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BOGOTA’: Vertice dell’Gruppo dell’Aia contro il genocidio in Palestina
Più di trenta paesi si sono riuniti a Bogotà il 15 e il 16 luglio per la Conferenza d’Emergenza convocata dal Gruppo dell’Aia, nato a gennaio 2025, con l’obiettivo di fermare il genocidio in corso a Gaza. la conferenza co-presieduta da Colombia e Subafrica ha avuto inizio in una piazza germita di persone con il […]
Le radici del privilegio: una dinastia costruita su sangue, silenzio e nostalgia dell’apartheid
C’era una volta una famiglia che non fuggiva dalla guerra, né dalla fame. No. Fuggiva verso il privilegio. Aveva un piano: raggiungere una terra dove il colore della pelle garantiva dominio, non sopravvivenza. Dove nascere bianchi significava comandare, possedere, esistere al di sopra. Il capofamiglia, Joshua Haldeman, non era un […] L'articolo Le radici del privilegio: una dinastia costruita su sangue, silenzio e nostalgia dell’apartheid su Contropiano.
È l’Europa che è malata
-------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Il sito dell’Unione Europea dichiara: “Ogni anno il 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa, che celebra la pace e l’unità in Europa”.  Come ormai la maggior parte delle istanze internazionali l’Ue da sei anni sotto la direzione di quella che fu la ministra della difesa di Angela Merkel, Ursula von der Leyen, imbarazza e disgusta nella sua mancanza di volontà politica nel prendere una posizione radicale contro il genocidio del popolo Palestinese a Gaza e nella sua insensata – se non alla luce dei profitti che ci stanno dietro – corsa all’armamento. In Italia la richiesta di manifestare appoggio e indignazione contro il massacro, sia online sia per le strade, risulta quasi sterile. Malgrado ciò, a chi ha ancora la forza di andare in strada, malgrado la stagnante aria di fallimento che si respira in Europa, va tutta la mia stima. Come uno dei partecipanti della manifestazione di Milano del 25 Aprile ricorda in un video: “È importante ogni tanto stare insieme, e vedere che siamo ancora in tanti”.  Online si vede circolare un manifesto, portato in corteo in diverse manifestazioni pro-Palestina, in differenti città europee che dice: “You know what also died in Gaza? The myth of western Humanity and Democracy?” (Sapete cos’è morto anche a Gaza? Il mito dell’umanità e della democrazia occidentale). Quel mito è morto, se mai ha avuto ragione per nascere, da molto tempo. È basato sulla ripetuta incapacità dell’Europa di fare autocritica, di guardare alla propria storia fatta sul sacrificio e lo sfruttamento degli altri, una storia che continua tuttora nella forma che i migranti, le donne, coloro che non rientrano nelle regole dei padri fondatori, maschi etero bianchi, sono trattati e perseguitati. Nel suo Discorso sul Colonialismo (1950) Césaire, commentando la differente risposta della società occidentale alle atrocità dell’olocausto e della schiavitù, già lo fece notare parecchio tempo fa: “Hanno tollerato quel nazismo prima che fosse loro inflitto, lo hanno assolto, hanno chiuso gli occhi su di esso, lo hanno legittimato, perché, fino ad allora, era stato applicato solo ai popoli non europei”. Esistono gradi diversi di applicare le universali europee norme di umanità e democrazia. La guerra in Ucraina, contemporanea alla guerra in Palestina, lo ha reso ancora più palese. Secondo Van Bever Donker, della University of Western Cape, “ciò che la civiltà [europea] ha raggiunto, il punto a cui è giunta, non equivale ad altro che alla sua morte”. E forse per questo tollera la morte ovunque. In contrasto allo stato di asfissia europeo  e di reazione programmata come strategia di sopravvivenza, la quotidianità della solidarietà al popolo Palestinese da parte del popolo sudafricano impressiona nella sua naturalezza, nel suo non bisogno di spettacolarità.  