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“Io sono cultura” nel 2025: il rapporto di Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro studi Tagliacarne e Deloitte
La cultura e il suo sistema produttivo per l’Italia sono un formidabile attivatore di economia, una filiera in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore e dove, dal punto di vista dell’occupazione e del valore aggiunto, nel 2024 è stata registrata una crescita considerevole. In questa filiera complessa e composita si trovano ad operare quasi 289 mila imprese, rispetto al 2023 in crescita del +1,8%, e oltre 27˙700 mila organizzazioni senza scopo di lucro, il 7,6% del totale delle organizzazioni non-profit. Il “peso” della cultura e della creatività nel nostro Paese è molto maggiore rispetto al valore aggiunto che deriva dalle sole attività che ne fanno parte e, in maniera diretta o indiretta, generano complessivamente un valore aggiunto di circa 302,9 miliardi di euro, rispetto all’anno precedente aumentato del +2,1% e rispetto al 2021 incrementato del +19,2% . Nel 2024 continua anche la ripresa del Mezzogiorno, che presenta tassi di crescita superiori alla media nazionale con riferimento sia al valore aggiunto (+4,2% rispetto alla media nazionale) che agli occupati (+2,9% anziché +1,6%). Spiccano, in particolare, gli incrementi della Calabria (valore aggiunto: +7,5%; occupazione: +4,7%) e della Sardegna (valore aggiunto: +7,5%; occupazione: +6,2%). In termini di ricchezza prodotta nel corso dell’ultimo anno il comparto che cresciuto maggiormente è quello dei software e videogiochi (+8,0%), seguito dalle attività di comunicazione (+4,4%). Si tratta di settori che crescono anche da un punto di vista occupazionale, registrando in un solo anno un aumento dei lavoratori rispettivamente pari al +2,3% e +5,7%. Le performing arts e arti visive hanno registrato una crescita del valore aggiunto del +2,2% nel 2024 e del +34,4% dal 2021, mentre l’occupazione è aumentata del +2,6% nell’ultimo anno e del +9,6% dal 2021. Anche la cura del patrimonio storico e artistico mostra segnali di ripresa, con un incremento del valore aggiunto del +1,5% nel 2024 e del +32,0% dal 2021, accompagnato da una crescita dell’occupazione del +7,6% nell’ultimo anno e del +21,1% dal 2021. L’ambito audiovisivo e musica ha evidenziato una crescita più contenuta, con un aumento del valore aggiunto del +0,5% nel 2024 e dal +7,2% dal 2021, mentre l’occupazione è cresciuta del +8,1% dal 2021 ma solo del +0,1% nell’ultimo anno, rilevando una sostanziale stabilità del settore. Invece, pur mantenendo un ruolo centrale nel panorama culturale, quello di editoria e stampa ha registrato una crescita più contenuta. Il valore aggiunto raggiunge gli 11 miliardi, in aumento del +6,2% dal 2021, ma con una flessione del -1,5% nell’ultimo anno. I lavoratori del settore sono 196 mila, in crescita del +1,9% nel 2024 e del +3,3% dal 2021, seppur il comparto non sia riuscito a recuperare pienamente le perdite subite negli anni precedenti. Il mercato editoriale italiano, in particolare, appare complessivamente maturo e stabile, ma mostra segnali di revisione delle preferenze del pubblico e una forte digitalizzazione, con un crescente peso della narrativa italiana e una rinnovata centralità delle librerie fisiche. Non tutti i comparti hanno mostrato una dinamica positiva. Il settore architettura e design ha registrato una contrazione del valore aggiunto del -6,3% dal 2023, con una riduzione dell’occupazione del -5,5%. Una dinamica influenzata dalla fine degli incentivi fiscali nell’edilizia (come superbonus e altre agevolazioni), che ha causato un brusco calo degli investimenti nel settore edilizio-residenziale nel 2024. Questo rallentamento degli investimenti si riflette naturalmente sul lavoro degli studi di architettura e design e sull’indotto legato alla progettazione e realizzazione di spazi abitativi e commerciali. C’è poi la componente embedded creatives, composta da molteplici professionisti culturali e creativi che operano al di fuori di settori che costituiscono il core delle attività culturali – designer, esperti di comunicazione, storyteller, curatori, art director, artisti … – e strettamente connessa ai processi di culturalizzazione che hanno progressivamente interessato un numero crescente di settori economici: inizialmente quelli del manifatturiero avanzato e, più recentemente, in misura sempre maggiore, quelli dei servizi. Le attività svolte dagli embedded creatives hanno generato nel 2024, come visto, un valore aggiunto che ha superato i 49 miliardi di euro, con una crescita del +2,7% rispetto al 2023 e un’espansione del +17,1% sul 2021, a conferma del rafforzamento strutturale di questo segmento. Il settore in cui gli embedded creatives producono maggior ricchezza è quello degli “altri servizi alle imprese”: il 22 % del totale e, a conferma del ruolo strategico dei professionisti creativi per l’innovazione trasversale del settore, si segnala una loro crescita del +1,7% annua e del +6,8% nel triennio. Accanto ai numeri, pesa la capacità della cultura di orientare innovazione, coesione e sostenibilità: dalle tecnologie digitali alla transizione verde, fino al ruolo crescente dei giovani. In uno scenario complesso e in rapido cambiamento, investire in cultura significa rafforzare identità, futuro e qualità della vita del Paese… – IO SONO CULTURA 2025 / SYMBOLA Giovanni Caprio
[2025-11-27] Serata Benefit per Casa Galeone @ Strike s.p.a.
