Source - S.I. Cobas – Sindacato intercategoriale

"TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI"

TOUT LE MONDE EN GREVE!
TOUT LE MONDE EN GREVE! Oggi la Francia si blocca di nuovo, contro le politiche di economia di guerra che ci accomunano in un contesto generale e internazionale di attacco alla classe! Contro le politiche di economia di guerra e disciplinamento di guerra, uniti con i lavoratori e lavoratrici francesi e fianco a fianco dei proletari/ie che resistono in Palestina! Il Si cobas è Oggi 18 settembre con i compagni e le compagne francesi, domani 22 settembre unitariamente in Italia! Rilanciamo la lotta di classe e la solidarietà di classe in vista di ulteriori mobilitazioni necessarie in ottica internazionalista, dai luoghi di lavoro! Creare coscienza e conflitto è fondamentale , rispondere colpo su colpo è necessario! Tocca uno, tocca tutte! Solidarité de classe, contre les politiques capitalistes d’économie de guerre. Unité et perspectives internationales sont nécessaires ! Solidarité ! Un geste, un gesto, tous ✊ Tout le monde en Grève! Sì cobas nazionale L'articolo TOUT LE MONDE EN GREVE! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
Solidarietà ai lavoratori di Montemurlo e al Sudd cobas!
Solidarietà ai lavoratori di Montemurlo e al Sudd cobas! Il Si cobas nazionale dopo le scene  di violenza ad opera dei padroni (filmate )contro i lavoratori  nel distretto della moda di Prato(scene non nuove purtroppo) siano l’ennesima dimostrazione della connivenza  di tutte le istituzioni li presenti(dal comune alla questura, ai sindacati confederali ) che pur conoscendo queste situazioni di sfruttamento  accettano, senza far niente, questa violenza ai danni dei lavoratori e lavoratrici da parte dei datori di lavoro.  Quest’ultima  viaggia in concomitanza con la legislazione repressiva che il sistema di sfruttamento e le istituzioni borghesi hanno messo in atto e sta facendo viaggiare nell’ottica dell’attacco di classe ormai concordato e iscritto all’interno di un disegno di economia e disciplinamento di guerra. Questo è l’ennesimo atto che tende a colpire le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici che osano ribellarsi  attraverso il conflitto contro la situazione di reale schiavismo che riguarda una miriade di situazioni lavorative che viaggiano senza tutele e controlli di sicurezza e in cui la contrattualistica ormai risulta essere carta straccia e  le retribuzioni sono da fame. A tutto questo contesto il Si Cobas risponde tutti i giorni con la lotta, senza situazioni di compromesso e non può esimersi ad esprimere solidarietà ai lavoratori e lavoratrici della ditta “Alba” di Montemurlo che sono stati vittime non solo un episodio, ma che sono immersi in una catena in cui il valore della vita di un lavoratore (qui come in ogni angolo del pianeta) vale meno di un bullone o di un capo di abbigliamento, proprio perché immersi in una società in cui il capitale agisce ogni giorno con la violenza e la condizione di miseria che lo contraddistingue e per cui conta il profitto e i numeri. Sviluppare le lotte e i processi dai luoghi di lavoro in un contesto storico e sociale come quello che stiamo vivendo è necessario più che mai! Come per i proletari Palestinesi, anche per i proletari/ie è necessario sviluppare processi e progettualità di lotta di classe! Dai luoghi di lavoro, alla Palestina.. Tocca uno, tocca tutti Si cobas nazionale L'articolo Solidarietà ai lavoratori di Montemurlo e al Sudd cobas! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
SULLO SCIOPERO GENERALE E SULLA SUMUD FLOTILLA!
A partire dai primi giorni di agosto su sollecitazione di noi e della CUB i responsabili di tutti i sindacati di base si sono incontrati per discutere la posizione da prendere sulla Palestina e se vi erano le condizioni per indire uno sciopero generale. Nel confronto emerse la necessità di rincontrarsi alla fine di agosto e alla luce degli ultimi avvenimenti definire i contenuti per l’iniziativa di sciopero ed il giorno che volevamo indirlo, la data però fu procrastinata agli inizi di settembre con una autoesclusione della Usb che aveva deciso di correre da sola. Nei giorni precedenti la presa di posizione del portuale della Calp che spiegava l’iniziativa presa dalla flotilla e la decisione di fermare l’Italia che lavora qualora gli aiuti alla popolazione di Gaza venissero bloccati. Una lodevole intenzione del compagno che però travisava quello che sono le condizioni attuali dei livelli di coscienza dei lavoratori ( ne sappiamo qualcosa, visto che il SI Cobas è stato l’unico sindacato che ha risposto alla richiesta dei sindacati palestinesi facendo ben quattro scioperi). Di fronte alla presa di posizione della Usb, che di fronte ad un blocco della flotilla da parte dello stato israeliano avrebbe indetto da sola lo sciopero di tutte le categorie dei lavoratori, la discussione che abbiamo avuto all’interno degli altri sindacati di base si è fondamentalmente focalizzata intorno a chi, come il coordinatore nazionale del SI Cobas, sosteneva che l’iniziativa via mare amplificava il sentimento popolare contro le barbarie del sistema imperialistico tramite il braccio armato israeliano esercitato contro i palestinesi e le masse nell ‘area Medio Orientale, ma che l’azione, soprattutto umanitaria, poteva servire ad amplificare e mettere al centro l’azione politica dello sciopero in sostegno alla causa portata avanti della resistenza palestinese. La posizione sostenuta dagli altri sindacati di base ( a parte la Cub che ci è sembrata attesista) era invece di muoversi secondo gli avvenimenti legate a quello che poteva avvenire contro l’azione della flotilla. Non riuscendo a trovare una sintesi unitaria tra le due posizioni si era deciso di incontrarsi di nuovo il 16 settembre e per il momento scrivere un comunicato di sostegno all’azione dei compagni in azione via mare. Cosa quest’ultima che abbiamo fatto: bozza proposta dalla Cub e corretta dal SI Cobas. Il testo finale però è quello che gira adesso come adesione allo sciopero indetto per il 22 settembre dalla Usb( ” difendere la Flotilla, fermare il genocidio a Gaza, stop all’economia di guerra) senza la nostra firma, perché non siamo abituati a proclamare gli scioperi senza poi non farli il più forti possibili. Detto questo, però, l’indicazione che diamo ai nostri iscritti è quella, la dov’è possibile, di supportare e partecipare allo sciopero del 22 settembre per la globale Sumud flotilla visto il muoversi di una sempre più diffusa presa di coscienza