Innumerevoli sono le iniziative in solidarietà e concreto sostegno. Lo si vede nei muri delle case, dove messaggi in sostegno al popolo palestinese sono continui, negli adesivi nelle autovetture, nelle molte bandiere presenti nei festeggiamenti di Eid al-Fitr, o semplicemente Eid, la festa in cui musulmani di tutto il mondo celebrano la fine del mese di digiuno dall’alba al tramonto del Ramadan. Domenica 27 aprile in occasione del Freedom Day, una dozzina di nuotatori hanno organizzato una staffetta percorrendo a nuoto il tratto di 7,4 km da Robben Island a Bloubergstrand, nella acque gelide di Cape Town. Lo hanno fatto per raccogliere fondi necessari per l’assistenza umanitaria a Gaza e per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impossibile situazione dei palestinesi. “I nuotatori sono semplici sudafricani che si tuffano in acque simbolo della nostra storia di lotta e prigionia in solidarietà con chi soffre sotto l’oppressione”, hanno detto gli organizzatori che si proponevano di raccogliere almeno 500.000 e ne hanno raccolti 600.000, circa 30.000 euro, in poche ore. I fondi sono stati ripassati a Gift of the Givers una versione sudafricana di Emergency, fondata nel 1992 da un medico sudafricano, Imtiaz Ismail Sooliman, per offrire soccorso in caso di calamità e assistenza umanitaria in tutto il mondo, a gennaio 2025 l’organizzazione ha dichiarato di impiegare oltre 600 persone con uffici in nove aree, tra cui Somalia, Yemen e Palestina. Con finanziamenti da aziende sudafricane e donazioni private, l’organizzazione ha distribuito oltre 6 miliardi di Rand (319 milioni di dollari) in aiuti in 47 paesi in 32 anni, ed è la più grande agenzia di risposta ai disastri di origine africana.  La prossima settimana a Johannesburg si terrà il Jozi Palestinian Film Festival, due serate di film e dibattiti sulla situazione palestinese organizzate da South Africa BDS Coalition. I biglietti sono esauriti dopo due giorni dall’annuncio del festival, anche quelli delle overflow seating, sedie di plastica, da aggiungere in sala ovunque ci sia spazio. Il documentario Al-Nakba: The Palestinian Catastrophe (2024) di Rawan Damen apre la rassegna il giorno – 15 maggio – in cui la Nakba (catastofe) viene commemorata ogni anno. Tra il 1947 e 1949, 531 città e paesi furono distrutti dalle milizie israeliane. Dei 1,4 milioni di abitanti palestinesi dell’epoca. Si stima che ci siano oltre 9 milioni di rifugiati palestinesi sparsi in tutto il mondo. Alla luce del genocidio di 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza oggi la Nakba assume un nuovo significato. Nel corso del festival verranno presentati Eyes of Gaza (2024) di Mahmoud Atassi, sull’indicibile numero di giornalisti uccisi in un anno nella guerra tra Israele e Gaza, più alto in qualsiasi altro conflitto da quando il Comitato per la Protezione dei Giornalisti ha iniziato a raccogliere dati nel 1992. Mercoledi 21 l’University of Johannesburg insieme alla Birtzeit University Occupied Palestine, ospiterà la terza Shireen Abu Akleh lezione pubblica, dal titolo Genocidio e apartheid: terra e identità in Palestina e Sudafrica, in memoria della giornalista palestinese statunitense uccisa da un soldato israeliano mentre seguiva un raid nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata da Israele nel 2022, sarà possibile seguirla online.   Segue Al-Shifa Hospital: The Crimes They Tried to Bury (2024), un breve documentario prodotto da Al Jazeera che mira a scoprire la verità dietro le atrocità commesse durante l’assedio dell’ospedale Al-Shifa da parte dell’occupazione israeliana. Il documentario funge da contro-narrativa alle distorsioni e garantisce che le voci delle vittime e dei testimoni vengano ascoltate. La proiezione sarà seguita da una sessione di domande e risposte con gli Healtchcare Workers 4 Palestine. HW4P, è stata co-fondata in Inghilterra da un gruppo di medici nel 2023 per combattere la censura e difendere i diritti degli operatori sanitari palestinesi e il diritto dei palestinesi all’assistenza sanitaria. Il sabato Nathi Ngubane, scrittore e illustratore del libro da colorare From the River to the Sea, i cui ricavati della vendita sono devoluti al popolo palestinese tramite Penny Appeal South Africa, terrà un laboratorio per bambini mentre chiuderà il festival il documentario girato in Libano e nella Palestina occupata, The Last Sky (2024) di Nicholas Hanna’, avvocato libanese-australiano, seguito da una sessione di domande e risposte con il regista. Vale la pena tornare di nuovo a Césaire e alla sua convinzione che l’intervento europeo non deve rivolgersi a salvare i colonizzati, ma offrire all’Europa la possibilità di salvarsi. “Ciò che è in gioco è la possibilità per un volto più umano […]. Nell’argomento di Césaire, il problema è in realtà la rivendicazione dell’Europa allo status di uomo, e la produzione di una testimonianza come espressione di questo, che è la rivendicazione dell’Europa. È l’Europa che è malata” ricorda Bever Donker leggendo Césaire. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo È l’Europa che è malata proviene da Comune-info.
