi, ha per scopo la finanziarizzazione dei servizi pubblici essenziali. Le forze che si accingono a costruire questa grande alleanza non possono ignorare che la scelta del PD è già stata fatta ed è chiara: trattare i beni comuni (acqua, ambiente ed energia) come merci qualsiasi, accettando che vengano gestiti secondo logiche di profitto e regole speculative. Come si fa a non comprendere che su questi temi il partito di maggioranza non tornerà mai indietro? La gestione in house cui si fa riferimento nell’accordo PD M5S non è compatibile con la Multiutility: l’Autorità Idrica Toscana ha già deliberato che il futuro servizio idrico nella Conferenza Territoriale 3 (attualmente gestito da Publiacqua) verrà affidato con gara a una società mista secondo il modello privatistico. Acqua pubblica non è uno slogan, acqua pubblica significa: – gestione interamente pubblica; – controllo diretto e “analogo” sulla società da parte dei Comuni soci; – assenza di scopo di lucro (né per i gestori, né per i Comuni soci); – servizio erogato nell’esclusivo interesse sociale; – utilizzo integrale delle risorse a beneficio del servizio e dei cittadini e non per la produzione di utili da redistribuire come dividendi ai Comuni; – governo democratico e partecipato (tutela delle minoranze con il voto capitario: ‘una testa, un voto’, non una quota di capitale, per evitare che i Comuni maggiori impongano le proprie scelte a discapito dei più piccoli e degli utenti); – massima trasparenza e controllo sociale. Allo stato attuale ci sono le condizioni affinché si possa attuare una vera gestione in house providing, Giani davvero riuscirà a mantenere l’impegno per l’acqua pubblica? I partiti della coalizione cosa scriveranno nel programma? Propositi ambigui e slogan privi di contenuto? I numerosi cittadini, che hanno sostenuto la battaglia contro la Multiutility, meritano parole di verità che rispettino i temi di cui trattano perché certi valori non sono negoziabili e impongono una linea di piena coerenza. Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni Redazione Toscana
Acerbo (PRC): missili Taurus all’Ucraina, pseudoriformisti PD votano emendamento dell’estrema destra al parlamento europeo
Il Parlamento europeo ha votato oggi a favore della consegna dei missili a lunga gittata Taurus all’Ucraina, una scelta irresponsabile e pericolosissima che va in direzione di un’ulteriore escalation del conflitto e aumenta i rischi di scontro diretto tra NATO e Russia. Nello schieramento guerrafondaio al seguito di Ursula von der Leyen e di Merz ovviamente tra i partiti italiani Fratelli d’Italia, Forza Italia, Azione di Calenda. Cinque parlamentari pseudoriformisti del PD hanno votato l’emendamento dell’estrema destra polacca e del gruppo di Giorgia Meloni sui missili Taurus. Il resto del gruppo PD è stato comunque protagonista di nuovo di una posizione sbagliata e pasticciona – come purtroppo altri partiti anche più radicali come la France Insoumise: che senso ha votare contro il paragrafo 25 in cui vengono menzionati i missili Taurus ma poi votare a favore del complesso della risoluzione che contiene anche quel punto? Solo Tarquinio e Strada si sono astenuti nel voto finale. Positivo il voto contrario di M5S e AVS. Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Maurizio Acerbo
Fondi PNRR per la Difesa, PD vota con Fratelli d’Italia e Forza Italia