dei lavoratori/trici riguardo la questione palestinese, leggendo in tutto ciò la possibilità e l’opportunità politica e sindacale in continuità col percorso di classe gia intrapreso con i quattro scioperi da noi indetti precedentemente e soprattutto in prospettiva della manifestazione del 4 ottobre a Roma indetta da tutti i rappresentanti palestinesi in Italia ( oggi si è svolta l’assemblea di indizione a Roma a cui abbiamo partecipato) e lo sciopero generale del 17 ottobre che proclameremo ( con gli altri o da soli) contro l’economia di guerra portata avanti dalla nostra borghesia ( terzo stato imperialista nella graduatoria della vendita di armi ad Israele). Intrecciamo la lotta di resistenza dei palestinesi con la lotta dei proletari nelle metropoli capitalistiche. Un passo significativo in questa direzione è emerso ed ha irradiato il movimento dei lavoratori a scala internazionale. La resistenza palestinese rafforza la strada alla resistenza del proletariato mondiale nella sua lotta contro il sistema capitalistico che oggettivamente percorre, nella crisi del suo modo di produzione, le strade che portano verso i confronti militari imperialisti a scala mondiale . BEN SCAVATO VECCHIA TALPA! Coordinatore Nazionale SI Cobas L'articolo SULLO SCIOPERO GENERALE E SULLA SUMUD FLOTILLA! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
Sciopero GLS di Verona
Sciopero a Verona – 12/09/2025 ore 20:30 I lavoratori di CISA S.B. S.p.A. – GLS Italy S.p.A. sono in sciopero per la piena applicazione del contratto, per salari dignitosi e contro i furti retributivi dell’azienda. Diritti e dignità non si toccano! ✊ ✍️ S.I. Cobas L'articolo Sciopero GLS di Verona proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
Manifestazione di Napoli
UNA GIORNATA DI LOTTA PROLETARIA AL FIANCO DEI DISOCCUPATI NAPOLETANI: AGLI SCIACALLI E AI CARROZZONI ELETTORALI RISPONDIAMO UNITI E ORGANIZZATI! Oggi a Napoli più di mille tra disoccupati, operai del SI Cobas con delegazioni da tutta Italia, studenti e solidali hanno manifestato per le vie del centro per rispondere in maniera unitaria agli attacchi repressivi e ai tentativi di divisione portati avanti dalle istituzioni (con in prima fila esponenti della destra di governo) all’indomani della truffa del click day attraverso la quale qualcuno si illude di poter escludere una parte della platea dei movimenti 7 novembre e Cantiere 167 Scampia dal piano di formazione finalizzata al lavoro: un piano che, come dimostrano gli stessi atti e verbali istituzionali di questi mesi, frutto unicamente della dura e coerente lotta dei disoccupati organizzati. Oggi in piazza i disoccupati hanno trovato al loro fianco i loro alleati di sempre: i lavoratori SI Cobas della logistica (UPS, FedEx, BRT) i licenziati GLS, lavoratori arrivati da Milano, Piacenza, Bologna, Genova, Torino, Modena, Roma, dalla Calabria e dalla Sicilia; i compagni della TIR, gli studenti e gli attivisti della zona flegrea, di Aversa, Santa Maria Capua Vetere e da varie parti della Campania, il FGC e realtà varie della sinistra di classe; ma anche e soprattutto numerosi attivisti a sostegno della resistenza del popolo palestinese, i quali in questi anni di mobilitazione contro il genocidio a Gaza hanno sempre ricevuto supporto dai disoccupati. Non è un caso che durante il corteo molti interventi hanno sottolineato il legame tra “guerra interna”, “guerra esterna” e il genocidio sionista a Gaza, su tutti i compagni dei Giovani Palestinesi che per domani hanno lanciato un’assemblea nazionale a Roma in vista della manifestazione del 4 ottobre. E non è un caso se la manifestazione ha ospitato l’intervento in diretta con Lorenzo D’Agostino, giornalista -attivista imbarcato su una delle navi della Global Sumud Flottilla dirette a Gaza per rompere il blocco navale e portare generi di prima necessità alla popolazione devastata e affamata dai macellai sionisti. Tanti interventi hanno inoltre evidenziato come l’attacco alle lotte proletarie e agli scioperi e la stretta repressiva portata avanti dallo stato e dal governo, rispondono sempre più a una necessità di normalizzazione e disciplinamento che procede di pari passo con i preparativi di una nuova guerra mondiale: una guerra che è già in atto e che vede i lavoratori e le masse sfruttate ridotte a carne da macello sui teatri di scontro militare già in atto, oppure costrette a pagare i costi della corsa frenetica al riarmo con un peggioramento delle condizioni di vita e salariali, con i tagli alla spesa sociale e con l’aumento dello sfruttamento sui posti di lavoro. Il corteo è terminato sotto la sede del comune a palazzo San Giacomo, dove una delegazione dei movimenti 7 novembre e Cantiere 167 sono stati ricevuti dall’amministrazione per ribadire che l’iter di formazione deve partire per tutta la platea e nessun disoccupato dovrà essere escluso ne rimanere indietro. Le garanzie istituzionali di queste ore rappresentano un buon viatico per una conclusione positiva della vertenza, ma ciò a condizione che i disoccupati facciano tesoro dell’esperienza e non retrocedano di un millimetro sul terreno della lotta finché questo primo traguardo non sarà definitivamente raggiunto! La piazza di Napoli ha altresì rappresentato un primo, positivo banco di prova per le mobilitazioni dei prossimi giorni e settimane, a partire dagli scioperi e dalle piazze a sostegno della resistenza palestinese e della Sumud Flottilla. Come SI Cobas faremo come sempre la nostra parte, lavorando per sostenere questi appuntamenti in maniera realmente unitaria e lavorando per fare si che in questo movimento sia sempre più forte la voce e il protagonismo dei lavoratori e affinché gli scioperi e i blocchi della produzione e della distribuzione si intensifichino in tutte le principali filiere ed arterie del profitto e dell’economia capitalistica: a partire dai porti, dalla logistica e dalle industrie complici con la corsa al riarmo e con il genocidio del popolo palestinese. L’incontro tra i movimenti solidali in Italia e a livello internazionale, con le masse lavoratrici arabe e immigrate e con i lavoratori e proletari autoctoni, può e deve rappresentare la miscela esplosiva capace di dare vita a uno sciopero generale capace di bloccare davvero tutto!!! Ora e sempre al fianco dei disoccupati 7 novembre e Cantiere 167 Scampia Toccano uno toccano tutti! Solo la lotta paga! Palestina libera dal fiume al mare! L'articolo Manifestazione di Napoli proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
Solidarietà  con i Camalli di Genova !