SERATA BENEFIT PER CASA GALEONE Strike s.p.a. - via Umberto Partini 21 (giovedì, 27 novembre 17:30) L'iniziativa comincerà alle 17.30 con il laboratorio di clown condotto dal collettivo Circo Pirata - non serve prenotare basta venire e lasciare gli scrupoli a casa Dalle 19.30 apericena a cura del collettivo antipsichiatrico SenzaNumero, venite presto così vi beccate pure i premi della riffa se vi accaparrate i numeri giusti! Alle 21:00 (VERAMENTE alle 21:00) spettacolo teatrale Oltre i Muri della compagnia Chāndrama: Attraverso storie di donne catalogate come isteriche, “Oltre i muri” vuole denunciare il maschilismo etero-patriarcale dominante nella società del secolo scorso, strizzando l’occhio alle oppressioni odierne. Potente, poetica e provocatoria, la pièce è un alternarsi di luce e ombra, un coro che si libera tra i corridoi asettici dell’ospedale, un grido che oltrepassa i muri e scuote le coscienze di ognunə di noi Casa galeone è un progetto agricolo e comunitario di matrice libertaria nato dieci anni fa sulle colline della provincia di Macerata. Sotto attacco dalla proprietà e dalle autorità locali sta cambiando luogo e forma. Non esce sconfitto ma rilancia le lotte e le sperimentazioni antropologiche al suo inerno. In questo momento ha bisogno di raccogliere fondi per ricostruire in auto reddito un nuovo casolare in modo da poter continuare ad accogliere il variegato mondo che dall'inizio ha attraversato lo spazio
Teatro per l'identità e contro i pregiudizi
In comunicazione telefonica con Najed, presidente dell'Associazione New Romalen, abbiamo parlato del Festival Internazionale di Teatro Rom, che si svolgerà a Roma durante novembre per far sentire la voce della comunità rom e sinti. Con lui abbiamo parlato di cosa significa essere rom e sinti in Italia e di come sarà il festival che comprenderà espressioni teatrali ma anche musicali.
