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Il potere di Israele
L’AJC Transatlantic Institute è l’ufficio europeo con sede a Bruxelles dell’American Jewish Committee (AJC). Benedetta Buttiglione, figlia dello storico esponente democristiano, ne è l’attuale direttrice di Gaetano Colonna https://www.sinistrainrete.info/politica/30995-gaetano-colonna-il-potere-di-israele.html 13/8/25 La domanda, che dovrebbe sorgere spontanea, assistendo a quello che avviene nella Striscia di Gaza da molti mesi, è per quale ragione le autorità politiche dei Paesi europei non intervengano in maniera ferma nei confronti della politica di eliminazione fisica dei Palestinesi adottata con ogni evidenza dallo Stato di Israele: nonostante il fatto che quegli stessi Paesi, nelle loro ben costruite costituzioni, abbiamo scolpito nero su bianco i più alti principi umanitari Gruppi di pressione di Israele in Europa   La risposta a questa domanda, che il cosiddetto uomo della strada si pone ogni giorno ascoltando i telegiornali, ma che assai pochi politici e giornalisti osano formulare pubblicamente, è in realtà molto semplice. Basta approfondire quanto lo Stato di Israele è riuscito a costruire in decenni di abile strategia politica anche in Europa, sviluppando le fruttuose strategie già da tempo messe in atto in Gran Bretagna prima e poi negli Stati Uniti d’America.  Ci riferiamo alla creazione di quei gruppi di pressione, che nel mondo anglosassone sono chiamati lobby, il cui scopo, apertamente dichiarato e consentito dalla legge, è di esercitare un’influenza sulle istituzioni delle democrazie parlamentari occidentali, attraverso l’indottrinamento dei cosiddetti rappresentanti del popolo.   L’efficacia dell’influenza di queste lobby, da tempo riconosciuta dalla storiografia anglosassone per quanto riguarda il mondo britannico e statunitense, è ora altrettanto ben funzionante in Europa.  Una delle principali lobby che sostengono la politica dello Stato di Israele,   particolarmente attiva nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea, è lo Transatlantic AJC Institute(TAI), dipendente, anche finanziariamente, dalla più autorevole fra le lobby ebraiche statunitensi, lo storico American Jewish Committee (AJC).  Il lettore non deve pensare a nulla di complottistico, in quanto il TAI è ufficialmente iscritto nel registro delle lobby di Bruxelles, e dispone di discrete disponibilità economiche che si aggirano intorno ai 700mila euro annui. Come accennato, queste risorse dovrebbero provenire dallo AJC, che ha messo a disposizione in un anno 3,5 mln di dollari per attività di questo tipo in Europa, raggiungendo complessivamente, a partire dal 2005, anno di apertura dell’ufficio di Bruxelles, i 47 mln di dollari: cifra realistica questa, tenendo presente che lo AJC dispone, oltre ad un patrimonio di 250 mln di dollari, di entrate annue per 80 mln di dollari annui, provenienti da fondi donati da esponenti del mondo ebraico americano e internazionale.  Così si presenta il TAI nel suo sito web:  «L’AJC Transatlantic Institute è l’ufficio europeo con sede a Bruxelles dell’American Jewish Committee (AJC), organizzazione apartitica fondata nel 1906. La missione dell’AJC è migliorare il benessere del popolo ebraico e di Israele e promuovere i diritti umani e i valori democratici negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo». L’italiana Benedetta Buttiglione, figlia dello storico esponente democristiano Rocco Buttiglione, è l’attuale direttrice dell’AJC Transatlantic Institute, «dove guida iniziative – recita il sito di TAI – volte a rafforzare la sicurezza di Israele, combattere l’antisemitismo in Europa e consolidare la cooperazione transatlantica. Con sede a Bruxelles dal 2006, Benedetta ha ricoperto ruoli di leadership presso l’AJC ed il Parlamento europeo, dove si è specializzata nelle relazioni tra l’UE e Israele, svolgendo un ruolo chiave nel promuovere la cooperazione su questioni politiche, di sicurezza ed