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ROMA: IL “VILLAGGIO SPORTIVO” DELL’ESERCITO AL QUARTICCIOLO. “E’ PROPAGANDA MILITARE MASCHERATA DA INIZIATIVA SOCIALE”
Martedì 21 ottobre, al Quarticciolo, quartiere della periferia est di Roma, verrà allestito un villaggio sportivo organizzato dall’Esercito Italiano presso la parrocchia Ascensione NSGC. L’iniziativa coinvolgerà alcune scuole del territorio e vedrà la partecipazione del sindaco Gualtieri, della sottosegretaria alla Difesa Rauti e del capo di Stato Maggiore Masiello. Un evento che, come denunciato in una lettera aperta delle realtà sociali del territorio, rappresenta un’operazione di propaganda militare e un tentativo di normalizzare la presenza dell’esercito tra i bambini e i giovani dei quartieri popolari. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervento di Michele, compagno di Quarticciolo Ribelle. Ascolta o scarica.   Di seguito la lettera aperta delle realtà sociali del Quarticciolo: “Come educatori ed educatrici attive al Quarticciolo siamo venute a sapere da genitori delle scuole del territorio di un’iniziativa grave e preoccupante che avrà sede nel nostro quartiere, legata all’applicazione del decreto emergenze, estensione del modello Caivano. Martedì 21 ottobre nella parrocchia Ascensione NSGC l’Esercito Italiano allestirà un villaggio sportivo alla presenza della sottosegretaria alla difesa Rauti, del capo di stato maggiore dell’esercito Masiello, del sindaco Gualtieri. L’iniziativa coinvolge le classi elementari della IC Sesami e medie dell’IC Ghini. Crediamo che in un momento storico come questo, dove milioni di persone manifestano la propria contrarietà al genocidio del popolo palestinese e alle politiche di riarmo, dove la guerra continua a mietere migliaia di vittime in giro per il mondo, la scuola debba trasmettere i valori della pace e del disarmo. Inoltre, l’iniziativa è stata comunicata alle scuole, e di conseguenza alle famiglie, neanche una settimana fa, con un meccanismo di “precettazione” alla partecipazione, senza coinvolgere in nessuna forma le realtà sociali del territorio. Troviamo particolarmente grave la presenza dell’esercito a pochi metri da dove una settimana fa, con la presenza di decine di uomini in divisa, sono avvenuti gli sfratti di due donne, una con minori a carico, l’altra disabile, senza nessuna soluzione abitativa. Fare sport in periferia per noi è un impegno quotidiano che portiamo avanti con passione e sacrificio da 10 anni. Allestire un villaggio sportivo che scomparirà il giorno successivo e che costerà decine di migliaia di euro, mentre il quartiere è ancora in attesa delle opere annunciate dal comune e dal governo, fra cui la riapertura della piscina di via Trani e del campo da calcio di via Prenestina, non è altro che uno spot. Chiediamo alle realtà sociali e politiche attive nel territorio sui temi dell’educazione, dello sport e della cultura, a singoli docenti, educatrici, attivisti di firmare questa lettera, per alzare insieme una voce di denuncia nei confronti di questa iniziativa. Ci aspettiamo che Comune e Municipio, invece di prestarsi a operazioni di questa natura attivino immediatamente un confronto con le realtà sociali del Quarticciolo. Se si vuole veramente risanare la borgata è necessario partire dall’ascolto di chi in borgata ci vive. Il Quarticciolo è un quartiere nel cuore di Roma, che il 23 dicembre scorso è stato inserito tra i luoghi che necessitano di un piano di qualificazione secondo il cosiddetto “Decreto Caivano bis”. Il quartiere è stato identificato come area “ad alta vulnerabilità sociale” dove occorre “fronteggiare le situazioni di degrado e disagio giovanile” attraverso “un piano straordinario di interventi infrastrutturali e di progetti di riqualificazione sociale e ambientale”. La “riqualificazione” è stata annunciata sotto forma di un vero proprio attacco alle realtà sociali del quartiere da parte delle istituzioni, intenzionate allo sgombro dell’ex questura, di proprietà dell’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) dove vivono una quarantina di persone ed è sede di attività di mutualismo dal basso come il doposcuola popolare. Oltre a ciò i cittadini del Quarticciolo hanno realizzato la loro palestra popolare, un ambulatorio, una stamperia e stanno cercando di dare vita a progetti che restituiscano valore al tessuto economico