Le Acacie del Ténéré
Sono l'Acacia del Ténéré, mi manca tutto e non mi serve nulla. In scena sul nostro palco seminterrato il 18/10/25
Cagliari: il Love Sharing è un arcipelago di pace
Il Love Sharing, l’ormai collaudato festival teatrale e culturale dell’autunno cagliaritano, giunge quest’anno alla sua decima edizione e propone un calendario molto fitto di presentazioni di libri e di spettacoli teatrali. La rassegna, organizzata dall’associazione Theandric-Teatro Nonviolento, presieduta dall’attrice e regista Virginia Siriu, è sempre stata caratterizzata dall’interesse per il pensiero creativo e divergente, con l’obiettivo di contribuire all’arricchimento di una cultura nonviolenta nella società. Da due anni sembra essersi stabilizzato al Teatro di Sant’Eulalia, dietro la chiesa omonima, nello storico quartiere della Marina, dove si svolgeranno anche quest’anno i vari eventi. Proprio in questo contesto, venerdì 3 ottobre è stato presentato il programma, che avrà le sue iniziative estese all’intero autunno. Lo psicanalista Diego Miscioscia, socio fondatore dell’Istituto Minotauro, ha presentato il suo ultimo libro: “La guerra è finita. Psicopatologia della guerra e sviluppo delle competenze mentali di pace”. Sabato 24 c’è stato l’incontro con Alfredo Panerai, attivista e formatore, sul suo libro “Apprendere attraverso la nonviolenza”, seguito dall’intervento di Giulio Marcon, Segretario del Servizio Civile Internazionale, sul suo libro “L’arena che ci fa tanto feroci”. Entrambe le serate si sono poi concluse con lo spettacolo teatrale, svolto all’aperto nel piazzale della chiesa, Paradise Now, del gruppo Theatre en vol. La partecipazione è stata in qualche modo limitata dalle tante iniziative ravvicinate o in contemporanea, con lo sciopero generale ed altre manifestazioni per la Palestina. I prossimi appuntamenti saranno per sabato 18 ottobre con inizio alle 18, con la presentazione del libro “Combattenti per la pace”, curato da Daniela Bezzi e pubblicato da Multimage. A presentarlo sarà Olivier Turquet, giornalista, attivista e molto altro. Il libro è frutto di una serie di interviste con i protagonisti di questa associazione mista di palestinesi e israeliani, con un passato nell’esercito o fra i miliziani, che hanno deciso di spezzare il fucile e confrontarsi. Subito dopo ci sarà Enrico Peyretti, storico rappresentante del pensiero nonviolento, con il suo libro “Fino alla liberazione dalla guerra – Pensieri, azioni, speranze di pace”. Infine, alle 20,30 l’incontro con Monica Lanfranco, con il libro “Donne che disarmano. Perché e come la nonviolenza riguarda il femminismo”. A completare questa tappa, venerdì 24 ottobre la compagnia Bocheteatro presenta lo spettacolo teatrale “Bachisio Spanu. L’epopea di un sardo alla grande guerra”. Altri appuntamenti importanti sono previsti nei mesi di novembre, con la presentazione del libro di Noam Chomsky “Ultima fermata Gaza: dove ci porta la guerra di Israele contro i palestinesi”, a cura di Valentina Nicolì. Mentre il 6 dicembre si concluderà con l’incontro con Marianella Sclavi: arte di ascoltare e mondi possibili. Oltre alle serate al teatro di Sant’Eulalia, il Love Sharing presenta nel suo programma anche delle attività mirate per le scuole, con esperti di pace e disarmo del calibro di Francesco Vignarca e Gabriella Falcicchio. Un’offerta importante quindi sia per gli studenti che per il pubblico cagliaritano, che avranno l’occasione di approfondire tematiche oggi sempre più essenziali per poter leggere la complessità del mondo contemporaneo.     Carlo Bellisai
Imparare a pensare insieme
-------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Viviamo sempre più in un clima di guerra. La parola pace sempre svuotata di senso. Abbiamo bisogno di una società nella quale la costruzione della pace resti una condizione imprescindibile. È possibile creare occasioni in cui le persone si confrontino in profondità e in modi diversi su questi temi? Per cercare una risposta a questa domanda, come redazione di Comune abbiamo chiesto una mano ad Alessandro Ghebreigziabiher, scrittore, attore e regista teatrale, e ad Altramente, associazione che propone un doposcuola e una scuola di italiano per donne in un quartiere interculturale come Torpignattara, a Roma. Il risultato è stato uno splendido workshop teatrale, con esercizi, giochi e riflessioni, a cui è seguito uno spettacolo di narrazione con accompagnamento musicale, di Alessandro Ghebreigziabiher. Lo spettacolo ha legato un’antologia di storie e fiabe sul tema della pace, con l’inserimento di alcuni componimenti creati dai partecipanti al workshop. Per un pomeriggio intero persone diverse per età, origine e sensibilità culturali, mestiere, hanno smesso di stare individualmente di fronte a qualche tipo di schermo e hanno imparato a pensare insieme, mettendo in gioco i propri corpi. Sì, è possibile creare occasioni in cui le persone si confrontino in profondità e in modi diversi sui temi della pace. -------------------------------------------------------------------------------- . . . . . -------------------------------------------------------------------------------- L’iniziativa è parte del ciclo di appuntamenti “Partire dalla speranza e non dalla paura” curati dall’Associazione Persone comuni, editore di Comune-info.net. Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico Artes et Iubilaeum – 2025, finanziato dall’Unione Europea Next Generation EU per grandi eventi turistici nell’ambito del PNRR sulla misura M1C3 – Investimento 4.3 – Caput Mundi. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Imparare a pensare insieme proviene da Comune-info.