economiche tra l’UE e Israele». Presidente dell’istituzione è invece Michael Tichnor, affermato immobiliarista di Boston, il quale, sempre nelle parole del TAI, «vanta una lunga esperienza ventennale nella leadership all’interno dell’AJC. Dal 2022 al 2025 è stato presidente nazionale dell’AJC. Tichnor ha servito l’AJC a livello nazionale nel Consiglio dei Governatori, nel Consiglio Esecutivo come Presidente degli Uffici Regionali, Presidente dello Sviluppo della Leadership e Presidente della Task Force di Valutazione Strategica, per preparare l’AJC alla transizione del suo amministratore delegato nell’ottobre 2022. Recentemente ha fatto parte del Comitato di Successione. Tichnor ha iniziato la sua collaborazione con l’AJC ricoprendo il ruolo di Presidente Regionale dell’AJC per il New England e ha continuato come membro del suo comitato direttivo». Parlamentari italiani nel TAI  Attuamente il TAI vanta l’adesione di ben 148 parlamentari, denominati più precisamente Transatlantic Friends of Israel: di questi, una nutrita schiera è espressa dall’Italia, con 33 autorevoli presenze. Ne riportiamo nominativo e principali ruoli svolti, non certo perché vi sia nulla di strano nel voler sostenere la politica dello Stato di Israele in Europa ed in Italia, ma semplicemente perché coloro che hanno votato questi politici hanno l’ovvio diritto di conoscerne l’orientamento anche nella politica internazionale. * sen. Marco Scurria, (Fratelli d’Italia), presidente della sezione italiana di TAI, segretario della Commissione Affari Europei del Senato della Repubblica. * on. Deborah Bergamini (Forza Italia), vice-presidente della sezione italiana di TAI, membro della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. * on. Lorenzo Cesa (Noi Moderati), vice-presidente della sezione italiana di TAI, segretario dell’Unione di Centro, presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO. * on. Nicola Carè (Partito Democratico), vice-presidente della sezione italiana di TAI, membro della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. * on. Simonetta Matone (Lega Nord), vice-presidente della sezione italiana di TAI, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. * sen. Paola Ambrogio (Fratelli d’Italia), segretaria della Commissione Bilancio del Senato. * on. Davide Bellomo (Lega Nord), membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. * sen. Gianni Berrino (Fratelli d’Italia). * sen. Massimo Berutti (Forza Italia) dal 2018 al 2022, membro emerito di TAI. * sen. Paola Binetti (Forza Italia) dal 2018 al 2022, membro emerito di TAI. * on. Elena Bonetti (Azione-Italia Viva), membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. * sen. Francesco Bruzzone (Lega Nord) dal 2018 al 2022, membro emerito di TAI. * on. Augusto Curti (Partito Democratico), segretario della Commissione Parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe Fiscale. * on. Salvatore De Meo (PPE), presidente della delegazione del Parlamento Europeo all’assemblea parlamentare della NATO. * sen. Antonio De Poli (UDC), questore del Senato. * on. Mauro Del Barba (Azione-Italia Viva), segretario della Commissione Finanze della Camera dei Deputati. * on. Andrea Di Giuseppe (Fratelli d’Italia), membro della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. * on. Marco Di Maio (Partito Democratico) dal 2018 al 2022, membro emerito di TAI. * on. Piero Fassino (Partito Democratico), vice-presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. * on. Elisabetta Gardini (Fratelli d’Italia), membro della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. * on. Paolo Formentini (Lega Nord), vice-presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. * on. Stefano Graziano (Partito Democratico), membro della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. * on. Naike Gruppioni (Azione-Italia Viva), membro della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. * sen. Lucio Malan (Fratelli d’Italia), membro della