Tag - diritti sociali

Napoli, stop alle “zone rosse”: cittadini e giuristi vincono contro i provvedimenti repressivi
Il TAR annulla le ordinanze prefettizie che delimitavano aree a regime speciale di sicurezza. Il Coordinamento denuncia: “La sicurezza urbana non si costruisce con misure emergenziali, ma con politiche sociali e partecipazione”. -------------------------------------------------------------------------------- I FATTI A dicembre 2024, il Prefetto della Provincia di Napoli ha istituito, per un periodo di tre mesi, le cosiddette “zone rosse”: aree della città in cui vige un regime speciale di sicurezza, con divieto di stazionamento per coloro che siano stati segnalati per alcuni reati e che assumono atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, tali da determinare un pericolo concreto per la sicurezza pubblica e ostacolare la libera e piena fruibilità di quelle aree. L’ordinanza (n. 505525 del 31 dicembre 2024) viene poi prorogata per ben due volte, l’ultima il 30 giugno 2025. La misura è finalizzata a implementare la sicurezza della cittadinanza in alcune aree della città, sulla base dell’art. 2 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, che attribuisce all’Autorità di Pubblica Sicurezza il potere di adottare misure indispensabili per la tutela dell’ordine pubblico. I reati indicati sono spaccio di stupefacenti, lesioni, reati predatori, detenzione abusiva di armi e altri; sono invece esclusi l’omicidio e le molestie a sfondo sessuale. Il provvedimento si presenta dunque come misura straordinaria, ma soprattutto istituisce confini all’interno della città. LA REAZIONE È questo aspetto, in particolare, a destare preoccupazione in alcuni componenti della società civile. Nasce così un coordinamento di giuristi, abitanti, associazioni e spazi politici che temono una cristallizzazione delle divisioni sociali attraverso l’uso spinto di provvedimenti speciali. Il 13 marzo si riuniscono in un’assemblea pubblica presso lo Zero81 – laboratorio di mutuo soccorso. I componenti del Coordinamento – si legge nel primo comunicato – affermano che tali atti sono lesivi delle libertà fondamentali sancite dall’ordinamento democratico, senza garantire una migliore vivibilità della città. Pur riconoscendo che la sicurezza è un tema concreto che incide sulla qualità della vita degli abitanti e di chi attraversa lo spazio urbano, osservano che i problemi sociali vanno affrontati con interventi preventivi su servizi, istruzione, sanità, lavoro e casa, e non risolti attraverso modalità repressive. Il timore principale è che il provvedimento colpisca categorie sociali ed economiche marginali, come i migranti. Per questo viene lanciata una campagna informativa nei quartieri interessati. Alla campagna aderiscono A Buon Diritto Onlus, attiva dal 2001 per la tutela dei diritti fondamentali e l’assistenza a persone private della libertà, e ASGI, associazione nata nel 1990 che riunisce avvocati e giuristi esperti di immigrazione, asilo e cittadinanza. Particolarmente critica è la posizione dei consiglieri della II Municipalità Chiara Capretti e Pino De Stasio, che evidenziano il mancato rispetto del principio di sussidiarietà. A loro si aggiunge la voce del professore Alberto Lucarelli che, in un articolo del Corriere del Mezzogiorno del 16 aprile 2025, si dichiara sostenitore della campagna, sottolineando che, in base al provvedimento, gli agenti possono ordinare l’allontanamento anche solo a persone destinatarie di una denuncia o di una segnalazione per reati minori. “Per la presunzione di pericolosità – scrive Lucarelli – non è richiesta neppure una sentenza di primo grado. Emergono caratteristiche da stato di polizia: la gestione ordinaria dell’ordine pubblico si trasforma in permanente gestione dell’emergenza, utilizzando con enorme discrezionalità provvedimenti repressivi che mirano soprattutto a garantire il decoro urbano. L’ordinanza del Prefetto e le sue proroghe si presentano come repressive e liberticide e, tra l’altro, non sono pensate come reale controllo del territorio contro reati riconducibili alla criminalità organizzata”. I PRIMI DATI Il 7 aprile il Ministero dell’Interno ha pubblicato i risultati dei controlli effettuati fino al 31 marzo in applicazione dell’ordinanza: a Napoli, su un totale di 81.235 persone controllate, risultano 120 ordini di allontanamento, di cui 10 a carico di stranieri; a San Giorgio a Cremano, su 4.976 persone controllate, un solo ordine di allontanamento. Secondo la Prefettura, “i