Il tempo della luce: addio a bob Wilson
Quando il corpo di Robert “Bob” Wilson si è spento ieri l’altro all’età di 84 anni, il Teatro non ha perso solo un regista. Ha perso una vera e propria macchina percettiva. Il suo addio segna la fine infatti di una stagione – forse l’ultima autenticamente utopica – in cui […] L'articolo Il tempo della luce: addio a bob Wilson su Contropiano.
[2025-08-03] Come se niente fosse @ Bilancione occupato
COME SE NIENTE FOSSE Bilancione occupato - Viale Claudio Caligari, fiumicino (domenica, 3 agosto 18:00) Domenica 3 iniziamo questo agosto col botto💣 Dal pomeriggio alla sera saremo alla spiaggia dei Bilancioni portando un vento artistico a gonfiare le nostre e le vostre vele. Questo sarà possibile grazie al ritorno sul litorale di un grande compagno, Caterpillar, che con il suo spettacolo "Come se niente fosse" fa appello agli ultimi umani (18:30h). A seguire avremo cena benefit a cura di Biblidea_Biblioteca Anarchica, uno spazio necessario per la nostra città (ma in generale per il mondo!) e che siamo felici di supportare. Concludiamo con il concerto live di un trio ormai carissimo a noi del collettivo No porto: i Trifidi. Con questa tripletta eccezionale vi aspettiamo domenica a via Claudio Caligari, Fiumicino! Perché..per quest'anno vieni a lottare, stessa spiaggia, stesso mare..🎶
Josip Pejaković, gigante del teatro bosniaco, si spegne a Sarajevo
Il mondo artistico della Bosnia Erzegovina e del resto d’Europa piange la scomparsa di uno dei suoi più grandi talenti: Josip Pejaković. Attore, scrittore, drammaturgo e figura emblematica della cultura balcanica, si è spento a Sarajevo all’età di 78 anni la notte tra il 18 e il 19 luglio 2025. Autentico monumento vivente del teatro, lascia un’opera colossale, segnata dall’impegno e da un profondo umanesimo. Nato il 5 marzo 1948 a Travnik, antica capitale dell’Eyalet di Bosnia (Eyālet-i Bōsnâ) tra il 1699 e il 1850, nonché città natale anche del Premio Nobel Ivo Andrić, celebre a livello mondiale per il romanzo “Il ponte sulla Drina”, Pejaković vi compie gli studi primari e secondari e gli esordi musicali come cantante del gruppo rock locale “Veziri”, prima di orientarsi definitivamente verso il mondo del teatro. Si diploma presso l’Accademia di Arte Drammatica di Sarajevo, dove ha l’opportunità di formarsi con l’attrice Katarina Kaća Dorić e con il celebre regista e sceneggiatore Josip Lešić, per debuttare in breve tempo in scena dando corpo e voce a opere impegnative del calibro delle “Tre sorelle” (Три сестры) di Anton Čechov e “Concerto in un uovo” di Fernando Arrabal. La sua voce profonda e la potente presenza scenica conquistano rapidamente il pubblico di ogni età. Pejaković fu anche una voce critica sin dall’inizio dei conflitti nei Balcani. Membro del comitato editoriale della rivista progressista Novi Plamen, contribuì alla sua crescita quale spazio di dibattito politico, sociale e culturale nell’area post-jugoslava, che sopravvive oggi in formato esclusivamente digitale. Dal 1970 al 2013 è attore stabile del Teatro Nazionale di Sarajevo, il teatro più grande della Bosnia Erzegovina e una delle più importanti istituzioni culturali dell’Europa sudorientale, dove interpreta oltre 50 ruoli principali. Lo si ricorda in grandi classici come “Per chi suona la campana”, “Hasanaginica”, “Re Lear”, “Predstava Hamleta u selu Mrduša Donja (La rappresentazione dell’Amleto nel villaggio di Merduscia di sotto)”, “I fratelli Karamazov” e “Carne selvaggia”. La sua longevità artistica, la sua disciplina e il suo carisma lo hanno reso un punto di riferimento imprescindibile per il teatro bosniaco e, più in generale, per tutta la scena dell’ex Jugoslavia. Josip Pejaković, oltre a essere stato un grande attore e stimato intellettuale, è stato anche autore di numerosi monologhi teatrali intensi e impegnati, tra i quali è importante ricordare “Kako bolan nema Bosne”, “On meni nema Bosne”, “Oj živote”, “O, izbjeglice”, “Država i papci” e “Ućerivanje”. Le sue opere sono state rappresentate in tutta la ex Jugoslavia e affrontano senza filtri i drammi della guerra, dell’esilio, dell’identità e della