Commissione Affari Esteri del Senato. * on. Andrea Orsini (Forza Italia), membro emerito di TAI, membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati, vice-presidente della Delegazione italiana presso l’Assembea Parlamentare della NATO. * sen. Cinzia Pellegrino (Fratelli d’Italia), mebro della Commissione Politiche Europee del Senato. * on. Pina Picierno (Social-Democratici), vice-presidente del Parlamento Europeo. * sen. Gaetano Quagliariello (Identità e Azione) dal 2018 al 2022, membro emerito di TAI. * on. Luisa Regimenti (PPE) dal 2019 al 2023, membro emerito di TAI. * on. Ettore Rosato (Azione-Italia Viva), segretario della Commissione Sicurezza della Repubblica della Camera dei Deputati, poi della Commissione Difesa, quindi membro della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. * on. Giafranco Rotondi (Forza Italia), vice-presidente Commissione Politiche Europee della Camera dei Deputati. * sen. Antonio Saccone (Forza Italia), membro emerito di TAI. * sen. Giuliomaria Terzi di Sant’Agata (Fratelli d’Italia), presidente della Commissione Politiche Europee del Senato; in precedenza vice-segretario generale del Ministero degli Esteri, ambasciatore in Israele dal 2002 al 2004, ambasciatore negli Usa dal 2009 al 2011, ministro degli Esteri della Repubblica Italiana dal 2011 al 2013. È il caso di osservare alcuni aspetti significativi di questo elenco: in primo luogo, la composizione trasversale agli schieramenti di partito dei politici che hanno sposato la causa di Israele; secondo, la loro nutrita presenza nelle commissioni parlamentari che afferiscono proprio ai temi della politica estera della Repubblica Italiana, inclusi gli affari europei; terzo, la permanenza nella lobby filo-israeliana anche dopo la conclusione dei loro mandati. L’azione di una lobby filo-israeliana   Quale attività svolga una lobby di questo tipo, lo si può facilmente ricavare dalle notizie che lo stesso TAI pubblica sul proprio sito web. Ne riportiamo i più significativi.  In occasione della presentazione dei Transatlantic Friends of Israel al Parlamento Europeo, avvenuta nel luglio 2009, Daniel Schwammenthal, direttore dello AJC Transatlantic Institute e segretario generale del TFI, ha dichiarato: «La brutale guerra della Russia contro l’Ucraina e la persistente minaccia rappresentata dal principale alleato della Russia, l’Iran, sono un chiaro promemoria dell’importanza fondamentale di alleanze solide tra le democrazie occidentali. Lavorando a stretto contatto con Israele e beneficiando della sua preziosa esperienza e delle sue capacità, possiamo rafforzare la sicurezza dell’intera comunità transatlantica e oltre (…) Con i suoi servizi di sicurezza di livello mondiale, il settore high-tech all’avanguardia e la fiorente economia basata sulla conoscenza, l’Europa e gli Stati Uniti non potrebbero avere un partner migliore per affrontare le sfide odierne».  Gli faceva eco a questo punto il sen. Scurria:  «Siamo qui oggi per ribadire che i nostri valori fondamentali, la libertà e la democrazia, rappresentano le fondamenta della nostra lunga amicizia con Israele, l’unica democrazia liberale in Medio Oriente. Abbiamo riunito in modo straordinario parlamentari dei partiti di governo e di opposizione in un momento di gravi crisi internazionali, dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina ai rinnovati attacchi contro Israele da parte di gruppi terroristici e del centro del terrorismo internazionale, l’Iran. Di fronte a queste minacce, dobbiamo rafforzare i nostri legami naturali tra le democrazie occidentali, qui rappresentate dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’Unione Europea e, ovviamente, da Israele». Su questa base ideologico-politica condivisa, è quindi proseguita l’attività pubblica dei TFI.   «Roma, 31 maggio 2023, La Transatlantic Friends of Israel (TFI), rete interparlamentare e apartitica guidata dall’American Jewish Committee (AJC), ha lanciato la sua sezione italiana per rafforzare i legami tra l’Europa, e in particolare l’Italia, gli Stati Uniti, il Canada e Israele. Il presidente di TFI Italia, il senatore Marco Scurria, ha annunciato il lancio presso il Senato italiano con il sostegno di 16 parlamentari di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e Partito Democratico.  Alla conferenza stampa e al ricevimento che è seguito hanno partecipato oltre 100 persone, tra cui decine di diplomatici, tra cui l’ambasciatore israeliano Alon Bar, il chargé d’affaires statunitense, Shawn Crowley, l’ambasciatore marocchino Youssef Balla e l’ambasciatore del Bahrein, Dr. Naser M.Y. Al Belooshi, nonché membri del Senato e della Camera dei Deputati italiani, funzionari governativi, giornalisti, leader della società civile e membri di spicco della comunità ebraica italiana».  «Roma, 28 febbraio 2024. Il Transatlantic Friends of Israel (TFI) Sezione Italia, un progetto dell’AJC che riunisce parlamentari di diversi schieramenti politici, e l’Ambasciata di Israele a Roma hanno organizzato una tavola rotonda al Senato italiano per celebrare i 75 anni di relazioni diplomatiche tra Roma e Gerusalemme. La tavola rotonda, moderata da Benedetta Buttiglione, vicedirettrice dell’AJC Transatlantic Institute, ha visto la partecipazione di parlamentari TFI provenienti da cinque partiti politici: il senatore Lucio Malan, presidente del gruppo Fratelli d’Italia al Senato, il senatore Marco Scurria (Fratelli d’Italia), presidente della sezione italiana del TFI, la senatrice Mariastella Gelmini (Azione), ex ministro per gli Affari regionali e le Autonomie e vicepresidente del TFI Italia, il senatore Giulio Maria Terzi di Sant’Agata (Fratelli d’Italia), ex ministro degli Affari esteri, senatrice Stefania Craxi (Forza Italia), on. Enrico Borghi (Italia Viva), on. Piero Fassino (Partito Democratico), on. Paolo Formentini (Lega Nord), ex ministro della Giustizia, e on. Andrea Orsini (Forza Italia). H.E. Alon Bar, ambasciatore israeliano in Italia, ha completato il panel». Mentre dunque lo Stato di Israele aveva già provocato alcune decine di migliaia di vittime civili nella Striscia di Gaza, un discreto numero di autorevoli eletti dei nostri organi parlamentari ritenevano opportuno celebrare gli storici legami dello Stato italiano con lo Stato d’Israele.  A tale nutrita rappresentanza filo-israeliana di uomini politici nostrani nelle istituzioni della Repubblica e del Parlamento Europeo non possiamo non aggiungere almeno altri due personaggi di spicco: uno è l’europarlamentare Fulvio Martusciello (Forza Italia), che non ha mai nascosto la proprie simpatie per lo Stato ebraico, mantenendo per quasi dieci anni la presidenza del Comitato del Parlamento Europeo per i rapporti con Israele. Anch’egli uno dei Transatlantic Friends of Israel, non si peritò nel 2014 di assumere come proprio collaboratore Nuno Whanon Martins, all’epoca lobbista di spicco di un’altra importante organizzazione che difende la politica di Israele in Europa, lo European Jewish Congress: Martins è stato poi coinvolto quest’anno, con alcuni europarlamentari, in un’accusa di corruzione per pressioni considerate illegali a favore di un’azienda big-tech extra-europea. Il 18 giugno 2024, Martusciello è stato confermato all’unanimità capo-delegazione di Forza Italia al Parlamento Europeo, avendo riportato nelle elezioni europee di quell’anno oltre 100mila preferenze, secondo solo ad Antonio Tajani. Un esempio di rilievo: Tajani   Proprio di Tajani, attuale ministro degli Esteri della Repubblica, non è possibile tacere qui i rilevanti meriti filo-israeliani.   Secondo uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Bath, Antonio Tajani figurava infatti già nel dicembre 2007 nel direttivo di un’altra lobby filo-israeliana, la European Friends of Israel (EFI), gruppo di pressione costituito nel settembre 2006, con l’obiettivo di «migliorare le relazioni complessive tra l’Unione Europea e Israele».  