Il Si Cobas esprime piena solidarietà con i contenuti di lotta espressi dai camalli di Genova e la loro volontà di procedere a   seguire  passo dopo passo la mobilitazione della Sumud Flottilia, in quanto naturale processo di un’azione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici in sostegno alla resistenza dei proletari palestinesi! Il Si Cobas vede nella progettualità dell’azione la possibilità di sviluppare a carattere nazionale e internazionale pratiche e contenuti di lotta tali che portino le contraddizioni a scatenare una risposta conflittuale di classe nei vari contesti di economia di guerra e dare così una risposta chiara e decisa che parta dall’interno della struttura imperialista e colonialista occidentale. Il Si Cobas è così pronto a dare una risposta effettiva di mobilitazione in concomitanza e in collaborazione con quella dei Camalli di Genova dai luoghi di lavoro   mobilitando dove è possibile tutti i lavoratori in particolare quelli della logistica. In attesa dell’ulteriore  proclamazione  dello sciopero  generale dei sindacati di base  che hanno sempre  affiancato e costruito il percorso di classe a fianco del popolo palestinese, mobilitando i lavoratori  per un’azione concertata e unitaria! Il nemico di classe è unico, la risposta deve essere unica e unitaria e solo i lavoratori e lavoratrici che sanno bene quale sia la violenza del sistema capitalista perché la subiscono ogni giorno, possono fare la differenza!! L’intento dei camalli di fermare i porti Europei in caso di attacco alla Sumud Flottilla è l’arma giusta da usare contro l’imperialismo occidentale che sostiene i Sionisti. Solidarietà  con la lotta dei Camalli di Genova e del popolo palestinese! Costruiamo una reale risposta di classe e alimentiamo e sviluppiamo il conflitto anche in Italia! Tocca uno, tocca tutti! Lotta dura senza paura! Si Cobas   L'articolo Solidarietà  con i Camalli di Genova ! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
CONTRO LA CONDANNA A MORTE IN IRAN!
RICEVIAMO E VOLENTIERI, DI SEGUITO,PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO DEL Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e dei Sobborghi CHE INFORMA DELLA CONDANNA A MORTE DEL MILITANTE Sharifeh Mohammadi   CHE HA UN’UNICA COLPA QUELLA DI AVER DIFESO I DIRITTI DEI LAVORATORI. QUESTO ENNESIMO ATTO DEL REGIME TEOCRATICO IRANIANO CI DEVE IMPORRE, COME SI COBAS, DI LAVORARE VELOCEMENTE ALLA COSTRUZIONE DI UNA RETE INTERNAZIONALE  DEI SINDACATI SOPRATTUTTO A  LIVELLO ORGANIZZATIVO IN MODO CHE SIA IN GRADO DI DARE RISPOSTE AI GOVERNI COINVOLGENDO LA CLASSE LAVORATRICE. I LAVORATORI COME CLASSE O SI ORGANIZZANO A LIVELLO INTERNAZIONALE O NON SARA’ IN GRADO DI ABBATTERE I GOVERNI IMPERIALISTI E GUERRAFONDAI. SI COBAS NAZIONALE. Confermata la condanna a morte di Sharifeh Mohammadi: un’altra macchia sulla magistratura repressiva. Il Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e dei Sobborghi condanna fermamente sia l’emissione che la conferma della condanna a morte contro l’attivista sindacale Sharifeh Mohammadi. Sharifeh Mohammadi è stato arrestato ad Azar 1402 (dicembre 2023) e, a Tir 1403 (luglio 2024), è stato condannato a morte dal Tribunale rivoluzionario di Rasht, senza accesso a un processo equo, in uno scenario di sicurezza fabbricato dal Ministero dell’Intelligence. Questa crudele sentenza è stata emessa anche se nessuna delle sue attività costituisce un crimine e tutte sono state a sostegno della classe operaia, per non parlare del fatto che potrebbero eventualmente cadere sotto l’accusa penale di “Baghi” (ribellione armata). Sebbene la Corte Suprema abbia annullato la sentenza, nel Bahman 1403 (febbraio 2025) lo stesso Tribunale Rivoluzionario, questa volta presieduto dal figlio del giudice originale, ha emesso nuovamente la condanna a morte. Alla fine, la sezione 39 della Corte Suprema ha confermato la condanna a morte, nonostante tutti i restanti difetti legali. A Sharifeh Mohammadi è stato persino negato il diritto di essere fisicamente presente in tribunale e di difendersi di persona. Affermiamo inequivocabilmente: questa sentenza ingiusta non ha né base giuridica né alcuna traccia di giustizia. L’unico “crimine” di Sharifeh Mohammadi è stato quello di difendere i diritti dei lavoratori e degli oppressi. Il Sindacato dei Lavoratori di Teheran e della Compagnia di Autobus dei Sobborghi, pur esprimendo ferma solidarietà a Sharifeh Mohammadi e alla sua famiglia, sottolinea ancora una volta che le condanne a morte non sono altro che strumenti di repressione e di diffusione della paura nella società. Chiediamo la completa abolizione di questa punizione disumana, sotto qualsiasi accusa o pretesto, e l’immediata sospensione delle ingiuste condanne a morte contro Sharifeh Mohammadi, Verisheh Moradi, Pakhshan Azizi e altri attivisti sociali. I lavoratori e gli oppressi non rimarranno in silenzio di fronte a tali ingiustizie, oppressioni e crimini. No alla pena di morte – Libertà immediata per Sharifeh Mohammadi Nella speranza di stabilire la giustizia in Iran e in tutto il mondo. La soluzione per i lavoratori e gli oppressi è l’unità e l’organizzazione. Sindacato dei Lavoratori della Compagnia di Autobus di Teheran e dei Sobborghi 16 agosto 2025 (25 Mordad 1404) Link alla dichiarazione originale in farsi: https://www.instagram.com/p/DNcb0hMNl_K/?igsh=MTEybmEzMHFhbXhyaw== https://t.me/vahedsyndica/6327 L'articolo CONTRO LA CONDANNA A MORTE IN IRAN! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
La tragica situazione dei lavoratori e dei sindacalisti in Sudan!