dati evidenziano i positivi risultati raggiunti al fine della prevenzione e del contrasto alla criminalità e a ogni forma di illegalità. Infatti, alla scadenza dei provvedimenti adottati per Napoli, Castellammare di Stabia, Pompei, Pozzuoli e San Giorgio a Cremano, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal Prefetto Michele di Bari, ne ha disposto la proroga per ulteriori tre mesi. Non si esclude l’adozione di analoghi misure per altre comuni dell’area metropolitana”. IL BRACCIO DI FERRO TRA ASSOCIAZIONI E PREFETTURA Le associazioni non concordano e si preparano alla battaglia giuridica. Il 4 giugno viene depositato ricorso al TAR di Napoli dagli avvocati Stella Arena (Foro di Nola) e Andrea Eugenio Chiappetta (dottorando in Diritto costituzionale presso l’Università Federico II). Ricorrenti: ASGI, A Buon Diritto, residenti, cittadini, associazioni e consiglieri della II Municipalità. Il 17 giugno il TAR rigetta il ricorso, poiché l’ordinanza era in scadenza, attestandone però la fondatezza, ravvisando un difetto nell’esercizio di potere. Le associazioni tornano alla carica e, con la seconda proroga, ripresentano ricorso per motivi aggiunti. Il 22 luglio il TAR emette una sentenza di annullamento, riconoscendo che “difettano i presupposti per l’esercizio di potere e risulta comunque violato il principio per cui i provvedimenti contingibili e urgenti devono avere durata limitata nel tempo”. Il Prefetto, in una dichiarazione alla stampa, afferma di rispettare la pronuncia ma annuncia che “la sentenza sarà appellata innanzi al Consiglio di Stato”. GLI SVILUPPI Il Coordinamento No Zone Rosse Napoli continua il suo lavoro. La decisione della Prefettura di adottare nuove misure straordinarie relative ad altre zone della città – come lungomare e Coroglio – viene definita dai giuristi una forzatura, che rischia di trasformare Napoli in una città a spazi controllati e libertà ridotti, con provvedimenti eccezionali reiterati che il Tribunale ha già dichiarato illegittimi. Il 5 settembre si è svolta una nuova assemblea a Zero81 (Largo Banchi Nuovi, Napoli) per denunciare – si legge nel comunicato diffuso sul profilo Instagram @nozonerosse.napoli – l’uso distorto dei poteri prefettizi, l’assenza di trasparenza nelle ordinanze e per riaffermare che la sicurezza urbana non si costruisce con zone rosse, ma con politiche sociali, partecipazione democratica e cura dei territori. Il Coordinamento rivolge anche un appello al sindaco Gaetano Manfredi: chiarire se intenda governare una città aperta, inclusiva e rispettosa della Costituzione o condividere logiche emergenziali che limitano lo spazio pubblico. Il team legale annuncia nuove impugnazioni: “La Costituzione non ammette scorciatoie sui diritti”. ALCUNE RIFLESSIONI Questa vicenda non è solo una questione giuridica per addetti ai lavori: sono in gioco principi fondamentali. Il primo riguarda il rapporto fra Stato e territorio: la sicurezza nello spazio pubblico va garantita, ma nel rispetto dei diritti costituzionali. L’attuazione di regole di convivenza civile non dovrebbe essere affidata alla discrezionalità di poteri straordinari, come accade quando problemi endemici di ordine pubblico vengono affrontati con strumenti emergenziali invece che con politiche sociali mirate. C’è poi il nostro rapporto con la città: come la viviamo? come vengono trattati i bisogni collettivi dalle istituzioni? E i disagi delle categorie più fragili, come le persone a marginalità economica e sociale, o la questione abitativa? Se sicurezza e decoro diventano le uniche priorità, la città rischia di essere trattata come un luogo da abbellire, dimenticando che – soprattutto a Napoli, come ricorda l’UNESCO – il vero patrimonio è rappresentato dalle persone che la abitano. -------------------------------------------------------------------------------- FONTI * Prefettura di Napoli – Esiti controlli zone rosse, 31/0 * Fanpage, 30 luglio 2025 * Corriere del Mezzogiorno , 16 aprile 2025 (articolo di Alberto Lucarelli) Redazione Napoli
Come i ‘diritti umani’ sono diventati un’arma occidentale
Kit Klarenberg denuncia come l’Occidente abbia trasformato i ‘diritti umani’ in un’arma dopo gli accordi di Helsinki, trasformando un’idea nobile in uno strumento per regime change, sanzioni e guerre imperialiste. Il 1° agosto ha segnato il 50° anniversario della firma degli Accordi di Helsinki. Il giubileo d’oro dell’evento è trascorso […] L'articolo Come i ‘diritti umani’ sono diventati un’arma occidentale su Contropiano.