Si trattava in questo caso di un’affiliata alla Federazione Sionista del Regno Unito, che nel 2012 sosteneva di essere «uno dei più grandi gruppi parlamentari paneuropei del suo genere», contando 1.000 membri o ex-membri del parlamento europeo. Mostrandosi forse troppo direttamente dipendente dallo Stato di Israele, l’EFI sembra aver adottato un profilo pubblico assai più basso, almeno a partire dal 2015, dato che il suo ultimo tweet risale all’11 settembre 2015.  L’attuale ministro degli esteri italiano, vice-presidente della Commissione Europea dal 2008, ha svolto un ruolo assai attivo in particolare nel collegare le industrie europee a quelle israeliane e viceversa, con implicazioni non solo ovviamente in ambito industriale, ma anche in quello militare e della ricerca scientifica.  Nel gennaio 2009 Tajani ha ad esempio partecipato a una conferenza sull’esplorazione spaziale a Tel Aviv, non preoccupandosi di quanto era avvenuto poco prima a Gaza, e anzi tenendo a sottolineare che Israele era un “partner prezioso” per lo sviluppo delle capacità di navigazione satellitare dell’Unione Europea.  Nel marzo 2010, un incontro formale di Avigdor Lieberman, allora ministro degli Esteri israeliano, con Tajani e altri rappresentanti dell’UE, era stato annullato con breve preavviso, dopo che Israele aveva espresso il proprio disappunto per i ritardi nell’attuazione di un nuovo accordo commerciale con l’Unione: Tajani aveva comunque intrattenuto Lieberman come suo ospite. Nel 2010 Antonio Tajani è stato riconfermato Commissario europeo con delega all’industria e all’imprenditorialità: della sua continuativa presenza ha sicuramente beneficiato lo Stato ebraico, dato che nel 2000 l’Europa importava beni da Israele per meno di 8 miliardi di euro, cifra che nel 2011 era più che raddoppiata, arrivando a 17,6 miliardi di euro. Sono stati in tal senso produttivi meeting come quello del 31 ottobre 2011, quando Tajani inaugurava il Go4Europe di Tel Aviv, iniziativa business che vedeva la presenza di numerose aziende ed esponenti politici euro-israeliani, come Yair Seroussi, presidente di Bank Hapoalim; Yossi Vardi, presidente di International Technologies; Henri Starkman, presidente e fondatore di Veolia Israel, l’azienda che ha costruito una linea tranviaria che collega gli insediamenti illegali dei coloni israeliani a Gerusalemme Est; Dan Meridor, vice-primo ministro e ministro dell’intelligence di Israele; Roger Cukierman e Yair Shamir, che dirigono Catalyst Investment L.P., un fondo di investimento israeliano focalizzato su progetti di innovazione tecnologica.  Nell’ottobre 2013, altra visita ufficiale in Israele in cui Tajani incontra esponenti del governo israeliano, come Yaakov Pery, ministro della scienza e tecnologia, e Naftaly Bennet, ministro dell’economia, portando con sé i rappresentanti di oltre 65 imprese e associazioni di imprese europee, tra cui l’italiana Finmeccanica, azienda come si sa produttrice di armamenti. Dopo aver incoraggiato Israele a prendere parte al progetto europeo Copernicus, relativa alla navigazione satellitare, le cui implicazioni militari sono ovvie, Tajani si compiace delle capacità tecnologiche israeliane perché esse «sono di ispirazione per l’Europa».   Del resto, Tajani è stato anche responsabile proprio del programma dell’UE per la “ricerca sulla sicurezza”, istituito per promuovere l’industria degli armamenti: Israele è il partecipante non europeo più attivo in questo programma, che fa parte del più ampio programma dell’UE per la ricerca scientifica. Parallelamente alla collaborazione con la UE, si sviluppava anche la fruttuosa collaborazione militare fra Italia e Israele, di cui clarissa.it si è documentatamente occupata da tempo, trasversale anch’essa a tutti i governi, almeno a partire dal patto di cooperazione militare tra Italia e Israele, siglato nel 2003, finalizzato «all’interscambio di materiali di armamento, alla formazione e all’addestramento del personale, alla ricerca e sviluppo in campo industriale».