PUBBLICHIAMO L’APPELLO-DENUNCIA DEI LAVORATORI E SINDACALISTI IN SUDAN ANCHE NON CONDIVIDENDO TUTTO QUELLO CHE ESPRIMONO MA E’ IMPORTANTE FAR CONOSCERE AI NS LETTORI CHE LO SFRUTTAMENTO E’ UGUALE IN TUTTO IL MONDO E CHE COME LAVORATORI DOBBIAMO ORGANIZZARCI SUL PIANO INTERNAZIONALE COSI’ COME E’ ORGANIZZATO L’IMPERIALISMO CHE PRODUCE LE SUE GUERRE. LA SESTA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEI SINDACATI DOVRA’ PORSI LA NECESSITA’ DI ORGANIZZARSI STABILMENTE DANDOSI DELLE STRUTTURE REALI E CONCRETE  PER LOTTARE CONTRO L’IMPERIALISMO. SI COBAS NAZIONALE LA TRAGICA SITUAZIONE DEI LAVORATORI E DEI SINDACALISTI IN SUDAN E LE VIOLAZIONI SISTEMATICHE COMMESSE DURANTE LA GUERRA 13 agosto 2025 Coord. dei professionisti e dei sindacati sudanesi. I nostri compagni sudanesi lanciano l’allarme sulla tragica situazione nel loro Paese e la Rete sindacale internazionale di solidarietà e lotta invita a diffondere informazioni su questa situazione, sulla resistenza sindacale e popolare e a sviluppare legami! Il documento originale (in inglese) Introduzione Dall’inizio della guerra in Sudan nell’aprile 2023, i lavoratori e i sindacalisti si trovano ad affrontare condizioni umanitarie e professionali catastrofiche a causa delle violazioni sistematiche commesse da entrambe le parti in conflitto, ovvero le Forze armate sudanesi e le Forze di sostegno rapido. Il movimento sindacale sudanese, che è sempre stato un pilastro nella difesa dei diritti dei lavoratori e nella promozione delle libertà democratiche, sta oggi affrontando un’ondata di repressione senza precedenti che minaccia la sua stessa esistenza. Milioni di lavoratori hanno perso i propri mezzi di sussistenza e le condizioni di lavoro sono crollate nella maggior parte delle regioni del Paese. Sommario Questo rapporto della Coordinazione dei professionisti e dei sindacati sudanesi (SPSC) mette in luce la drammatica crisi umanitaria e professionale che i lavoratori e i sindacalisti sudanesi stanno affrontando dallo scoppio della guerra nell’aprile 2023. Sono state documentate oltre 290 violazioni gravi, tra cui arresti arbitrari, sparizioni forzate, atti di tortura, esecuzioni extragiudiziali, lavoro forzato, violenze di genere, licenziamenti di massa e mancato pagamento degli stipendi. Le Forze armate sudanesi (SAF) e le Forze di sostegno rapido (FSR) hanno sistematicamente preso di mira i leader e i membri dei sindacati, violando il loro diritto di organizzarsi, lavorare e difendere i propri diritti. La repressione ha portato alla paralisi quasi totale dei sindacati indipendenti, a difficoltà economiche generalizzate, a sfollamenti di popolazione e all’esclusione dei lavoratori dai processi decisionali politici ed economici. Queste azioni costituiscono violazioni flagranti degli obblighi internazionali del Sudan ai sensi delle principali convenzioni dell’OIL e dei trattati sui diritti umani. L’SPSC esorta l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, le Nazioni Unite, i sindacati internazionali, i governi donatori e le organizzazioni per i diritti umani a: * Chiedere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i sindacalisti detenuti. * Inviare missioni di inchiesta per indagare sulle violazioni e sulle violenze di genere. * Condannare tutte le forme di repressione e persecuzione. * Abrogare i decreti amministrativi che sciolgono i sindacati e garantire la libertà di associazione. * Fornire protezione e sostegno internazionale ai lavoratori colpiti, in particolare alle donne. * Sostenere il ripristino e il rafforzamento di un movimento sindacale indipendente, pilastro essenziale per il consolidamento della pace e la ricostruzione dopo la guerra in Sudan. La difesa dei sindacati indipendenti è fondamentale non solo per i diritti umani, ma anche come base per una pace giusta e duratura in Sudan.   I. Contesto generale Dal colpo di Stato del 25 ottobre 2021, l’attività sindacale è stata sospesa con decreti emanati dalle autorità militari. Nel maggio 2025, le autorità hanno ordinato lo scioglimento di tutti gli uffici esecutivi sindacali a tutti i livelli, sostituendoli con comitati preparatori non eletti nominati dal Registro generale delle organizzazioni del lavoro, in virtù della decisione n. 9. La Coordinazione dei professionisti e dei sindacati sudanesi ha presentato ricorso alla Corte Suprema contro questa decisione, invocando una flagrante violazione della Convenzione n. 87 dell’OIL sulla libertà sindacale, che il Sudan ha ratificato nel marzo 2021. La guerra in corso ha ulteriormente aggravato la crisi: i settori produttivi sono stati paralizzati, i luoghi di lavoro distrutti e migliaia di lavoratori e sindacalisti sfollati. I sindacati indipendenti sono diventati bersagli diretti delle due parti belligeranti, che li percepiscono come forze sociali organizzate e indipendenti.   II.Casi di violazioni documentati Nel luglio 2025, il Coordinamento dei professionisti e dei sindacati sudanesi aveva registrato oltre 290 gravi violazioni commesse nei confronti di sindacalisti e lavoratori, tra cui: 1.Arresti arbitrari e sparizioni forzate Detenzione di leader sindacali e lavoratori senza mandato giudiziario. Detenzione di persone in luoghi segreti, violazione del diritto a un processo equo e alla libertà di circolazione. 