Solitudine e terza età: l’Italia che resta invisibile d’estate
Il caldo e le città svuotate rendono più fragile chi resta indietro: gli anziani soli, spesso dimenticati, affrontano l’estate come una prova di resistenza. Ogni estate, l’Italia si svuota. I negozi abbassano le saracinesche, gli uffici chiudono per ferie, le famiglie partono per le vacanze. Ma c’è un’Italia che resta. Un’Italia fatta di persone anziane che, tra le mura di casa, affrontano un silenzio che si fa più assordante con il caldo. Secondo i dati ISTAT, oltre 3,8 milioni di anziani vivono da soli. Di questi, quasi la metà ha più di 75 anni. Nei mesi estivi, il 70% dichiara di non ricevere visite per settimane intere. Aumentano i disagi, le difficoltà pratiche, ma soprattutto cresce un senso profondo di invisibilità. La solitudine non è solo una condizione emotiva: ha un i mpatto diretto sulla salute, sul benessere psicologico e sulla qualità della vita. Lo dimostrano anche i dati del Ministero della Salute, che ogni anno monitora gli effetti del caldo sulle fasce più fragili della popolazione. Nei mesi estivi, oltre 300 anziani muoiono a causa di complicazioni legate alle alte temperature, spesso da soli, senza che nessuno si accorga del loro malessere. Eppure, questa realtà rimane quasi del tutto assente dal dibattito pubblico. Le iniziative messe in campo da Comuni e Regioni, come le campagne di sorveglianza attiva o le linee telefoniche dedicate, restano spesso poco conosciute o sottoutilizzate. Mancano reti di prossimità efficaci, soprattutto nei quartieri residenziali e nelle grandi città. La solitudine, tra gli anziani, è una questione strutturale che l’estate rende solo più evidente. E il disagio non si limita all’isolamento fisico: c’è un’ulteriore forma di esclusione, più silenziosa, legata alla tecnologia, ai nuovi linguaggi, alla burocrazia digitale. Una barriera invisibile che aumenta il senso di marginalità.   Per raccontare tutto questo ho scelto la voce simbolica di Luciana. Luciana non è una persona reale, ma è vera. È nata dall’ascolto, da anni di incontri, di testimonianze, di storie raccolte nelle case, nei mercati, nei corridoi dei consultori e delle farmacie. In lei si sommano volti, emozioni, fragilità e desideri. È una figura narrativa, ma profondamente autentica. Una donna anziana, colta, lucida, che vive da sola in una città che d’estate si svuota. Attraverso i suoi occhi ho voluto restituire una realtà spesso invisibile: quella degli anziani che restano, che resistono, che vorrebbero ancora esserci per qualcuno. La sua voce ci accompagna in un racconto che, pur nella forma intima e letteraria, è radicato in dati concreti, in fatti, in esperienze condivise. È una fotografia, a tratti poetica e a tratti dura, di una condizione che riguarda milioni di persone e che, troppo spesso, resta fuori campo.   