CHIANCIANO: 6° CONFERENZA INTERNAZIONALE DEI SINDACATI CONFLITTUALI- IL SI COBAS E’ PRESENTE!

S.I. Cobas – Sindacato intercategoriale - Friday, November 14, 2025

SI SVOLGE A CHIANCIANO LA SESTA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEI SINDACATI CONFLITTUALI PER COSTRUIRE UN PERCORSO COMUNE  CHE PORTI AD ABBATTERE QUESTO INFAME SISTEMA DI SFRUTTAMENTO CHE SI CHIAMA CAPITALISMO.

VIVA IL PROLETARIATO INTERNAZIONALE UNITO!

Salutiamo questa conferenza con questo breve testo che vorremmo condividere con tutte le delegazioni arrivate, dai 4 angoli del mondo, in questi 4 giorni qui a Chianciano.

Un quadro internazionale ormai sempre più caratterizzato dal conflitto bellico come soluzione borghese per la ricerca di risorse e profitti, con i governi dei differenti blocchi imperialisti impegnati a drenare risorse e investimenti in questa direzione, richiede altresì sul fronte interno, quello del dominio di classe, l’affinamento di nuovi dispositivi giuridici e polizieschi volti al controllo, alla sorveglianza e alla disarticolazione dei nodi organizzativi, politici, sindacali, di movimento o comunicativi, così da prevenire iniziative di massa le cui condizioni sono frutto del sistema stesso.

Per la nostra organizzazione non si tratta certo dell’apertura di una nuova fase di attacco, essendo ormai da anni oggetto di indagini, misure cautelari e processi nei confronti di migliaia di lavoratori, militanti e solidali e talvolta di condanne anche gravi, ma piuttosto di un “giro di vite” autoritario contro cui bisogna allargare il raggio d’azione politico e militante.

In Italia, così, il governo Meloni, in assoluta continuità con i precedenti esecutivi, ma in modo più risoluto, emette uno in fila all’altro decreti che aumentano lo sfruttamento del lavoro, la precarietà, e la compressione dei salari (maggiore flessibilità sui contratti a termine o interinali, dimissioni in “bianco” e in previsione la riduzione dei crediti salariali esigibili dai lavoratori), allo stesso modo rafforza il dominio borghese con il “pacchetto sicurezza”, una legge (passata come norma d’urgenza) che introduce ben 11 nuovi reati penali e altrettanti aggravanti tra cui il blocco stradale, le occupazioni di case, i carcerati, gli immigrati e misure speciali contro il dissenso e il diritto di sciopero.

D’altronde per sostenere l’aumento fino al 5% del PIL per il riarmo, previsto e concordato all’unisono, da UE e Nato, deviando miliardi di fondi pubblici, ovvero, per la maggior parte ciò che i lavoratori versano nelle casse del fisco, mentre i loro salari crollano sotto i colpi dell’inflazione, la classe dominante non può tollerare iniziative di disturbo. Sul versante economico il Governo italiano è oggi impegnato nella discussione della “legge finanziaria” orientata a fornire una cornice legale alla fase di “economia di guerra”, ovvero attrezzare lo Stato al recupero di quelle risorse necessarie ad ottenere gli obiettivi di riarmo e bellici. Mentre l’inflazione dello scorso triennio ha impoverito i proletari, si intensifica quindi l’attacco ai salari diretti e indiretti, si smantellano i servizi pubblici già inefficienti e aumenta il carico fiscale in capo alla classe operaia. Queste linee guida su cui il Governo italiano disegna le politiche borghesi sono di fatto in tutto simili a ciò che vediamo nei paesi imperialisti. Le politiche economiche capitalistiche che tendono alla massima ricerca del profitto sul fronte interno, portano le potenze, dei diversi fronti imperialistici, alla ricerca di nuove aree di influenza per i propri mercati e a politiche di guerra economica, quali i dazi USA, volti a scaricare i costi della crisi su paesi più deboli nella catena del comando.

