Tag - Germania

La guerra a Gaza “deve finire ora”, lo chiedono 25 paesi
Un gruppo di 25 paesi, tra cui la Francia, Gran Bretagna, e stavolta anche l’Italia, hanno chiesto a Israele di porre fine alla sua guerra di 21 mesi contro Gaza e hanno detto che la sofferenza dei civili palestinesi ha “raggiunto nuove profondità”. I paesi firmatari sono Gran Bretagna, Francia, […] L'articolo La guerra a Gaza “deve finire ora”, lo chiedono 25 paesi su Contropiano.
Perché non cambiano neppure faccia?
Guardate la foto di questo generale tedesco. Non è un Kommandant delle SS del 1945, ma un maggior generale della BundesWehr di oggi. Si chiama Christian Freuding ed ha raggiunto improvvisa notorietà mondiale perché ha annunciato un prossimo attacco della Russia in Ucraina con 2000 droni; e poi ha proposto […] L'articolo Perché non cambiano neppure faccia? su Contropiano.
Dall’Artico all’ombrello nucleare: il protagonismo di Berlino nella ‘difesa’ europea
Non può che suscitare cattivi presagi l’attivismo della Germania in ambito militare. Berlino, da una parte usando i margini di bilancio dati da un’architettura europea sbilanciatissima, dall’altra muovendosi velocemente sul piano degli accordi militari e diplomatici, si sta ponendo come perno dellla futura difesa europea, rimodellata sulle esigenze della proiezione […] L'articolo Dall’Artico all’ombrello nucleare: il protagonismo di Berlino nella ‘difesa’ europea su Contropiano.
SOS Humanity condanna la fine dei finanziamenti alle ONG di ricerca e soccorso da parte del governo federale tedesco
Il direttore generale di SOS Humanity, Till Rummenhohl, commenta l’interruzione del sostegno finanziario per la ricerca e il salvataggio civile da parte del Ministero degli Esteri tedesco e il riutilizzo da parte dei media di una falsa affermazione fatta dal Ministro degli Esteri Johann Wadephul nel 2023, in cui accusa le organizzazioni non governative di ricerca e salvataggio di permettere alle “bande di contrabbandieri di fare i loro affari”: “È allarmante e pericoloso quando le false affermazioni di politici tedeschi di primo piano, come l’attuale Ministro degli Esteri Johann Wadephul, diffamano senza fondamento il lavoro di salvataggio delle organizzazioni della società civile. È stato più volte dimostrato scientificamente che non c’è alcun legame tra i movimenti dei rifugiati e la presenza di navi di soccorso nel Mediterraneo. Le persone scappano attraverso il Mediterraneo centrale perché non hanno alternative per sfuggire alla guerra, alla violenza, alla discriminazione, alla mancanza di prospettive e ai cambiamenti climatici nei loro Paesi d’origine, nonché alle violazioni dei diritti umani e alle torture in Libia o in Tunisia. Il cosiddetto “fattore di attrazione” è un mito. L’affermazione di Johann Wadephul del 2023, secondo cui le organizzazioni di soccorso permettono alle “bande di trafficanti di fare i loro affari”, è fondamentalmente sbagliata. Forniamo aiuti umanitari di emergenza in base al diritto internazionale e salviamo vite umane laddove gli Stati europei non riescono ad agire. Lo sfruttamento e la violenza sono piuttosto la conseguenza della mancanza di percorsi migratori legali e sicuri verso l’Europa. Tali affermazioni diffamano – contro ogni evidenza – gli aiuti umanitari e la società civile, che da dieci anni è impegnata nella ricerca e nel salvataggio e nei diritti umani in mare. Soprattutto ora, in tempi di continuo rafforzamento dell’estremismo di destra in Europa e in Germania, abbiamo bisogno di una politica migratoria basata sui fatti e di una retorica da parte di tutti i partiti democratici che non sia basata su narrazioni di estrema destra e non promuova travisamenti ed emotività”. Informazioni sull’interruzione del sostegno finanziario da parte del Ministero degli Esteri federale  “Come SOS Humanity, non siamo sorpresi, ma indignati per il fatto che questo già modesto sostegno