I sudari, le pensionate e i digiuni: mille iniziative a fianco di Gaza
di Francesca Fornario Il Fatto Quotidiano, 28 giugno 2025 Dice che tanto non cambia niente. Se manifesti, se metti la bandiera alla finestra, se posti i video dei civili uccisi in fila per il pane. Ma il modo più sicuro per non cambiare niente è: non cambiare niente. Vivere come se niente fosse. Tanti sentono di dover fare qualcosa. E la fanno. Come Otto e Elise Hampel: operaio lui, sarta lei, marito e moglie nella Germania del 1940. Qualcosa andava fatta per fermare Hitler. Presero a scrivere centinaia di cartoline ogni notte e le disseminavano in giro per Berlino. Ogni giorno la Gestapo passava a rimuoverle e loro a rimetterle. Quelli della polizia nazista pensavano di avere a che fare con un partito clandestino. Invece erano solo loro due. Ogni giorno nel mondo si attivano milioni di persone comuni. Ci sono le iniziative organizzate - qui i sudari per Gaza, le manifestazioni, la campagna Stop Rearm - e c'è Giuliano Logos, che si pianta davanti al Quirinale a leggere uno dopo l'altro i nomi dei morti ammazzati a Gaza e va avanti per 24 ore. I portuali e i lavoratori della logistica che bloccano la partenza dei carichi di armi per Israele: a Livorno, a La Spezia a Montichiari, a Pisa. Le pensionate di Levanto, che quando hanno saputo che ai bambini feriti a Gaza e curati a Firenze mancava il mare li hanno invitati in vacanza. Alla stazione c'erano tutti, il sindaco, la bandiera palestinese sul pennone, i pasticceri, il pizzaiolo, gli abitanti in coda al negozio di giocattoli. C'è il sit in degli operatori dell'informazione per Gaza, collettivo di oltre 200 giornalisti che in piazza San Giovanni ha letto i nomi degli altrettanti colleghi uccisi a Gaza, più che nelle due guerre mondiali insieme e i cittadini che si segnano a turno per sorreggere la bandiera palestinese davanti a Montecitorio. A Venezia a turno si digiuna, un giorno a testa. Una protesta silenziosa che si è allargata. Ci si segna via email, digiunoperlapacevenezia@gmail.com e ogni giorno il sito Anbamed pubblica l'elenco. Oggi, tra gli altri, Felicia Arrigoni, cassiera. Alla cassa, mentre digiuna e batte il prezzo delle merendine e del salame, indosserà una spilla: "Oggi digiuno per i bambini di Gaza". Ci sono gli scaffali della Coop senza i prodotti israeliani e con la Gaza Cola, le farmacie comunali di Sesto Fiorentino senza più farmaci israeliani: iniziative frutto della campagna Bds, che punta a ridurre le entrate fiscali con le quali Israele finanzia la pulizia etnica. Chi aderisce scarica le app come NoThanks! e Boycat e scannerizza il codice a barre dei prodotti. Gli iscritti Anpi, sezione Trullo, borgata romana mangiata dalla periferia, il giovedì non usano il bancomat perché pure le banche investono in armi. Marcella Brancaforte, insegnante, ogni sera da un anno, Internet permettendo, si collega con Halazzan Selmi, giornalista a Gaza. Lui racconta, lei disegna. Ne è nato un libro a sei mani con Raffaele Oriani, il giornalista che ha lasciato Repubblica per il modo in cui il giornale minimizzava il genocidio. Gli artisti palermitani che sabato 6 venderanno le loro opere e Colapesce e Di Martino andranno a cantare. I gruppi di preghiera nelle parrocchie e lo psichiatra che fa sedute gratuite di terapia di gruppo per affrontare il trauma di chi si mobilita diffondendo i video da Gaza. La Gestapo ci mise due armi a trovare Otto e Elise. Lui dichiarò che era felice di aver protestato contro il Terzo Reich. Vennero ghigliottinati, l'operaio e la sarta, come i Re di Francia. Non avevano cambiato niente? Il mondo si cambia una persona alla volta. Lo scrittore egiziano ElAkkad, quando hanno cominciato a piovere le bombe su Gaza, ha scritto un tweet: "Un giorno tutti diranno di essere sempre stati contro". Quel giorno alcuni lo saranno stati davvero, ai figli diranno di aver fatto quello che potevano. Questo cambia.
