Cortocircuito a destra

Jacobin Italia - Thursday, July 17, 2025
Articolo di Valerio Renzi

È difficile trovare un intellettuale italiano che si sia adoperato meglio e più di Ernesto Galli della Loggia nel favorire l’avvento della destra oggi al potere. Lo storico e firma del Corriere della Sera ha aperto la strada al revisionismo picconando il mito del partigiano con il fazzoletto rosso e della Resistenza; poi si è strenuamente battuto affinché le conquiste del Sessantotto fossero smantellate, in particolare l’università di massa e la scuola democratica, battendo sul chiodo del merito e arrivando a rimpiangere le classi differenziali. Insomma: mai più figli di operai che vogliono il figlio dottore. 

Per questo gli deve essere sembrato un brutto sogno quando ieri il ministro della cultura Alessandro Giuli su X ha gridato alla censura per un’intervista rilasciata proprio al Corrierone. Il Ministro ha lamentato di come il giornale avesse omesso il suo attacco proprio a Galli della Loggia, reo di aver criticato il piccolo cabotaggio a cui si è limitata per ora la tanto decantata missione egemonica della destra sul piano della cultura. Poi ha messo da parte ogni galateo pubblicando l’intervista censurata, e addirittura la chat in cui prendeva accordi con il giornalista per concordare la pubblicazione. «Prendo sul serio la sua illuminante autodenuncia: il mio predecessore lo aveva nominato in una ‘poltrona’ di lusso, a capo della Consulta dei Comitati Nazionali, dalla quale il Prof. ha giudicato le opere di Papini, di Volpe e perfino di Gentile indegne di valore nazionale», erano le parole di Giuli che ha denunciato essere state censurate dal Corriere. 

I liberali e i moderati italiani hanno così avuto la conferma di quello che già avrebbero dovuto sapere da sé. Un bagno di realtà, che dovrebbe fargli fare i conti con la propria irrilevanza. La destra destra di eredità missina non ha bisogno di loro, neanche nella forma di consulenti a titolo gratuito («Ma quale poltrona di lusso, ci ho rimesso duecento euro di taxi», ha chiosato Galli della Loggia). Lo ha chiarito con grande sincerità Alessandro Giuli che, come si dice a Roma, nun je ne po’ fregà di meno della pagella dell’editorialista del Corriere. 

Galli della Loggia nel suo intervento lamentava, in buona sostanza, la mancanza di iniziative culturali di alto livello e in grado di lasciare il segno, dalla gestione della Rai alla promozione di mostre e spettacoli. Una lamentatio che sembrava non solo un bonario invito a fare di meglio che a valorizzare il proprio Pantheon coinvolgendo amici e parenti, dalla mostra sul Futurismo al film Rai sulla vita di Almerigo Grilz (su cui ha già detto su il manifesto Alberto Piccinini), ma soprattutto un invito a coinvolgere altre forze oltre le proprie esigue schiere. L’egemonia per l’editorialista si fa «avendo delle idee, delle buone idee, sapendo poi trovare le persone e i modi giusti per trasformarle in iniziative, in istituzioni, in prodotti, libri, mostre, film». Il ministro ha risposto indirettamente sempre al Corriere chiarendo di non essere contento della commissione di valutazione, anzi di fregarsene proprio pur di mettere i nomi dei suoi al posto desiderato: «Sono giunte le terne dei candidati. Nel pieno rispetto del valore professionale dei nomi proposti, mi ritengo insoddisfatto del lavoro della commissione. Valuterò se riaprire il bando, per avere un quadro completo e un valore indiscutibile dei massimi dirigenti, nazionali o internazionali che siano».

Se non è il tempo dell’egemonia, è il tempo della fine della subalternità culturale della destra italiana nei confronti della destra liberale. «Caro Galli della Loggia, grazie dei servizi resi, non abbiamo più bisogno di te», è il messaggio inequivocabile.

*Valerio Renzi, giornalista e attivista. Da anni scrive di destre radicali in Italia e in Europa. Il suo ultimo libro è “Le radici profonde. La destra italiana e la questione culturale” (Fandango Libri). Ha una newsletter sedestra.substack.com

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