L’esplosione del conflitto in territorio ucraino, dove il fronte imperialista emergente, rappresentato nello specifico dalla Russia, si scontra con quello ancora egemone, ma in declino, di USA e paesi NATO, per contrastarne l’allargamento ad Est e mantenere la propria area di influenza storica, erosa dopo il crollo dell’URSS, sulla pelle dei proletari ucraini e russi mandati al fronte come carne da cannone, ha reso palese una tendenza già in atto verso la costituzione di blocchi imperialisti e in prospettiva la generalizzazione dello scontro su ampia scala. La colonizzazione della Palestina in atto dal 1946, che il governo sionista vuole portare a termine con l’eliminazione fisica della popolazione araba, altro non è che un vero genocidio che si compie sotto gli occhi del mondo, e mostra senza filtri la barbarie insita nel sistema capitalistico ed elimina ogni illusione campista, ideologica o umanistica. Il massacro prosegue anche dopo l’accordo di Ottobre, mentre sulla spartizione dei territori rubati si gioca il ruolo imperialista delle potenze che hanno armato e favorito l’entità sionista. Così mentre la Gaza Riviera nei piani di Trump diventa anche una futura base militare per il controllo del Mediterraneo, all’orizzonte delle Coste del Venezuela appaiono le navi della Marina militare mosse dall’appetito del petrolio della borghesia USA.

I massacri in corso in Sudan, tra opposte fazioni, e il lungo genocidio del popolo congolese, sono effetti del neo colonialismo che opprime l’Africa, il continente più ricco del mondo, teatro però anche di movimenti che negli ultimi anni, con l’ambizione della giustizia sociale, dell’autodetrminazione e della democrazia, hanno messo in crisi il controllo economico e politico delle nazioni occidentali, in primis la Francia. A questi movimenti guardiamo con favore pur consapevoli che solo la liberazione internazionale dal sistema capitalistico potrà evitare che finiscano sotto nuovi padroni di diverse potenze quali Cina o Russia.

Diventa così ancora più attuale, per la nostra classe, il fondamento politico alla base della nascita del S.I. Cobas che individua in prospettiva l’incompatibilità sistemica della lotta radicale dei lavoratori, anche solo per fini economici, e quindi pone la necessità di allargare il fronte ad una battaglia più generale, abbracciando l’insieme della classe dei lavoratori di ogni settore, occupati, precari o disoccupati su scala internazionale.

Il tema prettamente sindacale, ovvero del livello di conflittualità, delle relazioni con le associazioni padronali e le singole aziende, per noi ogni analisi in merito, senza deroga, deve partire dal contesto più ampio, politico, economico e storico. Serve cioè indossare le lenti utili a leggere questi processi come parte integrante dei rapporti di classe ben al di fuori del perimetro della nostra organizzazione sia in termini di composizione che settoriali.

Negli ultimi due anni, il S.I. Cobas ha promosso ben 5 scioperi generali sul tema del riarmo, dell’economia di guerra e del sostegno al popolo palestinese e ora ci muoviamo verso le date del 28 Ottobre, sciopero generale contro la legge finanziaria e del giorno seguente, manifestazione nazionale a Milano in concomitanza con la mobilitazione internazionale per la Palestina. E’ proprio da questo aspetto che possiamo distinguere, ancora oggi, in ultima analisi, il S.I. Cobas, non a caso citato in Parlamento dal ministro dell’interno Piantedosi come organizzazione illegale e da fermare. Crediamo che le relazioni internazionali con le altre sigle conflittuali della Rete debbano concretizzarsi a tutti i livelli, ovvero in termini di iniziative e confronto sia nella solidarietà nelle lotte dei lavoratori, spesso contro multinazionali, che nella resistenza agli attacchi repressivi fino alla messa in atto di mobilitazioni senza confini, ovvero scioperi generali su temi comuni. Per questo motivo partecipiamo con favore a questa conferenza che auspichiamo ci restituisca queste prospettive comuni su cui lavorare fin da subito.

PROLETARI DI TUTTO IL MONDO UNIAMOCI!

SI COBAS NAZIONALE

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