Triangulum di Masande Ntshanga
NEL FUTURO PROSSIMO DI UN SUDAFRICA DISTOPICO: ANNO 2040 Triangulum Δ Masande Ntshanga 28 Novembre 2023/di Adele Akinyi Manassero CATEGORIE: Libreria  / Narrativa  / Romanzo Tempo di lettura: 5 minuti * Triangulum, Masande Ntshanga, Pidgin Edizioni, 2023, traduzione dall’inglese di Stefano Pirone. Dopo Il Reattivo (Pidgin Edizioni, 2017), torniamo a parlare del sudafricano Masande Ntshanga con la sua seconda opera, Triangulum (2019), tradotta in Italia dallo stesso Stefano Pirone per Pidgin Edizioni e dal 7 novembre sugli scaffali delle librerie. Il romanzo inizia in un futuro non troppo lontano. Siamo negli anni ‘40 di questo secolo e la dottoressa Naomi Buthelezi, docente universitaria di scrittura creativa e scrittrice di fantascienza, spiega di aver ricevuto l’incarico di visionare e analizzare dei materiali che annunciano la fine del mondo nel 2050. Un pacco anonimo, contenente delle registrazioni audio e due manoscritti di una fonte anonima femminile, è infatti stato consegnato all’Agenzia Spaziale Nazionale Sudafricana (SANSA). L’obiettivo dell’indagine della dott.ssa Buthelezi, insieme al presidente e direttore della SANSA il dottor Hessler, è quello di discernere quanto ci sia di fantastico e quanto di reale. Ciò che apparentemente potrebbe apparire un’opera di fantasia, ha predetto un attacco eco-terroristico sulla montagna della Tavola a Cape Town da poco verificatosi, descrivendo con dovizia di particolari dove e come furono installate le cariche esplosive nel 2026, e non può quindi essere ignorata. «IN QUALSIASI CIRCOSTANZA, QUESTE TESTIMONIANZE DEVONO ESSERE PRESENTATE COME UN’UNICA COMUNICAZIONE. NON È POSSIBILE DARE UN SENSO A UNA DI ESSE SENZA LE ALTRE. QUESTA CONDIZIONE NON È NEGOZIABILE. PER AMORE DELLA VERIDICITÀ E DEL DETTAGLIO – E A MIO RISCHIO PERSONALE – MI SONO SOTTOPOSTA A UNA TERAPIA DI REGRESSIONE IPNOTICA PER RICORDARE LE INFORMAZIONI CHE DESIDERAVO FORNIRE A QUESTO UFFICIO, MA SONO ANCORA UMANA, O PERLOMENO LO SONO STATA, E PER COMPRENDERMI È NECESSARIO COMPRENDERE LA VITA CHE HO VISSUTO, E CHIEDO CHE QUESTA ACCOMPAGNI IL TESTO.» Attraverso i ricordi audio sbobinati e le memorie della mittente anonima, Triangulum abbraccia quarant’anni di Sudafrica dalla fine degli anni ’90 al futuro prossimo, passando per le fasi finali dell’apartheid, la crisi economica e si proietta verso i disastri ecologici che attendono l’umanità. Conosciamo la narratrice da ragazza quando, affascinata da un libro, Diari degli UFO, che apparteneva alla madre, inizia ad avere delle visioni di una macchina fluttuante che emette un ronzio metallico: che si tratti di allucinazioni o di alieni che cercano di comunicarle qualcosa? Quando il caso di tre ragazze rapite assume una rilevanza nazionale, la narratrice inizia ad investigare nella speranza di trovare una connessione con la scomparsa della madre avvenuta anni prima e i presunti avvistamenti alieni. «STANOTTE LA MACCHINA TORNA CON IL TRIANGOLO RIVOLTO A SINISTRA, ESPANDENDOSI TRA LE DUE MACCHIE DEL SOFFITTO. È TARDI, CIRCA UN’ORA DOPO MEZZANOTTE, E NON RIESCO A CAPIRE SE STO SOGNANDO