Israele ha ucciso più giornalisti a Gaza di quanti in altre guerre messe insieme

Associazionie amicizia italo-palestinese - Saturday, April 5, 2025

Jonathan Cook,2 Aprile 2025,  https://www.middleeastmonitor.com/20250402-more-journalists-have-been-killed-by-israel-in-gaza-than-were-killed-in-other-wars-combined/

Israele ha ucciso più giornalisti a Gaza di quanti ne siano stati uccisi in totale nella guerra civile americana, nella prima e seconda guerra mondiale, nella guerra di Corea, nella guerra del Vietnam (inclusi i conflitti in Cambogia e Laos), nelle guerre in Jugoslavia negli anni '90 e 2000 e nella guerra post-11 settembre in Afghanistan. La valutazione incontestabile è in "The Reporting Graveyard", un rapporto del giornalista Nick Turse per il progetto Costs of War presso il Watson Institute for International and Public Affairs della Brown University. Il rapporto documenta il sistematico e letale attacco ai giornalisti, con Gaza che emerge come l'ambiente più letale per la stampa nella storia moderna. Dal 7 ottobre 2023, almeno 232 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi nella Striscia di Gaza, secondo i dati combinati di Al Jazeera, del Committee to Protect Journalists (CPJ) e del Palestinian Journalists' Syndicate. Questa cifra supera di gran lunga le vittime tra il personale dei media in qualsiasi periodo o conflitto comparabile.

Degli uccisi, quasi tutti risultano giornalisti palestinesi che operavano in condizioni di assedio, con alcuni giornalisti libanesi e un piccolo numero di reporter israeliani tra i morti. Daconsiderare che 37 reporter sono stati uccisi solo nel primo mese del genocidio israeliano, rendendolo il mese più letale per i giornalisti da quando il CPJ ha iniziato a tenere registri nel 1992. Lo studio sostiene che l'esercito israeliano ha intrapreso "una guerra alla stampa", impiegando non solo la forza letale, ma anche sforzi sistematici per mettere a tacere, diffamare e ostacolare il giornalismo da Gaza. Almeno 35 dei giornalisti uccisi sono stati presi di mira direttamente a causa del loro lavoro, secondo Reporter senza frontiere.

Il rapporto presenta un quadro desolante dell'ambiente mediatico a Gaza. Israele ha impedito ai giornalisti stranieri di entrare nel territorio, lasciando ai soli giornalisti locali, spesso con scarse risorse e costantemente sfollati dai bombardamenti, il compito di relazionare in modo che il mondo possa vedere cosa sta facendo lo stato di occupazione. L'esercito israeliano non solo ha distrutto quasi 90 uffici stampa e strutture gornalistiche, ma ha anche severamente limitato l'accesso a Internet, bombardato le case dei giornalisti e si è impegnato in campagne di sorveglianza, arresti e disinformazione. Oltre 380 giornalisti sono stati feriti e decine sono stati arrestati o persegutati. La morte del cameraman di Al Jazeera Samer Abudaqa nel dicembre 2023 è un tragico emblema della crisi. Ferito in un attacco aereo israeliano, Abudaqa è stato lasciato sanguinare per oltre cinque ore mentre le forze israeliane negavano alle squadre di emergenza l'accesso al luogo dove si trovava. È morto in attesa di aiuto, mentre Al Jazeera trasmetteva un servizio in diretta che denunciava da quanto tempo era stato abbandonato. "Questo è un assalto calcolato e sistematico alla verità", ha detto Jonathan Dagher di Reporters Without Borders. "Israele sta creando un blackout mediatico sia attraverso i proiettili che la burocrazia".

Il rapporto Costs of War colloca Gaza all'interno di un più ampio crollo globale della sicurezza dei giornalisti. Nel 2024, sono stati uccisi più giornalisti che in qualsiasi altro anno da quando sono iniziate le registrazioni, con Gaza che rappresenta la stragrande maggioranza delle vittime. Le Nazioni Unite hanno definito il giornalismo una delle professioni più pericolose al mondo. Ma ciò che rende Gaza unica, sostiene il rapporto, è la portata e la natura deliberata dell'atacco ai media. L’analisi ha rilevato che 1 giornalista su 10 a Gaza è stato ucciso, il che corrisponderebbe, se riferito alle redazioni giornalistiche americane, ad una percentuale equivalente di 8.500 morti. L'accesso estero rimane strettamente controllato. A parte rare eccezioni come Clarissa Ward della CNN, che è entrata a Gaza con un convoglio di aiuti degli Emirati Arabi Uniti, a nessun giornalista occidentale indipendente è stato permesso di fare reportage liberamente dall'interno della Striscia. I pochi ingressi per la stampa concessi sono scortati dalla forze di occupazione israeliane e fortemente limitati. Il rapporto del Watson Institute evidenzia anche come siano state lanciate campagne diffamatorie contro i giornalisti palestinesi, accusandoli, spesso senza prove, di legami con gruppi di resistenza o di complicità nell'incursione transfrontaliera del 7 ottobre. Altri hanno visto sospesi i loro accrediti sui social media o hanno dovuto subire attacchi informatici progettati per sopprimere i loro reportage. Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha condannato la campagna come un "silenziamento senza precedenti" dei giornalisti. "Questi non sono incidenti", ha affermato il rapporto. "Rappresentano una strategia deliberata per indebolire i reportage di guerra e oscurare le realtà del conflitto". "The Reporting Graveyard" si conclude con un duro avvertimento: prendere di mira i giornalisti a Gaza non solo uccide individui, ma mina anche l'accesso globale alla verità, alla responsabilità pubblica e alla democrazia dell’informazione. Nick Turse, l'autore del rapporto, descrive la situazione come un luogo in cui la stampa muore non solo fisicamente, ma ideologicamente, attraverso la censura, l'intimidazione e l'indifferenza. Di fronte a questa crisi, il suo rapporto chiede protezioni internazionali per i giornalisti, pressioni sui governi affinché mettano fine all'impunità per i crimini contro la stampa e un sostegno urgente per i giornalisti locali che rimangono in prima linea in guerra.

Jonathan Cook, freelance anglo-palestinese, a lungo di sede a Nazareth, collaboratore di The National di Abu Dhabi e di Middle East Eye

I familiari piangono dopo che il corpo del giornalista palestinese Mohammed Mansour, che ha perso la vita in un attacco dell'esercito israeliano, è stato portato al Nasser Hospital per le procedure funebri a Khan Yunis, Gaza il 24 marzo 2025 [Abdallah F.s. Alattar – Anadolu Agency] •

Trad. a cura di Claudio Lombardi, Associazione di Amicizia Italo Palestinese