2. Tortura e maltrattamenti Violenza fisica e psicologica durante la detenzione, compresi pestaggi, privazione di cibo e rifiuto di cure mediche, in violazione degli obblighi del Sudan ai sensi della Convenzione contro la tortura (CAT). 3. Omicidi e attacchi mirati Omicidi e attacchi mirati contro lavoratori dei settori sanitario, dei trasporti e dell’assistenza umanitaria, in violazione del diritto internazionale umanitario, che protegge i civili e i lavoratori dei servizi essenziali. 4. Molestie sessuali basate sulla violenza Le lavoratrici e le sindacaliste sono state vittime di molestie sessuali, intimidazioni e violenze di genere sul posto di lavoro, nei centri di detenzione e ai posti di blocco. Questi atti sono stati utilizzati come mezzo di umiliazione, punizione e dissuasione delle donne dal partecipare alle attività sindacali. 5. Minacce e molestie da parte delle forze di sicurezza Minacce di morte, convocazioni arbitrarie e molestie costanti hanno costretto migliaia di persone a spostarsi all’interno del Paese o ad andare in esilio, privandole del diritto al lavoro e di organizzarsi. 6. Sequestro e distruzione dei locali sindacali Le incursioni armate contro gli uffici sindacali, la distruzione o il saccheggio di beni e la conversione dei locali sindacali in basi militari hanno violato il diritto alla libertà di associazione. 7. Misure repressive a Khartoum e nel Sudan occidentale Licenziamento di centinaia di lavoratori senza un regolare procedimento, con l’accusa di collaborazione con le Forze di sostegno rapido, in violazione dei diritti al lavoro e alla non discriminazione. 8.Ritenuta dei salari Le autorità di fatto a Port Sudan hanno trattenuto i salari di migliaia di funzionari pubblici per oltre due anni, causando gravi difficoltà socioeconomiche e violando i diritti economici dei lavoratori. 9.Lavoro forzato – Violazione della Convenzione n. 29 dell’OIL Sono stati documentati casi in cui i lavoratori sono stati costretti a svolgere lavori in zone di conflitto sotto la minaccia delle armi o di misure di sicurezza, il che costituisce lavoro forzato o obbligatorio. 10. Divieto di attività sindacali Decreti amministrativi hanno sciolto i sindacati, congelato i loro beni e vietato le loro riunioni, erodendo ulteriormente la libertà di associazione.   III. Impatto sul movimento sindacale e sui lavoratori Paralisi quasi totale dell’attività sindacale indipendente e assenza di una rappresentanza legittima dei lavoratori. Crollo delle strutture organizzative a causa di arresti, trasferimenti e ingerenze dello Stato attraverso comitati nominati fedeli alle autorità. Maggiore vulnerabilità dei lavoratori allo sfruttamento e alle violazioni dei loro diritti a causa dell’assenza di protezione sindacale. Esclusione dei lavoratori dai processi decisionali politici ed economici che determinano il futuro del Sudan.   IV. Violazione delle norme e delle convenzioni internazionali Queste violazioni costituiscono flagranti violazioni degli obblighi del Sudan ai sensi: della Convenzione n. 87 dell’OIL sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale. della Convenzione n. 98 dell’OIL sul diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva. della Convenzione n. 29 dell’OIL relativa al divieto del lavoro forzato. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici (PIDCP) e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (PIDESC).   V. Raccomandazioni urgenti alle organizzazioni internazionali Esigere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i sindacalisti e i lavoratori detenuti. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) deve inviare una missione di inchiesta in Sudan per indagare sulle violazioni delle convenzioni 87, 98 e 29. Le Nazioni Unite e le organizzazioni sindacali internazionali condannano la repressione, devono fornire aiuti di emergenza ai lavoratori colpiti e fare pressione su entrambe le parti affinché pongano fine a ogni forma di persecuzione nei confronti dei sindacalisti. Abrogare i decreti amministrativi che sciolgono i sindacati e li sostituiscono con comitati nominati. Istituire meccanismi di protezione internazionale per i sindacalisti nelle zone di conflitto e in esilio. Sostenere il ripristino e il rafforzamento di un movimento sindacale indipendente come pilastro centrale del consolidamento della pace e della ricostruzione dopo la guerra.   Conclusione La difesa dei sindacati indipendenti e la salvaguardia della libertà di associazione non sono solo imperativi in materia di diritti umani, ma sono anche condizioni essenziali per raggiungere una pace giusta e duratura che affronti le cause profonde della crisi in Sudan. Il Coordinamento dei professionisti e dei sindacati sudanesi invita tutte le organizzazioni internazionali e sindacali ad adottare misure urgenti per porre fine a queste violazioni e garantire che il movimento sindacale sudanese rimanga una forza libera, indipendente ed efficace nella difesa dei diritti dei lavoratori, nel contributo al consolidamento della pace, nella fine della guerra e nella costruzione del futuro del Paese.   Narmeen Nasur Ufficio esecutivo L'articolo La tragica situazione dei lavoratori e dei sindacalisti in Sudan! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
SOLO PERCHÉ ROM!