e produttivo del quartiere attraverso la realizzazione di un birrificio, un laboratorio di cucina tra donne e il tentativo di far tornare il mercato in quartiere. Nel frattempo al Quarticciolo le scuole vivono una situazione di abbandono o hanno subito dimensionamento, accorpamento con altre scuole mentre le statistiche sull’abbandono scolastico sono tra le più alte della media della città. Gli edifici comunali sono fatiscenti. Il tutto è accompagnato da una forte militarizzazione. Viene il dubbio che questi quartieri siano volutamente fatti diventare “a vulnerabilità sociale” per giustificare interventi emergenziali: dagli sgombri alla riqualificazione non partecipativa. Gualtieri annuncia investimenti: 4.416.160,00 del PNRR per la Fabbrica del Teatro, uno dei tanti progetti che non corrispondono ai bisogni della cittadinanza, 20 milioni di euro per la riqualificazione secondo ottiche calate dall’alto che soddisferanno solo il sindaco di Roma e gli interessi di qualche privato, se non saranno capaci di ascoltare i bisogni reali di chi il quartiere lo vive. Il Villaggio sportivo è sicuramente un altro canale individuato per la “riqualificazione”. Il Quarticciolo così è visto e presentato dalle istituzioni: un quartiere degradato da sistemare, riqualificare facendo piazza pulita di ogni legame sociale preesistente, per farne terra di conquista del mercato. Ma in realtà è ben altro. L’attivismo e la partecipazione dei suoi abitanti mostrano anche qualcosa di diverso: autorganizzazione, resistenza, mutuo aiuto, volontà di autodeterminazione. Ma questo non va reso visibile, tranne alcune eccezioni (vd trasmissione di propaganda live https://www.youtube.com/watch?v=JVs73E73znc). Gli abitanti hanno prodotto un Dossier (clicca qui), un loro piano di riqualificazione dal basso che mostra proprio questa volontà di autodeterminarsi. Meglio militarizzare che ascoltarli. Lasciare che i problemi esplodano per intervenire con blitz e reprimere. Su cosa sia un villaggio abbiamo già scritto a proposito del villaggio difesa a Circo Massimo per il 4 Novembre scorso (vd. ad esempio il nostro articolo) e le motivazioni del perché siamo contrari alla militarizzazione dell’infanzia sono state più volte espresse dall’osservatorio, qui vorremmo concentrarci sul caso specifico. La scelta di un quartiere popolare è strategica per la difesa e per l’esercito consapevoli che è proprio nelle fasce più fragili e abbandonate della società civile il loro vero target. La promessa di carriere in divisa come sbocco lavorativo è sicuramente una soluzione al problema occupazionale per molti giovani che faticano a trovare lavoro. Il Quarticciolo è tra l’altro un quartiere ad alto tasso di abbandono scolastico cosa che facilita il processo di “arruolamento”. Ci lascia perplessa anche la scelta di installare il villaggio nella parrocchia, luogo dove la parola pace dovrebbe trovare sostanzialità e non ridursi ad un semplice saluto. Non sarebbe meglio lasciare che le parrocchie funzionino da luoghi di aggregazione sociale necessari, piuttosto che in campo di propaganda militare? Quali possono essere le mire sui territori periferici se da luogo di abbandono e criminalizzazione si cerca di farne luogo di arruolamento? Allo stesso modo e come al solito ci domandiamo come mai le scuole si prestino ad avvicinare le classi al mondo militare con i suoi valori, la sua cultura, i suoi strumenti di guerra. L’importanza di occasioni come questa, ai fini della propaganda militare, è svelata dalla presenza di personalità come la sottosegretaria alla difesa Rauti, il del capo di stato maggiore dell’esercito Masiello e del sindaco Gualtieri. Ci auspichiamo che nonostante il meccanismo della “precettazione”, che la lettera denuncia (impossibile da applicare essendo stati esautorati gli organi collegiali), docenti, genitori e comunità tutta, sappiano respingere l’iniziativa non partecipandovi e così sabotandola. A tal fine ricordiamo il nostro vademecum come strumento valido per contrastare il fenomeno della militarizzazione nelle scuole: lettera di esonero, mozioni per docenti, dichiarazioni di indisponibilità, diffide. Questa non è riqualificazione ma tentativo di militarizzare l’infanzia a scopo di propaganda militare. La guerra la fanno gli eserciti, le scuole educano alla pace e alla convivenza (così come dovrebbero fare anche le parrocchie).”