memoria collettiva attraverso un linguaggio in grado di unire umorismo nero, dolcezza e ribellione. Nel corso di oltre cinquant’anni di carriera, Pejaković è stato insignito di innumerevoli premi e riconoscimenti, sia in patria sia all’estero. Già nel 1974 ricevette la Medaglia d’oro al Festival di Zemun per “Oj živote” (Oh vita) e il premio “6 Aprile” della Città di Sarajevo (Šestoaprilska nagrada grada Sarajeva). Nel 1977 ricevette il prestigioso “Premio Sterija” per il ruolo di Omer Pasha Latas, il generale serbo naturalizzato turco ottomano dalla Croazia nel XIX secolo, al quale fecero seguito numerosi riconoscimenti alla carriera. Ottenne anche diversi premi dell’Associazione degli artisti figurativi della Bosnia Erzegovina, tra cui l’Anello di Tmača nel 2008 per il suo ruolo in “Lungo viaggio verso la notte (Long Day’s Journey into Night)” e, nel 2012, il premio “Argento di Muci” per la sua interpretazione in “Predstava Hamleta u selu Mrduša Donja (La rappresentazione dell’Amleto nel villaggio di Merduscia di sotto)” di Ivo Brešan ispirata all’opera di William Shakespeare. Nel 2018 riceve uno dei più alti riconoscimenti del teatro bosniaco: la “Zlatni lovorov vijenac” (Corona d’alloro dorata) del Festival Internazionale del Teatro MESS di Sarajevo, fondato nel 1960 da Jurislav Korjenić e inizialmente consacrato al teatro sperimentale, che ne celebra la “carriera impressionante, il contributo straordinario al teatro, e l’impegno incrollabile contro la guerra e il nazionalismo”. Parallelamente alla carriera teatrale, Pejaković partecipa anche a film e serie televisive di grande impatto come “Silent Gunpowder (Gluvi barut)” di Bahrudin Čengić (1990), “Il cerchio perfetto (Savršeni krug)” di Ademir Kenović (1997), e “All for Free (Sve džaba)” di Antonio Nuić (2006), confermando anche nel cinema il suo talento versatile. Artista dalla rara poliedricità, è stato anche regista teatrale presso il Teatro Nazionale di Sarajevo tra il 2001 e il 2003. Nel 2021 è stato nominato membro onorario dell’Accademia Bosniaco-Americana delle Arti e delle Scienze. La sua passione e comprensione profonda della cultura bosniaca lo portano a scrivere un volume dedicato alla “Sevdalinka” pubblicato da Art Rabic nel maggio 2022, nel quale difende il canto urbano, doloroso e poetico, nato dall’incontro tra le tradizioni slave e ottomane che hanno prodotto il genere musicale popolare conosciuto anche come “sevdah”. Insieme al musicista Antonije Pušić (artisticamente noto con il nome di Rambo Amadeus), nel 2022 aveva proposto la candidatura della sevdalinka quale patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, riconoscimento che è stato effettivamente ottenuto nel dicembre 2024. La pratica della sevdalinka è oggi trasmessa in famiglia, nelle scuole, nei conservatori e nei laboratori musicali, rappresentando un potente elemento identitario e di coesione per le diverse comunità del Paese, a prescindere dalle origini etniche o culturali. In questo rappresenta un’ideale eredità di Josip Pejaković e del suo impegno culturale di ampia visione, un artista amato da tutte le generazioni, al di là delle appartenenze e delle divisioni. La sua opera, attraverso le molteplici interpretazioni e i testi prodotti, offre uno specchio critico della società e un canto d’amore ferito per una terra tormentata, dove la cultura non è mai stata chiusa in un cassetto nemmeno sotto le bombe e l’assedio. Nonostante il drastico peggioramento delle condizioni di salute, Pejaković è rimasto attivo fino alla fine dei suoi giorni. Negli ultimi dieci anni ha subito ben 17 interventi chirurgici, ma non ha mai smesso di scrivere, esibirsi o di difendere la cultura bosniaca attraverso la partecipazione a conferenze e incontri pubblici. All’inizio del mese di marzo 2024, per esempio, si era recato a Bruxelles per numerosi incontri istituzionali e due spettacoli in occasione della Festa dell’Indipendenza della Bosnia Erzegovina, il 2 e 3 marzo, presso il centro culturale MIR.   Anna Lodeserto
Quando il teatro è trasformazione sociale