Il Parlamento europeo ha approvato una proposta destinata a segnare un passaggio delicato nelle politiche comunitarie: l’autorizzazione a spostare parte delle risorse del PNRR verso la spesa militare. Il provvedimento apre alla possibilità, per i governi nazionali, di dirottare fondi originariamente previsti per la ripresa post-Covid verso investimenti nel settore della Difesa. Una decisione che ha visto convergere Partito Democratico, Fratelli d’Italia e Forza Italia, alimentando un acceso dibattito politico, soprattutto in Italia. La norma approvata prevede una revisione degli obiettivi del Recovery Fund, con l’obiettivo dichiarato di sostenere la capacità industriale e produttiva degli Stati membri in ambito militare. In un contesto geopolitico segnato da instabilità crescente e pressioni sulla sicurezza europea, l’Unione vuole accelerare verso una maggiore autonomia strategica anche nel settore della Difesa. Questo comporta, tra l’altro, investimenti per la produzione di armamenti, tecnologia dual use e rafforzamento delle filiere europee della sicurezza. Pd nella bufera: accuse di ambiguità Il voto favorevole del Partito Democratico ha provocato reazioni immediate, sia dentro che fuori dal partito. La scelta di allinearsi alle forze di destra su un tema così sensibile ha sollevato critiche da parte della sinistra interna, dei movimenti pacifisti e di numerosi intellettuali. La segretaria Elly Schlein, pur non avendo votato direttamente, è finita al centro delle polemiche per una linea giudicata poco coerente con la tradizione del partito. Alcuni iscritti parlano apertamente di “strappo con la base”, mentre da ambienti vicini ai gruppi parlamentari si giustifica il voto come “una scelta di responsabilità per evitare blocchi nell’erogazione dei fondi e ritardi nei progetti già avviati”. Difesa o ripresa? Il dilemma del Recovery La misura, pur tecnicamente circoscritta, apre una questione politica di fondo: quale deve essere la finalità del Recovery Fund? Nato come strumento straordinario per affrontare le conseguenze economiche e sociali della pandemia, ora viene in parte riconvertito per rispondere a priorità militari. Una ridefinizione che per molti osservatori rischia di svuotare il significato originario del piano e di sottrarre risorse cruciali alla sanità, alla scuola, alla transizione ecologica e alla coesione sociale. La mobilitazione della società civile Il mondo pacifista e ambientalista ha risposto annunciando manifestazioni e appelli pubblici. A Roma, una grande mobilitazione nazionale contro il riarmo è stata promossa da partiti, sindacati, associazioni e reti civiche. Tra i promotori, spiccano esponenti del Movimento 5 Stelle, dell’Alleanza Verdi-Sinistra e volti del mondo scientifico e culturale. L’ex segretario Pier Luigi Bersani ha parlato di “un errore che va contrastato in piazza”, mentre si moltiplicano le adesioni alla piattaforma “Stop al riarmo con i soldi del Recovery”. La spinta verso una politica europea della Difesa Il voto si inserisce in un processo più ampio di rafforzamento della politica di sicurezza comune dell’Unione Europea. Bruxelles guarda a una maggiore integrazione strategica, anche attraverso investimenti coordinati nella produzione militare. Il contesto internazionale, reso più incerto dalla guerra in Ucraina e dalla competizione globale tra potenze, spinge le istituzioni europee a pensare in termini di “autonomia strategica”. Tuttavia, resta aperto il dibattito su quale debba essere il perimetro d’azione dell’Europa: difendere la pace o prepararsi alla guerra? Le prossime sfide La possibilità di riconvertire parte del PNRR alla Difesa dovrà ora essere recepita e declinata dai governi nazionali. In Italia, il provvedimento promette di accendere ulteriori contrasti tra le forze politiche e nella società civile. Resta da capire se ci saranno correttivi, limiti o controlli stringenti, oppure se questa scelta rappresenterà l’inizio di una nuova stagione europea, dove l’equilibrio tra sicurezza e solidarietà rischia di pendere verso il primo polo, a scapito del secondo. https://italia-informa.com/fondi-pnrr-difesa-pd-parlamento-europeo.aspx Redazione Italia
Dal tecnocivismo alla cittadinanza digitale
Piattaforme e partecipazione. di M. Minetti Considerata la perfetta concordanza con la tematica del numero #7 di Rizomatica, abbiamo ritenuto utile condividere la videoregistrazione dell’incontro dal medesimo titolo, tenutosi il 23 gennaio 2025 presso i locali del Centro per la … Continua a leggere→