
I sudari, le pensionate e i digiuni: mille iniziative a fianco di Gaza
Associazionie amicizia italo-palestinese - Monday, June 30, 2025di Francesca Fornario
Il Fatto Quotidiano, 28 giugno 2025
Dice che tanto non cambia niente. Se manifesti, se metti la bandiera alla finestra, se posti i video dei civili uccisi in fila per il pane. Ma il modo più sicuro per non cambiare niente è: non cambiare niente. Vivere come se niente fosse. Tanti sentono di dover fare qualcosa. E la fanno. Come Otto e Elise Hampel: operaio lui, sarta lei, marito e moglie nella Germania del 1940. Qualcosa andava fatta per fermare Hitler. Presero a scrivere centinaia di cartoline ogni notte e le disseminavano in giro per Berlino. Ogni giorno la Gestapo passava a rimuoverle e loro a rimetterle. Quelli della polizia nazista pensavano di avere a che fare con un partito clandestino. Invece erano solo loro due.
Ogni giorno nel mondo si attivano milioni di persone comuni. Ci sono le iniziative organizzate - qui i sudari per Gaza, le manifestazioni, la campagna Stop Rearm - e c'è Giuliano Logos, che si pianta davanti al Quirinale a leggere uno dopo l'altro i nomi dei morti ammazzati a Gaza e va avanti per 24 ore. I portuali e i lavoratori della logistica che bloccano la partenza dei carichi di armi per Israele: a Livorno, a La Spezia a Montichiari, a Pisa. Le pensionate di Levanto, che quando hanno saputo che ai bambini feriti a Gaza e curati a Firenze mancava il mare li hanno invitati in vacanza. Alla stazione c'erano tutti, il sindaco, la bandiera palestinese sul pennone, i pasticceri, il pizzaiolo, gli abitanti in coda al negozio di giocattoli. C'è il sit in degli operatori dell'informazione per Gaza, collettivo di oltre 200 giornalisti che in piazza San Giovanni ha letto i nomi degli altrettanti colleghi uccisi a Gaza, più che nelle due guerre mondiali insieme e i cittadini che si segnano a turno per sorreggere la bandiera palestinese davanti a Montecitorio. A Venezia a turno si digiuna, un giorno a testa. Una protesta silenziosa che si è allargata. Ci si segna via email, digiunoperlapacevenezia@gmail.com e ogni giorno il sito Anbamed pubblica l'elenco. Oggi, tra gli altri, Felicia Arrigoni, cassiera. Alla cassa, mentre digiuna e batte il prezzo delle merendine e del salame, indosserà una spilla: "Oggi digiuno per i bambini di Gaza". Ci sono gli scaffali della Coop senza i prodotti israeliani e con la Gaza Cola, le farmacie comunali di Sesto Fiorentino senza più farmaci israeliani: iniziative frutto della campagna Bds, che punta a ridurre le entrate fiscali con le quali Israele finanzia la pulizia etnica. Chi aderisce scarica le app come NoThanks! e Boycat e scannerizza il codice a barre dei prodotti. Gli iscritti Anpi, sezione Trullo, borgata romana mangiata dalla periferia, il giovedì non usano il bancomat perché pure le banche investono in armi. Marcella Brancaforte, insegnante, ogni sera da un anno, Internet permettendo, si collega con Halazzan Selmi, giornalista a Gaza. Lui racconta, lei disegna. Ne è nato un libro a sei mani con Raffaele Oriani, il giornalista che ha lasciato Repubblica per il modo in cui il giornale minimizzava il genocidio. Gli artisti palermitani che sabato 6 venderanno le loro opere e Colapesce e Di Martino andranno a cantare. I gruppi di preghiera nelle parrocchie e lo psichiatra che fa sedute gratuite di terapia di gruppo per affrontare il trauma di chi si mobilita diffondendo i video da Gaza. La Gestapo ci mise due armi a trovare Otto e Elise. Lui dichiarò che era felice di aver protestato contro il Terzo Reich. Vennero ghigliottinati, l'operaio e la sarta, come i Re di Francia. Non avevano cambiato niente? Il mondo si cambia una persona alla volta. Lo scrittore egiziano ElAkkad, quando hanno cominciato a piovere le bombe su Gaza, ha scritto un tweet: "Un giorno tutti diranno di essere sempre stati contro". Quel giorno alcuni lo saranno stati davvero, ai figli diranno di aver fatto quello che potevano. Questo cambia.