NATO ALL’INTERNO DEL TEATRO DELL’OPPRESSO PER METTERE IN SCENA PROBLEMI CONCRETI DELLE COMUNITÀ LOCALI E LASCIARE CHE IL PUBBLICO PROPONGA SOLUZIONI, IL TEATRO-LEGISLATIVO HA IMPARATO AD ANDARE OLTRE ALLE PROPOSTE DI LEGGE. NEL TEMPO SI È ADATTATO A CONTESTI DIVERSI, SPESSO SENZA LA PRESENZA DELLE ISTITUZIONI, DIMOSTRANDO DI ESSERE UN POTENTE STRUMENTO DI TRASFORMAZIONE SOCIALE. IL COLLETTIVO GIOLLI HA RACCOLTO ESPERIENZE E INTERVISTE TRA EUROPA E STATI UNITI CHE MOSTRANO COME IL TEATRO-LEGISLATIVO SI POSSA APPLICARE NELLE SCUOLE, NEI QUARTIERI, NEI COMUNI, CON ASSOCIAZIONI O MOVIMENTI MA ANCHE CON PERSONE INIZIALMENTE DISGREGATE, DA UNIRE ATTORNO A UN TEMA COMUNE. ALFABETI PER UNA NUOVA CULTURA POLITICA Foto tratte dalla pag. fb Giolli Cooperativa Sociale  -------------------------------------------------------------------------------- A prima vista, l’accoppiata teatro e legge può sembrare improbabile. Del resto, il mondo del teatro raramente si intreccia con quello, più rigido e formale, delle istituzioni. Eppure, tra il 1993 e il 1996, a Rio de Janeiro, accadde qualcosa di sorprendente: Augusto Boal, uomo di teatro, ideatore del Teatro dell’Oppresso, venne inaspettatamente eletto Vereador (consigliere comunale). Di fronte a questa nuova responsabilità, Boal avrebbe potuto scegliere: lasciare da parte la politica per continuare con il suo metodo teatrale, oppure accantonare la scena per dedicarsi alla carriera istituzionale. Ma fece qualcosa di diverso: provò a fondere i due mondi. Nacque così il Teatro- Legislativo, un esperimento unico che portava il teatro dentro le istituzioni e le istituzioni dentro la vita reale. In estrema sintesi, si trattava di un percorso bidirezionale: dalla società alle istituzioni e ritorno. Con il teatro come mediatore, la voce degli oppressi — abitanti delle favelas, persone con disabilità, studenti neri, persone LGBTQIA+ — trovava ascolto e potere. I gruppi creavano spettacoli a partire da bisogni reali, cercavano possibili soluzioni attraverso il Teatro-Forum, poi Boal raccoglieva queste idee, le elaborava con una piccola equipe chiamata “cellulametabolica” e le trasformava in proposte di legge da presentare al Consiglio Comunale. Il risultato? Oltre 40 proposte presentate, di cui 13 approvate, nonostante Boal fosse all’opposizione. Ma il processo non si fermava lì: ogni proposta discussa o votata tornava alle comunità attraverso un evento chiamato “Camera in Piazza”, in cui veniva raccontato e condiviso ciò che accadeva in aula. Un vero e proprio circuito democratico che andava dal basso verso l’alto e viceversa. Da allora, il Teatro-Legislativo è diventato un riferimento per chi vuole coniugare arte, cittadinanza attiva e politica dal basso. L’idea si è diffusa nel movimento mondiale del Teatro dell’Oppresso, anche al di fuori di contesti istituzionali. Con il progetto europeo COFA – Community Organising for All, il collettivo Giolli ha raccolto esperienze e interviste a dieci attivisti e teatranti tra Europa e Stati Uniti che hanno sperimentato, in vari modi, questa forma di teatro trasformativo. Come si concretizza un percorso di Teatro-Legislativo? Uno dei percorsi più ricorrenti, raccontato in molte esperienze raccolte dal progetto COFA – Community Organising for All, segue una struttura ben precisa. Ecco le tappe. 1. Dalle storie alla scena. Tutto comincia da un gruppo di comunità: un collettivo omogeneo, spesso composto da persone che condividono una condizione di marginalizzazione o oppressione (ad esempio giovani disoccupati, migranti, persone con disabilità, studenti neri). Si raccolgono storie reali, esperienze vissute, e da queste si costruisce un Teatro-Forum — una forma teatrale interattiva dove il pubblico può intervenire per cercare soluzioni ai problemi messi in scena. 2. Teatro-Forum aperto alla comunità. Lo spettacolo viene rappresentato davanti alla comunità locale. Se dal dibattito emerge che il problema ha una dimensione politica o normativa, si decide di avviare una sessione di Teatro-Legislativo. A volte, invece, si parte direttamente da un tema già in discussione a livello istituzionale, così da inserirsi in un dibattito esistente. 