Addio Ali Rashid, il coraggio gentile della lotta
Addio Ali Rashid, il coraggio gentile della lotta | il manifesto L'addio Lutto per la sinistra italiana e per il popolo palestinese. L'ultimo saluto venerdì 16 maggio a Orvieto Tommaso di Francesco È morto Ali Rashid. Era nato nel 1953 ad Amman primo rifugio dalla Palestina di una famiglia di Gerusalemme costretta addirittura a cambiare cognome dal regime hashemita che nel ’70 massacrerà i palestinesi. Era un militante di sinistra di Al Fatah. È stato segretario nazionale del Gups, l’Unione degli Studenti palestinesi, aveva fatto parte dell’Unione degli scrittori e giornalisti palestinesi e, dal 1987 per molti anni è stato il Primo Segretario della Delegazione generale palestinese in Italia, dove aveva fatto parte di Democrazia proletaria, eletto nel 2006 come deputato per Rifondazione comunista (si era ricandidato nel 2008 per Sinistra Arcobaleno e nel 2024 con Pace Terra Dignità, senza essere rieletto). Ma queste scarne righe sulla sua vita politica non rendono appieno la sua forza, il suo coraggio instancabile, la sua dolcezza nonostante tutto.   Immagine di  Marcella Brancaforte Nella sequenza di addii in questa epoca alla deriva di senso e di futuro ho spesso usato, con sincerità, l’espressione «per me era un fratello». Stavolta l’espressione è più vera, lui è stato più fratello che mai. Con lui ho condiviso quasi quaranta anni di appassionata quanto disperata vicinanza per la lotta e la tragedia del popolo palestinese. Ora se ne va proprio nel giorno del 77° anniversario della Nakba, la catastrofe della cacciata di quel popolo nel 1948 da parte delle milizie e dell’esercito israeliano dalla propria terra e dalle proprie case; e nei giorni in cui i palestinesi muoiono in massa tra le rovine di Gaza e nella nuova colonizzazione della Cisgiordania; hanno fiato solo come bersagli di un sanguinoso tiro al piccione dell’esercito di Netanyahu, abbandonati da tutti e nell’indifferenza del cosiddetto civile e democratico Occidente mentre si consuma un genocidio. Il suo cuore non ha retto, si è spezzato. Chi può reggere il dolore provato a distanza e nell’impotenza opprimente di fronte alle scene di stragi che arrivano tra bambini e donne che si contendono tozzi di pane? Che resta ai palestinesi come arma se non la scrittura e la presa di parola, ci dicevamo. Così nell’ultimo anno insieme abbiamo organizzato molte presentazioni della terza edizione de “La terra più amata. Voci della letteratura palestiinese”, curata con l’altro fratello di Palestina, Wasim Dahmash: per un’idea di “Divano” che recuperasse almeno le ragioni dei poeti, da Goethe a Mahmud Darwish. “Nel Diwan – mi scriveva proponendo il testo di presentazione delle iniziative a Firenze – scorrevano le parole verso l’infinito. Rispettose e cordiali, si spogliavano dal piglio del dominio e si ammantavano dell’ansia di comunicare. Poeti, narratori e cantastorie…si alternavano sul palcoscenico che durava tutto l’anno. Passato, presente e futuro con filo ininterrotto per non smarrirsi nel vuoto… Protagonisti sono le parole che sfilano come la seta dai gelsi e lasciano indelebile il segno sul quaderno della notte. Solo il chiarore della mente a farci lume nella ascesa verso le nostre ardite deduzioni». «Nel Diwan – continuava – rinascerò da me stesso e sceglierò lettere capitali per il mio nome, in questo presente senza tempo e senza luogo. Ormai nessuno ricorda come abbiamo varcato l’indicibile e ci siamo accorti che non siamo più capaci d’attenzione. Per non sentirci dire un giorno “era mio padre quell’uomo in pena da far sopportare a me la sua storia”. Questa nostalgia, che né l’oblio ci allontana né il ricordo ci avvicina, questa tensione verso l’altro che è in noi non si risolve nel soggetto pensante – concludeva – , quello che Marx in parole suggestive definisce “il sogno di una cosa”, il soggetto umano che attende il tempo che non c’è ancora, l’uomo inedito, in tensione verso il futuro, verso il suo adempimento per creare il futuro che non è più certezza ma è una pura ipotesi. Il futuro ci sarà se lo avremo creato». Questo era Ali. Ora ai palestinesi non resta neppure Ali Rashid. Dalla voce pacata, sommessa che però pretendeva l’ascolto e l’otteneva, anche dai nemici. È stato per tutti noi il vero e degno rappresentante della Palestina. Non si è mai risparmiato in una vita fatta di esilio e dolore – negli anni ’90 il Pd prendeva sprezzante le distanze dai palestinesi. Contro ogni sopraffazione è stato un costruttore tenace quanto inascoltato di pace. Addio Ali. ………….. P.S. Anche noi, dell’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese che abbiamo avuto il privilegio di accompagnarti (alcuni da più di due decenni) nella lotta per una Palestina libera ti salutiamo per il tuo ultimo viaggio! Alì, tu sei per noi il rappresentante del “Sumud dolce”. La terra ti sia leve! Alì il primo maggio all'Istituto de Martino diSesto Fiorentino  