di 2 milioni di euro all’anno per le organizzazioni di ricerca e soccorso sia stato prematuramente cancellato dal nuovo governo federale tedesco”, afferma Till Rummenhohl, direttore generale di SOS Humanity. “In questo modo, il governo tedesco ignora una decisione del Parlamento federale tedesco del 2022,  concordata per quattro anni fino al 2026. Questo si inserisce nella tendenza europea di lasciare alla società civile il compito di salvare vite in mare e di proteggere i diritti dei rifugiati nel Mediterraneo centrale. Da dieci anni a questa parte, le organizzazioni non governative hanno colmato il vuoto di salvataggio lasciato dagli Stati europei. Più di 175.000 vite sono state salvate grazie agli impressionanti sforzi della società civile europea, con 21 ONG di soccorso che operano nel Mediterraneo centrale, 10 delle quali provengono dalla Germania. Tuttavia, nello stesso periodo, più di 21.700 vite sono state perse su questa rotta migratoria mortale. Siamo testimoni del fatto che le persone in movimento vengono continuamente lasciate morire. L’UE ha finanziato le sue politiche a porte chiuse spendendo 242 milioni di euro in dieci anni per le cosiddette Guardie Costiere libiche e tunisine e per i Centri di Coordinamento dei soccorsi, che sistematicamente conducono respingimenti illegali e commettono violazioni dei diritti umani. È assurdo che si spendano così tanti soldi per sigillare l’Europa, mentre i fondi per il salvataggio degli esseri umani sono apparentemente ancora troppo pochi. Ora servono un programma europeo di ricerca e salvataggio e percorsi migratori sicuri e legali per le persone in cerca di protezione”. Redazione Italia
Ritorno della leva obbligatoria in tutta Europa: cosa aspettarsi dalla corsa al riarmo
Sul finire del secolo scorso, l’esigenza dei paesi NATO era quella di costruire un nuovo modello di difesa con militari di professione, giudicando la leva un antico, e ormai inutile, retaggio del passato. Serviva, insomma, un esercito addestrato, con numeri decisamente inferiori al passato, ma capace di intervenire con efficacia e tempestività. La scarsa motivazione dell’esercito di leva, venuto meno quel clima da opposti schieramenti, anche ideologici, sancito dal lungo secondo dopo guerra, l’evoluzione della tecnologia militare e duale, a partire dalle guerre spaziali degli anni Ottanta, andavano mutando scenari e  priorità. Già 30 anni fa giravano vari studi atti a dimostrare che la leva obbligatoria era fonte di inutile spesa pubblica, non servivano soldati poco motivati e obbligati a mesi nelle caserme, ma forze di pronto intervento rapido da utilizzare negli scenari di guerra e dopo alcuni anni da ricollocare, con corsie preferenziali, negli uffici pubblici. E a quel punto qualche anno da militare di professione spianava la strada anche ad un successivo impiego sicuro, questi erano i presupposti con i quali partiva la campagna per l’esercito professionale 25 anni or sono. Con la fine della Guerra Fredda, nell’arco di pochi anni, quasi tutti i paesi eliminano la leva obbligatoria scegliendo la strada (suggerita dagli USA) delle forze di difesa professionali, iniziano Belgio (1995) e Paesi Bassi (1997) seguiti da innumerevoli paesi per arrivare poi, nel nuovo secolo, ad altre nazioni ossia Germania (2012), Ucraina (2014), Lituania (2015), Lettonia (2023). La leva in realtà nel nostro paese non è stata cancellata, ma solo sospesa e di questo l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha ampiamente parlato e scritto negli ultimi mesi, nel frattempo registriamo spinte importanti che vanno nella direzione di ripristinare la obbligatorietà della leva, prevedendo in alcuni casi una scelta tra addestramento militare e un servizio civile. E nazioni come Germania e Polonia da due anni parlano di pianificare l’addestramento militare per i civili per far fronte alla minaccia russa. E questi due paesi sono quelli