3. Arrivano i “Policy Rangers”. Tra gli invitati ci sono i cosiddetti “policy rangers” (come li definisce l’attivista americana Katy Rubin): non solo politici e funzionari pubblici, ma anche attivisti, operatori sociali, educatori, tecnici — chiunque abbia potere o influenza sul tema trattato. 4. Analisi collettiva e immaginazione politica. Dopo un riscaldamento partecipativo, si rivede lo spettacolo con l’intento di andare oltre i personaggi: il pubblico è guidato ad analizzare il contesto strutturale della storia. Il facilitatore (chiamato Jolly) pone domande come: Quali problemi riconoscete nella scena? Sono reali nella vostra esperienza? Quali leggi, norme, regolamenti o strutture contribuiscono a crearli? Che nuove regole o pratiche vorreste vedere? Il pubblico interviene, gli attori reagiscono e il Jolly facilita il dialogo, mentre un secondo facilitatore annota in tempo reale su uno schermo tutto ciò che emerge.. 5. Scrittura delle proposte. I partecipanti, divisi in piccoli gruppi, scrivono proposte di legge o di policy. Non è necessario che siano tecnicamente perfette: l’importante è esprimere bisogni e visioni concrete. 6. Selezione partecipata. I “policy rangers” leggono le proposte davanti a tutti, le raggruppano per temi e ne selezionano 2 o 3 che appaiono più generali, efficaci e applicabili. 7. Emendamenti dal vivo. Le proposte vengono mostrate su un grande schermo. Il pubblico può suggerire modifiche o emendamenti, che vengono discussi e integrati in tempo reale. 8. Voto e priorità. Si passa poi a un voto pubblico, per stabilire quali idee sono considerate più urgenti o trasformative. È il momento in cui la collettività si esprime su ciò che ha più potenziale per generare cambiamento. 9. L’impegno dei decisori. I “policy rangers” si assumono un impegno concreto, davanti a tutti: dichiarano pubblicamente quali azioni porteranno avanti nelle successive otto settimane. 10. Il follow-up. Due mesi dopo, il gruppo promotore verifica cosa è stato fatto. Si redige un rapporto pubblico, che viene condiviso con la comunità per dare trasparenza al processo e stimolare ulteriori azioni. Questo tipo di percorso non è solo uno strumento teatrale, ma un vero esercizio di democrazia partecipata, dove la creatività collettiva si traduce in azione politica concreta. E se Boal diceva che “tutti possono fare teatro, anche i legislatori”, oggi sappiamo che tutti possono anche contribuire a scrivere le regole del gioco. A partire da una scena. Perché il Teatro-Legislativo favorisce la partecipazione Il Teatro-Legislativo stimola la ricerca di soluzioni concrete a partire dall’esperienza diretta di chi vive il problema. Il punto di partenza non è l’astrazione tecnica, ma la voce di chi subisce l’ingiustizia. Questo rende il processo fortemente partecipativo: chi normalmente resta ai margini prende la parola, elabora collettivamente il proprio punto di vista e contribuisce attivamente a progettare un cambiamento reale e attuabile. In questo modo, il Teatro-Legislativo non solo abbatte le barriere tra cittadini e istituzioni, ma si configura come uno strumento concreto di democrazia dal basso, capace di unire riflessione critica, creatività e azione politica. Un nuovo modo di fare politica dal basso? Il Teatro-Legislativo nasce da una convinzione forte: le proposte che emergono dalla base, se discusse e approfondite in modo collettivo, possono trasformarsi in strumenti reali di cambiamento e contribuire alla soluzione concreta dei problemi di una comunità. Il Teatro-Legislativo si fonda su sei pilastri ideologici e metodologici: 1. Schieramento politico dalla parte degli oppressi. Il Teatro-Legislativo parte da un posizionamento chiaro: si mette al fianco delle persone socialmente e politicamente più deboli, riconoscendo le disuguaglianze strutturali e cercando di combatterle attraverso l’azione collettiva. 2. Pedagogia della coscientizzazione. I facilitatori, chiamati Jolly, non impongono soluzioni né trasmettono verità preconfezionate, non usano la propaganda o la manipolazione. Seguendo il pensiero di Paulo Freire, il loro compito è aiutare i gruppi a interrogarsi sul presente, a problematizzare le proprie condizioni e a immaginare alternative. 