Natale a Gaza
Secondo un retroscena di Axios, l’amministrazione Trump si sta preparando ad
annunciare l’inizio della seconda fase degli accordi di Sharm sulla Striscia di
Gaza entro Natale. Nonostante le continue infrazioni della cessate il fuoco da
parte delle IDF, che hanno ucciso più di 366 persone dallo scorso 11 ottobre, le
autorità statunitensi considerano la fase uno dei piano effettivamente conclusa
— Hamas ha consegnato tutti i prigionieri, e manca ancora solo il corpo di uno
dei prigionieri israeliani morti durante l’aggressione di Gaza. È difficile
prendere sul serio le ambizioni della Casa bianca: la seconda fase dell’accordo
prevede un ulteriore ritiro israeliano dalla Striscia, mentre le IDF stanno
facendo il contrario, stanno espandendo i territori che occupano. Ci sono
diverse strutture che vanno formate, in quello che sono ormai poche settimane:
il Consiglio di pace, che sarà guidato da Trump, insieme a un gruppo di circa 10
leader arabi e occidentali, un Consiglio esecutivo che dovrebbe includere, tra
gli altri, Tony Blair, Jared Kushner e Steve Witkoff, e un governo tecnico
palestinese, composto da un gruppo di 12-15 membri non affiliati ai partiti
palestinesi. C’è anche da organizzare la Forza di stabilizzazione internazionale
che dovrebbe occuparsi della sicurezza della Striscia, e ad ascoltare le
ambizioni di Washington, sostituire sia la presenza delle IDF che delle forze di
sicurezza di Hamas. Come sempre, sarà necessario vedere quale sarà la differenza
tra la teoria e la realtà a terra a Gaza: l’accordo prevedeva già nella fase uno
l’ingresso ingente di aiuti umanitari, ma in queste settimane le organizzazioni
umanitarie e le ONG hanno più volte denunciato che le autorità israeliane
continuano a limitarne drasticamente l’ingresso. (Axios / the New Arab)
È di queste ore la notizia dell’uccisione di Yasser Abu Shabab, il miliziano
salito alla ribalta nel 2024, alla guida di del gruppo prima noto come “Servizio
antiterroristico” e poi come “Forze popolari,” attivo nelle aree di Gaza
controllate da Israele — e che operava a tutti gli effetti come una gang
criminale filoisraeliana. Abu Shabab cercava di presentarsi come alternativa ad
Hamas, anche sui media internazionali: lo scorso luglio aveva firmato un
editoriale sul Wall Street Journal dicendo che le sue Forze popolari —
materialmente, un centinaio di persone — erano “pronte a costruire un nuovo
futuro” a Gaza. Netanyahu ha ammesso lo scorso giugno che Israele sosteneva
“clan armati” per combattere Hamas. Un memorandum interno delle Nazioni Unite,
visto dal Washington Post, lo descriveva come “il principale e più influente
attore dietro i saccheggi sistematici e massicci” degli aiuti umanitari, poi
rivenduti a caro prezzo ai civili. (Al Jazeera / the Wall Street Journal / the
Washington Post)
Nelle scorse ore le IDF hanno condotto una nuova escalation degli attacchi, in
rottura degli accordi di cessate il fuoco. Mentre scriviamo sono in corso
attacchi pesanti a est di Khan Yunis. L’obiettivo degli attacchi è continuare le
azioni di demolizione anche fuori dalla “linea gialla” che segna i territori
ancora occupati dai militari israeliani. L’IAF ha condotto anche tre
bombardamenti, sulla città di Gaza, a rafah e sul campo profughi al-Maghazi, nel
centro della Striscia. (WAFA)
L’European Broadcasting Union ha confermato che Israele potrà partecipare
all’Eurovision del 2026, archiviando le molte richieste di escludere lo stato
per i documentati crimini di guerra condotti durante l’aggressione di Gaza. In
risposta alla notizia, le emittenti di Spagna, Irlanda, Paesi bassi e Slovenia
hanno annunciato che non prenderanno parte alla prossima edizione
dell’Eurovision. Taco Zimmerman, direttore generale dell’emittente olandese
AVROTROS ha commentato in modo secco: “La cultura unisce, ma non a tutti i
costi.” Il presidente della spagnola RTVE, José Pablo López, ha spiegato in modo
ancora più netto la situazione: “Quello che è successo all'Assemblea dell'EBU
conferma che l'Eurovision non è un concorso musicale, ma un festival dominato da
interessi geopolitici e frammentato.” Frammentato, perché a sua volta la
Germania aveva minacciato che avrebbe boicottato il festival se si vietava la
partecipazione di Israele. (EBU / POLITICO)