Un 25 Aprile per la Liberazione dall’Occupazione e dall’Oppressione
Lo spezzone di Firenze per la Palestina nel corteo ufficiale Un 25 Aprile che più che mai celebra il valore della Liberazione mentre in Palestina, simbolo e minaccia del ritorno di orrori del passato, perdura l’occupazione e infuria la pulizia etnica. In ogni città bandiere palestinesi in gran numero. Comunità ebraiche espongono scritte  dettate dalla  propaganda israeliana. Al contrario, è chiaro ed esplicito lo striscione degli ebrei di Maiindifferenti in cui risalta: NO PULIZIA ETNICA  https://maiindifferenti.it/     https://www.facebook.com/profile.php?id=100090555546547 Milano.  I cartelli della propaganda israeliana   Nello spezzone UCEI del corteo viene disinvoltamente esibito il cartello “Resistenza all’uso di scudi umani”, quando è noto che sono i plotoni israeliani a Gaza quelli che fanno uso di civili palestinesi come scudi umani.  Prima di esibire un cartello come “Resistenza agli abusi sulle donne” sarebbe piuttosto da ascoltare Moran Graz(1) e considerare che  la tortura, abusi e stupri sono sì sistematici, ma è nelle carceri israeliane che avvengono.                  (1) Sul numero di morti del 7 ottobre nessun dubbio. Ma 15 mesi dopo il 7 ottobre nessuna vittima di stupro da parte di Hamas risulta reperibile. Il 10 gennaio 2025 il procuratore israeliano Moran Gaz ha confermato che non sono state presentate accuse di stupro o aggressione sessuale contro Hamas per i fatti del 7 ottobre. Tutto ciò malgrado l’accurata ed affannosa ricerca di vittime effettuata. Gaz consiglia: “A questo riguardo, abbasserei le aspettative”(leggi: le avevamo sparate grosse) A Roma  viene data grande enfasi alla brigata ebraica preceduta dallo striscione “Antifascisti sempre”. Si tratta di una scritta di cui può essere legittimo mettere in dubbio la sincerità considerato che la comunità ebraica romana ci ha messo un bel po’ a prendere le distanze dalla brigata sionista Vitali che è un gruppo che ha compiuto devastazioni in scuole della capitale ed il cui logo rappresenta un teschio in campo nero. Conviene anche ricordare che sempre a Roma si sono verificati episodi in stile squadrista violento contro personaggi noti come sostenitori della causa palestinese, pestaggi sui quali le indagini della Digos procedono a rilento.  
Verso il 25 Aprile 2025, contro il volto del fascismo che si riaffaccia nel mondo
Nella foto: 25 aprile 1945 – Insurrezione nazionale e Partigiani a Milano – Gli Alleati arriveranno due giorni dopo. A Firenze   La mattina alle 9.30 presenza in piazza dell'Unità alle celebrazioni, con un folto numero di bandiere della Palestina nel corteo ufficiale verso Piazza della Signoria. Nel primo pomeriggio presenza al corteo che si muoverà da Piazza Poggi verso piazza Santo Spirito dove verranno svolti interventi e successivo corteo in San Frediano A Roma  Manifestazione alla mattina. Pomeriggio incontro con Francesca Albanese: “Resistere al Genocidio”. Alle 19 presso la Città dell’Altraeconomia (Testaccio, all'interno del Campo Boario dell'ex Mattatoio)  per parlare del genocidio a Gaza con FRANCESCA ALBANESE, Relatrice Speciale ONU per i Territori Palestinesi Occupati A Milano     manifestazione nazionale, che celebrerà gli 80 anni dalla liberazione dal nazifascismo. Come già preannunciato Mai indifferenti-Voci ebraiche per la pace, e L3a-Laboratorio Ebraico Antirazzista, sfileranno a Milano con un proprio striscione che porterà la scritta: "Ebree ed ebrei contro il fascismo in ogni tempo e luogo"  Ci sarà anche lo striscione di Mai indifferenti-Voci Ebraiche per la Pace. Saremo vicino all’ANED , associazione ex deportati campi nazisti, riconoscibile facilmente: portano cartelli neri coi nomi dei campi. In piazza Oberdan, dalle 14 dietro all’ANED,