3. Visione olistica dell’essere umano. Il Teatro-Legislativo coinvolge mente, corpo ed emozione. La parola non è l’unico strumento di conoscenza: anche il gesto, il suono, l’immaginazione sensoriale e l’azione scenica diventano strumenti per comprendere e trasformare la realtà. 4. Orientamento al futuro e al cambiamento. Il presente viene analizzato attraverso la scena, ma con uno sguardo rivolto alla trasformazione: ciò che accade sul palco serve a progettare un futuro più giusto e condiviso. 5. Fiducia nei soggetti oppressi. Il Teatro-Legislativo rifiuta la delega agli esperti. Crede nella capacità delle persone direttamente coinvolte nei problemi, di elaborare le proprie soluzioni e di essere protagoniste della trasformazione. 6. Sperimentazione continua. Non esiste un unico “format” di Teatro-Legislativo. Ogni percorso si adatta al contesto, si costruisce insieme ai partecipanti, evolve nel tempo. È un processo vivo, che cresce insieme ai gruppi con cui si lavora. Tutto questo basta a definirlo una nuova forma di politica dal basso? Forse sì. O almeno, una pratica radicalmente diversa da quella tradizionale, in cui la cittadinanza attiva si esprime attraverso l’arte e la co-decisione. Esperienze: dal Brasile all’Europa Il Teatro-Legislativo non è rimasto confinato alla sua esperienza originaria, quella in cui Boal fu eletto consigliere comunale a Rio de Janeiro e condusse per quattro anni un progetto ufficialmente sostenuto dal Comune. Al contrario, si è adattato a contesti diversi, spesso anche senza la presenza diretta delle istituzioni o in collaborazione con esse in forme nuove. Alcuni esempi? A Graz, in Austria, persone senza dimora hanno preso parte a un percorso di Teatro-Legislativo per elaborare un regolamento più umano dei centri di accoglienza: le proposte sono arrivate fino al consiglio comunale. In Portogallo, il Teatro-Legislativo è stato utilizzato per creare proposte di riforma del sistema di borsedistudiouniversitarie, e anche per contribuire alla riscrittura della legge sulla gioventù, coinvolgendo direttamente studenti e giovani attivisti. Nel Tirolo austriaco, una ministra regionale ha promosso un percorso di Teatro- Legislativo per riformare la legge sulla disabilità: Il processo ha coinvolto centinaia di persone con disabilità e le loro associazioni. Negli Usa, a New York, il collettivo TONYC ha lavorato con il Comune per introdurre una carta d’identità valida con nome elettivo per persone transgender, emersa da un percorso di Teatro-Legislativo. E ancora: nel Regno Unito, l’organizzazione Active Inquiry ha co-condotto un processo di TL sul tema dell’assistenza sanitaria, coinvolgendo gruppi di cittadini e riuscendo a far dialogare i risultati con parlamentari locali. Dove e come applicare il Teatro-Legislativo? I contesti in cui il Teatro-Legislativo può essere sperimentato sono molteplici. Ogni volta che si tratta di proporre, cambiare o far rispettare una norma o un regolamento, il Teatro-Legislativo può entrare in gioco. Si può applicare: a livello locale, ad esempio in una scuola, un quartiere o un Comune; su scala più ampia, fino a raggiungere province, regioni o parlamenti; con gruppi già organizzati (associazioni, movimenti), ma anche con persone inizialmente disgregate, da unire attorno a un tema comune. Il Teatro-Legislativo può servire per proporre nuove leggi o regolamenti; rendere effettive norme già esistenti; rafforzare e unificare movimenti frammentati; creare consapevolezza e senso di appartenenza intorno a una causa comune. Come ricorda José Soeiro, sociologo e attivista portoghese: “Non fissiamoci solo sulla produzione di nuove leggi: il Teatro-Legislativo può agire in diverse aree di trasformazione sociale”. L’importante è che sia un processo vivo, condiviso e concreto, capace di rendere visibile l’invisibile e trasformare l’indignazione in azione collettiva. -------------------------------------------------------------------------------- Roberto Mazzini, GiolliCoop -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Quando il teatro è trasformazione sociale proviene da Comune-info.