Quarticciolo: no alla militarizzazione delle scuole. Lettera dei cittadini e delle cittadine
PUBBLICHIAMO PER INTERO LA LETTERA APERTA DELLE REALTÀ SOCIALI DEL QUARTICCIOLO. COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ L’ABBIAMO SOTTOSCRITTA CONDIVIDENDONE OGNI CONTENUTO. SI EDUCA SENZA LE ARMI, SI FA SPORT IN PERIFERIA SENZA FARE SPOT, NON C’È RIQUALIFICAZIONE DOVE SI SFRATTA. Come educatori ed educatrici attive al Quarticciolo siamo venute a sapere da genitori delle scuole del territorio di un’iniziativa grave e preoccupante che avrà sede nel nostro quartiere, legata all’applicazione del decreto emergenze, estensione del modello Caivano. Martedì 21 ottobre nella parrocchia Ascensione NSGC l’Esercito Italiano allestirà un villaggio sportivo alla presenza della sottosegretaria alla difesa Rauti, del capo di stato maggiore dell’esercito Masiello, del sindaco Gualtieri. L’iniziativa coinvolge le classi elementari della IC Sesami e medie dell’IC Ghini. Crediamo che in un momento storico come questo, dove milioni di persone manifestano la propria contrarietà al genocidio del popolo palestinese e alle politiche di riarmo, dove la guerra continua a mietere migliaia di vittime in giro per il mondo, la scuola debba trasmettere i valori della pace e del disarmo. Inoltre, l’iniziativa è stata comunicata alle scuole, e di conseguenza alle famiglie, neanche una settimana fa, con un meccanismo di “precettazione” alla partecipazione, senza coinvolgere in nessuna forma le realtà sociali del territorio. Troviamo particolarmente grave la presenza dell’esercito a pochi metri da dove una settimana fa, con la presenza di decine di uomini in divisa, sono avvenuti gli sfratti di due donne, una con minori a carico, l’altra disabile, senza nessuna soluzione abitativa. Fare sport in periferia per noi è un impegno quotidiano che portiamo avanti con passione e sacrificio da 10 anni. Allestire un villaggio sportivo che scomparirà il giorno successivo e che costerà decine di migliaia di euro, mentre il quartiere è ancora in attesa delle opere annunciate dal comune e dal governo, fra cui la riapertura della piscina di via Trani e del campo da calcio di via Prenestina, non è altro che uno spot. Chiediamo alle realtà sociali e politiche attive nel territorio sui temi dell’educazione, dello sport e della cultura, a singoli docenti, educatrici, attivisti di firmare questa lettera, per alzare insieme una voce di denuncia nei confronti di questa iniziativa. Ci aspettiamo che Comune e Municipio, invece di prestarsi a operazioni di questa natura attivino immediatamente un confronto con le realtà sociali del Quarticciolo. Se si vuole veramente risanare la borgata è necessario partire dall’ascolto di chi in borgata ci vive. Il Quarticciolo è un quartiere nel cuore di Roma, che il 23 dicembre scorso è stato inserito tra i luoghi che necessitano di un piano di qualificazione secondo il cosiddetto “Decreto Caivano bis”. Il quartiere è stato identificato come area “ad alta vulnerabilità sociale” dove occorre “fronteggiare le situazioni di degrado e disagio giovanile” attraverso “un piano straordinario di interventi infrastrutturali e di progetti di riqualificazione sociale e ambientale”. La “riqualificazione” è stata annunciata sotto forma di un vero proprio attacco alle realtà sociali del quartiere da parte delle istituzioni, intenzionate allo sgombro dell’ex questura, di proprietà dell’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) dove vivono una quarantina di persone ed è sede di attività di mutualismo dal basso come  il doposcuola popolare. Oltre a ciò i cittadini del Quarticciolo hanno realizzato la loro palestra popolare, un ambulatorio, una stamperia e stanno cercando di dare vita a progetti che restituiscano valore al tessuto economico e produttivo del quartiere attraverso la realizzazione di un birrificio, un laboratorio di cucina tra donne e il tentativo di far tornare il mercato in quartiere.  