O MENO QUANDO SENTO DORIS PIANGERE.» La narrazione procede ad incastro, ma fino alla fine non lascia intravedere il quadro completo, tenendo incollatə alla pagina. La storia segue la protagonista diventare adulta fra esperimenti scientifici su persone indigenti e contatti con cellule eco-terroristiche in un futuro distopico dove i big data e gli interessi di grandi aziende e di uno Stato colluso esacerbano le disuguaglianze e l’oppressione dei cittadini. Masande Ntshanga è riuscito a costruire un ingranaggio complesso che rompe i confini tra i generi, attraversando la fantascienza afrofuturistica, la distopia, il romanzo di spionaggio, il mistero e, da una certa angolatura, l’autofiction. Un’opera che merita il giusto tempo per essere letta e assaporata, perfetta per le lunghe sere invernali. Δ Con Triangulum, Pidgin Edizioni inaugura la nuova collana Mangrovie e non vediamo l’ora di scoprire quali altre opere la seguiranno! Nominato per il Nommo Award nel 2020 come Miglior Romanzo di Fantasia di un autore africano, Triangulum, secondo una notizia di Okayafrica di circa un anno fa, è stato selezionato per la trasposizione a serie TV con la regia del sudafricano Sibs Shongwe-La Mer.✎ INCIPIT «Sono una donna che agisce secondo la propria volontà e il proprio desiderio. Non cercate di contattarmi dopo questa comunicazione. Con ogni probabilità, non sarò più qui. Queste righe segnano l’inizio del biglietto che il mio collega, il dottor Joseph Hessler, mi ha consegnato tre anni fa, insieme ad altri materiali che ero stata incaricata di raccogliere in un dossier destinato a informare una relazione della Difesa dello Stato. Non ho inviato le informazioni. I materiali sono invece diventati il seguente manoscritto che, con l’aiuto dell’ormai defunto dottor Hessler, ho preparato per il pubblico come TRIANGULUM.» Ringraziamo infine di cuore Pidgin Edizioni per il dono di Triangulum! Tags: Afrofuturismo, Cape Town, distopia, evidenza, inglese, letteratura postcoloniale, Mangrovie, Masande Ntshanga, Pidgin Edizioni, sci-fi, science fiction, Sudafrica CORRELATI TRIANGULUM DI MASANDE NTSHANGA 28 Novembre 2023 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2023/11/Masande-Ntshanga_Triangulum_copertina.jpg 1200 1600 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2023-11-28 14:47:542023-11-28 14:47:54Triangulum di Masande Ntshanga VIAGGIO NELLA SCONFINATA IMMAGINAZIONE DI NNEDI OKORAFOR 29 Agosto 2021 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/08/Nnedi-Okorafor-Binti-e-Chi-teme-la-morte_slider.jpg 844 1500 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2021-08-29 11:28:442021-08-29 11:28:44Viaggio nella sconfinata immaginazione di Nnedi Okorafor © Afrologist LAGOS INVASA DAGLI ALIENI. LAGUNA, DI NNEDI OKORAFOR 28 Marzo 2020 / 1 Commento Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2020/01/Nnedi-Okorafor-Laguna-slider-scaled.jpg 1438 2560 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2020-03-28 16:50:422021-08-28 10:47:25Lagos invasa dagli alieni. Laguna, di Nnedi Okorafor L'articolo Triangulum di Masande Ntshanga proviene da Afrologist.