COME SEMPRE RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO UNA RIFLESSIONE DEL CENTRO TAGARELLI SULLE AFFERMAZIONI DEL MINISTRO SALVINI A FINI RAZZISTICI. IN UN PAESE COME L’ITALIA CHE CON UNA ECONOMIA DI GUERRA E CHE SI RIARMA VERSO LA GUERRA QUESTA RIFLESSIONE E’ IMPORTANTE E CORAGGIOSA PERCHE’ VA CONTROCORRENTE E AFFRONTA IL PROBLEMA VERO CIOE’ QUELLO CHE TUTTI I GOVERNANTI HANNO LA NECESSITA’ DI PREPARARE LE MASSE (QUINDI ANCHE I LAVORATORI) NEL  FARLE  ACCETTARE LA GUERRA E I SACRIFICI  CONSEGUENTI.  QUINDI QUANDO CAPITA UN’OCCASIONE COME QUESTA, IL”CAPRONE IGNORANTE” ,SALVINI CHE FA IL  MINISTRO NON SE LA LASCIA SCAPPARE. BASTEREBBE  RIFLETTERE, APPUNTO, CHE QUANDO UNA NAZIONE E’ GOVERNATA DA IGNORANTI VUOL DIRE CHE LA CLASSE BORGHESE E’ ALLA FRUTTA DELLA SUA DECADENZA STORICA, PERCHE’ NON RIESCE AD ESPRIMERE  UOMINI VALIDI CON UN MINIMO D’IDEA LIBERALE CON CUI DEVONO GOVERNARE. COMPITO DELLA CLASSE LAVORATRICE, E’ SPAZZARE VIA QUESTA MARMAGLIA  BORGHESE -FASCISTA, COMPITO FACILITATO DA QUESTE CONDIZIONI DI DECADENZA DI PADRONI E GOVERNO. SI COBAS NAZIONALE. Chiediamo scusa a Pierpaolo Loi, maestro di scuola elementare in pensione che scrive sul sito di “pressenza”, perché gli rubiamo, oltre al titolo di questo post, anche parti del suo scritto. “Alcune riflessioni sono necessarie riguardo al linguaggio, e al metalinguaggio che veicola, usato dal leader della Lega, attuale Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture. Mi riferisco al suo commento in un post su X alla notizia dell’identificazione dei minori coinvolti nell’incidente stradale a Milano che ha causato la morte della signora Cecilia De Astis (per la quale ci sentiamo addolorati). I quattro minori sono tre bambini e una bambina rom (tra gli 11 e i 13 anni di età), cittadini italiani, che si son dati alla fuga dopo l’investimento. Il Ministro ha utilizzato un linguaggio a lui caro: «Campo rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo dopo tanti anni di furti e violenze…». Linguaggio simile, utilizzato spesso in passato da leader della Lega (usare la ruspa); da Ministro dell’Interno…… In aggiunta, anche l’espressione «pseudo “genitori” da arrestare e patria potestà da annullare». Quante bravate di minori italiani finite in tragedia abbiamo letto sui giornali o ascoltato al giornale radio? Immaginiamo un simile linguaggio applicato alle famiglie sventurate di tali giovani: si dovrebbero radere al suolo case, forse interi condomini…”. (fine citazione). Fidando nell’intelligenza dei nostri lettori, aggiungiamo soltanto poche righe, per non dimenticare….. 14 giugno 2023: uno youtuber, Matteo Di Pietro (anni 20… mica un bambino), sfreccia con una Lamborghini a 150 km.all’ora in una via di Casalpalocco (tre volte tanto del limite di 50 km. orari). Come scrive il giudice per le indagini preliminari “”con l’unico ed evidente scopo di catturare l’attenzione” (tante visualizzazioni … tanti soldi). Investe in pieno un’auto e uccide un bambino di 5 anni, Manuel Proietti, oltre a causare lesioni alla mamma e alla sorellina del bimbo. Patteggerà e verrà condannato a 4 anni e 4 mesi, ma non farà neanche un giorno di carcere. E nessuno si sognerà di proporre di spianare o bruciare il condominio dove abita. 8 settembre 2024: a Viareggio “l’imprenditrice” Cinzia Dal Pino (65 anni) investe con il suo suv e uccide, passando più volte sul suo corpo, un 52 di origini marocchine, Nourdine Mezgoui, che le aveva rubato una borsa e si stava allontanando voltandole la schiena. Verrà processata il prossimo settembre per “omicidio volontario pluriaggravato da crudeltà” perché, grazie ad una telecamera di sorveglianza, la si vede chiaramente travolgere il pedone con il Suv e passare più volte sopra il suo corpo, per poi fermarsi: la donna scende, recupera la borsa, risale in auto e riparte tranquillamente. Il corpo di Mezgoui verrà ritrovato in fin di vita poco dopo; nonostante i tentativi di soccorso, morirà a causa delle gravissime ferite. Se sei povero, peggio ancora rom o “extracomunitario” (che di solito significa venire da paesi anch’essi poveri; diverso se vieni dagli USA o dalla Svizzera, nessuno osa chiamarti così..) allora si scatena la peggiore canea razzista. Se sei un ricco sfaccendato o una “imprenditrice” (sempre per restare agli esempi di cui sopra) è solo un fatto di cronaca. Maestro in questo, è la cosa che meglio sa fare, il “nostro” ministro del NON TRASPORTO Salvini (che, tra chiodi e zeppe di legno sui binari, ha reso gli spostamenti degli italiani un calvario). Si ricorda forse dell’assessore di Voghera, il leghista Massimo Adriatici, che nell’ottobre 2022 sparò a sangue freddo e uccise Youns El Boussettaoui perché “dava fastidio” (chiedeva qualche soldo fuori da un bar), da Salvini immediatamente difeso in nome della “sicurezza” (di chi?)? Solo due esempi (tra le centinaia che potremmo fare) per dire cosa? Che la vita e la responsabilità – e il linguaggio che i nostri pennivendoli usano) – sono anch’esse questione di classe. Dovremmo essere abituati: da sempre se sei un operaio hai “l’amante”, se sei un imprenditore o un politico hai “la compagna”; se rubi una mela perché hai fame vai in galera, se rubi milioni ti fanno cavaliere del lavoro. Se muori sul lavoro è una morte “bianca”, se ti schianti con il tuo costoso velivolo è un incidente e racconteranno di te vita, morte e miracoli …. Usiamo la testa e non la pancia, per capire chi sono davvero i nostri nemici. CIP TAGARELLI   L'articolo SOLO PERCHÉ ROM! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
Le frontiere del turismo e lo sfruttamento delle lavoratrici a Milano!