che maggiormente nel vecchio continente hanno accresciuto le spese belliche in rapporto al loro stesso PIL e nel caso renano sta partendo la riconversione di interi settori dell’economia civile a fini militari, un progetto di economia di guerra sul quale stanno lavorando da un anno. Meno di un anno fa la Polonia annunciava un piano straordinario di addestramento militare a “tutti gli uomini adulti” nell’ottica di costruire un esercito di 500 mila uomini inclusi i riservisti che, sul modello israeliano, diventano sempre più importanti nei futuri scenari militaristi. Se la guerra in Palestina è condotta con ampio utilizzo di tecnologie di ultima generazione e con sistemi all’avanguardia, il conflitto ucraino, per quanto presenti ampio utilizzo di droni e missili, di aerei a guida senza pilota, ha richiesto quantitativi di soldati decisamente maggiori a quelli disponibili, la Russia ha inviato al fronte ex detenuti in cambio della promessa, una volta tornati dalla guerra, di non espiare la pena, in Ucraina i reclutatori dell’esercito costringono giovani ad andare al fronte battendo villaggio per villaggio. In Germania, nel frattempo, si parla di reintroduzione del servizio militare obbligatorio entro la fine dell’anno, in Spagna invece, dove le posizioni sono diametralmente opposte, è iniziata una aspra discussione sulla cultura della sicurezza e della difesa che in soldoni potrebbe portare a rivalutare la leva obbligatoria (con qualche modifica rispetto al passato) da qui a pochissimi anni. Ritorno del servizio militare obbligatorio: più dubbi che certezze – Lavoce.info Servizio militare obbligatorio: Spagna e altri Paesi europei potrebbero ripristinare la leva | EuronewsIl Belgio rilancia il servizio militare volontario: obiettivo 20mila riservisti | Euronews Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Notizie dal Campo Antinucleare di Lakenheath
Si sta svolgendo in questi giorni un Campo Antinucleare presso la aerobase RAF di Lakenheath, nel Suffolk, a circa 30 miglia a nord-est di Cambridge. L’iniziativa è coordinata dalla Lakenheath Alliance For Peace, una Coalizione dedicata a impedire il ritorno delle armi nucleari statunitensi alla RAF Lakenheath, più precisamente descritta come USAF Lakenheath, dove già operano anche i cacciabombardieri stealth F35 Lightning II. In particolare questa Coalizione chiede al governo britannico di rifiutare di ospitare armi termonucleari B61-12 americane nel Paese, considerando anche il fatto che armi nucleari meno sofisticate erano state rimosse nel 2008. Essi chiedono inoltre che gli USA e la NATO ritirino tutte armi nucleari dall’Europa perchè questo aiuterebbe a ridurre le tensioni in questo momento pericoloso e contribuirebbe in modo significativo a portare avanti il disarmo nucleare a livello internazionale.   Tra le oltre 50 associazioni presenti nella Coalizione, vi sono il CND – Campaign for Nuclear Disarmament, Trident Ploughshares – Campagna contro i missili nucleari Trident dispiegati su sottomarini, CodePink – Donne per la Pace, IPB International Peace Bureau, XR Extinction Rebellion, IPPNW – Associazione internazionale di Medici per la prevenzione della guerra nucleare, Donne Globali per la Pace Unite contro la NATO. Grazie alla loro iniziativa, tra il 14 e il 26 aprile, centinaia di attivisti per la pace di tutto il Regno Unito e del mondo si sono riuniti a Lakenheath per partecipare ad un fitto repertorio di impegni: azioni dirette, recite ed eventi musicali, workshop, e una conferenza internazionale. Ne riportiamo qui solo alcuni: 14 aprile: Consegna della lettera al comandante della Base 15 aprile: Messaggio della musicista Peggy Seeger 15-16 e 17 aprile: Giornate dei cori e dei cantanti politici e di protesta 17 aprile: Volantinaggio delle Donne della Campagna degli anni ’80 contro Greenham Common 18 aprile: Extintion Rebellion sulla Giornata per il Clima 19 aprile: Giornata