PRIMO MAGGIO. Lavoro minorile femminile in Africa
In occasione della festa dei lavoratori, un articolo dal continente africano. Dal Ghana al Sudafrica, le bambine costrette a lavorare per sostenere la famiglia e se stesse. E se le leggi per impedirlo ci sono, spesso restano lettera morta (Fonte: International Labour Organization) di Federica Iezzi Roma, 30 aprile 2022, Nena News – L’International Labour Organization (Ilo) stima che circa 100 milioni di ragazzine siano coinvolte nel lavoro minorile a livello globale. E un quinto delle ragazze africane entra precocemente nel mondo del lavoro. Oggi milioni di bambine sono spinte a diventare lavoratrici per prendersi cura di se stesse e delle proprie famiglie. Anche l’accattonaggio fa parte del lavoro minorile, che secondo la definizione dell’Ilo è un lavoro che priva i bambini della loro infanzia, delle loro potenzialità e della loro dignità. Secondo lo studio “Begging for Change”, condotto dall’organizzazione Anti-Slavery International, non è raro trovare bambini costretti a mendicare per il loro bisogno di sopravvivere. E sono proprio le ragazze a correre rischi maggiori perché sono più vulnerabili allo sfruttamento sessuale e ad altre forme di abuso. In Ghana le minorenni sono spesso spinte a lavorare al posto dei fratelli maschi in quanto i genitori di fatto considerano l’istruzione delle loro figlie un investimento scarso, dal momento che ci si aspetta che si sposino e lascino la famiglia. In altri casi, le ragazze vengono formate come domestiche, altra forma di lavoro considerata tra le occupazioni meno regolamentate. Lavorando nel buio delle singole case, le bambine sono spesso invisibili al mondo esterno e quindi particolarmente vulnerabili alla violenza, allo sfruttamento e agli abusi. Per combattere il lavoro minorile femminile, il governo del Ghana ha implementato il National Plan of Action against Child Labor. Il programma, coordinato delle politiche di sviluppo economico e sociale del Ghana, in collaborazione con il Ghana Shared Growth and Development Agenda, dovrebbe fungere da quadro operativo per migliorare la protezione dei minori e per affrontare i livelli esorbitanti di disoccupazione giovanile nel Paese. Settantacinque anni di brutale colonialismo europeo continuano ad avere un impatto devastante sulla Repubblica Centrafricana e hanno aperto la strada a molte delle difficoltà che il Paese continua ad affrontare oggi. Come lo sfruttamento del lavoro legato alla raccolta di caffè, cotone, gomma e altre risorse locali. Nella Repubblica Centrafricana esiste un quadro giuridico nazionale consolidato per la protezione dei diritti dell’infanzia e il Paese ha ratificato trattati internazionali chiave sui diritti dell’infanzia, tra cui il Child Rights Convention e l’African Charter on the Rights and Welfare of the Child. Il Paese, tuttavia, non è parte della Convenzione dell’Aia del 1980, in materia di minori. Sembra esserci un’ampia mancanza di applicazione di queste leggi. Secondo l’Unicef, il 31% dei bambini dell’Africa centrale tra i 5 ei 17 anni lavora. Il Sudafrica è un Paese di origine, transito e destinazione per la tratta di bambini. Anelli di traffico iniziano nelle zone rurali e maturano nei centri urbani come Bloemfontein, Cape Town, Durban e Johannesburg. Il Paese ha compiuto notevoli progressi per eliminare le più pesanti forme di lavoro minorile. L’adozione della Phase IV of the National Child Labor Program of Action for South Africa ha aumentato i finanziamenti per il Child Support Grant, destinati ai bambini vulnerabili. Dal 1990, a livello internazionale e regionale, l’Angola fa parte della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, ratificata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Adottati anche i suoi Protocolli Opzionali. Tuttavia, la crisi economica derivante dal calo dei prezzi del greggio ha fatto sì che lo stato angolano abbia meno fondi da investire in programmi sociali per migliorare la situazione dei bambini e garantire il rispetto dei loro diritti, Nena News