Tag - rearm europe

CONTRO IL RIARMO EUROPEO E IL SUO MONDO: DOPPIA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA. LA DIRETTA
Doppia manifestazione nazionale a Roma sabato 21 giugno contro il riarmo, in vista, la prossima settimana, del vertice Nato de L’Aja, con i 32 Stati dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, oltre a Paesi partner e Unione Europea, dal 24 al 26 giugno, incentrato proprio sulla riconversione bellica del capitalismo occidentale, all’interno dello scenario da Terza Guerra Mondiale che passa già dal genocidio israeliano in Palestina, dall’Iran, dall’Ucraina, dal Kurdistan e tanti altri territori a livello globale.   STOP REARM EUROPE – Da Ostiense e fino al Colosseo il corteo di 450 realtà tra società civile, associazionismo, sindacati (come la Cgil) ma pure partiti (PRC, AVS, M5S, Sinistra Anticapitalista, mentre il Pd è presente con una delegazione) con la Campagna europea “Stop Rearm Europe – Welfare, not warfare” ripresa in Italia da Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia: “siamo una marea di persone e organizzazioni – si legge nell’indizione – che da sempre e ogni giorno lottano per disarmare il nostro Paese, l’Europa e il mondo, per fermare tutte le guerre e i conflitti, le occupazioni, le ingiustizie, lo sfruttamento, il patriarcato, la repressione, per la democrazia, il lavoro, i diritti, la giustizia sociale e climatica e la pace. Ciascuno a suo modo, ciascuno con i suoi strumenti. Ma questo è un momento troppo tragico e pericoloso: per impedire la guerra globale, abbiamo bisogno di unire le forze, mettere insieme ciò che ci unisce, riconoscerci gli uni con gli altri e lottare insieme”. L’intervento dalle ore 16, dal microfono d’amplificazione, di Yilmaz Orkan, Uiki Onlus, l’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia. Ascolta o scarica   DISARMIAMOLI! – Dall’Esquilino, invece, e verso i Fori Imperiali è il percorso della manifestazione nazionale “Disarmiamoli”, con un’ottantina di realtà di base e di movimento: tra gli altri, Potere al popolo, Movimento studenti palestinesi, Giovani palestinesi, Usb, Osa, Movimento No Tav e Movimento per il diritto all’abitare di Roma, Calp e No Ponte Calabria. Questo corteo, che riprende lo sciopero generale del 20 giugno del sindacalismo di base, mette con maggior evidenza in discussione la rimozione “dell’attore chiave della militarizzazione del pianeta, la Nato… Perché non basta opporsi ai piani di aumento di spesa militare. Il regime di guerra che ci viene imposto si accompagna a un’ulteriore torsione autoritaria. In guerra esistono solo amici o nemici. Chi si oppone a guerra e militarismo è tacciato di alto tradimento. È considerato alla stregua del nemico. E contro il nemico si usa il pugno duro, il carcere, la repressione”. La corrispondenza delle ore 15.30 con Giorgio Cremaschi, compagno bresciano di Potere Al Popolo.  Ascolta o scarica
Costruiamo uno sciopero sociale europeo contro la guerra e il riarmo
Il 21 giugno saremo in piazza a Porta San Paolo contro il piano Rearm Europe, lo faremo in uno spezzone ampio, plurale, radicale, dove mettere in comune le nostre voci. Uno spazio pubblico di movimento non identitario, per iniziare un percorso comune verso un autunno di lotte e sciopero contro la guerra, il genocidio, il riarmo e l’autoritarismo. Sono giorni terribili, in cui missili e bombe – in Iran, in Palestina, in Ucraina – uccidono persone, distruggono città rendendo evidente la crisi di ogni ordine internazionale. In queste ore, l’escalation criminale di Israele si salda al piano repressivo e razzista di Trump negli Stati Uniti. Dall’altra parte, la chiamata alla difesa dello Stato schiaccia i movimenti iraniani. La guerra viene scelta oggi per intervenire negli equilibri mondiali eliminando ogni ipotesi di alternativa. > Guerra e militarismo però non riguardano solo i governi reazionari. In questo > contesto, l’Europa organizza insieme alla NATO un piano di riarmo da 800 > miliardi, con la proposta di un aumento delle spese militari fino al 5%. Questo progetto intende ridisegnare il modello sociale, economico e politico europeo: riconversione industriale bellica, contenimento dei salari, tagli del welfare e dei servizi pubblici, fine della “transizione ecologica”, privatizzazione dei beni comuni, attacco ai diritti e alle libertà personali. Nella guerra, l’autoritarismo, esemplificato nel nostro Paese da provvedimenti come il DL Sicurezza, ormai convertito in legge, e dal Decreto Caivano, diventa disciplinamento sociale generale, modello di governo della forza lavoro e delle libertà di tutt3, nei territori, nelle scuole, nelle