METTIAMO IN EVIDENZA QUANTO AVVIENE IN QUESTO SETTORE(CHE RIPORTIAMO NEL COMUNICATO) CHE PUR NON ESSENDO QUASI MAI  SOTTO I RIFLETTORI MEDIATICI PER QUANTO RIGUARDA LO SFRUTTAMENTO, IN PARTICOLARE DELLE LAVORATRICI, DA’ PERO’  UNA VISIONE MOLTO CHIARA E REALE DELLE CONDIZIONI IN CUI LAVORANO  INVITANDO  IL LETTORE AD UNA ATTENTA ANALISI DI QUANTO SCRIVIAMO. Milano, hotel di lusso. Di recente, in una struttura alberghiera a 5 stelle di Milano, una lavoratrice del S.I. Cobas del settore turistico ha ricevuto una lettera di trasferimento, per motivi di mancato gradimento da parte della committente , cioè il proprietario dell’Hotel Gallia. A seguito di un incontro sindacale con la società in appalto, è emersa la volontà dirigenziale di voler liquidare qualche lavoratrice con motivi pretestuosi e infondati. Per la nostra iscritta sarà improbabile accettare un trasferimento che le garantisca la possibilità di non aumentare le ore di viaggio visto che abita in un altra regione. Da pochi mesi, Milano è stata incoronata la capitale degli hotel di lusso. Dal 2024 la città è stata attraversata da quasi 10 milioni di persone, turisti e donne e uomini d’affare, che hanno soggiornato in alberghi lussuosi per almeno 2 notti, in camere che prevedono un valore stimato dalle 400 alle 1300 euro per notte: insomma, il costo di una camera per soggiornare al Bulgari hotel di Milano ammonta al salario complessivo di una lavoratrice che abbia un contratto di 40 ore di lavoro settimanali. L’atteggiamento padronale e antisindacale della proprietà non ci stupisce affatto. Prima dell’emergenza da covid-19 numerose lavoratrici iscritte al S.I. Cobas erano assunte con il contratto Multiservizi e pulizie, in cima ai CCNL che prevedono un salario sotto le soglie di povertà. Grazie alle lotte del S.I. Cobas è all’unità delle lavoratrici, adesso in alcuni appalti vige il CCNL Turismo, con livelli d’inquadramento corretti, e la sicurezza delle lavoratrici è diventata una pratica quotidiana. Ma la lotta non è finita. Anche questo in questo settore è forte lo sfruttamento delle lavoratrici che sono costrette ad accettare salari da fame per poter sopravvivere. Negli hotel di lusso vengono impedite le assemblee sindacali, e la frattura tra lavoratori e lavoratrici internalizzati in appalto è sintomatico della discriminazione sindacale in atto ovunque. Spogliatoi separati, telecamere agli angoli di ogni corridoio, spesso anche l’obbligo per le nostre iscritte di pranzare alle a ore improbabili per non incrociare i dipendenti diretti . Insomma, il tentativo di trasferire lavoratrici non gradite si inserisce in un piano aziendale preciso che tende ad eliminare quelle più combattive, quelle che hanno la testa dritta per far rispettare la propria dignità.. Faremo di tutto per rovinare questo piano e respingere al mittente Questo trasferimento assurdo con le iniziative di lotta delle addette alle camere che non si fermerà solo a loro  ma troverà ampio sostegno, degli altri lavoratori del si cobas . di tutti i settori! SI Cobas NAZIONALE. L'articolo Le frontiere del turismo e lo sfruttamento delle lavoratrici a Milano! proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.