contro i crimini di guerra e il Genocidio 20 aprile: Workshop sul femminismo antimperialista 20 aprile: Workshop sulla Campagna “Le Bases fuori da Cipro” 22 aprile: Giornata della Democrazia contro le armi nucleari 23 aprile: Giornata delle fedi religiose per l’abolizione delle armi nucleari e della guerra 24 aprile: Conferenza Internazionale per la pace e contro il militarismo 25 aprile: Blocco cancello principale RAF Lakenheath ad opera di 12 donne e attiviste LGBTQ+ 26 aprile: Blocco della RAF Lakenheath (dalle 12.00, ore locali)   Alla Conferenza Internazionale del 24, introdotta da Kate Hudson (già segretaria generale del CND), hanno preso la parola relatori dall’Inghilterra, dalla Scozia, dal Belgio, dalla Germania, dalla Francia, dall’Olanda, da Cipro, dal Giappone, dalla Sud Corea e dagli Stati Uniti. Per l’Italia Elio Pagani, presidente di “Abbasso la Guerra OdV”, anche a nome di “Donne e Uomini Contro la Guerra di Brescia” e del “Centro Sociale 28 maggio” di Rovato, ha illustrato i rischi per la popolazioni di Ghedi e di tutta l’area per la presenza della aerobase di Ghedi dove sono dispiegate  le nuove bombe termonucleari B61-12, e le lotte che si stanno conducendo per ottenere Piani di Emergenza e la rimozione delle armi nucleari USA. Della delegazione italiana faceva parte anche l’attrice, regista e poetessa Pilar Castel e Maurizio Pagani anch’egli attivista di “Abbasso la Guerra”. Segnaliamo che ieri, 25 aprile, dodici donne, intersessuali, non binarie e attiviste trans – di età compresa tra i 24 e i 91 anni, incatenate, hanno bloccato in topless il cancello principale della RAF Lakenheath denunciando gli intrecci mortali tra emissioni militari, distruzione del clima, autoritarismo e genocidio. Tre di esse sono state arrestate, denunciate e poi rilasciate la sera stessa. Oggi è in atto il Blocco totale dell’ingresso alla Base.   Per approfondimenti: https://lakenheathallianceforpeace.org.uk/  https://tridentploughshares.org/  https://cnduk.org/lakenheath/  https://www.codepink.org/lakenheathcamp  https://ipb.org/events/new-peace-camp-the-lakenheath-alliance-for-peace/ https://extinctionrebellion.uk/2025/02/26/join-xruk-at-lakenheath-alliance-for-peace/  https://womenagainstnato.org/ https://www.facebook.com/AbbassoLaGuerra/?locale=it_IT https://www.facebook.com/p/Donne-e-uomini-contro-la-guerra-Brescia-100064531636923/  https://www.facebook.com/cs28maggio/?locale=it_IT  https://lakenheathallianceforpeace.org.uk/day-12-arrests-at-gate/    Elio Pagani Abbasso la Guerra
Da Budapest a Milano, passando per Berlino
A circa dieci mesi dall’arresto di Ilaria e Tobia a Budapest, e a qualche settimana dall’arresto di Gabriele a Milano e di Maya a Berlino, torniamo a parlare di una complessa vicenda giudiziaria che continua ad estendere le proprie maglie fuori dai confini ungheresi, e che proprio in questi giorni è finita al centro di una bagarre mediatica. Se a marzo avevamo affidato ad un compagno di Berlino… Source
Cari saluti da Lipsia. Sul processo agli antifascisti tedeschi
Il 31 maggio scorso, in Germania, dopo quasi cento giorni di processo, l’Alta Corte Federale di Dresda ha emesso una sentenza di condanna per “associazione criminale” nei confronti di quattro antifa tedeschi, giudicati colpevoli di essersi organizzati per colpire persone o ritrovi neonazisti in Germania orientale. La condanna più grave è quella per Lina, a 5 anni e 3 mesi, mentre le altre condanne… Source
Un passo avanti? Corrispondenza da Lützerath (Germania)
Il movimento “per la Giustizia climatica” degli ultimi anni, genericamente designato con la formula “Fridays for future”, non ci ha certo abituati a scene come quelle di sabato 14 gennaio 2023 quando, a Lützerath (in Germania), una massa di persone ha letteralmente tracimato oltre le barriere del consentito per cercare di dare concretezza all’intento generale della manifestazione: salvare… Source