Nel frattempo al Quarticciolo le scuole vivono una situazione di abbandono o hanno subito dimensionamento, accorpamento con altre scuole mentre le statistiche sull’abbandono scolastico sono tra le più alte della media della città. Gli edifici comunali sono fatiscenti. Il tutto è accompagnato da una forte militarizzazione. Viene il dubbio che questi quartieri siano volutamente fatti diventare “a vulnerabilità sociale” per giustificare interventi emergenziali: dagli sgombri alla riqualificazione non partecipativa. Gualtieri annuncia investimenti: 4.416.160,00 del PNRR per la Fabbrica del Teatro, uno dei tanti  progetti che non corrispondono ai bisogni della cittadinanza, 20 milioni di euro per la riqualificazione secondo ottiche calate dall’alto che soddisferanno solo il sindaco di Roma e gli interessi di qualche privato, se non saranno capaci di ascoltare i bisogni reali di chi il quartiere lo vive. Il Villaggio sportivo è sicuramente un altro canale individuato per la “riqualificazione”. Il Quarticciolo così è visto e presentato dalle istituzioni: un quartiere degradato da sistemare, riqualificare facendo piazza pulita di ogni legame sociale preesistente, per farne terra di conquista del mercato. Ma in realtà è ben altro. L’attivismo e la partecipazione dei suoi abitanti mostrano anche qualcosa di diverso: autorganizzazione, resistenza, mutuo aiuto, volontà di autodeterminazione. Ma questo non va reso visibile, tranne alcune eccezioni (vd trasmissione di propaganda live https://www.youtube.com/watch?v=JVs73E73znc). Gli abitanti hanno prodotto un Dossier (clicca qui), un loro piano di riqualificazione dal basso che mostra proprio questa volontà di autodeterminarsi. Meglio militarizzare che ascoltarli. Lasciare che i problemi esplodano per intervenire con blitz e reprimere. Su cosa sia un villaggio abbiamo già scritto a proposito del villaggio difesa a Circo Massimo per il 4 Novembre scorso (vd. ad esempio il nostro articolo) e le motivazioni del perché siamo contrari alla militarizzazione dell’infanzia sono state più volte espresse dall’osservatorio, qui vorremmo concentrarci sul caso specifico. La scelta di un quartiere popolare è strategica per la difesa e per l’esercito consapevoli che è proprio nelle fasce più fragili e abbandonate della società civile il loro vero target. La promessa di carriere in divisa come sbocco lavorativo è sicuramente una soluzione al problema occupazionale per molti giovani che faticano a trovare lavoro. Il Quarticciolo è tra l’altro un quartiere ad alto tasso di abbandono scolastico cosa che facilita il processo di “arruolamento”. Ci lascia perplessa anche la scelta di installare il villaggio nella parrocchia, luogo dove la parola pace dovrebbe trovare sostanzialità e non ridursi ad un semplice saluto. Non sarebbe meglio lasciare che le parrocchie funzionino da luoghi di aggregazione sociale necessari, piuttosto che in campo di propaganda militare? Quali possono essere le mire sui territori periferici se da luogo di abbandono e criminalizzazione si cerca di farne luogo di arruolamento?  Allo stesso modo e come al solito ci domandiamo come mai le scuole si prestino ad avvicinare le classi al mondo militare con i suoi valori, la sua cultura, i suoi strumenti di guerra. L’importanza di occasioni come questa, ai fini della propaganda militare, è svelata dalla presenza di personalità come la sottosegretaria alla difesa Rauti, il del capo di stato maggiore dell’esercito Masiello e del sindaco Gualtieri. Ci auspichiamo che nonostante il meccanismo della “precettazione”, che la lettera denuncia (impossibile da applicare essendo stati esautorati gli organi collegiali), docenti, genitori e comunità tutta, sappiano respingere l’iniziativa non partecipandovi e così sabotandola. A tal fine ricordiamo il nostro vademecum come strumento valido per contrastare il fenomeno della militarizzazione nelle scuole: lettera di esonero, mozioni per docenti, dichiarazioni di indisponibilità, diffide. Questa non è riqualificazione ma tentativo di militarizzare l’infanzia a scopo di propaganda militare. La guerra la fanno gli eserciti, le scuole educano alla pace e alla convivenza (così come dovrebbero fare anche le parrocchie).   Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Roma
“Alza la voce, alza la testa” arriva a Quarticciolo
Venerdì 26 e sabato 27 settembre a Quarticciolo è previsto un festival «per un cambiamento radicale» della storia e del futuro della borgata. Dopo le intense mobilitazioni della primavera scorsa, in reazione a uno specifico progetto finalizzato alla applicazione del decreto Caivano anche a Quarticciolo, il comitato Quarticciolo Ribelle aveva ottenuto che gli interventi previsti non fossero una vendetta contro chi abita il quartiere e nel frattempo ha continuato il suo lavoro, riportando il mercato nella borgata, inaugurando il parco e presentando un piano per il quartiere esposto al padiglione austriaco della Biennale di Venezia. Nel frattempo da parte della politica