Report dei morti per infortuni sul lavoro dal 1 gennaio al 31 luglio 2025
PUBBLICHIAMO VOLENTIERI UN AGGIORNAMENTO  DALL’OSSERVATORIO DI CARLO SORICELLI DI BOLOGNA SUI MORTI SUL LAVORO, E DI LAVORO, PER IL PROFITTO DEI PADRONI. COME SI COBAS SIAMO PARTE ATTIVA DELLA RETE NAZIONALE LAVORO SICURO E PROMULGHIAMO LA FORMAZIONE DIRETTA DEI LAVORATORI ANDANDO IN ASSEMBLEA,  NON SOLO AD ASCOLTARE, MA SOPRATTUTTO A PROPORRE LA CULTURA DELLA SICUREZZA. QUESTO AGGIORNAMENTO, SOTTO RIPORTATO DI CARLO SORICELLI,  MOSTRA LA GRAVITA’ DELLA MANCATA SICUREZZA DA PARTE DELLE AZIENDE  ED E’ IL VERO MOTIVO  PER CUI AVVENGONO QUESTI OMICIDI SUL LAVORO OGNI 6 MINUTI FINO AL 31 LUGLIO 2025. DOPO LE FERIE CONTINUEREMO A SPRON BATTUTO A FARE INIZIATIVE SULLA SICUREZZA IN ALTRE AZIENDE DIRETTAMENTE CON I LAVORATORI IN ASSEMBLEA CHIARENDO CHE LA SICUREZZA NON E’ UN OPZIONAL MA UNA CONDIZIONE NECESSARIA PER ARRIVARE VIVI ALLA FINE DEL TURNO DI LAVORO. INVITIAMO TUTTI A LEGGERE ATTENTAMENTE QUANTO VIENE RIPORTATO NELLE ANALISI SUI MOTIVI DELLE MORTI SUL LAVORO CHE SONO ANCHE DI NATURA SOCIALE E LEGALE CON L’AUMENTO DEI SUB-APPALTI E DELL’ETA’ LAVORATIVA (SI MUORE DI LAVORO ANCHE A 70 ANNI QUANDO SI DOVREBBE ESSERE IN PENSIONE). SI COBAS NAZIONALE Ogni 6 ore muore un lavoratore. Il 2025 è l’anno più tragico da quando esiste l’Osservatorio (18 anni) Dati aggiornati al 31 luglio 2025 Dall’inizio dell’anno sono morti 873 lavoratori, di cui 621 sui luoghi di lavoro (esclusi gli incidenti in itinere). Il ritmo delle morti è spaventoso: ogni 6 ore e pochi minuti un lavoratore perde la vita. Se si considerano solo i dati INAIL, che escludono migliaia di lavoratori non assicurati o assicurati con altri enti, le denunce (comprensive di itinere) al 30 maggio 2025 sono appena 389. Un’enorme sottostima della realtà. Regioni italiane con più morti sul lavoro (rapportate alla popolazione) e senza i morti in itinere che è opportuno mettere a parte per non creare confusione. INAIL li diffonde insieme Regione (dalla peggiore) Morti Popolazione Morti/milione (senza itinere) 1 Abruzzo 31 1.280.000 24,2 2 Basilicata 10 540.000 18,5 3 Trentino-Alto Adige 15 1.080.000 13,9 4 Toscana 50 3.660.000 13,7 5 Umbria 11 860.000 12,8 6 Emilia-Romagna 56 4.460.000 12,6 7 Liguria 18 1.490.000 12,1 8 Veneto 56 4.850.000 11,5 9 Calabria 19 1.820.000 10,4 10 Campania 58 5.580.000 10,4 11 Puglia 40 3.860.000 10,4 12 Sardegna 16 1.550.000 10,3 13 Marche 15 1.500.000 10,0 14 Friuli Venezia Giulia 12 1.200.000 10,0 15 Sicilia 46 4.870.000 9,4 16 Valle d’Aosta 1 125.000 8,0 17 Piemonte 31 4.250.000 7,3 18 Lombardia 73 10.060.000 7,3 19 Lazio 38 5.630.000 6,7 20 Molise 1 290.000 3,4 Le responsabilità politiche e normative * Jobs Act: dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (2015), l’aumento dei morti è stato del 43%. * Appalti a cascata: la legge voluta dal ministro Salvini, entrata in vigore nel giugno 2023, ha provocato un aumento del 15% dei decessi, soprattutto in edilizia e appalti pubblici. Le grandi tragedie degli ultimi tempi * Brandizzo– Ferrovie dello Stato * Suviana– Enel * Calenzano– ENI * Esselunga di Firenze (16 febbraio 2024): 5 operai morti in un cantiere con ben 49 aziende subappaltatrici. * Napoli 3 morti Dati allarmanti del 2025 * Oltre il 30%dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni. Di questi, il 17% ha più di 70 anni. * Il 32%delle vittime è costituito da lavoratori stranieri i. A loro andrebbe riconosciuta la cittadinanza italiana dopo 5 anni, non ai clandestini, * Molti lavoratori del Sud Italia muoiono in trasferta al Nord. * Le donne muoiono meno sui luoghi di lavoro, ma quasi quanto gli uomini in itinere, spesso per la fretta e la stanchezza nel conciliare lavoro e famiglia. Proposte per la sicurezza e l’equità sociale * Introdurre per legge la flessibilitàin entrata e uscita dal lavoro, soprattutto per le madri lavoratrici. * Contrastare il crollo della natalità, causato dal “martirio quotidiano” delle donne con figli. * Lo Stato e gli enti locali dovrebbero riservare posti di lavoro alle madri, come forma concreta di sostegno alla genitorialità. Categorie più colpite * 94 morti per schiacciamento da trattori o mezzi agricoli(erano 143 nel 2024) * 88 autotrasportatorideceduti * 88 morti per fatica o stress da superlavoro(operai, braccianti, medici, infermieri, ecc.) * 48 morti per infortuni domestici * 11 morti durante potatura di alberi * Il 32,5%delle vittime ha più di 60 anni; il 17% oltre 70. * Gli stranieri sotto i 65 anni diventeranno presto la maggioranza delle vittimesui luoghi di lavoro. * Un lavoro quotidiano di memoria e denuncia L’Osservatorio Indipendente di Bologna Morti sul Lavoro è nato il 1° gennaio 2008, all’indomani della strage della Thyssenkrupp di Torino. È il primo e unico osservatorio italiano che monitora tutti i caduti sul lavoro, anche quelli non coperti da INAIL, lavoratori in nero o con assicurazioni diverse. Ogni vittima è registrata con nome, età, professione, nazionalità e luogo della tragedia. Una voce fuori dal coro che rifiuta ogni minimizzazione di fronte a una carneficina (*) Carlo Soricelli è curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna Morti sul Lavoro cadutisullavoro.blogspot.it L'articolo Report dei morti per infortuni sul lavoro dal 1 gennaio al 31 luglio 2025 proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.