La voce di Luciana Mi chiamo Luciana, ho 78 anni. Vivo al primo piano di un palazzo di tufo nel quartiere Vomero. Dalla mia finestra osservo la vita che scorre, ne seguo i gesti, le onde di emozioni, le bottiglie stappate a fine anno, le risate fragorose e i piante sommessi. Davanti a me c’è l’ingresso del liceo Sannazaro, quei gradini in marmo li conosco bene. Nei mesi estivi riflettono soltanto il sole, che sale lento e silenzioso, a scandire un tempo fermo, senza direzione. Quel liceo l’ho frequentato anch’io, nella mia giovinezza. Amavo le parole, mi hanno insegnato il mondo e come starci dentro. Le cerco ancora oggi, tra i libri e gli incroci della Settimana Enigmistica. Ma ora è più un esercizio che un bisogno, un modo per restare lucida, per non perdere la misura di me. I pensieri mi abitano, ma non sempre sono gentili. Alcuni fanno male, altri si ripetono. Cerco di metterli a tacere, ma non ascoltano. La vecchiaia è un tempo complicato, un contenitore arrugginito, una gabbia che a volte stringe, altre lascia passare troppi spifferi. Un giorno mi sento leone, l’altro formica, laboriosa, lenta, ancora piena di voglia di fare, ma senza qualcuno a cui dare. L’estate rende tutto più evidente. Per molti è libertà, leggerezza. Per me, è attesa. Dopo la festa dell’ultimo giorno di scuola, i cancelli si chiudono e resta solo il silenzio. La solitudine non bussa, entra. Evito di uscire. L’afa è dura, ma più dura è la desolazione. Cammino per casa come in un museo personale. Ogni stanza custodisce un’assenza. Le fotografie, i piccoli oggetti, il cellulare. Mi conforta, ma ho sempre paura di toccare un tasto e perdere tutto. Nei giorni buoni leggo. Oppure mi prendo cura di me, mi pettino, mi vesto bene, anche senza un appuntamento. È il mio modo per dire: ci sono ancora. Ma d’estate la città si svuota, e con lei anche la rete che dovrebbe sostenere chi resta. Una medicina, una spesa, un sorriso, diventano cose difficili se bisogna passare da uno schermo. La tecnologia, per noi, spesso allontana invece di avvicinare. Nei giorni buoni penso che potrei essere utile. Potrei aiutare una madre stanca, cucinare per altri anziani, fare compagnia, ascoltare. Ma la vera sfida è restare visibili, trovare il coraggio di dire: ci sono. Quei giorni, però, quando si è soli, diventano sempre più rari. Poi, il telefono squilla. Forse sono loro. Cerco la voce dentro le ossa e la tiro fuori, dritta, fiera: “Come sto? Alla grande. Vi aspetto.” E intanto il tempo passa. Un giorno, all’improvviso, le scale del liceo tornano a riempirsi di passi, di voci, di gioventù. Li sento salire, ridere, correre. La vita riprende, senza chiedere permesso. E quei suoni, anche se non mi appartengono più, mi entrano dentro. Mi ricordano che la vita, anche quando sembra lontana, trova sempre un modo per tornare a bussare. E io sono ancora qui, con la finestra aperta, pronta ad ascoltarla. Le immagini non ritraggono una persona precisa, ma danno corpo e sguardo a Luciana attraverso dettagli della vita quotidiana. Sono scatti reali, tratti dalla quotidianità di mia madre, che rendono visibile ciò che nel racconto resta voce.   Link e contatti utili per anziani http://Numero Verde Nazionale per Anziani 800 995 988 – fondazioneitaliani.it http://Telefono Amico Italia – Ascolto e compagnia 02 2327 2327 – telefonoamico.it http://Comune di Napoli – Servizi per anziani comune.napoli.it/anziani http://Auser Napoli – Volontariato e aiuto domiciliare ausercampania.it/napoli http://Spesa e farmaci a domicilio per over 65 – Napoli estate comune.napoli.it/spesa-domicilio-anziani Lucia Montanaro