università. > Non dobbiamo arrenderci all’impotenza, alla rassegnazione, all’angoscia > quotidiana. Non siamo sol3: le rivolte di Los Angeles si stanno estendendo in > tutti gli Stati Uniti, la solidarietà al popolo palestinese sta arrivando alle > porte di Gaza, la marea transfemminista non si ferma, l’opposizione alla > guerra si afferma ovunque. Tutt3 insieme possiamo resistere e liberarci. Dobbiamo connettere e valorizzare i piani delle diverse mobilitazioni, immaginare un processo politico che ridia forza ed efficacia allo strumento dello sciopero, del blocco generalizzato, del conflitto diffuso contro la macchina da guerra capitalistica. “Sciopero”, come insubordinazione del lavoro vivo, come accumulo di forza e sperimentazione oltre le ritualità e la competizione tra organizzazioni, come processo di organizzazione che coinvolga donne, identità lgbtq+, precariə, migranti, salariatə e chiunque non voglia pagare il prezzo della guerra, chiunque intenda rifiutare la guerra e il comando che essa impone su tutta la società. “Sociale”, per la dimensione diffusa e diversificata dello sfruttamento e dell’oppressione: luoghi di lavoro, filiere della produzione e riproduzione sociale, territori ed ecosistemi messi a valore. “Europeo”, perché il piano di riarmo si afferma, si muove e ridisegna il piano continentale; perché abbiamo bisogno di un respiro transnazionale che costruisca reti, movimenti e lotte all’altezza della sfida. L’immagine di copertina è Marta D’Avanzo SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Costruiamo uno sciopero sociale europeo contro la guerra e il riarmo proviene da DINAMOpress.
Stop Rearm Europe, 21 giugno a Roma
Pubblichiamo il contributo della rete RESET against the war, in vista della manifestazione del 21 giugno a Roma, che vuole essere uno spazio europeo di contestazione delle politiche belliciste e di riarmo in tutto il continente. La guerra incombe sulle nostre vite ormai da vari anni. Nelle prossime settimane assisteremo a un suo “salto di qualità” per quanto riguarda il coinvolgimento europeo: dal 21 al 29 giugno a L’Aja si svolgerà il vertice della NATO che deciderà i dettagli del piano da 800 miliardi per il riarmo deciso dall’Unione Europea. Tale evento si colloca in un contesto bellico eterogeneo, che non corrisponde alla semplice sommatoria dei molteplici scenari di guerra – Ucraina, Palestina, India e Pakistan, Sud Sudan e Congo – ma rappresenta una risposta generale alla crisi irreversibile dei meccanismi di comando del capitale sul lavoro vivo e sulla riproduzione sociale, su scala transnazionale. La guerra è un tentativo di “mettere ordine”, senza mai riuscirci del tutto, rispetto alle varie crisi che agiscono simultaneamente su vari livelli: ecologico, economico-finanziario, geopolitico, istituzionale e sociale. La folle corsa agli armamenti, che il piano vuole accelerare e finanziare, non ha semplicemente la funzione di preparare l’Unione Europea all’allargamento di uno scontro militare. Nel suo complesso, il piano ReArm Europe rappresenta infatti anche, e soprattutto, uno degli strumenti con cui saranno intensificate, su scala europea, politiche di disciplinamento sociale – tramite misure autoritarie come il d.l. Sicurezza, l’attacco ai corpi e alla vita delle retoriche e delle pratiche razziste e sessiste – e dinamiche di inasprimento dello sfruttamento, sottraendo risorse economiche alla riproduzione sociale e imponendo una coazione al lavoro, sempre più povero. Non si tratta quindi di un mero “riarmo”. Questo scenario di guerra ha reso per l’ennesima volta evidente come i diritti umani rappresentino oggi un mero strumento retorico che l’Unione europea ha continuato a sbandierare mentre consentiva che l’Italia facesse dell’Albania un centro di detenzione per persone migranti, stabiliva liste dei Paesi “terzi” sicuri in cui deportarle, continuava a fare accordi con lo Stato genocidario di Israele. I governi sovranisti, d’altronde, non sono stati da meno, promuovendo politiche esplicitamente neoautoritarie che hanno colpito direttamente l’involucro formale democratico: stato di diritto, pluralismo, libertà di informazione, separazione dei poteri. La una torsione autoritaria, tuttavia, riguarda tutti i governi europei, in forme diverse, anche i più “democratici”, e si incarna in misure razziste, patriarcali e in un militarismo che punta a imporre un presente di povertà, sfruttamento e a chiudere ogni spazio di opposizione e lotta. Come situarsi in questo contesto eterogeneo di guerra? Per noi non si tratta di essere per o contro l’Unione europea; non si tratta soltanto di registrare e criticare