istituzionale c’è stato solo il silenzio, lasciando in sospeso progetti e istanze portate da chi vive Quarticciolo, come il riavvio della piscina o il recupero dell’immobile della questura e delle scuole. Nel comunicato di lancio dell’iniziativa è scritto: «Hanno gli orologi, possono farli funzionare come cronometri. Loro hanno gli orologi, ma noi abbiamo il tempo, ed è il vostro tempo che chiediamo. Ancora una volta. Vi chiediamo di convergere, di venire in borgata, di portarci più gente possibile. Vi chiediamo di starci a fianco anche in questo tornante per alzare la voce e pretendere che il piano di quartiere sia finalmente attuato». Continuano poi lanciando una domanda aperta per chi si avvicinerà al festival: > «Vi chiediamo di convergere perché abbiamo bisogno di ragionare assieme, > vogliamo mettere all’ordine del giorno un’urgenza che ci tiene svegli la > notte: come si fa ad alzare la voce? Come si fa a farsi sentire?» Ovviamente visto il contesto di urgenza con cui si sta vivendo il viaggio della Global Sumud Flottilla verso Gaza il tema prenderà spazio e tempo durante la due giorni con un collegamento previsto per venerdì 26. Nel comunicato, il comitato conclude dicendo: «Dicono a Gkn che abbiamo bisogno di vincere, dicono in Val di Susa che è questo che fa la storia. Noi proviamo a fare la nostra parte, con Momo edizioni che da anni ci cammina a fianco e vive la stessa nostra urgenza di costruire spazi in cui alzare la voce, con due giorni di festival che viviamo come un momento di lotta». Si inizia venerdì 26 settembre alle 17.00 con l’inaugurazione al Parco Modesto di Veglia curata dalla sezione “Giordano Sangalli” Centocelle dell’ANPI provinciale di Roma con le realtà associative della borgata e con la tavola rotonda “Alza la voce / Alza la testa”. Come vicende specifiche possono contribuire a far sentire la voce di chi oppone alla guerra e al genocidio? Partendo da queste domande il collettivo di fabbrica GKN, le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, la rete Stop Re Arm Europe e altre realtà sociali si confronteranno con Momo e Quarticciolo Ribelle. In serata Michele Riondino affronterà in un talk il tema di come media e cultura mainstream raccontano e rappresentano le nostre periferie, prima di lasciare il palco a Francesco Turbanti, Giuseppe Brigante, Giacomo Ciarrapico, Paola De Crescenzo, Daniele Miglio, Davide Grillo, Gioia Salvatori e Ivan Talarico che si alterneranno in reading e performance. Alle 21.00 ci sarà il collegamento con l’equipaggio della Global Sumud Flottilla per mantenere tutti gli occhi su Gaza, dopo lo straordinario sciopero del 22 settembre. Sabato 26 settembre alle 12.00 Valerio Mastandrea leggerà Gola, monologo di Mattia Torre, durante il mercato di Quartiere, mentre alle 14.00 Guido Farinelli ripercorrerà il legame tra cucina romana e cultura popolare partendo dal suo libro Tanto pe’ magnà. Nel pomeriggio dalle 17.00 il festival si muoverà per le strade della borgata. Un corteo popolare percorrerà i luoghi in cui da troppi anni si aspetta un intervento delle amministrazioni pubbliche: l’asilo in costruzione a via Molfetta, la piscina abbandonata di via Trani, la scuola dimensionata in via Pirotta, le palazzine ATER di via Ugento, i troppi negozi chiusi. Luoghi che attendono di tornare a essere servizi per una borgata che negli anni si è trasformata in una gigantesca piazza di spaccio, dove gli abitanti chiedono un cambiamento radicale. Alle 20.00 Elodie e Zerocalcare chiuderanno la due giorni di iniziative. Partendo dal film Fuori di Mario Martone – in cui Elodie interpreta Barbara, ruolo per cui ha vinto un Nastro d’argento come attrice non protagonista – parleranno di quartieri e periferie, dello stigma che accompagna le biografie di chi nasce e cresce ai margini della città e dai margini trova la strada per emergere. Insieme a loro sul palco Marika del progetto di ristorazione del Quarticciolo che farà da punto di congiunzione tra l’esperienza di Elodie e Zerocalcare e quanto vive quotidianamente la borgata. Per l’intera durata dell’evento sono previsti stand, libreria e banchetti. In un momento in cui Quarticciolo è di nuovo sotto l’attenzione dei media e dei giornali questa due giorni è un invito a venire a vedere in prima persona quanto avviene nella borgata romana. Immagine di copertina di Dinamopress SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo “Alza la voce, alza la testa” arriva a Quarticciolo proviene da DINAMOpress.