la fine della democrazia liberale, del costituzionalismo liberale cosmopolita. Non si tratta neanche di opporci alle sole politiche di riarmo. > Per noi è invece urgente fare dell’Europa lo spazio minimo di una politica > transnazionale che si opponga alla guerra e agli effetti sociali che essa > continua a produrre e riprodurre, costruendo una politica di parte in grado di > intrecciare le lotte sul lavoro, sul terreno ecologico, femministe e > trasfemministe, la cui frammentazione è oggi intensificata dalla guerra, che > impone fronti e blocchi che occorre rompere. Nonostante tale drammatica situazione, in Italia e nel resto del mondo, migliaia di persone continuano a mobilitarsi contro la guerra in tutte le sue forme, contro la complicità delle istituzioni statali e sovranazionali, a partire dalle mobilitazioni femministe e transfemministe, che per prime hanno legato l’opposizione alla guerra alla lotta contro il patriarcato, contro il razzismo, contro lo sfruttamento e la devastazione ambientale. Queste mobilitazioni mostrano la presenza, all’interno della società, di un sentimento di repulsione e rifiuto della guerra. Tuttavia, più in generale il piano della mobilitazione rimane parziale e frammentato. Non riesce ad andare al di là di un intervento su una singola questione o su un singolo scenario di guerra, restando spesso bloccata su posizioni campiste. Manca un’ipotesi comune che sia in grado di legare e articolare un’opposizione generale alla guerra, intesa come meccanismo globale di comando sul lavoro e sulle vite, che superi i singoli scenari di guerra e le letture geopolitiche, e che sia invece capace di far convergere i differenti soggetti che pagano le sue conseguenze: operai, precarie, migranti, donne e soggetti LGBTQAI+. Insomma, è sempre più urgente aprire uno spazio di organizzazione in grado di connettere chi oggi lotta contro il razzismo, il sessismo, la devastazione ambientale, la precarietà. Uno spazio in grado di fare del piano transnazionale ed europeo un piano di contesa e di scontro che, al rifiuto dell’Europa del riarmo, non contrapponga la dimensione nazionale coi suoi confini, ma un piano di convergenza delle lotte tra chi si sta opponendo alla guerra a livello europeo e transnazionale. Foto di Andrea Tedone, Corteo Contro la Base a Coltano (Pisa) giugno 2022 Per questi motivi pensiamo che la mobilitazione di sabato 21 giugno, lanciata dalla rete STOP REARM EUROPE, possa essere un momento importante di mobilitazione e presa di parola per continuare a elaborare la nostra posizione di parte contro la guerra, e per continuare a elaborare e diffondere le parole, i concetti e le pratiche contro la guerra, che sono state al centro della prima residenza di RESET. Vogliamo stare dentro a quel percorso a partire dalla nostra posizione di parte, una posizione che mette al centro i soggetti sociali colpiti dalla guerra nelle loro condizioni eterogenee, da connettere in chiave transnazionale nella prospettiva di un nuovo internazionalismo non identitario e non bellicista: rifiutiamo la logica bellica e campista del nemico, secondo la quale il nemico del mio nemico è mio amico. Ancora, pensiamo che rivendicare il solo disarmo o invitare alla diserzione non siano opzioni sufficienti. Vogliamo portare queste e altre prospettive dentro a STOP REARM e dentro alla piazza del 21 giugno. Saremo in quella piazza perché pensiamo che il percorso che porta a quella giornata possa offrire un’occasione alla costruzione di un’opposizione sociale di cui abbiamo un impellente bisogno. È in questa prospettiva che invitiamo a un confronto tutte le realtà collettive, gli spazi sociali, le organizzazioni sindacali, le collettive transfemministe, i singoli e le singole interessate a costruire uno spazio di lotta e convergenza che possa animare la giornata del 21 giugno, giovedì 5 giugno presso l’AULA VI del Dipartimento di Lettere presso l’Università La Sapienza alle 18.00. Contro la guerra, verso e oltre il 21 giugno. Rearm? No, Reset! Immagine di copertina di Renato Ferrantini, corteo contro la guerra a Roma, novembre 2022 SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Stop Rearm Europe, 21 giugno a Roma proviene da DINAMOpress.
Crisi abitativa e lavoro povero sono un problema anche per i Centri antiviolenza
Nove operatrici della Casa delle donne gestiscono una media di 190 percorsi di fuoriuscita dalla violenza simultanei, che si allungano per la difficoltà di riconquistare casa e reddito. Il coordinamento regionale dei Centri conferma la tendenza. Oggi le piazze di Non Una Di Meno per l'8 marzo: "Ddl femminicidio? Più carcere non è la soluzione".